Lunedì 5 Maggio 2025
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La Repubblica Ceca continua a essere tra i migliori paesi al mondo per gli investimenti nella produzione industriale. Lo indica una ricerca dell’agenzia Cushman & Wakefield.
La Repubblica Ceca è il terzo paese al mondo con minori rischi per chi vuole effettuare un investimento nella produzione industriale. Il paese è all’ottavo posto per le condizioni complessive per costruire una nuova realtà di produzione industriale. “I fattori più importanti sono un’infrastruttura di trasporto avanzata, condizioni imprenditoriali chiare e sostenibili, un ambiente economico con un basso livello di rischio e costi di lavoro relativamente accettabili” ha indicato Jiří Kristek di Cushman & Wakefield.
Fonte: https://bit.ly/3Yvrv7a
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Le retribuzioni dei dipendenti sono aumentate nel terzo trimestre dell’anno di oltre il 6%. Lo indica l’Ufficio di Statistica Ceco.
La crescita dei salari non è quindi riuscita a tenere il passo con la crescita dei prezzi, che nel terzo trimestre sono aumentati di circa il 17%. Il potere d’acquisto dei dipendenti è pertanto calato del 10%. In media un dipendente ha guadagnato al mese circa 40.000 corone ceche lorde, mentre il dato mediano, che divide il mercato del lavoro in due parti uguali, è cresciuto raggiungendo quasi 35.000 corone ceche al mese.
La crescita più dinamica delle retribuzioni si è verificata nei settori dei servizi amministrativi, del trasporto e della logistica, dove i salari sono aumentati di circa il 9%.
Fonte: https://bit.ly/3uTxYLB
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
La Banca Centrale Ceca (ČNB) ha confermato i parametri in vigore per la concessione dei mutui a scopo abitativo.
Secondo le regole in vigore l’indebitamenti di un richiedente non dovrebbe superare il multiplo di 8,5 del suo reddito annuo e la rata del mutuo non dovrebbe rappresentare più del 45% del suo reddito disponibile al mese.
La banca centrale ha anche pubblicato i risultati dei suoi stress test, secondo i quali il settore finanziario rimane molto resiliente rispetto a shock esterni. Le banche ceche hanno sufficiente capitale per far fronte anche agli scenari avversi.
Fonte: https://bit.ly/3HLbRyr
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Alle intense relazioni tra Italia e Polonia dà un grande contributo il settore dell'Aerospazio che il 7 dicembre ha visto a Varsavia un vertice che ha messo insieme i maggiori rappresentanti italiani e polacchi del settore.
L'Italian-Polish Aeropsace Forum è stato aperto da un saluto inviato dal viceministro degli Affari Esteri Edmondo Cirielli, seguito dall'intervento dell'incaricata d'affari dell'Ambasciata Italiana Laura Ranalli che ha ricordato come l'appuntamento odierno riprenda il filo degli incontri interrotti dal Covid dopo i vertici sul settore tra Italia e Polonia svoltisi nel dicembre del 2019 a Varsavia e poi nel gennaio 2020 a Roma. Ranalli ha poi sottolineato il valore complessivo dell'interscambio italo-polacco che è salito a 28 miliardi di eu, con le aziende italiane capaci di dare lavoro a oltre 100 mila persone in Polonia. A sciorinare i numeri del settore aerospaziale è stato invece il direttore dell'ICE Paolo Lemma: "L'Italia è uno dei paesi leader europei del settore con un interscambio globale del valore di 7 miliardi di euro (+14% sul 2020 e +4% rispetto all'epoca pre-pandemia). Principali partner dell'Italia sono gli Stati Uniti con una quota del 22%, la Germania (12%) e il Regno Unito (10%). La Polonia si colloca all'8° posto a livello globale quale partner dell'Italia e al 3° tra i paesi dell'Unione Europea con un interscambio di circa 184 milioni di eu. Pertanto, nel settore aeronautico e spaziale la Polonia nell'ambito dei paesi UE è il 3° paese fornitore (5° a livello globale) e il 3° mercato di destinazione (19° a livello globale). Mentre l'Italia è il primo partner di settore per la Polonia”.
A seguire c'è stato l'intervento del Presidente della Camera di Commercio e dell'Industria in Polonia Piero Cannas, che ha ricordato i soggetti che hanno reso possibile l'evento odierno ovvero, oltre l'Amabsciata, l'Ice, La Camera di Commercio oltre al partner strategico Leonardo. Poi ha preso la parola Marco Lupo, presidente di Leonardo Poland, che ha ripercorso le tappe dello sviluppo internazionale della Leonardo e ha poi fatto il punto sui prodotti di maggiore avanguardia dell'azienda tra cui i droni, gli elicotteri e l'aereo Eurofighter.
Fonte: POLONIA OGGI
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
Dal 30 novembre al 2 dicembre 2022 si è svolta ad Ankara la "Cyber Security Week Turkiye", importante rassegna organizzata dall’Agenzia per l’Industria della Difesa turca (SSB), dall’Ufficio per la Trasformazione Digitale e dal Turkish Cyber Security Cluster, una piattaforma nazionale che sviluppa prodotti per la sicurezza informatica locale. Giunta alla sua terza edizione, la Cybersecurity Week è stata visitata in passato da oltre 9.000 persone, principalmente addetti ai lavori ma non solo. Si prefigge l’obiettivo di contribuire all’ulteriore sviluppo dell’ecosistema nazionale impegnato nell’ambito della sicurezza informatica, nonché di aumentare la consapevolezza e la cooperazione in tale materia attraverso la creazione di sinergie tra il settore pubblico, quello privato ed il mondo delle scuole e delle università. Insieme alla rassegna si sono svolti anche l’International Cyber Warfare and Security Conference (ICWS) e la National Cyber Security Fair, con desk promozionali allestiti dalle principali aziende turche del settore. Nella giornata inaugurale sono intervenuti Mustafa Varank, Ministro dell'Industria e della Tecnologia, Ismail Demir, Presidente dell'Agenzia per l'Industria della Difesa della Presidenza della Repubblica (SSB) e Ali Taha Koc, Capo dell'Ufficio per la Trasformazione Digitale della Presidenza della Repubblica. Presenti, tra gli altri, anche i CEO di Turkcell e Turk Telecom.
Il Ministro dell'Industria e della Tecnologia, Varank, ha evidenziato la pervasività della tecnologia nella nostra vita quotidiana e l’importanza di non abbassare la guarda di fronte delle insidie che si nascondono ovunque. La protezione informatica - ha proseguito il Ministro - è tanto importante quanto la protezione dei propri confini geografici. A tale riguardo ha citato la roadmap realizzata dal suo dicastero nel 2021, che si prefigge vari obiettivi, tra cui quello di sviluppare, grazie ad un’attività profilata in questo settore anche di TUBITAK (l’equivalente del nostro CNR dipendente dal Ministero dell’Industria, che nel 2022 ha investito nel settore della cybersecurity oltre un miliardo di lire turche), tecnologie atte a prevenire attacchi cibernetici. Il piano strategico turco passa anche per gli incentivi ad una formazione tecnica mirata delle giovani generazioni, garantendo sostegno al percorso dei più talentuosi, anche con lo scopo di arginare il numero di esperti informatici turchi che si trasferiscono all’estero (circa 30.000 nell’ultimo anno, secondo le stime citate da Varank), con una conseguente dispersione di know-how.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Le vendite di veicoli elettrici (EV) in Turchia sono cresciute di quasi il 150% nei primi dieci mesi del 2022. Le statistiche del settore mostrano una tendenza all’aumento anche delle vetture ibride (benzina-elettrico) mentre sono in calo i motori alimentati con il diesel. Si stima che le vendite delle vetture elettriche in Turchia aumenterà sensibilmente nei prossimi anni sull’onda del lancio ufficiale dello scorso fine ottobre del primo SUV elettrico di produzione nazionale (vedi infra).
I veicoli elettrici venduti nei primi dieci mesi del 2022, secondo i dati diffusi dalla “Automotive Distributors Association” (ODD), segnano un aumento di vendite del 148,6% rispetto all’analogo periodo del 2021, quando furono vendute meno di due mila esemplari elettrici. Nel periodo in osservazione, le vendite di veicoli elettrici sono invece salite a circa 4 mila unità. Nei mesi gennaio-ottobre 2022, le vendite di tutti gli altri veicoli (inclusi quelli commerciali) sono diminuite del 4,7% attestandosi a sole 600 mila unità a causa dell’aumento dei prezzi quali conseguenza della carenza di componentistica che ha frenato la produzione negli ultimi due anni. Se si considerano le vendite delle sole auto a benzina, esse superano di poco le 300 mila unità mentre i motori diesel sono crollati del 23,1% con sole 74.677 unità vendute. Includendo la produzione di trattori e di altri mezzi per l’agricoltura, in totale, l'industria automobilistica in Turchia supera il milione di unità vendute.
Le auto alimentate a benzina hanno ottenuto una quota del 16,7% nelle vendite complessive nel periodo gennaio-ottobre 2022 (-20,4% sul 2021), mentre per quelle alimentate con motori diesel la quota è del 70,8%. Il mercato ibrido e quello elettrico in Turchia oggi rappresentano quote ancora minoritarie, rispettivamente l'1,1% ed il 9,8% sul totale, ma in forte crescita progressiva (erano dello 0,4% e dell'8,6% nei primi 10 mesi del 2021).
Dalle esportazioni di auto all’estero gli introiti del settore si sono avvicinati ai 25 miliardi di dollari (principalmente dirette ai mercati tedesco, russo, belga e rumeno). In Turchia si lavora anche al lancio di un minibus elettrico e sono all’esame i progetti legati alla tecnologia dell'idrogeno da applicare agli autoveicoli.
Nel frattempo, la Turchia ha recentemente rivisto le tasse sulle autovetture prodotte all’estero, aumentandone l’imposta a partire dalle cilindrate da 1.600 centimetri cubi (cc) al fine di incoraggiare l’acquisto di vetture “Made in Turkiye”. Nel 2021 i principali Paesi per le importazioni di auto in Turchia sono stati Germania (14,2& del totale), seguita da Francia (11,5%), Regno Unito (10,55), Italia (8&) e Spagna (5,5%).
Focus sul primo modello elettrico “made in Turchia” Nonostante la quota in Turchia di auto elettriche e ibride rimanga su livelli ancora molto bassi, cresce l’interesse dei consumatori per il lancio del primo veicolo elettrico prodotto in patria: si tratta di un SUV del segmento C prodotto da Togg a cominciare dal primo trimestre del 2023.
Oltre al segmento SUV, la Togg produrrà altri quattro modelli: una berlina, una C-hatchback, un B-SUV e un B-MPV entro il 2030.
Il primo SUV elettrico made in Turkiye è prodotto da un consorzio di cinque società turche e la capacità iniziale di produzione è di circa 100.000 veicoli all'anno, Il marchio TOGG mira a produrre 1 milione di veicoli nei cinque segmenti entro il 2030 con una successiva creazione di una JV per esportare il modello in Europa (Belgio in pole position) e poi nel resto del mondo. Il design è della Pininfarina, mentre la componentistica sarà per il 65% turca. La presentazione ufficiale si è svolta lo scorso 29 ottobre nella provincia nord-occidentale di Bursa (Gemlik) dove, su un'area di 1,2 milioni di metri quadrati, verrà costruito il SUV. L’infrastruttura elettrica dell’auto e’ stata affidata alla ditta locale “Farasis” per la produzione di batterie agli ioni di litio con una stima di ricarica di meno di 30 minuti e un’autonomia compresa tra 300 e i 500 chilometri. I test in pista hanno mostrato che la vettura impiegherà circa 7,6 secondi per accelerare da zero a 100 km/h grazie ad una potenza di 200 cavalli e meno di 4,8 secondi con il modello superiore da 400 cavalli.
Il Presidente Erdoğan ha definito la produzione del primo SUV elettrico della Turchia come “l’orgoglio nazionale condiviso da 85 milioni di turchi e un sogno che dura da 60 anni”. Il Presidente ha aggiunto che la realizzazione del primo SUV elettrico è la dimostrazione di quanto il Paese sia cresciuto negli ultimi 20 anni nel settore tecnologico, della ricerca scientifica e nello sviluppo di tecnologie avanzate per l’industria e l’agricoltura citando a tale riguardo come in poco tempo il numero di “TEKNOPARKS” in Turchia sia salito da 2 a 96 e quello delle Zone Economiche Speciali da 194 a 344.
Il Ministero dell'Industria e della Tecnologia ha stanziato inoltre 1,3 milioni di dollari per garantire gli investimenti in stazioni di ricarica, che dovrebbero aumentare vertiginosamente prima che i nuovi modelli di auto elettriche arrivino sulle strade turche nel 2023. Attualmente sono solo tremila le stazioni di ricarica in tutta la Turchia di cui solo duemila ad uso pubblico e solo 1/3 sono stazioni di ricarica rapida a corrente continua (la ricarica di un’auto elettrica rapida impiega tra i 30 minuti rispetto alle oltre 2 delle stazioni a corrente alternata).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
In data 22 novembre sono stati diffusi i nuovi dati sui flussi turistici in entrata nel Paese riferiti al mese di ottobre scorso.
I dati a disposizione mettono in luce un aumento degli arrivi di turisti stranieri del 38,4% rispetto all’analogo mese del 2021, confermando quella crescita a cui la Turchia assiste dall’inizio dell’estate. Nel mese di ottobre 2022 sono sbarcati in Turchia 4,8 milioni di turisti (fonte Ministero della Cultura e del Turismo) rispetto ai 3,47 milioni dell'ottobre 2021 e agli 1,74 milioni dell'ottobre 2020.
Oltre ai turisti provenienti dalla Federazione Russa (770 mila), che costituiscono ancora un ampio e prezioso bacino d’utenza per la Turchia, il 2022 è stato caratterizzato anche dalla forte domanda proveniente dall’Europa e principalmente dalla Germania con quasi 750 mila tedeschi che si sono recati in Turchia in un solo mese, seguita dal Regno Unito (388.017), e Bulgaria (326.429) mentre tra le nazioni non europee spicca l'Iran con 185.945 visitatori nel mese in osservazione. Chiaramente quest’ultimo dato rispecchia non solo i semplici turisti, ma anche tutti i cittadini iraniani che si sono recati in Turchia grazie all’agevolazione dell’esenzione dal visto turistico, ma con l’obiettivo di restare nel Paese (basti vedere il dato sugli immobili acquistati da cittadini iraniani).
A livello di presenze sul totale, la Federazione Russa ha intercettato il 16% delle presenze totali, la Germania il 15,5% ed il Regno Unito l’8%. Nei primi dieci mesi del 2022, tra principali mete turche, Istanbul si piazza al primo posto con oltre 13 milioni di presenze (34%), seguita da Antalya (12 milioni), Edirne, al confine con Bulgaria e Grecia (4 milioni), Mugla (3 milioni) e Artvin con 1 milione e mezzo di presenze.
Sempre da gennaio ad ottobre 2022 il numero di visitatori stranieri è salito dell'88,1% a 39,61 milioni (45 milioni se si contano i cittadini turchi residenti all’estero), in linea con i livelli pre-pandemia del 2019. Negli analoghi periodi degli ultimi tre anni le presenze erano state rispettivamente di 21,1 milioni nel 2021 e di 11,2 milioni nel 2020, anni penalizzati dall’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19, e appunto, oltre 40 milioni di presenze nel 2019.
Le entrate del turismo sono vitali per l'economia della Turchia, alle attività turistiche sono direttamente riconducibili il 15,5% del PIL (stime per il 2022) ed oltre il 9% degli occupati del Paese. Il nuovo programma economico del Governo si concentra nel trasformare i deficit cronici del conto corrente della bilancia dei pagamenti in avanzi puntando soprattutto sulle entrate derivanti dall’industria del turismo oltre che dando priorità alle esportazioni, alla produzione e agli investimenti. Secondo le ultime stime governative, l’obiettivo di fine anno è quello di raggiungere la soglia dei 50 milioni di turisti e 44 miliardi di dollari di entrate, rispetto ai 45 milioni di arrivi e 35 miliardi di dollari di entrate che erano state stimate all’inizio dell’anno.
Lo scorso 29 novembre il Presidente Recep Tayyip Erdogan, intervenendo ad Ankara alla VII Assemblea generale ordinaria della Federazione turca degli albergatori, ha evidenziato l’ottima performance del turismo internazionale che nei primi dieci mesi dell’anno ha assicurato al Paese entrate pari a 35 miliardi di dollari, più che raddoppiate rispetto all’analogo periodo del 2021. Erdoğan ha anche affermato che la Turchia è salita al quarto posto al mondo in termini di numero di turisti e all'ottavo per ricavi. Le stime di fine anno indicano 50 milioni di turisti e 820 miliardi di lire turche pari a circa 44 miliardi di dollari di entrate.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
I dati i più aggiornati sui flussi di IDE in Turchia, pubblicati lo scorso 15 novembre dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), indicano che nei primi nove mesi del 2022 gli IDE totali in entrata sono stati pari a 9,3 miliardi di dollari facendo registrare un calo del 5,2% rispetto all’analogo periodo del 2021. Più in dettaglio, nel periodo in osservazione, gli investimenti sono stati pari a 4,8 miliardi di dollari, divisi tra ricavi provenienti dalle vendite delle proprietà immobiliari a cittadini stranieri, seguiti dall’acquisizione di partecipazioni azionarie, (4,7 miliardi) e 0,5 miliardi di dollari in crediti e depositi commerciali e sottoscrizioni di titoli obbligazionari.
Sempre nei primi nove mesi del 2022, i primi tre settori economici che hanno conquistato la quota maggiore degli afflussi di capitale estero in forma di acquisizione di partecipazioni azionarie sono stati il settore finanziario, seguito da quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio e il food manufacturing. Il settore della finanza ha assorbito il 35% del totale degli IDE in entrata, con il settore bancario in testa con oltre 1 miliardo e mezzo di dollari.
I dati dei primi tre trimestri dell’anno mostrano ancora una volta i Paesi dell’Unione Europea più il Regno Unito tra i più importanti investitori in Turchia che detengono la quota di maggioranza pari al 74% degli IDE totali in entrata nel Paese anche se è rimarcabile la crescita degli IDE da parte degli altri Paesi Europei che sono passati dal 3 al 14% nei primi nove mesi del 2022 grazie, in particolare, alla performance della Svizzera (come noto tale dato risente molto anche delle “triangolazioni” effettuate da altri Stati attraverso intermediari bancari svizzeri). La Spagna, nel periodo in considerazione, sale al primo posto con il 33% dei flussi in entrata (investimenti nel settore dell’energia verde). L’Italia, dopo le acquisizioni di quote e fusioni di primarie aziende turche negli anni scorsi, che avevano permesso di scalare le primissime posizioni fra i maggiori investitori stranieri in Turchia, si colloca al momento all’8° posto come flussi in entrata con 3 miliardi di dollari di investimenti in Turchia nei primi nove mesi del 2022.
Più in generale, sempre secondo i dati elaborati da YASED, la Turchia si piazza al terzo posto tra i Paesi più attraenti per gli afflussi di IDE provenienti da aziende europee, seguita da Romania, Repubblica Ceca, Ungheria e Bulgaria. I settori dove le aziende europee investono di più sono il tessile, la chimica di base ed il settore automobilistico. La Turchia si piazzerebbe invece all’8° posto per quanto riguarda il fenomeno del c.d. “reshoring” o “nearshoring” tra le 30 destinazioni al mondo per attrazione di IDE.
Infine, eccellenti i risultati ottenuti in Turchia nel terzo trimestre del 2022 in tema di investimenti provenienti dall’ecosistema delle startup turche: l’ultimo report di “Startup.watch” dichiara che nei primi tre trimestri dell’anno gli investimenti sono stati pari a 727 milioni di dollari in operazioni di Angel Investors e Venture Capital Funds (esclusi l’investimento di Getir), massimo storico per l’ecosistema delle startup in Turchia. Nel “gaming” la Turchia si colloca al 3° posto a livello globale con un giro d’affari nei primi 9 mesi dell’anno di circa 342 milioni di dollari. L’hub delle start-up di Istanbul nel periodo in considerazione si è piazzato al 2° posto in Europa preceduto dalla solo City londinese.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
La Turchia potrebbe installare ulteriori 1.000 megawatt (MW) di capacità di energia eolica nel 2023, un traguardo che potrebbe generare oltre 1 miliardo di dollari in nuovi investimenti. La capacità eolica installata potrebbe dunque arrivare a 12.000 MW, una soglia che si stima possa essere raggiunta già nel primo trimestre del 2023, come ha affermato in una recente intervista Ibrahim Erden, Direttore Generale della Turkish Wind Energy Association (TÜREB).
Per difendersi da una crisi energetica particolarmente sentita anche in Turchia (il Paese è fortemente dipendente dalle importazioni dall’estero per coprire il proprio fabbisogno) il settore delle rinnovabili nel Paese ha visto recentemente nascere numerosi progetti per la costruzione di nuove centrali solari ed eoliche. Le energie rinnovabili hanno rappresentato oltre il 95% dei nuovi aumenti di capacità nel paese nel 2021 e la capacità elettrica totale installata ha raggiunto oltre 100 giga watt (marzo 2022), di cui più della metà da fonti rinnovabili, tra cui idroelettrica, eolica, solare e geotermica.
La Turchia si colloca al 5° posto in Europa e al 12° nel mondo per capacità installata di energia da fonte rinnovabile e al 7° in Europa e al 12° nel mondo per potenza installata nel solo settore eolico.
Erden ha affermato che il Paese potrebbe aggiungere circa 3.000 MW di capacità di energia eolica all'anno attraverso l'uso efficace dei finanziamenti, delle risorse umane, del know how ingegneristico e della produzione di specifiche apparecchiature.
Secondo la “Turkish Wind Energy Association”, nel 2021 sono stati aggiunti circa 1.750 MW di capacità di energia eolica con una capacità totale installata attuale di 10.750 MW che sale a 11.641 MW con quella autorizzata nel primo semestre del 2022. Nell’analogo periodo l’elettricità prodotta dal vento ha raggiunto i 16,5 milioni MWh.
Erden ha anche affermato che le esportazioni di turbine eoliche e attrezzature connesse prodotte in Turchia dovrebbero superare gli 1,5 miliardi di euro quest'anno, una cifra che secondo dovrebbe aumentare di almeno il 10% nel 2023. Il Paese lo scorso anno ha esportato circa 1,49 miliardi di dollari di turbine eoliche e attrezzature in quasi 50 paesi.
Per incrementare la produzione di energia rinnovabile nel Paese, l'Autorità di regolamentazione del mercato energetico (EPDK) ha accolto numerosi progetti di investimento da realizzare nel medio-lungo termine per una richiesta di potenza complessiva da fonte solare ed eolica pari a 67.349 megawatt di cui 19.881 megawatt di capacità di accumulo su base solare e 47.468 megawatt per progetti di accumulo su base eolica. I progetti sono rivolti principalmente allo sviluppo delle tecnologie domestiche.
Nel contesto generale delle energie pulite, oggi la Turchia ha una capacità idroelettrica di circa 31.600 megawatt (prima fonte rinnovabile), seguita dall’eolico con 11.641 megawatt mentre l’energia solare installata rappresenta 9.120 megawatt. Un recente rapporto congiunto elaborato da UNDP e dall'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) del luglio scorso, stima che la Turchia potrebbe trarre enormi benefici economici spostando i nuovi investimenti dai combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili aumentando il suo PIL fino a 8 miliardi di dollari all'anno e riducendo contestualmente le emissioni di gas serra dell'8% rispetto ai livelli del 2019 (fonte Turkish Wind Energy Association, TÜREB).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
L’Ambasciata d’Italia ha ospitato lo scorso 23 novembre il Simposio dal titolo “The contribution of multiculturalism to contemporary enivironmental culture and to the new culture of water”, nell’ambito della campagna lanciata dall’Ambasciata di Ankara “Suistain.IT” ed in collaborazione con la “Water Accademy SRD” di Lugano, con il Centro di Ricerca “Vekan” dell’Università di Koc e con la Facoltà di Architettura dell’Università del “Middle East Technical” (METU) di Ankara.
Il Simposio, curato dal Professore Alessandro Leto, Presidente della Water Accademy SRD di Lugano, è stato promosso per presentare al pubblico turco i lavori del G20 “Special Event on Water 2021”, alimentando una discussione sulle diverse possibili strategie per rafforzare la cooperazione tra Italia e Turchia nel vasto settore delle politiche idriche e della governance dell’acqua in un momento in cui le sfide per contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici sull’impatto sulla disponibilità dell’acqua non coinvolge solo la comunità scientifica internazionale, ma tutto il pianeta.
I diversi speaker del Simposio, tra cui anche l’Ambasciatore della Repubblica del Tajikistan (Il Tajikistan e l’Olanda, in sinergia con le Nazionali Unite, organizzeranno nel 2023 a New York la Conferenza ONU sull’Acqua) ed una rappresentante del Turkish Water Instiute (SUEN), si sono soffermati sulla necessità di riconoscere il valore assoluto dell’acqua, che ricopre i 2/3 della superficie della superficie terrestre, la cui scarsità oggi mette a rischio una quota sempre più crescente della popolazione mondiale, per capire come evitare gli sprechi per un futuro migliore attraverso l’adozione di efficaci politiche sullo sviluppo sostenibile e responsabile.
L'obiettivo del Simposio ad Ankara è stato dunque quello di evidenziare il ruolo chiave che Italia e Turchia, due Paesi che condividono una geomorfologia simile e affrontano sfide analoghe in termini di minacce ambientali, possono svolgere nel rafforzare la consapevolezza sulla “Nuova Cultura dell'Acqua”, che tutti noi siamo chiamati ad adottare per affrontare e possibilmente vincere le dure battaglie idriche del presente e del futuro.
L’Ambasciatore d’Italia Giorgio Marrapodi nel suo discorso di apertura, nel sottolineare come si oggi diventato fondamentale muoversi verso una "nuova cultura dell'acqua" cercando di affrontare e possibilmente superare le gravi sfide poste dalla gestione dell'acqua, ha ricordato ai presenti che tale evento si inserisce nel più ampio programma di incontri “Sustain-It”, promosso dall'Ambasciata per sensibilizzare sull'importanza del raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Durante il Simposio sono stati distribuiti ai presenti, tramite chiavette USB personalizzate dell’Ambasciata per evitare consumi eccessivi di carta, gli atti dell’evento speciale sull’acqua organizzato dall’Italia in occasione dell’ultima presidenza del G-20. L’Ambasciatore Marrapodi ha infine letto ai presenti il saluto per l’aperura dei lavori fatto pervenire per l’occasione dall’ex Ministro degli Affari Esteri, attuale Presidente della Commissione Politiche Europee del Senato, Onorevole Giulio Terzi di Sant’Agata.
La quantità annuale di acqua utilizzabile pro capite in Turchia è di 1.346 m3" e dunque il Paese è sotto “stress idrico” con un impatto importante sulle sue riserve. I recenti dati pubblicati dall’Istat turco, (TÜİK), indicano che la popolazione della Turchia potrebbe raggiungere i 100 milioni di abitanti nei prossimi anni con una contestuale riduzione della quantità annua di acqua pro capite sotto i 1.000 m3. Se si associano gli effetti della crescita della popolazione turca al cambiamento climatico, la diminuzione della quantità di acqua pro-capite costringerà la Turchia a studiare nuove strategie nazionali in grado di gestire il riutilizzo delle acque reflue, l'irrigazione in agricoltura (dove l’acqua viene usata in quantità eccessive), il trattamento dell'acqua di mare e dell'acqua salmastra ma anche l'uso di risorse idriche alternative come la raccolta dell'acqua piovana.
In Turchia è previsto un aumento delle temperature da 2,5 a 3,5 gradi con un calo delle precipitazioni dal 25 al 35%. Secondo i dati compartivi degli ultimi due decenni elaborati dal SUEN, la quantità annua di acqua disponibile pro capite in Turchia è passata dai 1.652 m3 del 2000, ai 1.544 m3 nel 2009 mentre la disponibilità attuale sarebbe scesa a 1.346 m3. Il Paese ha quindi un potenziale di circa 1.000-1.500 metri cubi pro capite all'anno, che lo colloca ai margini del c.d. indice di “Falkenmark” (se la disponibilità idrica pro capite di un Paese scende al di sotto di 1.000 metri cubi, si entra in uno stato di scarsità idrica).
La Turchia non è un Paese ricco di risorse idriche, è situato in un territorio prevalentemente semi-arido ed ha una disponibilità di acqua di 1/5 inferiore a quella delle regioni più ricche (come il Nord America e l'Europa occidentale); inoltre le precipitazioni sono generalmente limitate a 4 o 5 mesi all'anno; elementi che impongono alla Turchia di dotarsi di indispensabili e efficaci progetti di sviluppo socioeconomico sostenibile. Ciononostante, negli ultimi decenni, la Turchia ha compiuto passi importanti nello sviluppo delle risorse idriche per uso domestico, per l’irrigazione, per la gestione delle inondazioni e la produzione di energia; le numerose dighe costruite hanno infatti consentito al Paese di risparmiare acqua grazie anche ad un articolato programma sulla gestione integrata dei suoi bacini idrici. Il 38% delle risorse idriche della Turchia sono infatti generate dai bacini fluviali transfrontalieri e specifici aspetti sono da tempo affrontati tra i paesi rivieraschi. In questo senso il SUEN ha avviato un progetto insieme ad Iraq, Iran, Giordania e Libano per condividere le esperienze nella gestione e l'efficienza dell'uso dell'acqua in agricoltura (il 75% delle risorse di acqua viene utilizzati in questo settore) mentre per l’uso industriale e domestico i livelli di consumo sono relativamente assi più bassi, del 13% circa ciascuno.
Nel contesto internazionale, secondo gli ultimi dati diffusi dall’UNICEF, si stima che entro il 2040 oltre 500 milioni di bambini vivranno in aree con risorse idriche estremamente limitate mentre, secondo il World Resources Institute, 14 dei 33 paesi con un elevato stress idrico (tutti situati in Medio Oriente, una regione in cui l’impatto del cambiamento climatico porterà la temperatura della superficie di quell’area dai 2,5 a 5,5 gradi Celsius) entro il 2040 conosceranno una diminuzione del 20% delle precipitazioni.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)