Sabato 10 Maggio 2025
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Gli analisti finanziari rimangono ottimisti riguardo all’andamento della congiuntura elvetica, meno però di quanto lo fossero nei mesi scorsi. A pesare sono le incognite della variante delta della pandemia di coronavirus.
L’indice sulle prospettive economiche calcolato da Credit Suisse e da CFA Society Switzerland sulla base di un sondaggio fra gli esperti si è attestato in luglio a 42,8 punti, valore di 8,5 punti inferiore a quello di giugno, come riportato dai dati pubblicati ad agosto.
In sostanza, questo significa che sono comunque più numerosi gli specialisti che nei prossimi sei mesi si aspettano un rafforzamento della dinamica economica di quelli che puntano sull’evoluzione opposta. L’indice era a 8,3 nel gennaio 2020 e - con lo scoppio della pandemia di coronavirus - era crollato a -45,8 nel marzo 2020, per poi risalire nei mesi successivi; nel maggio di quest’anno era stato toccato il valore record di +72,2 punti.
Tornando a luglio 2021 e scendendo nei dettagli, il 40,0% degli interrogati è convinto che nei prossimi sei mesi non vi saranno cambiamenti nella situazione congiunturale, il 51,4% si aspetta un miglioramento e l’8,6% pronostica un peggioramento (valori che determinano poi l’indice complessivo: 51,4 meno 8,6 = 42,8).
Rispetto a giugno calano gli ottimisti (-7,6 punti), aumentano leggermente i pessimisti (+0,9%) e si infoltiscono le file di coloro che puntano sullo status quo (+6,7 punti). Un po’ più negativo, nel confronto mensile, è anche il giudizio sulla situazione attuale, con un indice a 37,2 punti (-6,4 punti).
Il peggioramento delle stime per il futuro elvetico si accompagna a un’analisi analoga - e in parte ancora più marcata - per l’Eurozona (-16,4 punti a 40,0 punti), Stati Uniti (-32,4 a 8,6 punti) e Cina (-9,2 punti a 11,8 punti).
Tornando entro i confini elvetici aumentano gli esperti che si aspettano un incremento dell’inflazione (+15 punti al 69%). Una quota non indifferente (17%) non prevede però cambiamenti e qualcuno (14%) scommette su una contrazione.
I tassi sono attesi fermi nel corto termine (80%); nessuno li pensa in calo e solo una minoranza (20%) vede all’orizzonte un aumento. Sul lungo termine però il 77% ipotizza una progressione: meno consistente è la quota di chi non scorge mutamenti (23%) e nessuno prende in conto una flessione.
Il 47% degli interrogati prevede inoltre una progressione dell’indice di borsa SMI, mentre il 38% punta su valori stabili e il 15% su una flessione. Riguardo ai cambi, il 51% del campione ritiene che non vi saranno cambiamenti nel corso euro/franco, il 26% si aspetta un indebolimento del franco e il 23% un rafforzamento. Sul fronte della disoccupazione il 15% vede una crescita dei senza lavoro, il 44% una stagnazione e il 41% un calo.
Al sondaggio, effettuato fra il 15 e il 22 luglio, hanno partecipato 35 analisti.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1439
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Lo scorso anno in Repubblica Ceca il tasso d’inflazione è rimasto superiore al 3 %. Lo indicano le rilevazioni dell’Ufficio di Statistica Ceco.
L’inflazione è cresciuta lo scorso anno del 3,2 %. Il dato è in aumento rispetto al 2019 ed è il più alto dal 2012. Il tasso d’inflazione è stato trainato dal forte aumento dei prezzi nel comparto alimentare e delle spese per l’abitazione. Unico comparto che registra un contributo negativo è quello delle poste e telecomunicazioni.
Il tasso d’inflazione ha registrato una frenata a fine anno. Nel quarto trimestre l’aumento dei prezzi è diminuito al 2,6 % rispetto al 3,3 % del terzo trimestre. A dicembre il tasso d’inflazione si è fermato al 2,3 %, di molto inferiore rispetto alle previsioni della Banca Nazionale Ceca. “Nel corso di quest’anno il tasso d’inflazione calerà ulteriormente” prevede l’istituto nazionale.
Fonte: https://bit.ly/3kIKaKD
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il Ministero della Salute danese aveva dichiarato che, a partire dal 10 settembre, il Covid-19 non fosse più riconosciuto come una minaccia per la società, facendo così decadere il diritto legale del Governo di imporre misure restrittive.
La Danimarca è stata apripista in Europa nella sospensione delle restrizioni e questo è possibile grazie a un elevato numero di cittadini vaccinati, ben il 75% con almeno una dose (Reuters, 2021). Una percentuale abbastanza elevata da alleviare la pressione sugli ospedali e le terapie intensive.
Quali saranno gli effetti di queste aperture sull’economia?
Probabilmente un impatto positivo deriverà dalla riapertura completa di attività come nightclub e discoteche, palestre, centri fitness ed eventi sportivi e outdoor (anche sopra i 2000 partecipanti).
Le restrizioni precedentemente adottate hanno avuto un forte impatto sull’economia danese portando a un significativo calo del PIL e, già a partire dalle prime riaperture, si è potuto constatare un trend nella direzione opposta. A questo proposito, nel report della Danmarks Nationalbank, pubblicato a giugno 2021, viene prevista una crescita per il resto dell’anno e che si prolungherà fino al 2023.
La riapertura avrà effetti positivi sull’economia grazie ai consumi, soprattutto perché i settori che verranno maggiormente coinvolti sono punto di incontro di diverse attività. Nello specifico, ciò che fa ben sperare, è l’aumento dei consumi privati che, già nei mesi precedenti si sono rilevati cruciali e che verranno ampiamente interessati dalle nuove riaperture. Un impatto positivo verrà probabilmente registrato dall’disoccupazione che, già negli ultimi mesi, sta seguendo un trend decrescente e che ha ormai quasi raggiunto i livelli pre-pandemia.
Essendo il primo Stato europeo a eliminare tutte le restrizioni ad eccezione di quelle relative ai viaggi, i punti interrogativi che si presentano sono diversi e spaziano da come reagirà l’economia a come varieranno i contagi e le ospedalizzazioni.
La focalità delle risposte, che sarà possibile dare solo tra qualche mese, assume in questo contesto una rilevanza anche maggiore, dato che la Danimarca potrebbe diventare un benchmark per altri Stati, soprattutto quelli europei.
In un momento in cui alcuni Stati tornano a imporre lockdown locali o a introdurre altre misure restrittive, la Danimarca sembra procedere su un sentiero differente e, auspicabilmente, questa decisione permetterà il ritorno delle tanto attese normalità e crescita.
Fonte: https://bit.ly/2Y5ONWP
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
La Svizzera verrà considerata fino a nuovo ordine Paese terzo non associato al programma quadro di ricerca e innovazione dell'UE «Orizzonte Europa» e ai relativi programmi e iniziative. Anche in questa modalità i ricercatori in Svizzera possono partecipare ai bandi, seppur in misura limitata, e ottenere un finanziamento diretto da parte della Confederazione. In linea di principio, tuttavia, non è più possibile partecipare a progetti singoli, in particolare nell'ambito di futuri bandi del Consiglio europeo della ricerca, delle Azioni Marie Skłodowska-Curie e del Consiglio europeo dell'innovazione. L'associazione completa della Svizzera a «Orizzonte Europa» rimane l'obiettivo dichiarato del Consiglio federale.
Nel programma quadro di ricerca e innovazione dell'UE Orizzonte Europa sono previste due modalità di partecipazione per gli Stati non membri dell'Unione europea: in qualità di Paesi terzi associati oppure di Paesi terzi non associati. Il 12 luglio 2021 la Commissione europea (CE) ha informato la Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI) che la Svizzera ha lo statuto di Paese terzo non associato per tutti i bandi nel 2021.
Anche in questa modalità i ricercatori svizzeri hanno la possibilità di partecipare a Orizzonte Europa nonché ai programmi e alle iniziative correlate e di candidarsi per le componenti del programma e gli strumenti di finanziamento aperti a loro. Di norma, però, non ricevono dalla CE un finanziamento per i costi di progetto. In tal caso il finanziamento è erogato dalla SEFRI ogni volta che è ammessa una partecipazione. Il Parlamento ha già approvato il finanziamento della partecipazione svizzera al pacchetto Orizzonte per un importo di 6,15 miliardi di franchi, così come la possibilità di un finanziamento diretto ai ricercatori svizzeri.
I ricercatori in Svizzera sono attualmente esclusi dalla partecipazione a progetti singoli (Consiglio europeo della ricerca, Azioni Marie Skłodowska-Curie, Consiglio europeo dell'innovazione). Fanno eccezione, tuttavia, i bandi già chiusi ERC Starting Grants e ERC Consolidator Grants: la CE valuterà le proposte di progetto presentate dai ricercatori presso le istituzioni svizzere ospitanti sulla base della portabilità di questi finanziamenti (grants). In caso di valutazione positiva da parte della CE, la SEFRI propone di finanziare direttamente i ricercatori in Svizzera.
Per tutti i bandi del 2021 che non danno a ricercatori e innovatori in Svizzera una possibilità di candidatura/valutazione, la SEFRI sta preparando proposte di misure transitorie adeguate nel quadro del processo creditizio della Confederazione (preventivo). Se necessario, il Consiglio federale si occuperà a tempo debito anche di misure sostitutive a lungo termine.
Il Consiglio federale ribadisce la volontà di ottenere l'associazione al programma, ma al momento non sono in corso negoziati tra la Svizzera e l'Unione europea. Per quanto riguarda la futura associazione della Svizzera a «Orizzonte Europa», la CE pone come condizioni il versamento del secondo contributo all'allargamento e la stipula di un cosiddetto Specific Agreement, che disciplina la partecipazione della Svizzera ai programmi dell'UE ed è già citato nel mandato negoziale della Svizzera. Per la Commissione europea, inoltre, la ripresa delle trattative va inquadrata nel contesto delle relazioni globali tra la Svizzera e l'Europa.
«Orizzonte Europa»
Il più ambizioso programma quadro di ricerca e innovazione mai lanciato dall’Unione europea, nonché il più grande al mondo, vanta un budget di oltre 95 miliardi di franchi nel periodo dal 2021 al 2027. Congiuntamente a Next Generation EU, il pacchetto di misure straordinarie per favorire la ripresa, Orizzonte Europa si prefigge di promuovere la transizione verde e quella digitale in tutta Europa. La Svizzera era pienamente associata al programma precedente, Orizzonte 2020, e punta al medesimo statuto per «Orizzonte Europa» e per i programmi e le attività connesse (cioè Euratom, ITER e Digital Europe).
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1438
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
L'ex primo ministro Jerzy Buzek ritiene che l'ondata di ristrutturazioni sia il primo grande programma introdotto dall'Unione europea nell'ambito del Patto Verde europeo. L’europarlamentare sottolinea che la Polonia ha molte aziende specializzate nell'ammodernamento termico degli edifici e quindi si distingue dagli altri paesi europei. Secondo Buzek questa è una delle migliori idee per ridurre le emissioni di anidride carbonica di almeno il 55%. Le analisi della Commissione Europea mostrano che ben il 75% degli edifici nell'Unione Europea sono inefficienti dal punto di vista energetico, gli immobili rappresentano il 40% del consumo energetico europeo e il 36% delle emissioni di gas serra. I dati forniti mostrano inoltre che attualmente solo l'1% degli edifici viene ristrutturato ogni anno. La Commissione Europea prevede che la strategia "Ondata di ristrutturazioni" potrebbe creare 160 mila posti di lavoro in Europa.
Fonte: PoloniaOggi (https://bit.ly/2XWlnKP)
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
Il consumo delle famiglie ceche ha registrato una forte ripresa nel terzo trimestre dello scorso anno. Lo ha indicato l‘Ufficio di Statistica Ceco.
Rispetto al precedente trimestre i consumi delle famiglie hanno registrato un aumento di oltre il 5 %. Le entrate delle famiglie sono aumentate di circa il 3 %. Rispetto all‘anno precedente i consumi sono rimasti in calo del 2,7 %, mentre le entrate sono cresciute del due percento.
Nel terzo trimestre le aziende hanno registrato un leggero aumento dell‘utile da esercizio lordo, che è cresciuto a 45,2 %. “Il tasso dell‘utile è stato influenzato del condono dei contributi per le piccole imprese e dalle sovvenzioni” nota l‘Ufficio di Statistica. È continuato il calo del tasso degli investimenti, nell‘ordine del due percento, che ha toccato il 26,7 %.
L‘Ufficio di Statistica ha confermato le precedenti stime dell‘andamento del PIL con un aumento rispetto al secondo trimestre di quasi il sette percento e un calo rispetto all‘anno precedente del 5 %. Secondo gli analisti le cifre mostrano una solida ripresa economica nel terzo trimestre.
Fonte: https://bit.ly/3ienrV8
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Se l’avvento del Covid-19 ha rappresentato una catastrofe sotto la quasi totalità dei punti di vista, l’epidemia ha anche apportato dei cambiamenti che alcuni considerano positivi. Tra questi, il pericolo di contagio causato dalla permanenza del virus sulle superfici ha accelerato il processo di eliminazione del contante, specie in una società già propensa all’utilizzo di forme di pagamento alternative come quella danese.
In un report della Banca Nazionale Danese, è stata registrata una diminuzione dal 28% al 17% dell’utilizzo di banconote e monete in Danimarca presso i principali distributori del paese (Copenhagen Post, 2021). La scarsa domanda di contante ha addirittura portato la Nationalbank a smettere di stampare la propria moneta nazionale nel 2015, esternalizzando questa funzione presso un’azienda francese (The Local, 2014).
Tra i motivi che spingono la Danimarca verso un futuro sempre più cashless svetta la sicurezza. Al momento, la legge prevede che gli esercizi danesi debbano accettare il cash tra le 6 e le 22. Nonostante questo, è possibile rifiutare pagamenti in contanti nelle ore notturne per le attività commerciali che si trovino in zone considerate a rischio rapina.
Inoltre, per i commercianti le banconote portano con sè costi significativi legati al tempo. In un report del 2018, lo Swedish Retail & Wholesale Council aveva stimato che i negozianti svedesi spendessero in media 113 minuti al giorno per la gestione del contante, con costi annessi pari al 4.1% del loro valore (Handelsrådet, 2018). A confronto, le spese relative alla gestione di pagamenti con carta di credito erano pari in media allo 0.4% dell’ammontare delle transazioni (Handelsrådet, 2018). Il graduale allontanamento dal cash è dunque un fenomeno che avvolge l’intera Scandinavia e, di conseguenza, l’economia danese.
A dicembre 2020, alcune banche nel quartiere di Vesterbro a Copenaghen sono diventate le prime nel paese ad eliminare la possibilità di prelevare contanti (The Local, 2020), dando vita ad un trend destinato a coinvolgere sempre più intermediari finanziari.
L’allontanamento definitivo dal contante preoccupa però alcuni osservatori, come Christina Strauss, chairman di De hjemløses Landsorganisation (SAND). In un’intervista al Copenhagen Post datata fine 2020, Strauss osservava come l’impossibilità di prelevare andrebbe a colpire soprattutto le fasce più fragili della popolazione, tra cui i senzatetto e gli anziani. Mentre i secondi restano tendenzialmente meno inclini ad adottare soluzioni di pagamento digitale, per i primi potrebbero presentarsi problemi più strutturali. Strauss sottolinea come, in assenza di sportelli bancari per il prelievo, per i senzatetto sprovvisti di carta di credito diverrebbe impossibile accedere agli schemi di supporto sociale a loro destinati. Il rischio è che alcuni senzatetto possano ricercare contante in altri modi, potenzialmente sfociando nell’illegalità.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Nel mese di giugno, la federazione commerciale e dei servizi Comeos ha presentato il suo piano generale al governo per dare una spinta all'e-commerce belga. "Abbiamo tutto il necessario per sviluppare pienamente il commercio digitale in Belgio. Con questo piano, stiamo dando un grande impulso al settore e all'occupazione", ha affermato Dominique Michel, CEO della federazione del commercio e dei servizi, durante un’intervista con Trends Tendances. Negli ultimi cinque anni, il commercio online è raddoppiato in Belgio. Questo passaggio dal commercio tradizionale all’e-commerce (e al social commerce) era già in fase di attuazione ma la crisi da Covid ne ha diffuso la popolarità. L'anno scorso, il numero di belgi che hanno acquistato online è aumentato drasticamente del 12%. Mai prima d'ora si era registrata una percentuale così alta. “Uno sviluppo che è irreversibile”, sottolinea la federazione Comeos, “dato che sono i grandi attori stranieri che attualmente registrano tassi di crescita maggiori. Ecco perché, secondo l'associazione, è necessario un ambizioso piano generale per il commercio digitale. "Un piano che rafforzerà in modo sostenibile i rivenditori, i dipendenti dei negozi e l'ambiente di vendita al dettaglio del futuro", afferma.
Infatti, Comeos ha già elaborato dodici proposte politiche che ha presentato al governo il 23 giugno. La federazione sostiene che con queste proposte si potrebbero creare 22.500 nuovi posti di lavoro in Belgio entro il 2025, e assegnare così al commercio un ruolo chiave nella ripresa dell'economia nazionale e locale.
Una delle proposte è quella di ridurre il peso sui salari bassi e medi. "I governi precedenti hanno cercato di ridurre il costo del lavoro e di controllarlo, per portarlo più in linea con i paesi vicini. Questo ha avuto successo per i salari più alti, ma non per quelli più bassi", analizza Comeos. "Ecco perché oggi un ingegnere non costa tanto di più in Belgio che nei paesi vicini, ma un cassiere o un logista è fino a un quarto più caro qui.” Inoltre, la federazione del commercio e dei servizi preferirebbe che il lavoro serale e domenicale venisse semplificato, considerando che più della metà degli ordini di e-commerce sono effettuati dopo le 18. "L'orario di lavoro in Belgio è regolato molto rigorosamente. Nel negozio del futuro, tuttavia, dovrebbe essere possibile avere orari di apertura più lunghi (ad esempio fino alle 22) e organizzare il click & collect al di fuori dell'orario d'ufficio", si legge nel suo comunicato. Comeos propone di iniziare a lavorare di notte da mezzanotte invece che dalle 20.00 e di avere un contratto collettivo specifico per il commercio elettronico in modo che il lavoro serale o domenicale sia automaticamente incluso nelle regole di lavoro. Inoltre, gli acquisti serali dovrebbero essere consentiti per servire meglio i consumatori, permettendo ai negozi non alimentari di essere aperti fino alle 22.00 (invece delle 20.00). Resta solo da aspettare la risposta del governo De Croo alle dodici proposte e-commerce.
Fonte: https://bit.ly/2UR5C67
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Belgo-Italiana)
Il Canada è uno dei principali paesi produttori di formaggio al mondo rinomato a livello internazionale per la sua varietà ed alta qualità. Consumato in tutto il mondo, il formaggio canadese ha raggiunto un'esportazione di circa 10,68 milioni di chilogrammi nel 2019, per un valore pari a circa 77,6 milioni di dollari canadesi.
Quando si tratta di prodotti lattiero - caseari, il Canada ha un deficit commerciale: nello stesso anno ha importato 36,04 milioni di chilogrammi di prodotti lattiero-caseari.
Le importazioni dei prodotti agroalimentari in Canada sono cresciute esponenzialmente negli ultimi 20 anni con le importazioni dall’Italia quasi triplicate, con un incremento medio annuo del +6,8%.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana dell'Ontario Canada (ICCO Canada))
Il Presidente della Zona di Processamento degli Esporti (ZPE) di Ceará, Eduardo Neves, ha celebrato l’approvazione della Legge 14.184/2021 che flessibilizza il settore e dovrebbe rendere più interessanti nuovi investimenti.
La notizia è stata celebrata anche dal presidente della Compagnia Siderurgica di Pecém (CSP), Marcelo Botelho, durante un incontro con il governatore Camilo Santana. Per il CSP, il nuovo quadro normativo “offre una maggiore flessibilità nel servizio al mercato delle lamiere d’acciaio”.
Con la nuova legge, i benefici fiscali degli ZPE sono garantiti, ma i progetti dovranno avere più libertà di azione e contrattazione dei prodotti.
Scopri i principali aggiornamenti del nuovo modello di funzionamento delle ZPE in Brasile:
Secondo il Presidente della ZPE Ceará, il nuovo quadro normativo consentirà alle imprese una maggiore flessibilità per adeguarsi alle condizioni di mercato, potendo valutare l’impatto delle dinamiche dei tassi di cambio e il livello della domanda sui mercati nazionali ed esteri.
“È importante perché siamo pionieri e il quadro dà un passo avanti alla legislazione degli ZPE. In precedenza, le aziende dovevano esportare l’80% della loro produzione e internalizzare il 20%. Togliendo questo obbligo l’azienda può esportare il 100% della produzione o anche mettere tutto sul mercato interno a seconda della situazione di scambio”, ha sottolineato.
Eduardo Neves ha anche sottolineato l’importanza di mantenere i benefici fisici per le aziende che sono installate nella ZPE, che, alleato alla flessibilità, può aumentare la capacità di attrarre nuovi affari a Ceará.
“Le altre condizioni e benefici continuano ad essere validi e questa ‘zona libera è un’importante attrazione di investimento per Ceará. Questa flessibilità ci permetterà di farlo più agevolmente”, ha commentato Neves.
Come opera una ZPE?
Una Zona di Processamento di Esporti, o ZPE, è un distretto industriale in cui le società ivi insediate possono operare con una serie di vantaggi fiscali, quali la sospensione fiscale, la libertà di cambio, e possono ancora essere soggette a procedure amministrative semplificate.
Le aziende installate in una ZPE, prima dell’approvazione della Legge 14.184/2021 erano obbligate a esportare minimo 80% della produzione.
È sempre importante ricordare che l’area di azione della nostra Camera include tutta la regione del Nordest e, specificatamente nello stato di Caerá, abbiamo delegazioni speciali a sua disposizione per approfittare di questa e altre opportunità di affari e investimenti.
Fonte: https://bit.ly/3zGLvGQ
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)