Venerdì 18 Luglio 2025
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Secondo i dati diffusi da “TurkStat” in collaborazione con il Ministero del Commercio, nel mese di gennaio 2023, su base annua, le esportazioni sono state pari a 19,4 miliardi di dollari con un incremento del 10,3% sull’analogo mese del 2022; l’import cresce invece del 20,7% attestandosi a 33,6 miliardi. Le vendite turche sono state nel mese in osservazione pari 18,2 miliardi (+8,4% sul 2022) mentre gli acquisti sono ammontati a 19,9 miliardi (+8,1% sul mese di gennaio 2022). Il deficit commerciale (energia e oro esclusi) si è attestato a poco meno di 2 miliardi di dollari, con un rapporto percentuale di copertura delle esportazioni sulle importazioni del 91%.
Se scorporiamo la voce fabbisogno energetico e oro, nel mese di gennaio 2023 la bilancia commerciale ha segnato un disavanzo commerciale pari al 38,4% sull’analogo mese di gennaio 2022, attestandosi a 14,2 miliardi di dollari ed il rapporto di copertura dell’export sull’import scende al 57,6% dal 63% di un anno fa.
A livello geografico, nel mese di gennaio 2023, il principale mercato di sbocco delle merci turche è stato quello tedesco (1,8 miliardi di dollari), seguito da quello statunitense (1,2 miliardi), della Federazione Russa (1,04 miliardi), del Regno Unito (954 milioni) d dell’Italia con 916 milioni di dollari di merci e servizi acquistati. Tra i principali fornitori, la Federazione Russa si piazza al 1° posto con 5,1 miliardi di dollari, precedendo la Svizzera (4,3 miliardi), la Cina (3,6 miliardi), la Germania (1,8 miliardi) e gli USA (1,2 miliardi).
Nel 2022 le esportazioni turche erano aumentate del 12,9% rispetto all’anno precedente e si attestavano a 254,2 miliardi di dollari rispetto ai 363,7 miliardi di import (+34% sul 2021). Il deficit commerciale alla fine dell’anno scorso era stato pari a 109,5 miliardi di dollari con un incremento sul 2021 del 137% mentre il grado di copertura percentuale del rapporto export/import era diminuito dall’83% del 2021 al 69,9% del 2022. Un disavanzo commerciale appesantito dall’import di energia (22%), dalle importazioni di oro non lavorato, e di macchinari e macchine elettriche.
I recenti terremoti che hanno colpito 11 province nella sud-est della Turchia, che rappresentano l'8,6% delle esportazioni della Turchia, hanno avuto un impatto negativo sull’export nel mese di febbraio 2023: secondo i dati preliminari pubblicati i primi giorni di marzo da TİM, le esportazioni sono diminuite del 6,4% per un totale di 18,6 miliardi di dollari. Sulla base dei dati forniti dalle dogane turche, l’impatto negativo sull’export è stato evidentemente molto più pronunciato nei distretti direttamente colpiti dai sismi (Adıyaman, Hatay, Kahramanmaraş e Malatya).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
I dati i più aggiornati sui flussi di IDE in Turchia, pubblicati lo scorso 13 febbraio dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), indicano che nel 2022 gli IDE totali sono stati pari a 13 miliardi di dollari tra “equity capital” (6,5 miliardi di dollari), ricavi provenienti dalle vendite delle proprietà immobiliari (6,3 miliardi) e 0,8 miliardi per strumenti di debito (ossia crediti e depositi commerciali, sottoscrizioni di titoli obbligazionari e prestiti). I disinvestimenti segnano invece il livello più basso degli IDE e si attestano a 0,6 miliardi di dollari.
Nello specifico, nel mese di dicembre 2022, lo stock di investimenti in entrata si è attestato a circa 1 miliardo di dollari. I saldi negativi degli IDE hanno rappresentato nel il 27% del deficit del conto corrente su 12 mesi. Nel complesso, il 2022 ha registrato un -2,4% rispetto al 2021 nonostante i buoni risultati degli IDE cd “greenfield”.
Nel 2022, il settore “servizi”, in particolare bancario e assicurativo, hanno fornito il più grande contributo agli IDE in entrata nel 2022 (28% del totale), seguito da quello delle “vendite all’ingrosso e commercio al dettaglio” (25%) mentre a distanza, al terzo posto, si è piazzato il settore manifatturiero e del “food & beverage e tobacco”.
Nel 2022, sono ancora una volta i Paesi dell’Unione Europea più il Regno Unito i più importanti investitori in Turchia, detenendo la quota di maggioranza pari al 70% degli IDE totali in entrata nel Paese, registrando una crescita del 12%. Il blocco UE più Regno Unito è seguito dagli altri Paesi dell’Europa (+7%) grazie anche alla eccezionale performance della Svizzera (+9%), da quelli dell’Asia orientale, delle Americhe e del Medio Oriente.
A livello di Paesi, nel rank riferito al 2022, l’Italia si piazza alla nona posizione con una quota del 4% dopo aver ricoperto le prime 4 posizioni nel corso dell’anno a seguito delle acquisizioni di quote e fusioni di primarie aziende turche. La Spagna che ha grandi investimenti anche nel settore bancario (Garanti Bank BBVA), consolida la prima posizione con un incremento del 19% e 1,6 miliardi di dollari, seguita da Olanda (13%), Svizzera (11%), e Germania (11%).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Secondo i dati diffusi dall’Agenzia ICE di Istanbul, nel 2022 - rispetto all’anno precedente - il commercio estero con la Turchia segna un aumento del 14,8% che colloca il l’Italia al 5° posto tra i maggior partner commerciali con 26,4 miliardi di interscambio totale ed una quota del 3,9% sul totale importato dalla Turchia. L’Italia in ambito UE si piazza al secondo posto preceduta dalla Germania (45,2 miliardi di merci e servizi venduti) e prima della Francia mentre nell’area del Mediterraneo è il primo partner commerciale della Turchia.
Nel 2022, le esportazioni italiane hanno raggiunto i 14,1 miliardi dollari con un incremento dell’export in valore del 21,8% rispetto al 2021 collocando il nostro Paese al 6° posto tra i principali fornitori della Turchia preceduta da Russia, Cina. Germania, e Svizzera, che ha scavalcato gli Stati Uniti al 5° posto.
Si mantiene invece stabile quale 5° cliente dopo Germania, Svizzera, Stati Uniti Iraq e Regno Unito con 12,3 miliardi di beni acquistati con un incremento dell’import in valore del 7,7% rispetto al 2021.
Dopo un primo semestre del 2022 che aveva visto distribuire equamente vendite e acquisti tra i due Paesi con un saldo pressoché equilibrato, il 2022 ha registrato un saldo negativo per la Turchia di 1,7 miliardi in forte aumento rispetto al 2021.
La dinamica dell’export italiano nel 2022 è stata trainata dalle vendite di combustibili e oli minerali (+109,4% rispetto al 2021) e da quelle della voce merceologica “metalli e pietre preziose” (+191,7%) e, in misura meno marcata, dalle nostre esportazioni di ferro e acciaio (+47,2%). È risultato in calo solo l’export di prodotti farmaceutici (-9,7%). In termini assoluti, le principali voci del nostro export nel periodo in osservazione restano quelle tradizionali dei “macchinari e apparecchiature meccaniche” che hanno superato per la prima volta la soglia dei 3 miliardi di dollari.
Nel confronto con i principali partner commerciali europei, nel 2022 si rileva ancora una crescita delle esportazioni dell’Italia (+21,8%) nettamente superiore agli incrementi registrati dalla Germania (+8,4%) e dal Regno Unito (solo un +1,3%), mentre la Francia ha fatto registrare un +16,7% rispetto al 2021. In ambito Ue, come detto, l’Italia è seconda solo alla Germania (45,7 miliardi di dollari) e si posiziona prima di Francia (20 miliardi di dollari) e Spagna (16,1 miliardi di dollari), guadagnando quote nei confronti dei nostri tre principali concorrenti.
La dinamica dell’export turco fa invece registrare nel 2022 un +209,5% negli acquisti italiani di combustibili e oli minerali – triplicati rispetto allo scorso anno con quasi mezzo miliardo di dollari - mentre la prima voce dell’import italiano resta quella degli “autoveicoli, trattori e parti di ricambio” con oltre 2 miliardi di euro.
Tra gli incrementi maggiori delle esportazioni della Turchia nel 2022 si segnala l’aumento fatto registrare verso la Federazione Russa (+62%) e la Romania (+34,3%) mentre la dinamica dell’import turco segna, tra i più cospicui aumenti, un +402% dalla Svizzera, +103% dalla Federazione Russa (frutto principalmente delle importazioni energetiche) e +83% dagli EAU.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Nelle ultime drammatiche settimane ci siamo tutti raccolti intorno al popolo turco colpito duramente dai sismi del 6 febbraio scorso che, con violenza inaudita, si sono abbattuti nel sud-est del Paese, colpendo duramente ben 11 Province. Questo contesto, già di per sé drammatico, appare ulteriormente aggravato da un intenso e continuo sciame sismico che continua a porre la popolazione in loco sotto forte pressione.
L’Italia, che ha purtroppo vissuto sulla propria pelle tragedie analoghe anche nel recente passato, si è subito messa al fianco della Turchia e, fin dalle primissime ore, sono giunte le manifestazioni di solidarietà da tutte le più alte cariche dello Stato. Allo stesso tempo sono scattati i meccanismi di soccorso per fare ogni possibile sforzo per assistere la popolazione. Le squadre della Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco e della Guardia di Finanza giunte dal nostro Paese sono state in grado di estrarre dalle macerie persone ancora vive e diversi corpi, purtroppo senza vita, da poter restituire alle famiglie, tra cui quelle di sette nostri connazionali. L’ospedale da campo italiano messo a disposizione dalla Protezione Civile attraverso la Regione Piemonte, giunto il 14 febbraio al porto di Iskenderun a bordo della nave militare “San Marco” e allestito nei giorni successivi presso il villaggio di Defne a pochi chilometri dalla città di Antakya, ha finora soccorso oltre 2000 persone e assistito circa 20 partorienti. Sabato scorso 4 marzo l’ospedale è stato donato al Governo turco e in questi giorni è in corso il passaggio di consegne dai medici italiani ai loro colleghi turchi.
Anche il settore privato italiano ha subito mostrato la propria vicinanza. Diverse ONG e molte aziende italiane ma anche semplici cittadini si sono rapidamente messi in moto, ciascuno con le proprie disponibilità, con l’obiettivo di tendere una mano alla Turchia nelle primissime e più drammatiche fasi dell’emergenza. In tanti hanno poi contribuito in maniera diretta a sostenere le attività di soccorso nelle zone colpite, in una vera e propria “spirale di solidarietà”.
Sarebbe per me impossibile ringraziare in questa sede uno per uno tutti coloro che hanno preso parte a questa splendida gara di solidarietà, siete troppi e rischierei certamente di tralasciare qualcuno. Posso però assicurarvi che la determinazione con la quale il “Sistema Italia” ha agito in pronta assistenza alla Turchia, è stata un’ulteriore affermazione dell’amicizia che ci lega alla Turchia, e come tale è stata qui percepita, ponendo un ulteriore tassello nel consolidamento di un rapporto bilaterale già molto positivo.
Grazie a tutti per quello che avete fatto!
Giorgio Marrapodi, Ambasciatore d’Italia in Turchia
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Il deficit della pubblica amministrazione ceca è salito in febbraio a 120 miliardi di corone, il dato più alto mai registrato negli ultimi anni.
L’andamento è stato fortemente influenzato dalla spesa corrente, che ha registrato una crescita di quasi 82 miliardi di corone. Lo Stato ha registrato uscite maggiori per i provvedimenti sociali e per le misure contro il caro energia. Aumentano tuttavia anche i trasferimenti per gli investimenti.
Sul lato delle entrate, lo Stato non ha ancora ricevuto cifre significative da provvedimenti straordinari come la windfall tax. Complessivamente, le entrate sono aumentate di quasi il 10% grazie a maggiori gettiti dei contributi, dell’IVA e dell’imposta sul reddito.
Fonte: https://bit.ly/3SXyBPk
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
L’economia ceca si situa al dodicesimo posto tra i Paesi dell’UE. Lo indica il progetto di analisi dei dati Index prosperity.
La valutazione del 2022 registra un lieve peggioramento per la Repubblica Ceca a causa di alcuni fattori. Il principale è il tasso d’inflazione che ha sfiorato il 15% ed è stato uno dei più alti tra i Paesi comunitari. Il forte aumento dei prezzi ha poi portato a un calo del potere d’acquisto e dei consumi delle famiglie.
L’economia ceca invece eccelle nella complessità, ovvero nella capacità di produrre un’ampia scelta di beni e servizi. Migliorano anche alcuni altri indici. Ad esempio, il numero di robot ogni 10.000 dipendenti è aumentato a 168, il decimo dato più alto dell’UE. L’economia ceca, tuttavia, deve ancora trovare la strada per migliorare in maniera decisiva il proprio valore aggiunto.
Fonte: https://bit.ly/3ypPQ2p
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Gli investimenti e il commercio estero hanno trainato la crescita dell’economia ceca nel 2022. Lo indica una nuova stima dell’Ufficio di Statistica Ceco.
Il contributo più significativo alla crescita del PIL nel 2022 è arrivato dalla creazione del capitale fisso. Gli investimenti hanno visto una crescita rispetto a un anno fa di oltre il 6%. Un contributo positivo è arrivato anche dal commercio estero e dalla spesa del settore governativo. Hanno invece penalizzato la crescita le spese delle famiglie, che hanno visto un calo di circa l’1%.
L’ufficio di statistica ha rivisto al ribasso la sua prima stima di crescita. Secondo il nuovo dato, il PIL è aumentato nel 2022 del 2,4%. Nell’ultimo trimestre la variazione anno su anno è stata dello 0,2%, mentre rispetto al terzo trimestre si è verificato un calo dello 0,4%.
Fonte: https://bit.ly/3IXL5BT
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Tre produttori di caffè del Minas Gerais sono i vincitori del 32° Ernesto Illy Sustainable Quality Award dal caffè all’Espresso. Luís Manuel Ramos Fachada M. da Silva (Chapada de Minas), Raimundo Dimas Santana Filho (Matas de Minas) e São Mateus Agropecuária (Cerrado Mineiro) di Minas Gerais hanno ricevuto il riconoscimento e il premio di R$ 10.000 ciascuno, a San Paolo.
Il trio ha anche vinto un viaggio all'estero per partecipare all'8° Ernesto Illy International Coffee Award, con i 27 selezionati coltivatori di caffè provenienti da nove paesi che forniscono i chicchi a illycaffè. Durante la cerimonia internazionale, che celebra i migliori caffè del mondo, sarà svelato anche l’ordine di classifica dei vincitori brasiliani (primo, secondo e terzo posto).
Nella categoria dei vincitori nazionali, il 4° e 5° posto della classifica sono stati conquistati anche dai “mineiros”: Claudio Martins Belo della città di Araponga, nel Matas de Minas, si è classificato 4°, mentre Agro Fonte Alta, di Campestre, nel sud del Minas, si è classificato in 5a posizione.
Alla cerimonia tenutasi a San Paolo hanno partecipato il presidente di illycaffè, Andrea Illy, CEO, Cristina Scocchia, e il direttore dell'Etica, Anna Illy. I vincitori sono stati selezionati dalla Commissione giudicatrice del premio, composta da esperti nazionali e internazionali di illycaffè, tra gli oltre 500 campioni registrati provenienti dalle principali regioni produttrici di caffè arabica del Paese.
Fonte: https://bit.ly/3JkrXiT
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio, Industria ed Agricoltura di Minas Gerais)
Dal 27 febbraio al 2 marzo si è tenuto a Barcellona l’edizione 2023 del Mobile World Congress, la fiera mondiale della tecnologia. La 17esima edizione della manifestazione si è conclusa con quasi il 50% di partecipanti in più rispetto al 2022, ma ancora non riesce a recuperare il numero di partecipanti al congresso di prima della pandemia.
Tuttavia, i responsabili del congresso sottolineano che più che le cifre, l'importante è che i dirigenti d'azienda siano tornati a questo evento commerciale e che, al di là dei riflettori e delle innovazioni tecnologiche più succose, siano riusciti a fare affari ancora una volta.
Il 56% del totale dei partecipanti proveniva da industrie mobili ausiliarie e i partecipanti al congresso provenivano da 202 Paesi diversi, secondo quanto dichiarato dall'associazione del settore mobile GSMA. La prossima edizione si terrà dal 26 al 29 febbraio 2024.
Fonte: https://bit.ly/3ZB7yf2
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana – Barcellona)
Nel 2022, l’industria danese ha goduto di ottima salute: stando ai dati pubblicati da Danmarks Statistik, infatti, il fatturato dell’intero comparto industriale, compresi gli input di materie prime, ha raggiunto i 1093 miliardi di corone danesi (pari a circa 146 miliardi di euro), in crescita del 18% rispetto al 2021. Va notato che le statistiche sono compilate a prezzi correnti; quindi, i risultati devono essere visti in parte alla luce del recente andamento dei prezzi.
Se si considera solo l’industria (escludendo quindi il settore estrattivo, che ha goduto di un’annata di anomala floridità dovuta all’invasione russa in Ucraina), la crescita è stata del 56,9% rispetto all’anno precedente. Tale crescita si deve principalmente ai due settori farmaceutico (+30% rispetto al 2021, +356% rispetto al 2008) e alimentari-bevande-tabacchi (+18.6% rispetto al 2021, +31% rispetto al 2008), che sono i due maggiori gruppi per fatturato e per occupazione dell’industria danese. I due gruppi rappresentano complessivamente il 38,8% del fatturato totale e il 27,0% dell'occupazione industriale.
Un dato interessante legato all’andamento del settore farmaceutico è che, dal 2008 al 2022, le vendite di prodotti medici e farmaceutici sono passate da 42 a 160 miliardi di corone danesi (+380%). Questa crescita notevole è in buona parte dovuta all'aumento delle esportazioni verso gli Stati Uniti e la Cina in particolare, passate da valere 7 miliardi di corone danesi nel 2008 a 62 miliardi di corone danesi nel 2022. Tale crescita però non si può sovrapporre a quella dell’industria farmaceutica in sé, dato che le vendite di prodotti medici e farmaceutici possono avvenire in diversi settori e, allo stesso modo, le aziende appartenenti all'industria farmaceutica possono avere vendite di prodotti che non rientrano in questo gruppo.
Il gruppo dell'industria farmaceutica rappresenta una quota relativamente maggiore del fatturato dell'industria rispetto all'occupazione nel 2022, con una quota di fatturato del 18,4% ma solo l'8,7% dell'occupazione: questo è chiaro indice dell’alto valore aggiunto di tale industria.
Allo stesso modo, l’industria chimica e della raffinazione è quarta per quota di fatturato nel 2022, ma tra le ultime come quota di occupati. All'estremo opposto si trova l'industria metallurgica, che rappresenta il 6,7% del fatturato dell'industria e il 12,2% dell'occupazione. Il settore alimentare, primo per quota di fatturato, è anche primo come numero di occupati, con il settore dell’industria meccanica che occupa una frazione leggermente inferiore di dipendenti.
Altri settori che hanno riscontrato una crescita significativa, a partire dal 2008, sono quello chimico e della raffinazione del petrolio cresciuto del 61,1%, quello dell’ingegneria meccanica (che include le turbine eoliche) con il 49,2%, e quello dell'elettronica, che include i dispositivi medici, con il 40,7%.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)