Martedì 29 Aprile 2025
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PREMESSA
Il Sudafrica, una delle economie più sviluppate e diversificate del continente africano, rappresenta un mercato interessante per le aziende italiane del settore tessile e abbigliamento. La sua posizione strategica come hub commerciale per l'Africa sub-sahariana e la crescente domanda di prodotti di qualità offrono opportunità alle esportazioni italiane.
La distribuzione della ricchezza e i gruppi culturali di questo Paese, nota come la "nazione arcobaleno", sono elementi chiave per comprendere il panorama dei consumatori locali. Il Sudafrica è un’economia duale, con una netta divisione tra una piccola ma influente classe medio-alta e una vasta maggioranza con potere d’acquisto limitato. Questo dualismo economico si riflette anche nella struttura delle importazioni di beni di consumo, spesso dominate da grandi volumi di beni a basso costo e bassa qualità; prodotti che si contrappongono alle piccole nicchie di qualità e valore alti come il Made in Italy.
L'ACCORDO EPA
Nel 2016 è entrato in vigore l'Economic Partnership Agreement (EPA) tra l'Unione Europea e sei Stati membri della SADC (Sudafrica, Namibia, Lesotho, Botswana, Mozambico ed Eswatini). Questo accordo ha facilitato il commercio tra le due aree, ma con un’asimmetria che favorisce le esportazioni africane verso l’UE [1]. I Paesi della SADC possono proteggere i prodotti sensibili dalla piena liberalizzazione e, in caso di necessità, introdurre misure di salvaguardia per proteggere la loro produzione locale. Ad ogni modo, i Paesi della SADC sopprimono i dazi doganali su oltre il 70% delle importazioni dall’UE e li riducono sul 12% [2].
QUADRO STORICO
Il Sudafrica ha cercato di rilanciare il proprio settore manifatturiero, duramente colpito dall'apertura post-apartheid ai mercati internazionali. La riduzione dei dazi e l’eliminazione delle quote sui prodotti tessili e calzaturieri negli anni ’90 hanno portato a una massiccia importazione di beni a basso costo dall’Asia, con una conseguente perdita di oltre 200.000 posti di lavoro nel settore [3].
Per contrastare questa crisi, il Dipartimento del Commercio, dell'Industria e della Concorrenza ha implementato il “Clothing, Textiles, Footwear & Leather Growth Programme” (CTFLGP). Questo programma mira a rilanciare la produzione locale e creare nuovi posti di lavoro, ma ha finora ottenuto solo risultati parziali [4]. Un significativo ostacolo a questo “Rinascimento” è stata la carenza di fornitura di energia elettrica che ha afflitto il Paese per diversi anni, limitandone la crescita economica.
FOCUS SUL SETTORE TESSILE E ABBIGLIAMENTO
Il settore tessile sudafricano ha subito un grave declino, con una significativa riduzione della capacità produttiva e delle competenze locali. La reintroduzione delle quote e l’aumento delle tariffe di importazione su alcuni prodotti hanno rallentato questo declino, ma il mercato locale dipende ancora largamente dalle importazioni, soprattutto per i prodotti intermedi come filati e tessuti.
Attualmente, la produzione locale si concentra su prodotti tessili più semplici e su larga scala, come asciugamani e magliette, mentre la maggior parte delle fibre tessili prodotte localmente viene esportata per essere trasformata all’estero [5].
Il mercato di massa dell’abbigliamento a reddito medio-basso continua a essere dominato dalle importazioni asiatiche a basso costo [6]. Vale la pena sottolineare, inoltre, che i produttori di abbigliamento sudafricani, da circa quindici anni, sono stati influenzati negativamente anche dalla proliferazione di prodotti di marchi di moda internazionali (come, per esempio, Zara) rivolti a clienti con un reddito medio-alto.
Oggi, Città del Capo è considerata la capitale della moda e del design sudafricani, mentre l’area intorno a Newcastle, nel nord del KwaZulu-Natal, rimane un importante centro manifatturiero per l’intero settore CTFL, nonostante il fatto che molte fabbriche tessili abbiano chiuso i battenti.
In generale, i dati relativi alle importazioni dall’Italia confermano come queste vadano ad alimentare un mercato di nicchia. L’Italia, inoltre, si configura come il Paese di preferenza delle importazioni sudafricane dall’Europa collocandosi, in termini di quantità e di valore, in testa anche rispetto agli altri Paesi occidentali [7].
Possiamo affermare, dunque, che in linea di massima l’Italia non abbia dei forti competitor internazionali in quanto, seppur superata dai Paesi asiatici e da altri Paesi africani in termini di importazioni, i prodotti che provengono da queste aree geografiche sono destinati al mercato di massa, ovvero a un target di consumatori diverso rispetto a quello dei prodotti Made in Italy.
Le importazioni sudafricane dall’Italia che registrano una performance migliore sono quelle relative alle calzature, seguite da quelle di accessori e articoli di abbigliamento [8].
OPPORTUNITÀ DI MERCATO E STRATEGIE
Il mercato sudafricano, con oltre 60 milioni di abitanti, è caratterizzato da profonde disuguaglianze. Una piccola ma influente classe medio-alta, che rappresenta circa il 5% della popolazione, detiene oltre il 20% del potere d’acquisto complessivo. Questo segmento di consumatori tende a preferire prodotti di alta qualità, con una predilezione per i marchi europei e il “Made in Italy” [9].
Le aziende italiane del settore tessile e abbigliamento hanno l’opportunità di penetrare il mercato sudafricano puntando sulla qualità, l’artigianalità e il design. Il segmento del lusso è esso stesso molto promettente, poiché il Paese non può soddisfare internamente la domanda di prodotti di fascia alta [10]. Oltre il 50% dell’abbigliamento venduto in Sudafrica è importato, un dato che dimostra il potenziale per le imprese italiane [11].
Per avere successo, le aziende italiane devono sfruttare la reputazione del "Made in Italy", puntando su strategie di marketing che esaltino la qualità e l’esclusività dei loro prodotti. Inoltre, l’e-commerce rappresenta una crescente opportunità per raggiungere i consumatori sudafricani più benestanti. Le vendite online di abbigliamento sono in aumento e molte piattaforme digitali offrono accesso diretto ai consumatori che preferiscono acquistare prodotti di lusso senza passare attraverso i canali tradizionali.
[1] APE SADC - Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe | Access2Markets (europa.eu)
[3] Clothing industry in South Africa and the implications of policy interventions | Who Owns Whom
The Clothing Industry – July 2019 | Who Owns Whom
[4] CTCP – Weaving growth into the economy (ctflgp.co.za)
[5] The textile industry in South Africa – November 2020 | Who Owns Whom
[6] TradeMap: HS 61 e 62 per l’anno 2023
[7] TradeMap: le importazioni dall’Italia per i codici 61 e 62 si collocano rispettivamente in nona e in ottava posizione con l’1,9% delle importazioni totali (2023) – valori CIF.
[8] Valore CIF importazioni sudafricane di calzature dall’Italia nel 2023 (codice 64): 62.018.000 (7,4% delle importazioni totali)
Valore CIF importazioni sudafricane di articoli e accessori di abbigliamento dall’Italia nel 2023: 33.845.000 USD
[9] PDF view of the file Marketing_To_The_South_African_Consumer (uct.ac.za) – Cap. 5
[10] Luxury shopping booms in South Africa – BusinessTech
[11] PowerPoint Presentation (thedtic.gov.za)
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Sudafricana)