Secondo le stime della Banca Nazionale Danese relative al primo trimestre del 2021, i cittadini danesi risultano quelli con la maggiore disponibilità di asset liquidi liberi tra quelli dell’Unione Europea. Per ricchezza finanziaria netta si intende la differenza tra gli asset finanziari delle famiglie (come ad esempio pensioni e depositi bancari) e debiti. In altre parole, una volta risarciti tutti i debiti dovuti (e.g. mutui e prestiti), in media ad ogni danese rimangono circa 1,3 milioni di corone danesi, ovvero poco meno di 175mila euro a testa.
La Danimarca risulta prima in questa statistica, seguita da Olanda, Svezia, Lussemburgo e Belgio; il dato medio UE risulta invece essere di 450mila corone, pari a circa 60mila euro (Nationalbanken, 2021). Un dato significativo se si tiene conto che il paese figurava solo sesto nel terzo trimestre del 2019 (CPH Post, 2021). Certamente, è necessario tenere in considerazione che il dato medio non discrimina in base all’età, ignorando che gli individui più anziani tendono ad avere una ricchezza finanziaria netta maggiore grazie ad un salario individuale più alto.
Nel primo trimestre del 2021, il cittadino danese medio ha messo da parte l’11.9% del proprio salario netto in risparmi (CPH Post, 2021). I motivi dietro ad un rialzo dei risparmi di questo tipo sono individuabili in tre fattori chiave, tutti legati alla pandemia (Congressional Research Service, 2020). Il primo è che, a causa della maggiore incertezza legata al futuro dovuta al Coronavirus, gli individui tendono razionalmente ad aumentare i propri risparmi per cautelarsi. In secondo luogo, l’impossibilità di spendere il proprio stipendio in beni di consumo a causa delle misure restrittive ha naturalmente significato un aumento dei soldi non spesi, cioè del risparmio. Infine, misure di stimolo fiscale hanno in diverse circostanze aumentato il reddito individuale, facendo in modo che il risparmio assoluto crescesse anche nei casi in cui il saving rate fosse rimasto immutato.
Ad ogni modo, è importante capire quale potrebbe essere l’impatto di un risparmio individuale tanto elevato sull’economia danese. In generale, un alto risparmio da parte delle famiglie ha un effetto duplice nel breve e nel lungo periodo. Nel breve, infatti, tassi di risparmio più elevati si traducono in una decrescita del consumo, risultando in una decrescita ceteris paribus della domanda aggregata e del GDP. Questo è certamente negativo in un periodo di contrazione economica come può essere una pandemia, in quanto la conseguente diminuzione dei consumi si traduce in una decrescita economica ancora maggiore di quanto non accadrebbe altrimenti.
Conversamente, nel lungo periodo maggiori risparmi si riflettono in un incremento del consumo (nel momento in cui i risparmi correnti vengono spesi) e dell’investimento, dato che gli asset liquidi vengono conservati presso intermediari finanziari che li utilizzano per dare sostegno alle imprese. Il potenziale incremento ulteriore dei consumi futuri all’interno dell’economia danese da un lato, e la crescente capacità di banche ed investitori di supportare le aziende, possono quindi rendere la Danimarca un mercato ancora più attraente per coloro che decidessero di scommetterci nel medio-lungo periodo.
Fonte: https://bit.ly/3joCA7z [2]
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca [3])
Collegamenti
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[2] https://bit.ly/3joCA7z
[3] https://www.assocamerestero.com/ccie/camera-commercio-italiana-danimarca
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