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Dal 1° ottobre inizierà una grande migrazione, per fasi, affinché le operazioni di importazione possano essere effettuate attraverso il Portale Unico del Commercio Estero
Agenzia governativa | Via Serpro - 21/08/2024
Il Brasile si sta preparando a cambiamenti significativi nel modo in cui importa prodotti da altre nazioni. Ed è dal 1° ottobre che inizia una grande migrazione, svolta per fasi, affinché le operazioni di importazione escano dal Sistema Integrato del Commercio Estero (Siscomex LI/DI) e inizino ad essere effettuate attraverso il Portale Unico del Commercio Estero, nello specifico nei moduli della nuova Dichiarazione Unica di Importazione (Duimp) e delle Licenze, Autorizzazioni, Certificati e Altri Documenti (LPCO).
Il successo di questa evoluzione dipende dall’intero ecosistema coinvolto nell’importazione di merci: terminali, agenti di carico, trasportatori, attori del settore privato (importatori) e organismi ed enti pubblici come l’Agenzia delle Entrate del Brasile, il Segretariato per il Commercio Estero, gli organismi consenzienti e i dipartimenti delle finanze statali. È molto importante sottolineare che dietro tutta la tecnologia che rende Duimp praticabile, l’evoluzione della Dichiarazione di Importazione (DI), c’è Serpro, la più grande società informatica pubblica al mondo.
Questo arresto programmato è ciò che darà luogo al Nuovo Processo di Importazione in Brasile, e questo è stato il tema dell’evento organizzato dall’alleanza Procomex realizzato il 20/8, a San Paolo. Al tavolo di apertura della conferenza, la direttrice commerciale di Serpro, Ariadne Fonseca, ha ricordato che l’azienda statale partecipa a questo percorso da più di 30 anni. “In questi decenni ci sono state molte consegne ed evoluzioni. Non molto tempo fa abbiamo apportato un cambiamento importante che ha segnato l'attività di esportazione e, ora, siamo arrivati all'attività di importazione, credendo fortemente nel successo di questo segmento. Anche stare insieme in questa nuova fase – che è il processo di importazione in Brasile – è una grande pietra miliare per Serpro, è una grande pietra miliare per la storia del commercio estero di questo Paese”, ha detto.“A tal fine, da molti anni manteniamo team dedicati e oggi sappiamo di possedere una conoscenza approfondita del commercio estero brasiliano. Siamo architetti, ingegneri del software, sviluppatori di sistemi e abbiamo anche persone che lavorano dietro le quinte, una serie di professionisti dedicati a supportare questi servizi e, soprattutto, la sicurezza”, ha spiegato Ariadne. Secondo la direttrice, Serpro è consapevole della sua responsabilità di conservare i dati che circolano nelle basi dei sistemi di commercio estero. “Sono importanti, confidenziali e critici. La nostra missione, oltre a produrre la soluzione, è mantenerla intatta, mantenerla agile, mantenerla efficiente 24 ore su 24, 7 giorni su 7”, ha affermato.
Novità
Il coordinatore operativo delle dogane dell’Agenzia delle Entrate del Brasile, Sérgio Alencar, ha spiegato che siamo a un punto di svolta nelle importazioni in Brasile. “Il nuovo processo di importazione, che fa parte del Portale Unico del Commercio Estero, riunisce tutti gli organismi intervenuti e consenzienti per lavorare insieme e, quindi, accelerare questo processo in Brasile”, ha affermato.
Una delle nuove funzionalità di questo nuovo processo di importazione è il portale del prodotto. Lo strumento consentirà alle aziende di informare in anticipo gli organi consenzienti e l’Agenzia delle Entrate del Brasile su tutte le caratteristiche del prodotto da importare. Verrà creato un database con i prodotti importati da quell’azienda, ad esempio, e ad ogni nuova importazione quell’operazione verrà inclusa come riferimento.
“Per l'Agenzia delle Entrate del Brasile, questo è molto importante, poiché avrà accesso alla custodia di quel prodotto, alla sua descrizione e quindi saprà se la classificazione [nella dichiarazione] è corretta. Ciò varrà anche per gli enti consenzienti, che potranno concedere licenze preventive per i prodotti in base a quanto catalogato e creare licenze che dureranno per più di un’operazione, a differenza di oggi, dove ogni operazione richiede una licenza”, spiega Alencar.
Fonte: agência gov | SERPRO
’Italia è sempre più un partner importante per il Brasile nel settore agroalimentare e dell’agroindustria. L’interscambio Italia-Brasile lo scorso anno ha fatto segnare un aumento delle esportazioni di prodotti agroalimentari (+30%), di macchine agricole (+13,86%), di macchine per l’industria alimentare (+66,36%) e di macchine per il confezionamento e l’imballaggio (+16,46%). A fronte di questi dati molto positivi, occorre tener presente due fattori: le dimensioni del settore agricolo brasiliano; le prospettive in generale e le finestre di opportunità per l’Italia.
Il Brasile è oggi il terzo produttore agricolo mondiale dopo Stati Uniti e Cina, nonché il primo esportatore insieme agli Stati Uniti, alternandosi nel primato a seconda della tipologia di bene agricolo. Nel 2023, il Paese sudamericano è stato il primo produttore globale di canna da zucchero, semi di soia, arancia e caffè; il secondo di carne bovina ed etanolo; il terzo produttore di latte, carne di pollo, mais e tabacco; il quarto di cereali, semi di cotone e banana; il quinto di carne di maiale e manioca. Agricoltura e allevamento contribuiscono insieme al 7,5% del prodotto interno lordo (PIL) nazionale e occupano circa il 20% della forza lavoro. Se si include l’industria di trasformazione e la successiva distribuzione, il settore agroalimentare contribuisce (dati 2023) al 24,4% del PIL.
In generale ci sono prospettive importanti per il comparto agroalimentare brasiliano che possono aprire di conseguenza ulteriori finestre di opportunità. L’attesa per il 2024 è di un’espansione dell’11,3% nel primo quadrimestre per la migliore performance di alcune colture, cui però faranno da contraltare risultati inferiori nella seconda parte dell’anno. Il 2024 si dovrebbe quindi chiudere con un calo del PIL agricolo del 2,9%.
Ciononostante, secondo un rapporto elaborato dall’Ambasciata italiana di Brasilia e dall’ufficio di San Paolo dell’Agenzia ICE, grazie ai raccolti eccezionali degli ultimi mesi sta aumentando la domanda di silos e di mulini, in particolare nello Stato del Mato Grosso. Nel Mato Grosso do Sul, ci sono forti esigenze di sistemi antincendio. La viticoltura è in crescita, e con essa la domanda per attrezzature italiane. Infine, il Brasile, grande consumatore di prodotti biologici, presenta notevoli opportunità nel mercato biologico che negli ultimi anni ha fatto registrare una rapida espansione. Da tener presente inoltre che tra le agevolazioni finanziarie messe a disposizione dal Governo brasiliano per le imprese del settore agricolo, il Piano Safra prevede l’erogazione di finanziamenti pubblici pari a 46,95 miliardi di dollari a supporto delle attività agricole di piccoli, medi e grandi produttori.
Nella produzione di beni agricoli e zootecnici di base, sono diversi i punti di contatto che esistono e che possono essere rafforzati tra l’economia brasiliana e l’Italia, che è leader nei processi di lavorazione industriale dei prodotti alimentari, nonché in tema di sicurezza alimentare e di agricoltura 4.0. Sul mercato brasiliano stanno comparendo i primi sistemi di tracciabilità basati sulla tecnologia blockchain, sta crescendo l’uso di sensori e sistemi di irrigazione smart. Un segmento in forte espansione è quello dei prodotti Planted Based e quello dei prodotti Free from.
Nel campo delle macchine agricole, l’Italia è già oggi il terzo fornitore europeo con una quota del 5% dopo Germania e Svezia: potenziali ulteriori collaborazioni potrebbero essere realizzate non solo per macchinari adatti alle grandi estensioni di terra, ma anche nel caso di macchinari più piccoli e tecnologici come i motocoltivatori.
Analoghe opportunità esistono per quelle aziende italiane del settore dei beni alimentari e delle bevande che provino a vendere sul mercato locale prodotti già lavorati. L’Italia, sotto questo profilo, è il secondo fornitore UE dopo il Portogallo. Ed è secondo (dopo la Germania) anche per le forniture di macchine per il packaging.
Più in generale, con previsioni di crescita della popolazione mondiale a un ritmo di un miliardo di persone ogni 20 anni, il comparto agricolo brasiliano dovrebbe orientarsi verso la ricerca di una maggiore produttività ma anche di sostenibilità ambientale. Elementi che apriranno all’uso di macchinari moderni e tecnologie all’avanguardia.
Data pubblicazione: 25 luglio 2024
Fonte: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
a cura della redazione Economia
(reuters)
Sono strategiche per energie green, Difesa e tecnologia: il Paese sudamericano è accreditato delle terze riserve al globo. La sfida finanziaria e tecnologica
18 Giugno 2024
MILANO – Sono l’ambito il cui dominio assicurerà prosperità economica e la possibilità di tenere il manico del coltello nei rapporti di forza con gli altri Paesi. Ed è per questa ragione che la loro conquista è ritenuta strategicamente imprescindibile nelle Cancellerie di mezzo mondo.
Parliamo dell’industria delle Terre rare e del tentativo di rompere il monopolio cinese di questa filiera. Tentativo che ha un nuovo baricentro, in Brasile: il gigante minerario sudamericano ha infatti grandi ambizioni di costruire un'industria delle terre rare, con l’Occidente che lo tiene d’occhio, interessato, nel tentativo di avere alternative a Pechino per garantirsi i materiali necessari all’industra green e della Difesa.
I diciassette elementi con proprietà magnetiche e conduttive uniche – che consentono di ridurre le dimensioni dei device elettronici o migliorare le prestazioni dei magneti delle pale eoliche o degli hard disk – in Brasile possono essere più a portata di mano grazie ai bassi costi della manodopera, all'energia pulita, alle normative consolidate e alla vicinanza ai mercati finali, tra i quali un reportage della Reuters include il primo impianto di magneti dell'America Latina che rappresenterebbe un grand cliente di sbocco, a portata di mano.
Dopo Cina e Vietnam, il Brasile è infatti accreditato come terza riserva mondiale di terre rare. Dai ceo minerari agli analisti finanziari, non c’è addetto a lavori che non veda la produzione in crescita anche grazie agli incentivi occidentali che stimolano l’industria della ‘raffinazione’ di questo nuovo oro nero. "Il Brasile come fonte di potenziali terre rare è molto interessante: negli ultimi due anni sono state fatte scoperte molto significative", ha dichiarato alla Reuters Daniel Morgan della banca d'investimento Barrenjoey di Sydney.
Serra Verde, la prima “miniera” brasiliana del comparto, ha iniziato quest’anno la produzione. Altre due o tre miniere potrebbero arrivare da qui al 2030.
Il Paese può essere un tassello importante di questo puzzle industriale e geopolitico. Gli Stati Uniti si sono posti l’obiettivo di arrivare a una filiera autoctona delle terre rare per il 2027; in Europa abbiamo lanciato il Critical Raw Materials Act, che mira all’indipendenza dalle importazioni: almeno il 30% delle materie prime fondamentali per la transizione green e per le nuove tecnologie dovrà provenire dalle miniere europee. E almeno il 10% delle “terre rare”.
Per paesi come l'Australia, il Vietnam e il Brasile che cercano di recuperare il ritardo rispetto alla superpotenza cinese il problema sono i tempi di entrata in produzione. Serra Verde ha richiesto 15 anni, anche se ora il suo amministratore delegato vede più facilmente raggiungibile un rapido raddoppio della capacità.
"Si tratta ancora di un settore nascente che avrà bisogno di un sostegno continuo per affermarsi in un mercato altamente competitivo", ha messo però le mani avanti il ceo, Thras Moraitis.
Il tema è sia finanziario che tecnologico. “Le principali tecnologie di lavorazione sono controllate da un numero ristretto di operatori", ha spiegato. E il crollo del 70% dei prezzi delle terre rare negli ultimi due anni non ha semplificato la raccolta di capitali da parte delle aziende minerarie. Certo, in questo scenario il Brasile ha la carta del basso costo del lavoro da giocare: un manager contattato dall’agenzia ha esemplificato chiaramente la differenza di costo tra un autista di camion australiano (133mila dollari l’anno) e brasiliano (15mila).
Ma se la manodopera è a buon mercato, ci sono anche ostacoli tecnologici da superare: a differenza della Cina, molte aziende occidentali stanno ancora perfezionando i complessi processi di produzione dei metalli delle terre rare. Una sfida da vincere, in Brasile, per diventare davvero l’opzione alternativa a Pechino.
Fonte: la Repubblica
(Contributo editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)