Sabato 10 Maggio 2025
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L’interscambio tra l’Italia e la Repubblica Ceca sta cominciando a recuperare le perdite registrate durante la pandemia di Covid-19. Lo rileva l’Ufficio di Statistica Ceco.
Nel primo trimestre l’interscambio tra i due paesi è cresciuto di quasi il sette percento a circa 3,5 miliardi di euro. Le esportazioni italiane in Repubblica Ceca sono cresciute di oltre il sette percento a 1,7 miliardi di euro, quelle ceche in Italia del sei percento a 1,8 miliardi di corone. Nell’interscambio continua a prevalere il settore dei macchinari e mezzi di trasporto, che totalizza circa 1,5 miliardi di euro e un aumento di oltre l’otto percento.
Nel primo trimestre ha registrato un buon andamento l’intero commercio estero ceco. Le esportazioni sono cresciute di oltre il dieci percento, le importazioni del 7,5 percento. La bilancia commerciale è finita in attivo per circa 65 miliardi di corone. Circa due terzi delle esportazioni sono diretti in altri paesi dell’Unione Europea.
Fonte: https://bit.ly/2Zvul1L
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Dopo il calo dello 0,4 % registrato nel 1° trimestre, il PIL della Svizzera è cresciuto dell'1,8 %.* Nel settore dei servizi, l'allentamento delle misure COVID ha determinato un notevole aumento del valore aggiunto. I consumi sono in forte ripresa. Nonostante il ritmo meno sostenuto rispetto a quello dei trimestri precedenti, anche l'industria ha evidenziato un trend in crescita. Nel complesso il PIL nel 2 trimestre è rimasto leggermente inferiore ai livelli pre-crisi del 4° trimestre 2019 (−0,5 %).
Il 2° trimestre ha visto la revoca o l'allentamento di numerose misure sanitarie restrittive. Il valore aggiunto ne ha risentito positivamente, aumentando proprio in corrispondenza dei servizi più colpiti. Il settore alberghiero e della ristorazione (+48,9 %) si è ripreso notevolmente dalle battute d'arresto accusate nel semestre invernale: le strutture della ristorazione sono state autorizzate a riaprire e il turismo interno ha iniziato la sua fase di ripresa. Ciò nonostante, il valore aggiunto del 2° trimestre è rimasto a un livello pari a solo circa la metà di quello registrato nel periodo pre-crisi. A seguito degli allentamenti, anche il settore dell'arte, dell'intrattenimento e delle attività ricreative (+52,9 %)** ha fatto segnare una forte crescita. Anche in questo caso il valore aggiunto si trova però ancora ben al di sotto dei livelli pre-crisi.
La riapertura dei negozi fisici ha permesso al commercio (+4,8 %) di crescere significativamente, trainato sia dal segmento non-food del commercio al dettaglio, sia dal commercio all'ingrosso. In linea con la sempre maggiore mobilità della popolazione, anche il settore dei trasporti e delle comunicazioni ha visto un'evoluzione positiva (+1,9 %). Per finire, sono risultati in crescita anche i servizi alle imprese (+1,1 %). Tra tutti i servizi, solo i servizi finanziari (−0,7 %) sono stati caratterizzati da un calo consistente del valore aggiunto. Al generale andamento positivo del settore dei servizi si è accompagnato inoltre l'aumento delle esportazioni di servizi (+3,2 %).
Con l'allentamento delle misure per contrastare il coronavirus, i consumi privati (+4,1 %), che avevano subito un marcato calo nel semestre invernale, sono nuovamente saliti. Le spese per i consumi delle economie domestiche sono state maggiori in quasi tutti i comparti. Ancora più consistenti sono stati gli aumenti a livello di consumi dello Stato (+5,5 %), dettati dalle spese eccezionali sostenute per contrastare la pandemia. Dopo un trimestre negativo, anche gli investimenti in beni di equipaggiamento (+1,6 %) si sono ripresi. Nel complesso, la domanda interna è aumentata fortemente, accompagnata da un leggero incremento delle importazioni*** (+0,5 %). L'unica componente della domanda interna a subire uno stallo è stata quella degli investimenti edili (+0,1 %), in linea con lo sviluppo contenuto dell’edilizia (−0,3 %).
Nel settore dell'industria manifatturiera (+0,9 %), l’andamento si è normalizzato dopo il forte trend di recupero dei trimestri precedenti. Il valore aggiunto, che era già salito sopra il livello pre-crisi nel 1° trimestre, nel 2° trimestre lo ha superato del 4,7 %. Infine, il rallentamento della crescita dell'industria e del commercio a livello mondiale ha rallentato in parte l'industria svizzera. Le esportazioni di beni industriali sensibili all’andamento congiunturale, come macchinari e strumenti di precisione, sono diminuite. L'industria chimico-farmaceutica è stata invece di nuovo in grado di espandersi fortemente. Allo stesso modo, le esportazioni di merci**** (+0,3 %) hanno registrato un lieve incremento nonostante il calo del commercio di transito.
* Tasso di variazione reale rispetto al trimestre precedente. Al netto degli eventi sportivi, la crescita del PIL è stata del +1,6 % nel 2° trimestre, mentre nel 1° trimestre aveva accusato un calo del -0,4 %.
** Al netto degli eventi sportivi: +20,7 %
*** Servizi e merci esclusi gli oggetti di valore
**** Esclusi gli oggetti di valore
Fonte: https://bit.ly/3ocidNJ
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
L’indice di fiducia nell’economia ceca ha registrato in aprile una forte ripresa rispetto a marzo e ad aprile dello scorso anno. Lo indica l’Ufficio di Statistica ceco.
Rispetto a marzo l’indice complessivo è risalito di 7,7 punti a 94,7 punti. Di oltre sette punti è aumentato l’indice di fiducia tra le imprese e di quasi dieci punti quello tra i consumatori. Tra le persone sono diminuite le valutazioni negative sull’andamento dell’economia ed è calata anche la preoccupazione che riguarda la crescita della disoccupazione. Rimangono stabili le valutazioni della situazione finanziaria personale.
Nel settore imprenditoriale la fiducia è cresciuta soprattutto a causa di maggiori attese di commesse e di volumi produttivi, specifica l’Ufficio di Statistica. L’unico calo dell’indice, di ben 5,5 punti, è stato registrato nell’edilizia. Il clima di fiducia è invece cresciuto di otto punti nel commercio e di 8,6 punti nei servizi. Nell’industria l’indice è aumentato di quasi sette punti a 102,3 punti. Migliorano le valutazioni e le attese degli ordini e volumi produttivi. Il tasso di impiego dei mezzi produttivi è all’85 %, meno che nei mesi precedenti. Le imprese pianificano una forte ripresa di investimenti, che dovrebbero crescere nel 2021 dell’11 %.
Fonte: https://bit.ly/3icrlho
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Adottato il messaggio sull'intesa firmata in dicembre tra Svizzera e Italia.
Il nuovo accordo sui frontalieri tra la Svizzera e l'Italia ha il sostegno del Consiglio federale, che ha adottato il messaggio per la sua approvazione. Con la nuova intesa raggiunta, che contribuisce a mantenere i buoni rapporti tra i due Paesi, la Confederazione tratterrà l'80% dell'imposta alla fonte ordinaria prelevata sul reddito dei nuovi frontalieri che lavoreranno in Svizzera, che poi verranno tassati in via ordinaria anche in Italia.
I "nuovi frontalieri" sono le persone che entrano nel mercato del lavoro transfrontaliero dopo l'entrata in vigore dell'accordo. I frontalieri che hanno lavorato in Ticino, nel canton Grigioni e in Vallese, prima dell'entrata in vigore del testo, continueranno ad essere tassati esclusivamente in Svizzera, la quale verserà ai Comuni italiani di confine fino all'anno fiscale 2033 una compensazione finanziaria del 40% dell'imposta alla fonte prelevata nel Paese.
Sempre secondo l’accordo, in futuro il «lavoratore frontaliere» includerà coloro che risiedono entro 20 chilometri dalla frontiera e che, in linea di massima, rientrano ogni giorno al loro domicilio. Tale nuova definizione si applica a tutti i frontalieri (nuovi e attuali) a partire dall’entrata in vigore dell’accordo.
L’intesa, secondo il Consiglio federale, migliora sensibilmente l’attuale regolamentazione dell’imposizione dei lavoratori frontalieri e contribuisce a mantenere i buoni rapporti tra i due Paesi.
Per l’entrata in vigore dell’accordo manca ora l’approvazione da parte del Parlamento italiano.
Fonte: https://bit.ly/3oc6Chr
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
La città di Praga capitale è stata nel 2019 la terza regione più ricca nell’Unione Europea. Lo indicano i dati diffusi dall’Eurostat.
La ricchezza della capitale ceca espressa in PIL pro capite calcolato sulla base del potere d’acquisto era pari al 205% della media dell’Unione Europea. Un dato superiore è stato registrato solo in Lussemburgo e in Irlanda. Il dato di Praga è stabile rispetto al 2018 e in miglioramento di circa tredici punti rispetto al 2010.
Come spiega l’Eurostat i dati fortemente oltre la media dell’intera Unione Europea sono spesso il risultato dell’affluenza di molti lavoratori specializzati o della sede di aziende multinazionali nel dato territorio.
La Repubblica Ceca è in convergenza rispetto alla media dell’Unione Europea. Il dato per l’intero paese è del 93% della media UE, mentre dieci anni prima era pari all’84%. Oltre a Praga altre due macroregioni registrano un valore superiore all’ottanta percento: la Boemia Centrale e la Moravia meridionale con le Alture boemo-morave (Vysočina). Il dato più basso, il 64%, è invece registrato nel nordovest della Boemia (regioni di Karlovy Vary e Ústí nad Labem).
Fonte: https://bit.ly/3o727Vw
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
I disoccupati registrati in luglio 2021 - Secondo i rilevamenti effettuati dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO), alla fine di luglio 2021 erano iscritti 128’279 disoccupati presso gli uffici regionali di collocamento (URC), ossia 3’542 in meno rispetto al mese precedente. Nel mese in rassegna, il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 2,8%. Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, il numero di disoccupati è diminuito di 20’591 unità (-13,8%).
Disoccupazione giovanile
Il numero di giovani disoccupati (15-24 anni) è aumentato di 438 unità (+3,7%) arrivando al totale di 12’201, ciò che corrisponde a 5’694 persone in meno (-31,8%) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Disoccupati di 50-64 anni
Il numero dei disoccupati di 50-64 anni è diminuito di 1’291 persone (-3,2%), attestandosi a 39’142. In confronto allo stesso mese dell’anno precedente ciò corrisponde a una diminuzione di 388 persone (-1,0%).
Persone in cerca d’impiego
Complessivamente le persone in cerca d’impiego registrate erano 219’183, 7’454 in meno rispetto al mese precedente e 16’579 (-7,0%) in meno rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
Posti vacanti annunciati
Il 1° luglio 2018 è stato introdotto in tutta la Svizzera l’obbligo di annunciare i posti vacanti per i generi di professioni con un tasso di disoccupazione pari almeno all’8%; dal 1° gennaio 2020 questo valore soglia è stato ridotto al 5%. Il numero dei posti annunciati all’URC è diminuito in luglio di 3’905 raggiungendo le 56’812 unità. Dei 56’812 posti, 43’219 sottostavano all’obbligo di annuncio.
Lavoro ridotto conteggiato nel mese di maggio 2021
Nel mese di maggio 2021 sono state colpite dal lavoro ridotto 257’467 persone, ovvero 46’817 in meno (-15,4%) rispetto al mese precedente. Il numero delle aziende colpite è diminuito di 5’502 unità (-13,4%) portandosi a 35’517. Il numero delle ore di lavoro perse è diminuito di 4’988’144 unità (-23,8%), portandosi a 15’985’544 ore. Nel corrispondente periodo dell'anno precedente (maggio 2020) erano state registrate 57’933’292 ore perse, ripartite su 890’890 persone in 109’988 aziende.
Persone che hanno esaurito il loro diritto all’indennità nel mese di maggio 2021
Secondo i dati provvisori forniti dalle casse di disoccupazione, nel corso del mese di maggio 2021, 46 persone hanno esaurito il loro diritto alle prestazioni dell’assicurazione contro la disoccupazione. Ogni persona assicurata che al 1° marzo 2021 non ha ancora esaurito le sue indennità giornaliere beneficerà al massimo di 66 indennità giornaliere supplementari per il periodo dal 1° marzo 2021 al 31 maggio 2021.
Fonte: https://bit.ly/3lWzzLG
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Le esportazioni ceche sono tornate a crescere nel mese di febbraio. Lo indica l’Ufficio di Statistica Ceco.
In confronto al 2020 le esportazioni sono aumentate a febbraio del 3,8%. Dall’inizio dell’anno le vendite all’estero sono aumentate dell’1,1%. “I dati dello scorso anno non riflettevano ancora l’epidemia da Covid-19, che si è fatta invece sentire da metà marzo” ha indicato l’Ufficio di Statistica. Aumenta anche l’attivo della bilancia con l’estero. Le importazioni sono cresciute del 3,3% a febbraio e dello 0,7% dall’inizio dell’anno.
Torna in rosso invece la produzione industriale. A febbraio ha registrato un calo tendenziale del 2,6% dopo una lieve crescita di gennaio. “Il peggioramento dei dati è ascrivibile ai problemi nelle catene di fornitura” ha indicato Radek Matějka dell’Ufficio di Statistica. A pesare è il calo dell’otto percento nel settore automotive. Fa invece ben sperare il dato delle nuove commesse: il loro valore è aumentato del 6,7%.
Fonte: https://bit.ly/3obeFuY
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
La Banca nazionale svizzera (BNS) è riuscita ad aumentare nettamente i suoi ricavi nel primo semestre del 2021: con 43,5 miliardi di franchi, l'utile dell’istituto è aumentato del 55,6% in un anno.
L’utile sulle posizioni in valuta estera è ammontato a 44,5 miliardi di franchi, mentre sulle disponibilità in oro è risultata una perdita pari a 1,4 miliardi di franchi. Il beneficio finanziario sulle posizioni in franchi è stato complessivamente pari a 0,6 miliardi di franchi.
Il risultato della Banca nazionale dipende prevalentemente dall’andamento dei mercati dell’oro, dei cambi e dei capitali.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1440
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Lo scorso anno il volume del commercio tra i due Paesi ha raggiunto 12,5 miliardi di euro, circa il 6,5 % in meno rispetto al 2019. Le esportazioni italiane hanno comunque superato la soglia dei 6 miliardi di euro, nonostante il calo dell‘8 % su base annua. Le esportazioni ceche in Italia sono calate invece del 4,5 %, assestandosi sui 6,5 miliardi di euro.
Nonostante il rallentamento dovuto alla pandemia, il valore degli scambi resta complessivamente alto, confermando la solidità dei rapporti tra i due Paesi. Dal secondo trimestre, inoltre, l’interscambio bilaterale ha registrato un continuo miglioramento. Nell’ultimo trimestre del 2020 il volume è stato addirittura del 7 % superiore a quello del 2019.
Il principale comparto dell’interscambio italo-ceco continua a essere quello dei macchinari e mezzi di trasporto, che totalizza 5,5 miliardi di euro. Seguono i semilavorati, che registrano però un calo del 12 % a 2,6 miliardi di euro. In forte aumento invece il comparto delle bevande e tabacchi, che registra una crescita dell’8,7 % a 583 milioni di euro.
Fonte: https://bit.ly/3AO7iwT
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il 1° agosto 2020 è entrato in vigore l’accordo commerciale tra Unione Europea e Vietnam in seguito a 11 round di negoziazioni e, una volta ottenuta la ratificazione da parte di tutti gli stati membri, entrerà in vigore anche l’accordo in materia di tutela degli investimenti.
L’importanza di questi accordi deriva dalle condizioni commerciali e di investimento più favorevoli che seguiranno e che forniranno ai Paesi europei un miglior accesso all’area ASEAN, quindicesimo partner commerciale europeo per importanza. Oltre alla riduzione e/o cancellazione delle tariffe e delle altre barriere applicate alla frontiera, l’accordo è anche punto di partenza per maggiore trasparenza e migliori condizione per fare business.
La riduzione dei prezzi grazie alla attenuazione delle misure protezionistiche e la maggiore trasparenza agevoleranno i rapporti tra i Paesi sul fronte imports, che nell’anno 2020 sono stati pari a 366.3 milioni di dollari e che hanno riguardato, ad esempio, riso, caffè, anacardi, gomma tessile e abbigliamento, scarpe, elettronica e prodotti agricoli processati.
Le opportunità che si presentano alla Danimarca sono numerose ed è fondamentale che gli agenti economici siano pronti a coglierle. Saper sfruttare questa finestra di opportunità implica agire su entrambi i pesi della bilancia commerciale, soprattutto se teniamo a mente che gli exports, pari a 183.32 milioni di dollari (Trading Economics, 2020), sono circa la metà degli imports. Le principali componenti export sono i settori del food, tessile ed elettronica che, nel 2020, hanno generato un volume complessivo di 61.92 milioni di dollari (Trading Economics, 2020).
Oltre a incrementare la propria presenza in tali aree commerciali, le imprese danesi hanno la possibilità e competenza per supportare la transizione digitale ed ecologica in Vietnam. Ciò sarebbe infatti possibile grazie al prezioso know-how danese in settori come energia rinnovabile, efficientamento energetico, trasporti marittimi, istruzione, gestione dei rifiuti e produzione di cibo.
In un’ottica di sviluppo a lungo termine, l’accordo raggiunto dall’Unione Europea consente agli Stati membri di partecipare allo sviluppo del Vietnam incrementando l’e-commerce, la trasparenza delle procedure amministrative, la semplificazione delle richieste di investimento e l’adozione di un sistema di tassazione più prevedibile.
Il desiderio della Danimarca nel prendere parte a questo processo diviene quanto più chiaro se si pensa ai lunghi rapporti di cooperazione, diplomatica e commerciale, che i due Paesi hanno dal 1971. Pare evidente come questi accordi saranno fonte di crescita per lo Stato danese, per i suoi imprenditori e, allo stesso tempo, il punto di partenza di relazioni ancora più stabili tra Danimarca e Vietnam.
References:
“Continents apart, but on the same page”, CPH Post
Trading Economics
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)