Giovedì 1 Maggio 2025
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Il settore delle università occupa un posto di primo piano all’interno del sistema economico dell’Australia, generando nel 2023 un giro d’affari di oltre 37 miliardi di dollari australiani (AUD). Le università australiane godono di una reputazione in ascesa nelle classifiche mondiali; tuttavia, la forte dipendenza finanziaria delle università dagli studenti internazionali non è priva di sfide. Al contempo, si osserva una sempre maggiore propensione alla mobilita internazionale degli studenti universitari australiani.
Classifiche e prestigio
Il crescente prestigio delle università australiane è confermato dalla loro performance nei ranking mondiali. L’ultima edizione della classifica QS World University Rankings, gestita dal consulente globale per l'istruzione superiore Quacquarelli Symonds, ha visto l'Università di Melbourne (University of Melbourne, fondata nel 1853) raggiungere un nuovo massimo storico posizionandosi al 13° posto nel mondo, salendo dal 14° posto dell'anno scorso. Anche l'Università di Sydney (University of Sydney, fondata nel 1850) è salita di una posizione arrivando al 18° posto, mentre l'Università del Nuovo Galles del Sud (University of New South Wales, fondata nel 1948) è rimasta stabile al 19°.
In totale, 38 università australiane sono state classificate, tra cui nove che si sono piazzate tra le prime 100 e tre tra le prime 20.
Le più prestigiose università australiane sono tradizionalmente affiliate al Gruppo delle Otto, che include oltre alle già citate Università di Melbourne, Università di Sydney e Università del Galles del Sud anche l’Università Nazionale Australiana, l’Università del Queensland, l’Università Monash, l’Università dell’Australia Occidentale e l’Università di Adelaide.
Studenti internazionali
A livello nazionale, le università australiane si trovano a dover affrontare una sfida significativa a causa della loro crescente dipendenza dalle tasse degli studenti stranieri.
A febbraio 2024, il numero di stranieri con un visto studentesco ha superato i 700.000 rispetto ai circa 580.000 pre-pandemia. L'Università di Sydney e l'Università di Melbourne avevano la più alta percentuale di studenti internazionali, rispettivamente al 43% e al 45%. Nelle università del Nuovo Galles del Sud, il ritorno ai livelli pre-pandemici delle iscrizioni di studenti internazionali nel 2023 ha visto un aumento del 12% rispetto all'anno precedente, portando a un totale di 166.178 studenti universitari stranieri.
Le università guadagnano quasi il doppio dalle tasse degli studenti stranieri rispetto a quelle degli studenti nazionali, con una media di 41.117 dollari per studente internazionale contro i 22.996 dollari per studente nazionale. Le tasse degli studenti internazionali hanno contribuito con quasi 9 miliardi di dollari alle entrate totali delle università nel 2022, secondo gli ultimi dati, rappresentando quasi un quarto delle entrate totali (34,7 miliardi di dollari). All'Università di Sydney, le tasse degli studenti internazionali hanno rappresentato 1,4 miliardi di dollari delle entrate totali dell'istituzione nel 2022, superando ampiamente il miliardo di dollari proveniente dal governo federale.
Alcuni studi, come quello fatto da NAP, hanno inoltre dimostrato come la spesa degli studenti internazionali abbia contribuito a determinare più della meta dell’aumento di 1.5% del PIL australiano nel 2023, evidenziando la grande importanza di questo gruppo nell’economia australiana. Tuttavia, questa consistente presenza non comporta solo benefici finanziari per le università e l’economia australiana in generale, ma arricchisce anche i loro campus con una diversità di prospettive e background. Ciò favorisce la creazione di un ambiente di apprendimento globale e inclusivo oche migliora l'esperienza educativa per tutti gli studenti, preparandoli a operare in un mondo sempre più interconnesso e globale.
Sfide
L’aumento del numero di studenti internazionali ha portato con sé preoccupazioni riguardo alla disponibilità di alloggi e alla sostenibilità finanziaria delle istituzioni accademiche, in quanto le università hanno iniziato a fare sempre più affidamento sulle entrate derivanti dalle tasse degli studenti internazionali. Questo ha anche messo in evidenza la vulnerabilità del sistema universitario australiano ai cambiamenti geopolitici ed economici globali, come dimostrato durante la pandemia quando sono state introdotte forti limitazioni agli spostamenti internazionali avendo un impatto immediato sulle entrate delle università. La necessità di diversificare le fonti di entrate e ridurre la dipendenza dagli studenti internazionali diventa quindi cruciale per garantire la sostenibilità a lungo termine delle istituzioni accademiche australiane.
L'introduzione di un disegno di legge che consentirebbe al ministro dell'istruzione di stabilire un numero massimo di nuove iscrizioni di studenti internazionali potrebbe ulteriormente influenzare la situazione finanziaria delle università d’Australia. Data la forte dipendenza delle università dagli studenti internazionali, questo provvedimento potrebbe danneggiarle fortemente, come suggerito dai rappresentanti del Gruppo delle Otto a maggio 2024.
Passando al contesto più specifico del Nuovo Galles del Sud, le università dello stato ricevono ben 40% delle loro entrate dalle tasse studentesche da solo tre paesi stranieri: Cina, India e Nepal. Nel 2023, queste tre nazioni hanno contribuito con 2,5 miliardi di dollari, pari al 71,7% delle entrate totali derivanti dagli studenti internazionali. Questo livello di dipendenza rappresenta un significativo rischio di concentrazione per l'intero settore universitario del Nuovo Galles del Sud. Le variazioni nei tassi di approvazione dei visti, nelle condizioni geopolitiche o economiche, o nelle restrizioni di viaggio di questi Paesi potrebbero influenzare drasticamente le entrate e la stabilità finanziaria delle università.
Nel 2023, otto delle dieci università del Nuovo Galles del Sud hanno riportato deficit netti, con solo l'Università di Sydney e l'Università di Newcastle che sono riuscite a evitare il rosso, grazie al successo nell'attrarre studenti internazionali. Infatti, la diminuzione del numero di studenti nazionali a tempo pieno, calato del 2,6% nel 2023, aggrava ulteriormente la situazione.
Mobilità internazionale
Gli studenti australiani stanno dimostrando un crescente interesse per le esperienze di studio all'estero, come evidenziato da un recente studio. Il 76% degli studenti considera importanti queste opportunità, un aumento rispetto al 66% del 2020, principalmente per i benefici occupazionali e accademici che offrono. Le università australiane stanno collaborando con istituzioni straniere per facilitare queste esperienze. In particolare, vi sono opportunità di partnership con università italiane, che potrebbero rafforzare i legami accademici e culturali tra i due paesi, arricchendo l'esperienza educativa degli studenti australiani attraverso programmi di scambio e collaborazioni di ricerca.
L'Australia ha uno dei più grandi settori tecnologici nell'emisfero meridionale. Il contributo economico del settore al PIL è aumentato del 79% dal 2016-17, raggiungendo 167 miliardi di dollari australiani nel 2020-21. Questo equivale a circa l'8,5% del PIL. L'adozione digitale rapida durante COVID-19 ha fatto sì che il settore tecnologico dell'Australia crescesse del 26% - o di 34 miliardi di dollari - nell'anno fino a giugno 2021. Il Consiglio Tecnologico dell'Australia ha fissato un obiettivo affinché la tecnologia contribuisca con 250 miliardi di dollari all'anno al PIL dell'Australia entro il 2030. Questo sarebbe equivalente a 1,2 milioni di posti di lavoro. (dati: 800 aziende fintech, 551 startup agritech, 600 aziende edtech, 800 milioni di dollari australiani investiti annualmente).
L'Australia è inoltre, una potenza emergente nell'energia rinnovabile grazie alle vaste risorse solari e eoliche e alla ricchezza di terre rare e altri minerali, risorse attraenti per gli investitori interessati all'esportazione di energia rinnovabile. Con enormi riserve di minerali essenziali per la transizione verso un'economia a zero emissioni, l'Australia detiene grandi quantità di zinco, nichel, tantalio, litio e cobalto, oltre a abbondanti minerali delle terre rare. Inoltre, i dati mostrano che l'Australia sta registrando una crescita costante nell'energia rinnovabile, con la produzione elettrica da fonti rinnovabili che ha rappresentato il 29% del totale nel 2021. Globalmente, l'Australia si posiziona sesta nell'indice di attrattività delle energie rinnovabili, sviluppato da EY. L'indice considera fattori come imperativi energetici, stabilità delle politiche, capacità di realizzazione dei progetti e diversità delle risorse naturali. L'obiettivo dell'Australia è diventare un esportatore chiave di energia rinnovabile entro il 2030, una direzione strategica che potenzia l'attrattività degli investimenti.
L'Australia è una delle destinazioni di investimento più efficienti per la generazione di energia solare, grazie a una combinazione di geografia ideale e un ambiente legale ed economico favorevole. Secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia, l'Australia ha il terzo costo più basso per la generazione di energia solare tra i principali produttori di energia solare. Il Paese ha ottenuto risultati notevoli nell'energia solare e nei brevetti per le tecnologie rinnovabili, con obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni, è diventata una destinazione attraente per gli investimenti stranieri nel settore delle energie rinnovabili.
In termini di produzione energetica solare, l'Australia è tra i principali produttori al mondo, sia in termini assoluti che pro capite. Progetti su larga scala, come l'AREH nella regione di Pilbara, stanno generando interesse e investimenti globali, puntando alla produzione di idrogeno verde per l'esportazione.
L'Australia, negli ultimi anni è diventata una pioniera dell'idrogeno, iniziano il suo percorso con la prima spedizione mondiale di idrogeno liquefatto in Giappone. L'Agenzia Internazionale dell'Energia afferma che Europa e Australia stanno guidando la strada nei progetti di produzione di idrogeno. Ciò significa che l'Australia avrà la capacità di esportare idrogeno verso centri ad alta domanda in Asia, inclusi Giappone, Singapore, India e Corea. L’Australia con oltre cento progetti di idrogeno in cantiere resta all'avanguardia nella produzione di idrogeno.
L'industria manifatturiera contribuisce a circa il 6% del PIL australiano e sostiene 826.200 posti di lavoro. Inoltre, contribuisce in misura significativa alla ricerca, allo sviluppo e alle esportazioni australiane. Nonostante abbia avuto un ruolo fondamentale nella risposta sanitaria alla COVID-19, l'industria manifatturiera australiana ha subito un declino nello sviluppo. Molte aziende faticano ad eguagliare le economie di scala dei concorrenti globali a causa delle grandi distanze geografiche dell'Australia dai mercati globali e tra i centri urbani. Poiché il settore manifatturiero è cruciale per un'economia moderna, il governo australiano sta investendo per rivitalizzare il paese come Nazione manifatturiera e per evidenziare che l'Australia è aperta agli affari.
Il governo australiano ha intensificato il supporto per la rinascita e lo sviluppo delle capacità manifatturiere, focalizzandosi su settori ad alto valore. L'Australia è la dodicesima economia mondiale con una popolazione di soli 26 milioni di abitanti, con un valore aggiunto lordo reale (GVA) di circa €1.182 miliardi e circa €657 miliardi di investimenti esteri diretti. Di questi ultimi, circa €74,4 miliardi sono destinati al settore manifatturiero. Inoltre, in New South Wales, l'industria manifatturiera è un settore trainante dell'economia, contribuendo per €79,7 miliardi al PIL dello stato e generando esportazioni per un valore di €10,2 miliardi.
Con questa strategia, il governo mira a far riconoscere l'Australia come una Nazione manifatturiera sostenibile e di alta qualità, contribuendo a creare un'economia forte, moderna e resiliente per tutti gli australiani. Una parte cruciale della strategia è creare condizioni economiche favorevoli e semplificare il sistema commerciale, garantendo un sistema competitivo a livello internazionale che favorisca l'espansione del mercato.
Le priorità manifatturiere nazionali rappresentano settori chiave con vantaggi competitivi e di rilevanza strategica per la produzione del Paese:
L'Australia vanta alcuni punti di forza che supportano lo sviluppo del settore manifatturiero e attraggono investimenti:
Nel 2022, l'investimento estero diretto nel settore manifatturiero australiano è stato di 118,4 miliardi di dollari australiani, in aumento del 2,9% rispetto al 2021. Il settore ha registrato un aumento degli introiti di 7,6 miliardi di dollari australiani (17,8%) nel 2021-2.
Il supporto governativo per l'innovazione e la commercializzazione industriale è robusto e include il nuovo Fondo Nazionale di Ricostruzione da A$15 miliardi. Questo fondo guiderà gli investimenti nelle aree prioritarie dell'economia australiana focalizzate sull'aggiunta di valore e lo sviluppo delle capacità, sfruttando i punti di forza naturali e competitivi dell'Australia. Sette aree prioritarie riceveranno attenzione particolare:
Questo programma fornirà diverse opzioni di finanziamento, come prestiti, investimenti in equity e garanzie.
L’industria aerospaziale è infine una delle più diversificate, dinamiche e in espansione: si stima una crescita del suo fatturato fino a 8 miliardi di euro entro il 2030. L’Agenzia Spaziale Australiana è stata istituita solo due anni fa con l’obiettivo di renderla competitiva a livello internazionale in tempi celeri. Anche grazie al Memorandum di intesa di cooperazione firmato tra l’Agenzia Spaziale Italiana e quella australiana, si tratta di un settore che offre ottime opportunità alle aziende italiane.
Il progressivo cambiamento delle preferenze dei consumatori australiani e stranieri verso prodotti biologici ha sostenuto l’espansione del settore e della filiera del biologico in Australia negli ultimi anni. Con le aspettative di un’ulteriore e forte crescita nel breve futuro, l’industria offre importanti opportunità anche alle aziende italiane che vi operano.
Quadro generale e outlook
Il settore biologico in Australia è in forte espansione, sostenuto da una crescente domanda globale di prodotti biologici dovuta a crescenti preoccupazioni per la salute alimentare. Negli ultimi cinque anni, i ricavi del settore sono aumentati a un tasso medio annuo dell'8,4%, raggiungendo i 2,8 miliardi di dollari nel 2023-24. Si prevede una crescita del 9,0% nell'anno in corso, grazie a un aumento della domanda da parte della produzione di alimenti e a una crescente consapevolezza della salute che alimenta la domanda interna di cibo biologico. Al 2023, i prodotti biologici grezzi contribuiscono per il 57% del valore totale del settore, mentre i prodotti trasformati rappresentano il 43%.
Il settore è destinato a continuare a crescere in modo sostenuto. La crescente domanda dei mercati australiani ed esteri è pronta a spingere ulteriormente la crescita dei ricavi del settore. Da una parte, l'aumento continuo dei redditi disponibili dovrebbe rafforzare la domanda dei consumatori; dall’altra, le catene di supermercati stanno aumentando la disponibilità di prodotti biologici. Si prevede che i ricavi del settore aumenteranno a un tasso annuo del 10,4% nei prossimi cinque anni, raggiungendo i 4,7 miliardi di dollari entro il 2028-29. Sebbene alcune problematiche di approvvigionamento possano limitare l'espansione del settore, l'aumento dell'uso della tecnologia da parte degli agricoltori e l'innovazione nei prodotti e nei processi sono destinati a migliorare i processi di produzione biologica.
Customer Insights
La crescita del settore biologico in Australia è guidata da considerazioni dei consumatori riguardanti la salute e l'ambiente, una tendenza che si è rafforzata durante la pandemia di COVID-19 ma che era già in atto nel decennio precedente. Secondo l'Australian Organic Market Report 2021, gli Australiani stanno acquistando più prodotti biologici che mai: l'80% dei compratori ha acquistato un prodotto biologico nei precedenti 12 mesi, corrispondente a circa 9 milioni di nuclei familiari. La penetrazione dei prodotti biologici nelle famiglie è cresciuta del 3,6%, raggiungendo il 92%, ovvero oltre 565.000 nuove famiglie. Il 37% dei consumatori di prodotti biologici ha aumentato la propria spesa alimentare destinata a questi prodotti. Più della metà dei consumatori controlla i marchi di certificazione sui propri acquisti biologici, e il 39% dichiara che eviterebbe di acquistare un prodotto biologico se non presentasse un marchio di certificazione. Inoltre, il 62% dei consumatori riconosce il logo del marchio Australian Certified Organic Bud. Questi dati evidenziano una crescente domanda di prodotti sostenibili che migliorano la salute e il benessere, rispettando gli animali e l'ambiente, sottolineando il potenziale di forte crescita dell'industria biologica in Australia.
Filiera del biologico
L'Australia è leader mondiale in ettari di terreni agricoli biologici, con oltre 53 milioni di ettari di terreni certificati, la maggior parte dei quali destinati al bestiame, che rappresentano complessivamente circa il 70% del totale globale. Questo conferisce all'Australia un vantaggio distintivo nella filiera del mercato globale dei prodotti biologici, poiché i consumatori di tutto il mondo cercano fonti alimentari alternative per motivi di salute. Le verdure e la frutta biologiche sono tra i prodotti più consolidati del settore, spesso servendo come punto di ingresso per i produttori biologici a causa dei loro costi iniziali più bassi e della minore necessità di terra. Anche le vendite di carne bovina biologica sono aumentate notevolmente, spinte dalla forte domanda sia sul mercato interno che su quello di esportazione.
La filiera dell’industria biologica australiana è costituita alla base principalmente da piccoli operatori, con un totale di 3.035 imprese certificate biologiche in attività: il 53% coinvolto nella produzione, il 45% nella trasformazione e il 2% in entrambe le attività. Le principali catene di supermercati sono pronte a offrire una selezione maggiore di alimenti biologici, inclusi prodotti a marchio privato che mirano a consumatori disposti a pagare un prezzo premium inferiore. Tuttavia, queste catene richiedono quantità e qualità del prodotto coerenti, spingendo molti agricoltori a migliorare la coerenza della loro produzione di pari passo con l’espansione delle loro operazioni.
Sebbene i margini di profitto per gli agricoltori biologici siano generalmente più alti rispetto a quelli convenzionali, grazie al prezzo premium pagato dai consumatori, l'industria rimane altamente frammentata e le tecniche di coltivazione biologica non sono ancora efficienti come quelle convenzionali. Inoltre, il potere d'acquisto significativo dei supermercati potrebbe esercitare pressioni al ribasso sui prezzi, a meno che gli agricoltori non si uniscano per formare cooperative e migliorare il loro potere negoziale.
Certificazioni
I prodotti biologici destinati al mercato australiano non devono rispettare mandatoriamente uno standard particolare o essere certificati per essere etichettati come "biologici"; al momento non esiste infatti una definizione legale unica per l'uso del termine "biologico". Tuttavia, le aziende che fanno dichiarano che un loro prodotto è biologico, come attraverso una certificazione, devono essere in grado di provare tale dichiarazione.
Gli standard più diffusi includono:
Importazione dall’Italia
Non essendovi l’obbligo legale di ottenere una specifica certificazione per potersi dichiarare biologici, anche i prodotti importati non sono sottoposti a obblighi specifici di certificazione al di fuori di dover essere in grado di provare la loro dichiarazione. Rimangono tuttavia valide le varie e severe normative australiane per l’importazione di prodotti alimentari, che includono requisiti in materia di biosicurezza, sicurezza alimentare ed etichettatura.
Per maggiori informazioni, consultare i seguenti collegamenti utili:
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)