Mercoledì 23 Luglio 2025
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Le associazioni imprenditoriali ceche hanno criticato il rialzo della componente regolata dei prezzi dell’energia elettrica e del gas.
L’Autorità per l’Energia ha pubblicato la sua proposta per la componente regolata per il 2024. Rispetto a quest’anno si prevede un rialzo del 100% e 200% per i grandi consumatori dell’energia elettrica, mentre il rialzo per le famiglie e i piccoli consumatori dovrebbe essere del 70%. Il rialzo della componente regolata del gas dovrebbe essere di circa il 40%.
Gli aumenti potrebbero minare la competitività delle imprese ceche, avvertono le associazioni imprenditoriali ceche. “Stimiamo che rispetto a quest’anno, i costi per l’energia elettrica potrebbero raddoppiare o triplicare in alcune aziende del manifatturiero” ha indicato la Camera di Commercio della Repubblica Ceca. L’Unione dell’Industria e del Trasporto ha esortato il Governo a intervenire sulla materia.
Fonte: http://tinyurl.com/yy4basjm
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
A penalizzare la crescita del PIL ceco nel terzo trimestre sono stati i consumi interni e anche il debole andamento dell’economia tedesca. Lo indicano gli analisti.
Secondo Pavel Sobíšek di UniCredit Bank, l’andamento del PIL è stato il risultato “del grande peso dell’industria in un momento di globale rallentamento, dell’intensa onda inflattiva che ha eroso i redditi reali delle famiglie e dell’ampliamento dell’economia grigia”. Gli analisti di Generali e di Raiffeisenbank hanno poi sottolineato il peso sull’andamento dell’economia ceca dei risultati economici non eccellenti della Germania, il più grande partner commerciale del paese.
Per quest’anno gli analisti prevedono un lieve calo del PIL. Nel terzo trimestre l’economia ceca ha registrato una variazione negativa dello 0,6% nel confronto annuo e dello 0,3% in confronto al trimestre precedente.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il PIL della Repubblica Ceca ha registrato nel terzo trimestre una leggera frenata. Lo indica l’Ufficio di Statistica Ceco nella sua stima iniziale.
Rispetto a un anno fa, l’economia ceca ha registrato una variazione negativa dello 0,6%. Rispetto al secondo trimestre di quest’anno il calo è stato dello 0,3%. Una performance negativa era attesa dai principali analisti.
Il risultato trimestre su trimestre è stato determinato soprattutto dal calo dei consumi interni e degli investimenti. “Ha avuto invece un effetto positivo la domanda estera” ha indicato Vladimír Kermiet dell’Ufficio di Statistica. Nel confronto annuo ha poi pesato la variazione negativa della produzione del valore aggiunto lordo in industria, commercio e alcuni settori dei servizi.
Fonte: http://tinyurl.com/42rumzuk
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il governo britannico ha deciso di riformare il settore vitivinicolo a partire dal 2024, grazie al Retained EU Law Act. Le modifiche normative includeranno la rimozione dei requisiti sugli imballaggi costosi e ingombranti - riducendo il numero di rifiuti da smaltire e i costi di imballaggio a carico delle imprese - e delle regole relative alle forme delle bottiglie, consentendo ai produttori di utilizzare forme diverse.
Il governo rimuoverà poi l'obbligo per i vini importati di riportare sull'etichetta l'indirizzo dell'importatore: l'operatore (OSA) responsabile dell’importazione dovrà comunque garantire che tutti i requisiti legali siano soddisfatti e identificati sull'etichetta. L’eliminazione delle norme restrittive sull’etichettatura ridurrà significativamente l’impatto post-Brexit, con gli operatori del settore alimentare che adotteranno un'etichetta comune sia per i mercati UK che per quelli dell'UE.
I produttori avranno infine maggiore libertà di utilizzare varietà ibride di uva, garantendo ai coltivatori di scegliere la varietà che funziona meglio.
Ned Awty, Direttore e CEO ad interim di Wines of Great Britain, ha dichiarato: “Sostenibilità e innovazione sono al centro dell’industria vinicola nazionale. Attendiamo con ansia eventuali futuri cambiamenti legislativi che aiuteranno il settore agricolo a crescere più velocemente. Oltre allo status del Regno Unito come centro globale del commercio di vino, Inghilterra e Galles hanno un’industria vinicola fiorente e in rapida crescita, che ha visto una crescita del 74% della superficie destinata alla viticoltura negli ultimi cinque anni. Queste riforme modernizzeranno le normative e incoraggeranno nuovi investimenti”.
Il mercato di vino in UK ha toccato oltre 10 miliardi di sterline nel 2022 in vendite off-trade e on-trade: il paese ospita un settore vitivinicolo diversificato e dinamico, ed è il secondo maggiore importatore di vino al mondo. Nel 2022, le vendite off-trade di vino fermo, spumante e fortificato tramite supermercati, minimarket e punti vendita specializzati ha sfiorato i 7,6 miliardi di sterline, mentre le vendite horeca attraverso i punti vendita hanno toccato i 3,5 miliardi sterline.
Fonte: www.gov.uk
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Mancano Tuberi in Svizzera. È questa la notizia che giunge sulle tavole della popolazione in una stagione in cui il consumo di patate inizia ad aumentare. Complici le difficoltà legate ai cambiamenti climatici, la coltivazione di patate accusa il colpo e rallenta.
L’Unione svizzera dei coltivatori di patate (USPPT) prevede un calo del 30% rispetto alla media degli anni passati. Mancano all’appello 100'000 tonnellate. Nelle ultime settimane la Svizzera è dovuta ricorrere all’importazione dall’Italia e dai Paesi limitrofi. Si aprono quindi opportunità interessanti per i coltivatori italiani interessati ad esportare le patate Made in Italy, anche perché, la stagione invernale, prevede sempre un aumento della richiesta del tubero in tutto il territorio elvetico.
Fonte: http://tinyurl.com/57hdyawp
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Ancora una volta gli stipendi dei frontalieri salgono agli onori della cronaca. L’Italia, infatti, non intende cedere il passo e procede con l’intenzione di tassarli chiedendo un contributo netto che oscilla tra il 3% e il 6% del loro reddito netto mentre la Svizzera riconosce loro un aumento sui salari effettivi del 2,5%.
La confederazione aveva fatto questa promessa e l’ha mantenuta, tenendo fede agli accordi salariali conclusi nel corso dell'anno con i settori produttivi, e che prevedevano un aumento di stipendio certificato dall'Ufficio Federale di Statistica che ha quantificato in 2.5 punti percentuali l’incremento degli stipendi effettivi e dell'1,9% quello del salario minimo. L'aumento medio dei salari convenzionali per il 2023 (+2,5%) è stato principalmente distribuito a titolo collettivo (+2,1%) e per lo 0,4% a titolo individuale, ne consegue che ben l’86% della massa salariale devoluta agli aumenti è stata equamente distribuita agli aventi diritto.
Fonte: http://tinyurl.com/yaap57a5
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Secondo i dati pubblicati dalla BCE, gli ultimi decenni hanno visto un incremento sostanziale degli investimenti all’estero a livello globale; si è passati difatti dal 22% del PIL globale a inizio millennio, al 35% nel 2016. Il trend si è mantenuto in crescita anche per gli anni successivi.
Vi sono diverse motivazioni per cui un’azienda decide di attuare degli investimenti diretti all’estero: l’ingresso facilitato nei mercati esteri, la disponibilità di manodopera qualificata e di risorse naturali assenti o scarse nel Paese di origine dell’investitore; infine, essi permettono l’accesso a tecnologie più avanzate. È proprio l’aspetto tecnologico a giocare un ruolo centrale nell’ambito degli investimenti diretti all’interno dell’Unione Europea. Quali vantaggi offre l’allocazione di capitale in un mercato estero? I principali sono la riduzione dei costi di produzione e manodopera, soprattutto in relazione all’aspetto energetico; l’accesso alle agevolazioni fiscali offerte dalle Zone Economiche Speciali (ZES) e dalle Zone Logistiche Semplificate (ZLS) e la vicinanza a clienti e fornitori.
Gli investimenti diretti tra Italia e Germania
I rapporti commerciali dei due paesi sono tradizionalmente molto stretti; la Germania resta il primo partner commerciale dell’Italia, sia per quanto riguarda l’import che per l’export. Anche l’Italia si posiziona tra i primi partner commerciali della Germania. Ciò si riflette anche a livello degli investimenti diretti esteri (IDE), infatti, l’Italia rientra tra i primi dieci Paesi di origine degli investimenti esteri in Germania e, a sua volta, è tra i primi dieci Paesi nei quali gli investitori tedeschi decidono di allocare capitale. Secondo i dati pubblicati da Banca d’Italia, gli investimenti diretti tra i due paesi crescono in continuazione: nell’ultimo decennio, si è verificato un incremento del 76% degli investimenti diretti tedeschi in Italia. Per quanto riguarda gli investimenti italiani in Germania, la quota ammontava a 33MLD/€ nel 2013, mentre nel 2021 essa ha raggiunto i 36MLD/€: la crescita è stata perciò pari al 7,7%.
Come dimostrato dai dati pubblicati dalla Banca Centrale Tedesca, alla fine del 2021 la quota degli investimenti tedeschi diretti all’estero corrispondeva a oltre 1,4 MLD/€: questo dato rappresenta una crescita di oltre 120MLD/€ rispetto all’anno precedente. Gli Stati Uniti d’America, da soli, hanno ricevuto investimenti per circa 409 MLD/€, il 29% del totale, confermandosi al primo posto. Considerando il capitale investito in entrata in Germania, nel 2021, la quota ammontava a 609 MLD/€: la maggior parte di esso, circa il 78%, proveniva dall’Unione Europea. A essere maggiormente coinvolti sono stati i settori IT, quello chimico e il bancario-assicurativo: è proprio quest’ultimo ambito a raccogliere la maggior parte degli IDE relativi alla Germania, sia in entrata che in uscita.
L’attrattività dell’Italia in continua crescita
Secondo il rapporto del 2022 di EY Europe Attractiveness 2022, l’Italia risulta essere il Paese europeo con il maggiore incremento di investimenti diretti in Europa. Infatti, nel 2022, sono stati 243 i progetti di IDE in Italia: ciò rappresenta una crescita del 17% rispetto all’anno precedente. L’Italia si posiziona tra i primi dieci Paesi europei destinatari di investimenti diretti per la prima volta dopo diversi anni, mentre la Germania, con una quota pari all’11% sul totale, continua a collocarsi tra i primissimi paesi di provenienza degli IDE diretti in Italia. Il settore trainante in Italia per gli investimenti diretti è il settore IT, seguito dal Retail e dai servizi B2B alle aziende.
Fonti: http://tinyurl.com/mwrh24jd; http://tinyurl.com/523dpycs; http://tinyurl.com/3kp2kdse; http://tinyurl.com/mws4wjax; http://tinyurl.com/2es6jfa4; http://tinyurl.com/8b6y8592
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
Di fronte a un mercato sempre più maturo e in rapida espansione, i vini italiani diversificano la loro presenza in Brasile, che comincia anche ad apprezzare varietà che vanno oltre le etichette esistenti e consolidate nel palato nazionale dei paesi, come il Chianti e il Barolo.
Un po' di questo scenario si è potuto vedere alla fiera ProWine, tenutasi dal 3 al 5 ottobre, a San Paolo, e che ha riunito decine di produttori del "Belpaese", 11 dei quali allo stand dell'Italian Trade Agency.
“Abbiamo pensato che la fiera fosse molto buona, con molti contatti e aziende in visita ben qualificate, sia per chi è venuto per la prima volta e cercava un importatore, sia per chi voleva espandere la presenza dei propri prodotti qui in Brasile”, ha detto ad ANSA Ronaldo Padovani, analista commerciale senior presso ITA, che ha partecipato per la prima volta alla ProWine. “Siamo davvero molto soddisfatti e, nella prossima edizione, l'idea è quella di ampliare l'area, magari unire i vari italiani sparsi in fiera e creare un padiglione Italia con più visibilità per dimostrare che l'Italia è davvero interessata a investire in questo mercato, che sta maturando e crescendo”, ha aggiunto.
I numeri lo dimostrano: tra gennaio e agosto 2023, il Brasile ha importato vini italiani per 24,6 milioni di dollari, con una crescita del 4,4% rispetto allo stesso periodo del 2022. l’Italia è dietro solo a Cile, Argentina e Portogallo. Allo stesso tempo, il costo medio delle etichette italiane importate dai brasiliani è cresciuto del 14,3%, da 3,43 dollari al litro a 3,92 dollari al litro, indicando un interesse per prodotti con un valore aggiunto più elevato.
“Ciò significa che il Brasile importa ancora vini di qualità superiore, il che è in linea con la proposta italiana. In Brasile il vino italiano è strettamente legato a icone come il Barolo, l'Amarone, il Chianti, il Nero D'Avola e il Primitivo di Manduria, ma l'Italia va ben oltre e poco a poco il consumatore brasiliano impara a conoscere un po' di più sulle altre varietà del vino italiano”, ha sottolineato Padovan.
Questa diversità comprende 635 vitigni catalogati, un numero record al mondo, e 255 mila aziende vitivinicole, che danno origine alla più grande produzione di vino dell’intero pianeta, con 50,3 milioni di ettolitri nel 2022, il 24% del totale mondiale.
Per il 2024, la sede brasiliana dell'ITA prevede di promuovere più azioni rivolte al consumatore finale, che ora avrà a disposizione un'offerta ancora maggiore di vini italiani sugli scaffali di empori e supermercati. “I brasiliani apprezzano il prodotto italiano e sono molto predisposti nei suoi confronti”, ha sottolineato Padovani.
Fonte: http://tinyurl.com/59n3hdyw
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
Il mercato del lavoro in Brasile registra un record storico di lavoratori occupati e, di conseguenza, il livello di disoccupazione più basso da quasi un decennio. Questo è ciò che sottolineano i dati dell'Indagine Nazionale Continua sul Campione delle Famiglie (PNAD), pubblicati dall'Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE).
Secondo l’indagine, il Paese ha chiuso il trimestre terminato a settembre con un tasso di disoccupazione del 7,7% – il livello più basso registrato dal trimestre terminato a settembre 2015. In numeri assoluti, la disoccupazione ha raggiunto gli 8,3 milioni di brasiliani, circa 100 mila in meno rispetto al trimestre immediatamente precedente, terminato a giugno, che corrisponde ad un calo del 3,8%.
“Il calo del tasso di disoccupazione è stato indotto dalla significativa crescita del numero di persone che lavorano e dalla riduzione delle persone in cerca di lavoro nel terzo trimestre del 2023”, spiega la coordinatrice delle Indagini Campionarie sulle Famiglie dell’IBGE, Adriana Beringuy.
Secondo la ricercatrice, il principale dato emerso dall’indagine è l’aumento del lavoro formale nel Paese. Rispetto al trimestre terminato a giugno, l'occupazione sul mercato del lavoro è aumentata dello 0,9%. In numeri assoluti, ciò corrisponde a quasi 1 milione (929 mila) persone in più che lavorano nel Paese, di cui più della metà (587 mila) sono assunte con un contratto di lavoro formale. “Ciò significa che l’espansione dell’occupazione formale è stata molto maggiore di quella dell’occupazione informale. Non che l’informalità sia diminuita. Abbiamo raggiunto 39 milioni di persone che lavorano nell’informalità, un numero significativo”, ha sottolineato Adriana.
Fonte: http://tinyurl.com/2e6jwm3y
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
La recente notizia dell'entrata nell'Unione Europea (UE) del primo carico di 60,5 tonnellate di agrumi biologici argentini, dopo una pausa di 20 anni, rappresenta un importante punto di svolta e apre interessanti opportunità per le aziende italiane operanti nel settore agricolo.
Questo avvenimento, reso possibile grazie alla certificazione del Servizio Nazionale di Sanità Agroalimentare (Senasa), è il risultato di investimenti e sforzi congiunti che hanno contribuito alla riapertura di un mercato cruciale. Juan José Bahillo, Segretario all'Agricoltura, all'Allevamento e alla Pesca della Nazione, ha sottolineato l'importanza di questo successo per l'economia argentina, poiché rappresenta una fonte di valuta estera, opportunità di lavoro e di sviluppo regionale.
Per le aziende italiane, questa apertura del mercato argentino all'UE costituisce un'occasione da non perdere. Le esportazioni di agrumi biologici devono essere potenziate ulteriormente, poiché avranno un impatto positivo non solo sulla produzione argentina, ma anche sullo sviluppo delle economie regionali. La decisione delle autorità europee di accettare il bicarbonato di sodio come trattamento post-raccolta per la produzione biologica offre un'opportunità unica di collaborazione tra le aziende italiane e argentine nel settore agricolo.
L'ampio territorio argentino offre la possibilità di produrre una vasta gamma di prodotti agricoli, tenendo conto delle normative vigenti, e contribuire in modo significativo alla crescita economica di entrambi i paesi. Questo evento rappresenta un'occasione importante per le aziende italiane interessate a esplorare nuove opportunità di commercio e investimento nel settore agricolo argentino.
(Contenuto editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)