Sabato 26 Aprile 2025
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L’economia danese ha registrato una crescita del 3,6% nel 2024, trainata principalmente dalle esportazioni e dall’industria farmaceutica, con Novo Nordisk in prima linea. Questo slancio economico crea un contesto favorevole per le aziende italiane interessate ad espandersi nel mercato scandinavo. Un ruolo chiave è stato svolto dalla produzione e dall’export del settore farmaceutico - appunto proprio grazie a Novo Nordisk - che ha contribuito in modo significativo all’aumento del PIL.
Guardando al 2025, la Danimarca si prepara ad un aumento significativo dei consumi privati, stimato al +3,7% rispetto all’anno precedente. Secondo Arbejdernes Landsbank, questa crescita sarà sostenuta da tre fattori principali: un mercato del lavoro in espansione, salari in aumento e una riduzione dell’inflazione.
Il tasso di occupazione continua a crescere, con un’espansione nei settori della tecnologia, della sanità e della manifattura. Questo garantisce maggiore stabilità economica alle famiglie e stimola la propensione alla spesa. Per le aziende italiane, ciò significa un mercato più ricettivo verso beni di qualità: dai prodotti di design ed arredamento al food & beverage, il Made in Italy trova terreno fertile in un contesto di consumatori attenti all’eccellenza e allo stile.
Parallelamente, la Danimarca sta vivendo il maggiore incremento salariale degli ultimi trent’anni. La crescita del potere d’acquisto favorisce la domanda di beni di lusso e di prodotti premium, offrendo opportunità per le imprese italiane che operano in questi settori. I consumatori danesi, con una maggiore disponibilità economica, sono sempre più orientati verso acquisti di valore e di alta gamma.
Un altro elemento chiave è il calo dell’inflazione che, dopo un periodo di forti pressioni sui prezzi, sta ora diminuendo, secondo la Danmarks Nationalbank. Questo porta ad una maggiore stabilità economica, incentivando la fiducia dei consumatori e facilitando la pianificazione strategica per le imprese. Per le aziende italiane, un’inflazione moderata significa maggiore prevedibilità nei costi e meno rischi legati alla volatilità del mercato.
Nonostante questi elementi positivi e di crescita, la nuova situazione politica al di là dell’Oceano Atlantico preoccupa i consumatori danesi, i quali, secondo le statistiche di Danmarks Statistik, stanno attualmente perdendo fiducia nella situazione economica futura sia del Paese che delle famiglie danesi nel prossimo futuro, raggiungendo il picco negativo questo febbraio, dopo circa un anno di decrescita. Si prevede, quindi, che, se il tasso di fiducia continuerà a diminuire, questo potrebbe riflettersi nei consumi.
Malgrado le incertezze globali, comunque, per ora la Danimarca continua a dimostrare una resilienza economica notevole. Il contesto favorevole previsto per il 2025 rimane, quindi, un forte indicatore di un mercato danese dinamico, stabile ed in crescita.
La Danimarca, insieme a Paesi Bassi, Belgio, Germania, Lussemburgo, Italia e Lettonia, ha recentemente sollecitato la Commissione Europea ad introdurre normative più rigorose riguardo al distacco di lavoratori provenienti da Paesi terzi. L'obiettivo è contrastare il fenomeno del dumping sociale, ossia la pratica in cui un'azienda riduce i costi del lavoro sfruttando normative più deboli in determinati paesi o condizioni lavorative sfavorevoli. Esempi di dumping sociale sono la delocalizzazione della produzione in paesi con minori tutele per i lavoratori e con salari molto bassi; l’impiego di manodopera a condizioni inferiori rispetto agli standard locali; l’inosservanza degli obblighi fiscali o previdenziali.
Attualmente, le imprese di un Paese membro dell'UE possono distaccare in Danimarca lavoratori di Paesi terzi senza l'obbligo di ottenere un permesso di lavoro danese. Tuttavia, le regole esistenti non specificano chiaramente la durata minima di impiego che un lavoratore deve avere nel Paese d'origine prima del distacco. Questa lacuna normativa permette ad alcune aziende di sfruttare manodopera straniera a condizioni salariali e lavorative inferiori agli standard locali.
Il Ministro del Lavoro danese, Ane Halsboe-Jørgensen, ha sottolineato la necessità di proteggere i lavoratori e le aziende che rispettano le normative, commentando: “Vediamo ripetutamente esempi inaccettabili di dumping sociale, in cui la manodopera straniera viene sfruttata nei modi più gravi. Dobbiamo combattere questo fenomeno. Dobbiamo proteggere coloro che non possono permettersi di rifiutare un lavoro all'estero, anche quando le condizioni di lavoro e i salari non sono adeguati. E dobbiamo sostenere le aziende che rispettano le regole e che faticano a competere con chi antepone il profitto alla sicurezza e alla dignità delle persone”. Inoltre, questa iniziativa è anche volta a mantenere il controllo dei delle persone a livello nazionale, monitorando chi entra in Danimarca e con quali condizione.
Questa iniziativa si inserisce in uno sforzo più ampio a livello europeo. Già nel 2016, undici Stati membri si erano opposti alla proposta di revisione della direttiva sul distacco dei lavoratori, evidenziando preoccupazioni sia per la protezione dei lavoratori distaccati sia per la concorrenza leale tra le imprese. Nel 2017, invece, il Parlamento Europeo aveva approvato delle norme più stringenti per contrastare le importazioni oggetto di dumping.
La richiesta congiunta dei sette Paesi è stata presentata alla Vicepresidente esecutiva della Commissione Europea per le Persone, le Competenze e la Preparazione, Roxana Mînzatu. Spetta ora alla Commissione decidere se proporre una direttiva che introduca requisiti più stringenti, come un periodo minimo di impiego nel Paese d'origine prima del distacco.
Questi sviluppi evidenziano l'importanza di un'azione coordinata a livello europeo per affrontare le sfide poste dal dumping sociale e garantire condizioni di lavoro dignitose per tutti i lavoratori all'interno dell'Unione Europea.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)