Notizie mercati esteri

Martedì 14 Febbraio 2023

Le relazioni commerciali tra Italia e Turchia nel nuovo aggiornamento di gennaio 2023

Secondo i dati diffusi dall’Agenzia ICE di Istanbul, nei primi 11 mesi del 2022 - rispetto all’analogo periodo del 2021 - il commercio estero con la Turchia segna un aumento del 15,6% che colloca il l’Italia al 5° posto tra i maggior partner commerciali sfiorando i 24 miliardi di interscambio totale e con una quota del 3,8 del totale importato dalla Turchia. L’Italia in ambito UE si piazza al secondo posto preceduta dalla Germania e prima della Francia mentre nell’area del Mediterraneo è il primo partner commerciale della Turchia. Nel periodo in osservazione, le esportazioni italiane hanno raggiunto i 12,7 miliardi dollari con un incremento dell’export in valore del 21,5% rispetto al 2021 collocando il nostro Paese al 6° posto tra i principali fornitori della Turchia preceduta da Russia, Cina. Germania, Stati Uniti e superato dalla Svizzera rispetto al mese precedente.
Si mantiene invece stabile quale 5° cliente dopo Germania, Stati Uniti Iraq e Regno Unito con 11.3 miliardi di beni acquistati con un incremento dell’import in valore del 9,6% rispetto ai primi 11 mesi del 2021.

Dopo un primo semestre del 2022 che aveva visto distribuire equamente vendite e acquisti tra i due Paesi con un saldo pressoché equilibrato, il mese di novembre ha registrato un saldo negativo per la Turchia di 1.36 miliardi di dollari. La dinamica dell’export italiano negli undici mesi del 2022 è stata trainata dalle vendite di combustibili e oli minerali (+136,7% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno) e da quelle della voce merceologica “metalli e pietre preziose” (+190,6%) triplicate rispetto allo scorso anno e, in misura meno marcata, dalle nostre esportazioni di ferro e acciaio (+48,6%). È risultato in diminuzione solo l’export di prodotti farmaceutici (-13,2%). Le principali voci del nostro export nel periodo in osservazione restano quelle tradizionali dei “macchinari e apparecchiature meccaniche” con 2.7 miliardi di euro di vendite.

Nel confronto con i principali partner commerciali europei, nei primi 11 mesi del 2022 si rileva ancora una crescita delle esportazioni dell’Italia (+21,5%) nettamente superiore agli incrementi registrati dalla Germania (+7,2) e dal Regno Unito (solo un +1,5%), mentre la Francia ha fatto registrare un +17% rispetto ai primi dieci mesi del 2021. In ambito Ue, l’Italia si posiziona invece al secondo posto con, come sopradetto, 23,979 miliardi di interscambio totale nei primi undici mesi dell’anno, dopo la sola Germania (40,9 miliardi di dollari) e prima di Francia (17 miliardi di dollari) e Spagna (15,1 miliardi di dollari), guadagnando quote nei confronti dei nostri tre principali concorrenti. La dinamica dell’export turco fa invece registrare nel periodo in osservazione un +247,4% negli acquisti italiani di combustibili e oli minerali mentre la prima voce dell’import italiano resta quella degli “autoveicoli, trattori e parti di ricambio” con oltre 2 miliardi di euro. Le esportazioni della Turchia nei primi 11 mesi del 2022 hanno fatto registrare una cifra record verso i due principali mercati di sbocco delle merci turche ovvero Germania e USA i cui incrementi di vendite sono stati rispettivamente del 10,3% e del 17,4%. La Germania (prima mercato di sbocco per le vendite di auto made in turche) è tra i paesi con il maggior numero di aziende in Turchia (circa 7.600 aziende) mentre si registra un aumento della presenza di imprese statunitensi rispetto al passato che ha consentito alla Turchia di vendere di più verso il mercato statunitense.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

Ultima modifica: Giovedì 9 Marzo 2023
Venerdì 10 Febbraio 2023

La Turchia può ambire a diventare un hub regionale del gas?

La Turchia continua a coltivare l’ambizioso progetto di ricoprire un ruolo di primo piano come “hub” energetico per l’Europa e intensifica i lavori nei giacimenti di gas naturale nel Mar Nero.

Focus sullo stoccaggio di gas in Turchia
Continuano, senza interruzioni, gli sforzi per consentire l’utilizzo delle ingenti quantità di gas naturale del Mar Nero che, secondo quanto recentemente dichiarato da Melih Han Bilgin, Direttore Generale della Turkish Petroleum Corporation (TPAO), potrebbero essere disponibili già a partire dal prossimo mese di marzo mentre la produzione a pieno regime avverrebbe a partire dal 2027. La quantità totale di gas dei giacimenti nel Mar Nero (riserva sufficiente secondo il Dicastero turco competente a soddisfare la domanda interna per 30 anni), dopo la recente scoperta di ulteriori riserve pari a 58 miliardi di metri cubi (bcm) presso Çaycuma 1, è pari a complessivi 710 miliardi di metri cubi, con un valore di mercato di 1 trilione di dollari. L’attività della TPAO si svolge oggi presso l'impianto di Filyos, nella provincia settentrionale di Zonguldak, nel cui porto recentemente la nave "Mukavemet" (che opererà nel pozzo Tuna-1 nel giacimento di Sakarya) ha affiancato a gennaio 2023 le altre navi da trivellazione. Nella fase iniziale è previsto il trasferimento di circa 10 milioni di metri cubi di gas al giorno, mentre l'infrastruttura a pieno regime consentirà di raggiungere il picco di 40 milioni di metri cubi al giorno entro il 2026. Quanto al consumo interno di gas, la Turchia è passata da 48 miliardi di metri cubi nel 2020 ad un record di 60 miliardi di metri cubi nel 2021 mentre nel 2022 le stime ufficiali indicano un consumo pari a 53,5 miliardi di metri cubi, inferiore rispetto alle precedenti proiezioni di 63 miliardi di metri cubi. Un risparmio reso possibile dall’aumento della quota delle rinnovabili nel “mix” energetico nazionale, che hanno consentito una diminuzione delle importazioni principalmente dalla Federazione Russa (la Turchia dipende dal gas russo per il 44% del proprio fabbisogno). Il gas russo rappresenta dunque quasi la metà del fabbisogno del Paese, che importa gas anche dall'Iran e dall'Azerbaigian e acquista GNL da Qatar, Nigeria, Norvegia, Algeria e Stati Uniti. Tuttavia, nel 2022 le importazioni tramite gasdotti sono diminuite così come gli acquisti di gas GNL.
I gasdotti che forniscono gas russo e azero alla Turchia sono il TurkStream ed il TANAP. Nel 2022 il TurkStream ha garantito volumi per 8,6 miliardi di metri cubi alla Turchia e 12,5 miliardi di metri cubi all'Europa mentre il TANAP ha fornito l'anno scorso 5,8 miliardi di mc di gas alla Turchia e 11,3 miliardi di mc all’Europa.

Per quanto attiene allo stoccaggio, la capacità della Turchia viene assicurata da 2 strutture sotterranee: la prima è quella offshore di “Silivri” (4,6 bcm) mentre la seconda si trova nei pressi di Tuz Gölü (Lago Tuz) la cui capacità è di 1,2 bcm. La capacità di prelievo giornaliera da Silivri è di 28 milioni di metri cubi (mcm), aumentata recentemente a 75 mcm che lo rende l’impianto di stoccaggio di gas naturale più grande d’Europa. Dopo l'aumento della capacità anche del Lago Tuz, l'obiettivo del Paese è quello di raggiungere circa 10 bcm di capacità totale di stoccaggio, che soddisferà circa il 20% del totale consumo annuo della Turchia, percentuale in linea con quelle previste anche dall’UE (capacità di stoccaggio per ciascun Paese membro pari ad almeno il 20% del suo consumo annuo). Infine, il Ministro dell'Energia e delle Risorse Naturali, Fatih Dönmez, partecipando ad Istanbul al “Summit of Century of Türkiye in Energy” dello scorso 31 gennaio, ha annunciato che la Turchia avrebbe firmato un accordo con l’Oman per l’acquisto di gas naturale per i prossimi 10 anni dopo la visita di una delegazione della compagnia energetica statale turca “BOTAŞ”. L’accordo prevede un acquisto annuale di gas naturale dagli omaniti pari a 1,4 miliardi di metri cubi (bcm). La Turchia apre anche le porte per l’esportazione di gas nei Balcani, con la Bulgaria è stato ad esempio recentemente concluso un accordo che prevede una fornitura annuale di gas di circa 1,5 miliardi di metri cubi fino al 2035 che corrisponderebbe al 30% del consumo annuo di gas della Bulgaria. L’accordo tra la compagnia statale bulgara del gas “Bulgargaz” e quella turca “BOTAŞ” è stato siglato all’inizio dell’anno e prevede forniture sia attraverso la rete del gas turco che dai terminali GNL del Paese. Accordi analoghi, ha aggiunto Dönmez durante il Summit di Istanbul sull’energia, saranno in futuro siglati con la Macedonia del Nord, la Romania e la Moldavia. Infine, il Ministero dell’Energia ha informato che la Turchia ospiterà nelle prossime settimane un vertice sul gas naturale ad Istanbul denominato “Istanbul Gas Forum” allo scopo di riunire i Paesi fornitori e i Paesi consumatori.

*Il TANAP può trasportare fino a 16 bcm di gas azero all’anno, di cui 6 alla Turchia ed il restante all’Europa attraverso il collegamento al TAP al confine greco. Attualmente sono in corso i lavori di ampliamento per raddoppiare la capacità’ del TANAP. La capacità del TANAP potrebbe essere ulteriormente aumentata se il Turkmenistan costruirà un nuovo gasdotto che dal Caspio potrebbe raggiungere la Turchia (vedi Cronache Economiche di dicembre 2022). Il TurkStream ha invece una capacità di 31,5 bcm attraverso due condotte di cui la prima ha una capacità di 15,75 bcm destinati alla Turchia.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

Ultima modifica: Venerdì 10 Febbraio 2023
Venerdì 10 Febbraio 2023

Visita dell'Ambasciatore Sebastiano Cardi ad Ankara per presentare la candidatura di Roma all'EXPO 2030

Il 6 febbraio l’Ambasciatore Sebastiano Cardi, Coordinatore della campagna di promozione della candidatura di Roma ad ospitare l’Esposizione Universale nel 2030 (EXPO Roma 2030), accompagnato dall’Inviato Speciale del Comitato promotore, dott. Fabio Nicolucci, è stato ad Ankara per presentare e promuovere la candidatura. Pur in un contesto fortemente segnato dal terremoto avvenuto poche ore prima e che ha portato comprensibilmente a dover annullare all’ultimo minuto alcuni importanti appuntamenti, l’Ambasciatore Cardi ha potuto incontrare Ali Emre Yurdakul, Vicesegretario Generale della Unione delle Camere di commercio e dell’Industria di Turchia (TOBB) e Mehmet Ali Kilickaya, Direttore Generale per l’export presso il Ministero del Commercio.

L’Ambasciatore Cardi, che ha in primo luogo veicolato ai suoi interlocutori il messaggio di più profondo cordoglio di tutto il Comitato promotore di EXPO Roma 2030 per le vittime del devastante sisma, ha poi avuto modo di presentare in modo ampio e articolato i punti di forza della candidatura della Città di Roma, mettendo tra l’altro in rilievo il sostegno unanime che in Italia si registra, a tutti i livelli, su tale candidatura.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

Ultima modifica: Venerdì 10 Febbraio 2023
Venerdì 10 Febbraio 2023

L’industria ceca in crescita grazie alla ripresa dell’automotive

L’industria ceca ha registrato nel 2022 una lieve crescita grazie alla ripresa del settore automotive. Lo ha indicato l’Ufficio di Statistica Ceco.

Lo scorso anno la produzione industriale ceca ha registrato un aumento dell’1,7 percento. A trainare il settore manifatturiero è stato l’automotive che con una crescita vicina al 12 percento ha ripreso fiato dopo un 2021 segnato dalle difficoltà nell’approvvigionamento. Molto buoni anche i dati dell’industria farmaceutica e del settore beverage. “Nel 2022 la produzione industriale ha raggiunto il livello pre-covid,” ha indicato l’ufficio di statistica.

In crescita del 15 percento i ricavi dalle attività industriali grazie al rialzo dei prezzi dei produttori. Il valore delle nuove commesse è cresciuto di oltre il dieci percento.

Fonte: https://bit.ly/3YGWoow

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

Ultima modifica: Venerdì 10 Febbraio 2023
Venerdì 10 Febbraio 2023

Rep. Ceca - La banca centrale non ha modificato i tassi, in calo il gap con l’eurozona

La Banca Centrale Ceca (ČNB) non ha modificato i tassi d’interesse, che rimangono al sette percento. Lo ha annunciato il governatore Aleš Michl.

I tassi d’interesse sono a un livello tale da frenare la domanda interna e portare a una riduzione del credito alle famiglie e imprese, ha detto Michl. “Viene quindi frenata anche la crescita dei soldi circolanti in economia” ha indicato il governatore. Il board della ČNB ha deciso di non alzare i tassi, ma a breve termine non è neppure probabile un calo. Secondo Michl la banca è pronta a rialzarli, qualora si verificasse un’inflazione da domanda. Le stime della ČNB prevedono il calo dell’inflazione sotto il dieci percento nella seconda metà dell’anno.

Il gap tra i tassi della ČNB e della BCE ha incentivato molte imprese ad accedere a mutui in euro. Ma la differenza si sta rinchiudendo. La banca centrale dell’eurozona ha infatti approvato un aumento dei tassi di 50 punti al tre percento. Un ulteriore aumento di 50 punti è previsto in marzo.

Fonte: https://bit.ly/3DTgJi7  

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

Ultima modifica: Venerdì 10 Febbraio 2023
Venerdì 10 Febbraio 2023

L’interscambio Italia – Repubblica Ceca ha sfiorato i 18 miliardi di euro

L’interscambio tra l’Italia e la Repubblica Ceca ha sfiorato nel 2022 i 18 miliardi di euro. Lo ha indicato l’Ufficio di Statistica Ceco.

Durante lo scorso anno l’interscambio delle merci è cresciuto di circa un quinto a 17,9 miliardi di euro. Le esportazioni italiane in Repubblica Ceca sono aumentate del 13% a 8,6 miliardi di euro, mentre le esportazioni ceche in Italia sono cresciute di oltre un quarto a 9,4 miliardi di euro. L’interscambio ha una forte impronta industriale. L’Italia è il quinto partner commerciale della Repubblica Ceca.

Complessivamente le esportazioni ceche verso il resto del mondo sono aumentate del 13%, mentre le importazioni sono aumentate del 18%. Il bilancio del commercio estero è finito in un passivo di quasi 200 miliardi di corone.

Fonte: https://bit.ly/3HTLgO6

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

Ultima modifica: Venerdì 10 Febbraio 2023
Venerdì 10 Febbraio 2023

La legge tedesca sulla catena di fornitura (Lksg) del 2023: effetti sui fornitori esteri

Con l'obiettivo di proteggere i diritti umani e l'ambiente, la Germania ha approvato la legge sugli obblighi di approvvigionamento della catena di fornitura "Lieferkettensorgfaltspflichtengesetz" (abbr. LksG) nel luglio 2021Dal 01.01.2023 è entrata in vigore per le aziende con almeno 3.000 dipendenti e dal 2024 si applicherà anche alle aziende con più di 1.000 dipendenti. In questo contesto, l'intera catena di fornitura è chiamata a condurre una due diligence efficace ed efficiente. Tutte le aziende coinvolte, tedesche e straniere, saranno chiamate ad assumersi le relative responsabilità per le violazioni nella catena di fornitura.

Sebbene la legge interessi in prima istanza le aziende che hanno sede legale, sede principale, sede amministrativa, sede di servizio o una succursale in Germania, la Lksg ha un impatto anche su fornitori diretti e indiretti coinvolti nella catena di fornitura e dunque anche sulle aziende italiane.

La due diligence richiesta al fornitore diretto è essenzialmente paritaria a quella richiesta all’impresa tedesca. In particolare, si richiede loro di stabilire ed adottare tutte quelle misure appropriate volte a raggiungere l'obiettivo di prevenire, ridurre al minimo o eliminare qualsiasi rischio attinente la violazione dei diritti umani o dell'ambiente.

A tal fine le aziende sono chiamate a:

  • elaborare una due diligence
  • gestire il rischio e designare (eventualmente) un responsabile aziendale
  • analizzare periodicamente i rischi (almeno una volta all'anno e/o su base ad hoc)
  • elaborare ed intraprendere misure preventive, una dichiarazione di politica aziendale, azioni correttive prevedere una procedura di reclamo documentare l’intera attività e dare rendiconto, pubblicizzando sul proprio sito il report.

Meno impellenti per ora i doveri per il fornitore indiretto.

Le aziende tedesche ed i loro fornitori diretti saranno dunque tenuti a verificare l'intera filiera, pena in prima battuta per le aziende tedesche l’inflizione di ammende pecuniarie sino a 50.000 €, multe tra 100.000 € e 800.000 € o fino al 2% del fatturato annuo (per aziende con fatturato superiore a 400 milioni €/anno) e/o l'esclusione dall'assegnazione di appalti pubblici (per violazioni accertate con sentenza definitiva).

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)

Ultima modifica: Venerdì 10 Febbraio 2023
Venerdì 10 Febbraio 2023

Economia tedesca: I risultati del 2022

Nel 2022 l'economia tedesca è lievemente cresciuta nonostante la crisi energetica e i problemi della catena di approvvigionamento.

La performance economica della Germania nel terzo trimestre del 2022 è stata trainata principalmente dalla spesa dei consumatori privati. I consumi hanno avuto un tasso di crescita del +4,6%, per una spesa quasi pari al periodo precedente alla pandemia Covid, dovuta a un recupero delle spese non effettuate durante il periodo pandemico (viaggi, visite ai ristoranti, cultura, feste e fiere). Questo ha permesso all'economia tedesca di crescere nonostante la guerra in Ucraina, le strozzature della catena di approvvigionamento e la crisi dei prezzi dell'energia e la mancanza di personale qualificato.

A ciò hanno contribuito le misure di sgravio del governo federale, entrate in vigore dal 2021, e la solidità del mercato del lavoro: la produzione economica nel 2022 è stata generata da una media di 45,6 milioni di persone occupate con sede di lavoro in Germania.

Durante l’ultimo trimestre del 2022, Il prodotto interno lordo (PIL) della Germania è diminuito dello 0,2% rispetto al terzo trimestreDopo la buona tenuta dell'economia tedesca nonostante le condizioni difficili dei primi tre trimestri, la produzione economica è leggermente diminuita. In particolare, la spesa per consumi privati, che aveva sostenuto l'economia tedesca, è stata inferiore rispetto al trimestre precedente. Come riporta l'Ufficio federale di statistica (Destatis), il PIL corretto per i prezzi è cresciuto dell'1,8% nel 2022. Al netto degli effetti dei prezzi, la crescita economica è stata dell'1,9%. Nel confronto su base annua, il PIL del quarto trimestre del 2022 è aumentato dello 0,5% rispetto al quarto trimestre del 2021.

A dicembre si è osservato un rallentamento della tendenza al rialzo dei prezzi al consumo. Il tasso di inflazione è verosimilmente diminuito di 1,4 punti percentuali, attestandosi all'8,6%. In questo, gli aiuti d'emergenza da parte del governo federale hanno avuto un ruolo importante: grazie alle detrazioni di dicembre su gas e il riscaldamento da parte del governo, i prezzi dell'energia hanno subito un forte calo rispetto al mese precedente. Con l'entrata in vigore dei freni ai prezzi del gas e dell'elettricità a gennaio 2023, i picchi dello scorso anno, con tassi di inflazione superiori al 10%, dovrebbero essere superati.

Anche gli scambi commerciali con l'estero sono complessivamente aumentati nonostante la situazione internazionale. Nel terzo trimestre del 2022 sono stati esportati beni e servizi in misura superiore del 2,0% rispetto al secondo trimestre del 2022, al netto degli effetti dei prezzi, della stagionalità e del calendario. Le importazioni sono cresciute ancora di più delle esportazioni, con un +2,4%.

Fonti: https://bit.ly/3lvkRys

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)

 

Ultima modifica: Giovedì 23 Febbraio 2023
Venerdì 3 Febbraio 2023

La Danimarca sta pensando di eliminare una festività

In questi ultimi mesi una polemica sta dividendo la Danimarca, a causa del piano proposto dal neonato governo di abolire “Store Bededag”, che si può tradurre in italiano come “il Grande Giorno di Preghiera”.

Questa giornata di festa nazionale, che cade sempre il venerdì prima della quarta domenica di Pasqua, è una festa religiosa istituita più di 3 secoli fa, nel lontano 1686. Se la proposta del governo verrà attuata, dal 2024 i danesi non celebreranno più questa giornata, vedendosi ridotti a 10, anziché 11, i giorni di festa nazionale.

A condividere il progetto è, unitamente, il blocco rosso guidato dalla premier Mette Frederiksen, composto da una coalizione di governo che comprende i socialdemocratici ed i moderati di sinistra, insieme ai liberali di centrodestra.

La motivazione data dal governo è che, abolendo la suddetta festa nazionale, si potrà finanziare il budget riservato alla Difesa. I leaders, infatti, puntano a raggiungere l’obiettivo fissato dalla Nato di raggiungere quota 2% del PIL nazionale per la difesa del paese entro il 2030. A causa della sua posizione geografica, il tema della Difesa ha acquistato grande rilevanza dallo scoppio della guerra in Ucraina, e la coalizione mira a raggiungere l’obiettivo Nato con tre anni di anticipo.

Secondo la strategia della coalizione politica, eliminando una festività si risparmierebbe del denaro pubblico che potrebbe essere spostato interamente nelle casse della Difesa, che, a causa della guerra e degli aiuti militari offerti all’Ucraina, si sono alleggerite nel corso del 2022 – 2023. Si spera, quindi, di aumentare la produttività e l’attività economica, con un ricavo di 3 miliardi di corone, ossia un po’ più di 400 milioni di euro.

Secondo Frederiksen, la cancellazione della festività comporterebbe un aggiuntivo giorno di lavoro, che si traduce in 7.30 ore in più di lavoro per ogni lavoratore danese. “Non credo sia un problema” ha commentato il primo ministro, soprattutto perché le spese statali per il welfare e per la transizione ecologica sono enormi e un aiuto da parte dei cittadini è quindi richiesto.

La notizia, però, ha suscitato grandi polemiche da più settori della popolazione. La Chiesa protestante si è detta rattristata della decisione, poiché, secondo, per esempio, il vescovo di Roskilde, i cittadini necessitano di un giorno di riposo, riflessione e preghiera, da condividere insieme ai propri cari.

Anche il mondo del commercio, però, non ha accolto bene la notizia, poiché commercianti ed imprenditori considerano le festività opportunità per ricchi introiti, dato che la popolazione è più libera di visitare negozi nelle giornate libere da impegni lavorativi. La cancellazione della festività, quindi, potrebbe risultare in meno guadagni per le attività commerciali al dettaglio.

I sindacati, inoltre, sono preoccupati, poiché vedono questa scelta politica una minaccia al modello di welfare danese.

Infine, l’opinione pubblica è, in generale, contraria all’idea di veder cancellata una festività. Un sondaggio condotto da Epinion, per esempio, ha confermato che il 75% della popolazione si oppone a questa scelta.

Chi vincerà, quindi, alla fine? Riuscirà il nuovo governo a portare a termine il progetto oppure dovrà ascoltare le volontà popolari?

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Venerdì 3 Febbraio 2023
Venerdì 3 Febbraio 2023

Portogallo - Import-export: report 4° trimestre 2022

Nel 4° trimestre del 2022, secondo la rapida stima di International Trade in Goods, le esportazioni e le importazioni sono aumentate rispettivamente del 16,0% e del 17,1%, rispetto allo stesso periodo del 2021.

Rispetto al 4° trimestre del 2020, si sono registrati incrementi del 32,0% nelle esportazioni e del 51,9% nelle importazioni; a confronto con il 4° trimestre del 2019, invece, la crescita è stata rispettivamente del 27,8% e del 37,5%.

Nel 3° trimestre 2022, i tassi di variazione in termini annuali sono stati +27,9% e +36,5%, nello stesso ordine.

Fonte: https://bit.ly/40EU1V5

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per il Portogallo)

Ultima modifica: Venerdì 3 Febbraio 2023