Domenica 4 Maggio 2025
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Secondo quanto riportato dal Segretario per l’Ambiente britannico, l’abolizione delle norme UE potrebbe dare una nuova spinta all'industria vinicola nazionale, facendo aumentare potenzialmente le rendite fino a 180 milioni di sterline. Alcuni regolamenti di Bruxelles che sono stati mantenuti dopo la Brexit saranno archiviati come parte del progetto legge sull'UE (revoca e riforma), compresi alcuni sul settore vinicolo.
Therese Coffey, Segretario di stato per l’Ambiente, ha affermato che i cambiamenti che verranno introdotti attraverso la nuova legislazione britannica, daranno ai vigneti la "libertà di cui hanno bisogno per prosperare". Il Dipartimento per l'ambiente, l'alimentazione e gli affari rurali (Defra) ha sottolineato che l'abbandono dei regolamenti UE darà alle aziende britanniche la libertà di scegliere tra una gamma più ampia di vitigni, comprese varietà d’uva più resistenti a diverse malattie.
Verranno eliminate anche le restrizioni che attualmente impediscono all'industria vinicola di produrre nuovi blend, mentre alcuni imbottigliatori potranno trasformare il vino importato in vino frizzante. I requisiti di imballaggio - come la clausola secondo cui alcuni vini frizzanti dovevano avere tappi di alluminio o tappi a fungo - saranno revocati una volta approvata la legislatura.
Therese Coffey, ha dichiarato: “Il Regno Unito ha oltre 800 fiorenti vigneti in territorio nazionale e centinaia di milioni di sterline di commercio vinicolo che ogni anno passa attraverso i porti del paese. Per troppo tempo i nostri produttori sono stati frenati dai regolamenti UE: daremo loro la libertà di cui hanno bisogno. Queste riforme daranno un impulso alle attività dei nostri produttori, facendo crescere l'economia, creando posti di lavoro e sostenendo una parte vitale del nostro settore alimentare".
Miles Beale, amministratore delegato della Wine and Spirit Trade Association, ha affermato: “Accogliamo con favore la nuova gamma di misure, molte delle quali le abbiamo proposte pubblicamente. Introducendo una maggiore flessibilità, ai produttori e gli importatori di vino non faranno nulla di diverso dal solito ma con maggiori margini di innovazione”.
L'industria del vino nel Regno Unito è in piena espansione negli ultimi anni. L'enologo della compagnia Chapel Down, un'azienda con sede nel Kent, ha riferito che a marzo le vendite sono aumentate di oltre il 50% rispetto al 2022, vendendo 790.000 bottiglie da un raccolto "eccezionale" che ha permesso di produrre più di due milioni di bottiglie di vino.
Fonte: https://bit.ly/41YemDZ
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Il Regno Unito assegna 20 nuove licenze per lo stoccaggio di carbonio offshore
Dodici società si sono aggiudicate nuove licenze per lo stoccaggio di anidride carbonica (CO2) offshore, come dichiarato dalla North Sea Transition Authority (NSTA). Il governo UK si è posto l’obiettivo di utilizzare la tecnologia di stoccaggio del carbonio (CCS) - che prevede il filtraggio e la cattura del carbonio emesso dalle ciminiere industriali prima che raggiunga l'atmosfera - per contenere da 20 a 30 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030.
L’utilizzo dei primi siti di stoccaggio, costituiti da un mix di giacimenti di petrolio, gas esauriti, e formazioni rocciose porose, potrebbe iniziare entro sei anni – ha affermato l'NSTA – ma gli operatori selezionati dovrebbero ottenere presto i contratti di locazione e la successiva approvazione. Le nuove licenze integreranno così diversi progetti per lo sviluppo di tecnologie CCS, tutti parte di uno specifico programma governativo.
La tecnologia CCS ha lottato per anni per raggiungere la propria commercializzazione. Il recente Inflation Reduction Act statunitense ha aumentato le pressioni sui governi europei circa lo sviluppo di nuove tecnologie per la transizione energetica.
I nomi degli altri aggiudicatari delle licenze non sono ancora stati resi pubblici - come aggiunto da un portavoce dell'NSTA. Le multinazionali Eni ed Equinor hanno dichiarato di aver presentato domanda, ma non hanno rilasciato dichiarazioni; Shell ha deciso di non commentare.
Sebbene la tecnologia CCS possa essere d’aiuto per ridurre le emissioni di carbonio, per essere realmente efficace, questa dovrà essere implementata su larga scala in qualsiasi parte del mondo. Per quanto riguarda il Regno Unito, le emissioni di gas serra si sono attestate a circa 417 milioni di tonnellate di CO2 nel 2022.
Fonte: https://reut.rs/3MNbYM0
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Il primo ministro britannico ha ricevuto numerose richieste per rinegoziare l'accordo sulla Brexit, arrivate soprattutto dall'industria automobilistica, a seguito delle nuove minacce che stanno mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. La società automobilistica Stellantis, ha dichiarato che non sarà in grado di mantenere l'impegno sulla produzione di veicoli elettrici in UK se non ci saranno modifiche dell’accordo commerciale e di cooperazione (TCA) con l'Unione europea. L’azienda - che possiede anche i marchi Citroen, Peugeot e Fiat - impiega oltre 5.000 persone come manodopera in Regno Unito, ma i loro investimenti nel paese saranno in bilico a causa dei termini dell'accordo commerciale post Brexit.
In base al TCA, dal prossimo anno il 45% del valore di un'auto elettrica dovrà provenire da UK o dall'UE, per poter beneficiare di un commercio senza tariffe - i requisiti sono più elevati per le batterie. Se non si rispettano questi parametri, le auto prodotte nel Regno Unito dovranno affrontare una maggiorazione tariffaria del 10%, rendendo la produzione interna e le esportazioni non competitive con le auto costruite in UE o in paesi asiatici come Giappone e Corea del Sud.
Come riportato da Stellantis, l'aumento del costo delle materie prime durante la pandemia e la crisi energetica hanno reso “impossibile soddisfare queste regole di origine": con le tariffe aumentate del 10%, i produttori "non continueranno a investire" e saranno costretti a trasferirsi. "Per rafforzare la sostenibilità dei nostri impianti di produzione, il Regno Unito dovrà riconsiderare i suoi accordi commerciali con l'Europa", ha detto l’azienda, riportando la chiusura del sito di Honda a Swindon e gli investimenti negli Stati Uniti come esempi.
“Se non siamo in grado di fare affidamento su un numero sufficiente di batterie britanniche o europee, ci troveremo in grave svantaggio competitivo in particolare contro le importazioni asiatiche", ha affermato la società. "Dobbiamo rafforzare la competitività del Regno Unito stabilendo la produzione di batterie nel paese".
Le auto elettriche e le batterie facevano parte dell'accordo Brexit concordato tra l'allora primo ministro britannico Boris Johnson e il presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen nel 2020. Un portavoce del governo ha dichiarato: “Il segretario agli affari e al commercio UK ha sollevato la questione con l'Unione Europea ed è determinato a garantire che il paese rimanga uno dei migliori luoghi al mondo per la produzione automobilistica, soprattutto nella transizione ai veicoli elettrici. Stiamo supportando l'industria attraverso l'Automotive Transformation Fund e l'Advanced Propulsion Center per sviluppare una catena di fornitura automobilistica elettrificata end-to-end di alto valore e supportare tecnologie automobilistiche all'avanguardia. Nei prossimi mesi, il governo garantirà futuri investimenti nella produzione di veicoli a zero emissioni".
Fonte: https://bit.ly/3MxUDFM
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Il rapporto "Expanding frontiers – The down to earth guide to investing in space", prodotto da PwC in collaborazione con l'Agenzia spaziale britannica, ha evidenziato una possibile crescita del settore spaziale globale dell'11% all'anno nel prossimo decennio e un quasi raddoppio degli investimenti di capitale in società operanti nel settore dell’aerospace tra il 2015 e il 2022.
Craig Brown, direttore degli investimenti presso l'Agenzia spaziale britannica, ha dichiarato: “Questo rapporto fa luce sulle opportunità di investimento nel settore aerospaziale: dalle odierne comunicazioni satellitari al futuro dell'assemblaggio orbitale, lo spazio ha assunto un'importanza crescente come parte dell'economia globale, con un settore pronto a crescere fino all'11% all'anno.”
Secondo il rapporto, dal 2015 il Regno Unito è la principale destinazione per gli investimenti spaziali in Europa, e la seconda a livello internazionale dopo gli Stati Uniti, ricevendo il 17% degli investimenti globali.
Matt Alabaster, Partner di PwC Strategy&, ha dichiarato: “Questo report fa luce sul contributo sostanziale che l'industria spaziale può dare alla risoluzione di alcune delle nostre più grandi sfide globali, dalla decarbonizzazione delle nostre economie, all'aumento della sicurezza alimentare e al miglioramento dell'accesso all'assistenza sanitaria. La nostra analisi mostra che ci sono opportunità per investitori di ogni tipo: il settore contiene attività di asset-light guidate dalle nuove tecnologie, nonché asset infrastrutturali e attività di servizi di supporto.”
L’Expanding frontiers report ha previsto un aumento medio del 400% negli accordi per gli investimenti e ha evidenziato una serie di organizzazioni spaziali britanniche in rapida crescita: dalla società di comunicazioni satellitari OneWeb, al produttore aerospaziale con sede in Galles, Space Forge, che ha rilevato il più grande aumento di sempre nel “seed round” per un'azienda di tecnologia spaziale.
La ricerca ha mostrato che il Regno Unito è diventato un mercato particolarmente attraente per le società di capitali di rischio, ed è la sede del quartier generale del principale fondo spaziale Seraphim Capital - maggiore investitore nelle organizzazioni spaziali britanniche nel 2022 - e degli uffici del fondo statunitense per lo spazio e la tecnologia profonda, TypeOne VC.
Il report sulla salute del settore spaziale in UK ha sottolineato che sono stati investiti 635 milioni di sterline in società spaziali con sede nel Regno Unito attraverso 34 accordi lo scorso anno. Il reddito del settore spaziale è aumentato di oltre il 5% nel 2021, superando sia la crescita dell'industria spaziale globale nello stesso periodo (1,6%) sia l'economia generale del Regno Unito, che si è contratta del 7,6%.
Fonte: https://bit.ly/3oowZ6q
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
La città di Porto Alegre ha ospitato il 16 maggio l'incontro d'affari internazionale “Rio Grande do Sul e l'Italia. Innovazione e tecnologia nel settore agroindustriale e opportunità per le imprese italiane". Realizzato dall'Ambasciata d'Italia a Brasília e dal Consolato Generale d’Italia a Porto Alegre, in collaborazione con FIERGS - Federazione delle Industrie dello Stato di Rio Grande do Sul e Italian Trade Agency (ITA). Sedici importanti aziende italiane hanno offerto al mercato agroalimentare dello stato del Rio Grande do Sul, in costante crescita, una panoramica aggiornata sulle opportunità nel settore della tecnologia e della digitalizzazione italiana.
Il Console Caruso ha aperto i lavori sottolineando il carattere inedito dell'iniziativa per il sud del Brasile, evidenziando che "il Rio Grande do Sul, dove risiede un'importante e consolidata business community italo-brasiliana, ha sempre guardato alla tecnologia italiana come garanzia di eccellenza. L'iniziativa è dedicata a loro e agli amici brasiliani di questo Stato strategico, in un'ottica di sinergie pubblico-privata e di ulteriore espansione e consolidamento delle nostre già forti relazioni bilaterali".
All'evento hanno partecipato i Segretari di Stato allo Sviluppo Economico Ernani Polo e all'Innovazione Tecnologica Simone Stulp, autorità e oltre cento imprenditori e rappresentanti delle associazioni di categoria. Per l'Ambasciata era presente l'Addetto all'Agricoltura, Cicchiello.
L'incontro si è concluso con una sessione di incontri bilaterali e B2B.
Fonte: Consolato Generale d’Italia a Porto Alegre (https://www.facebook.com/ConsItalPortoAlegre/?locale=pt_BR)
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
Nel primo trimestre del 2023 la Svizzera contava 5,238 milioni di persone occupate, ovvero il 2,1% in più rispetto allo stesso periodo del 2022. Di questi 1.707 milioni è straniero e occupato a tempo pieno.
Il settore terziario pesa per il 68,6% del totale, dimostrando come gli stranieri preferiscano attività legate ai servizi che all’agricoltura e alla manifattura industriale.
Per quanto riguarda i frontalieri, ciò che emerge è che il 60% dei lavoratori di questa categoria si accentra in tre soli cantoni, uno solo confinante con l’Italia: il Ticino, infatti, è secondo nella classifica dei Cantoni svizzeri per numero di lavoratori frontalieri (evidentemente italiani). Qui si concentra il 20,4% della forza lavoro straniera attiva in Svizzera. Il record spetta al Cantone di Ginevra che ospita il 27,4% dei lavoratori frontalieri e il Canton Vaud che ne accoglie 10.8% (tutti francesi). Il resto è sparpagliato in altri cantoni ma le percentuali sono insignificanti. Nel quarto trimestre del 2022 abitava in Italia il 23,5% della manodopera frontaliera straniera attiva in Svizzera.
Fonte: https://bit.ly/42NuJ7I
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
La marea è a favore di motoscafi e yacht made in Brazil. Nel 2022, per la prima volta, le esportazioni di navi hanno superato le importazioni e sempre più modelli nazionali navigano nelle acque dei Paesi europei e degli Stati Uniti.
Secondo l'Associazione Brasiliana dei Costruttori di Barche e degli Attrezzi Nautici (Acobar), l'anno scorso le esportazioni del settore hanno battuto un record e hanno totalizzato 30,1 milioni di dollari, un volume quasi quattro volte superiore alle importazioni (7,6 milioni di dollari). Nel 2021, il Paese aveva già esportato quasi la stessa cifra (29,9 milioni di dollari), ma le importazioni hanno raggiunto i 75,7 milioni di dollari.
Per il presidente di Acobar, Eduardo Colunna, il settore "comincia a raccogliere i frutti" di un'iniziativa quasi decennale che si è rafforzata negli ultimi quattro anni. "(Il settore) è sempre stato escluso (dalle esportazioni) per l'errore dei cantieri stessi, che non hanno investito nell'operazione". L'aspettativa ora, dice, è di una crescita annua di circa il 20% con le sole esportazioni.
Fattori quali un tasso di cambio favorevole e lo sviluppo di modelli attraenti per il pubblico estero hanno favorito le vendite all'estero. Inoltre, Colunna racconta che, durante la pandemia, c'è stata una "scoperta del mare".
Secondo lui, a febbraio, almeno sei aziende brasiliane hanno esposto al Miami Boat Show, il più grande evento nautico del mondo. “Ci sono aziende che esportano più del 40% della produzione”, garantisce. Dice che le barche nazionali "non devono nulla" agli stranieri.
Vendita alla 'mamma'
A marzo, per la prima volta, il brand italiano Azimut Yachts, che produce yacht a Itajaí (SC) dal 2010, ha esportato in Italia un'unità del megayacht 27 Metri, una nave di lusso che in Brasile costa da R$ 54 milioni.
Secondo il CEO della fabbrica nel Paese, l'italiano Francesco Caputo, l'unica unità del marchio fuori dall'Italia è nata per servire il mercato brasiliano, ma secondo lui c'era un cliente che aveva bisogno di ricevere lo yacht in tempo per poter usufruire della stagione di navigazione europea, che inizia ad aprile.
L'obiettivo di Azimut do Brasil è quello di esportare quest'anno il 35% della produzione, stimata in 42 barche. Il volume dovrebbe superare i 500 milioni di R$. L'anno scorso, le esportazioni hanno rappresentato il 20% della produzione. Il cantiere ha modelli realizzati "già pensando all'export", dice il dirigente. Secondo Caputo, il minor costo del lavoro in Brasile aiuta la competitività, ma il vantaggio si diluisce nei costi di trasporto.
Eduardo Colunna, di Acobar, punta ancora sul sistema drawback come alleato per l'export. Attraverso di esso, gli elementi importati destinati alla costruzione di prodotti da esportare entrano nel Paese senza pagare le tasse, come forma di incentivo all'esportazione. Questo è il caso, ad esempio, dei motori.
Concentrando 29 aziende del settore, che generano 1.100 posti di lavoro diretti e che nel 2022 hanno contribuito con 611 milioni di R$ in tasse, Itajaí è una sorta di "ABC (insieme di comuni della Grande San Paolo) delle barche", in riferimento al polo dell'industria automobilistica di San Paolo. "Su dieci barche prodotte in Brasile, sette partono da Itajaí", afferma il segretario allo Sviluppo Economico della città, Thiago Morastoni. Egli stima che, di questo volume, tra il 25% e il 30% sia destinato all'esportazione.
Fonte: https://bit.ly/3OuyXfY
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
In attesa che a Bruxelles la Commissione Europea decida se inserire o meno l'energia nucleare nella lista delle tecnologie “green” NextGeneration, una startup italiana Newcleo costruirà nei pressi di Lione la prima centrale atomica europea privata per uso commerciale alimentata a combustibile riciclato.
Il territorio scelto è quello ad est della città di Lione ed a meno di 200 km dal confine italiano. La data di entrata in servizio del reattore da 30KWe è il 2030 e questo grazie ad un investimento di 3 miliardi di euro e la creazione di 500 posti di lavoro che sovraintenderanno alle operazioni sia di R&S che di costruzione della piccola centrale atomica.
Fondata nel 2021, la startup Newcleo ha sede legale nel Regno Unito ma è di proprietà del trio tutto italiano composto dal fisico Stefano Buono, dall’ingegnere nucleare Luciano Cinotti e dalla fisica nucleare Elisabeth Rizzotti.
Oltre alla costruzione di piccoli reattori nucleari commerciali di quarta generazione, l’azienda conta di costruire sempre in Francia un impianto per la produzione di combustibili nucleari innovativi e, dopo quello di Lione, Newcleo è già in trattative con un gruppo di investitori privati inglesi per la costruzione di una centrale nucleare commerciale in Inghilterra con un reattore da ben 200MWe.
Fonte: https://bit.ly/3BF494C
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Lione)
In data 5 maggio, la Commissione Europea ha approvato per il Portogallo un pacchetto straordinario a sostegno alla produzione agricola, che prevede un importo complessivo pari a 180 milioni di euro.
La misura, che si colloca nell'ambito del “Patto per la stabilizzazione e la riduzione dei prezzi alimentari”, comprende 140 milioni di euro per compensare l'aumento dei fattori di produzione, un nuovo sostegno al gasolio colorato e marcato di oltre 32 milioni di euro (0,147 centesimi al litro) e 7 milioni di euro per i costi energetici.
Queste sovvenzioni si aggiungono agli oltre 100 milioni di euro stanziati nel 2022 per far fronte all'aumento dei costi di produzione, conseguenza della crisi inflazionistica, e sono destinati a contribuire alla stabilizzazione dei prezzi dei prodotti alimentari.
Fonte: https://bit.ly/3pLPFND
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per il Portogallo)
Il valore ammontava a 278 milioni di dollari l'anno scorso
Le importazioni brasiliane di alimenti e bevande dall'Italia sono aumentate del 16,7% nel 2022, passando da 238,3 milioni di dollari dell'anno precedente a 278 milioni di dollari.
I dati provengono da Italian Trade Agency (ITA), agenzia del governo italiano per la promozione delle esportazioni, e mostrano anche un'espansione del 30,8% nel primo trimestre del 2023, da US$ 74,4 milioni a US$ 97,4 milioni.
Questi risultati confermano l'Italia al settimo posto tra i maggiori fornitori di alimenti e bevande del Brasile e al secondo posto tra i paesi europei, dietro solo al Portogallo.
"Come dimostrano le statistiche, l'Italia ha ancora molto spazio per crescere in questo mercato, dal momento che la cucina italiana è tra le più apprezzate dai brasiliani, che negli ultimi anni stanno imparando a capire e ad apprezzare sempre di più il valore dei numerosi prodotti italiani a denominazione di origine controllata", afferma Ferdinando Fiore, direttore generale di ITA in Brasile.
Secondo Fiore, "il 90,3% dei kiwi importati dai brasiliani proviene dall'Italia, così come l'83,1% della pasta, l'81,31% dell'aceto, il 68,7% delle conserve di pomodoro e il 32,2% dei prodotti da forno".
Per aiutare a mantenere il trend positivo, ITA parteciperà ad Apas Show 2023, la più grande fiera di supermercati in America Latina, che si svolgerà dal 15 al 18 maggio a San Paolo.
L'agenzia porterà alla fiera 18 tra i più rappresentativi produttori italiani di olio d'oliva, condimenti, pasta, panettone, aceto e vino: Acetaia Guerzoni, Agrisicilia, Arioli, BIS (Best Italian Selection), Caffè Gioia, Coppola Foods, Fabianelli, Italian Tasty Aliments, Pasticceria Fraccaro, Podere Casanova, Polselli, Saquella, Selektia Tartufi, Salumi Simonini, Tedesco, Terre Di Rai, Vergani e Vigna Madri.
Fonte: http://glo.bo/45oUYmK
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)