Notizie mercati esteri

Venerdì 3 Settembre 2021

Introduzione di nuove normative per l’importazione di prodotti cosmetici cruelty-free in Cina

L’industria cosmetica in Cina ha assistito negli ultimi anni a una crescita esponenziale. Nonostante le difficoltà affrontate a causa della patologia polmonare COVID-19, la R.P.C. si attesta al secondo posto sul mercato globale della cosmesi per livello di consumi. Si prevede infatti che le importazioni di prodotti cosmetici e prodotti per la cura della persona raggiungeranno la cifra record di 455.3 miliardi di Yuan (circa 60 milioni di Euro) nel 2021.

Nel 2020 il Consiglio di Stato della R.P.C. ha emanato il “Regolamento sulla supervisione e amministrazione dei cosmetici” (CSAR), entrato in vigore dal 1° gennaio 2021, introducendo una serie di nuove disposizioni riguardanti i requisiti di importazione e vendita di prodotti cosmetici in Cina e finalizzate a semplificare le procedure di ingresso, mantenendo standard di qualità e sicurezza adeguati.

Le relative misure amministrative sono entrate in vigore il 1° maggio 2021 con la pubblicazione delle “Disposizioni per la gestione dei fascicoli di registrazione e di notifica per i prodotti cosmetici” della National Medical Products Administration (NMPA). Tra le novità introdotte, il permesso di importazione concesso ai cosmetici ordinari senza la necessità di effettuare test sugli animali per le imprese che soddisfino due requisiti preliminari stabiliti dalla NMPA, quali:

  1. L’ottenimento della certificazione GMP (Good Manufacturing Practice) rilasciata dall’autorità governativa competente nel Paese di produzione;
  2. La presentazione dei risultati dei test di valutazione e controllo che attestino la sicurezza dei prodotti.

Sono previste eccezioni dall’esenzione per le imprese che producono cosmetici ordinari delle seguenti categorie: cosmetici destinati e bambini e/o neonati, cosmetici che contengono un nuovo ingrediente cosmetico, cosmetici il cui produttore è identificato come “key supervision target” dall’ NMPA.

La pubblicazione delle nuove disposizioni rappresenta dunque un’importante passo avanti per quei marchi cruelty-free che per molto tempo sono stati ostacolati nella loro entrata ed espansione nel mercato cinese della cosmesi.

Fonti: https://bit.ly/3BviiQ2; https://bit.ly/3jxuiKu; https://bit.ly/2WAdJ8e; https://bit.ly/2WBkRkb; https://bit.ly/3Brbq5T     

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Cina)

Ultima modifica: Lunedì 10 Gennaio 2022
Venerdì 3 Settembre 2021

Il governo brasiliano azzera le tariffe di importazione di apparecchi per la generazione di energia solare

Il governo del Brasile ha deciso di azzerare, fino alla fine del 2021, i dazi all’importazione di una lista di apparecchiature tecnologiche utili per la produzione di energia solare.

La misura dovrebbe aiutare a rilanciare il business del settore in un momento in cui la svalutazione della valuta brasiliana (real) rispetto al dollaro statunitense causa un notevole aumento di costi per l’acquisto di componenti necessari per la generazione di energia solare.

In particolare, la Camera del Commercio estero (Camex) del Ministero dell’Economia brasiliano ha aggiunto all’elenco una dozzina di moduli fotovoltaici per l’energia solare, oltre a invertitori (“inverter”, che consentono la trasformazione della corrente da continua ad alternata) e altri accessori, come componenti dei cosiddetti “tracker”, che consentono ai pannelli di seguire il movimento del sole durante il giorno per massimizzare la produzione di energia.

Le tasse di importazione per i moduli solari in Brasile ammontavano al 12%, mentre altri elementi come gli inverter pagavano tariffe del 14%.

Gli impianti di generazione di energia solare sono cresciuti rapidamente nel paese negli ultimi anni e producono circa 3 gigawatt di potenza installata. Tuttavia, la fonte rappresenta attualmente poco meno del 2% della capacità operativa nel paese, secondo i dati dell’Agenzia nazionale per l’energia elettrica (ANEEL), con un enorme potenziale di espansione.

La cancellazione dei dazi è operativa dal 1˚agosto.

Fonte: https://bit.ly/2WurEN7

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Mercoledì 29 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Foment richiede di rafforzare il ruolo della Catalogna e di Barcellona a Madrid

L'Institut d'Estudis Estratègics, think tank di Foment del Treball, pensa alle priorità della nuova legislatura e identifica la fine della crisi come un'opportunità per aumentare "la presenza e l'influenza" della Catalogna e di Barcellona nei centri decisionali di Madrid.

Questa tappa politica coincide con il dispiegamento dei fondi europei, una leva per grandi cambiamenti come: tassazione, sviluppo di infrastrutture chiave in attesa di esecuzione o un maggiore autogoverno e molti altri aspetti fondamentali. Non bisogna non farti trasportare dall'euforia ma restare concentrati sulla meta, poiché anche se si prevede una "vera esplosione economica", "la crescita da sola non risolverà le gravi sfide che ci attendono, che la pandemia ha accelerato".

Fonte: https://bit.ly/2Y2PXlz

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana – Barcellona)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Aggiornamento sulla disciplina regolante l'ingresso in USA durante il Covid

Aggiornamento al 15 agosto in merito alle Proclamations sul COVID-19 che interessano l'ingresso da alcuni Paesi verso gli Stati Uniti:

Gli Stati Uniti non elimineranno alcuna restrizione di viaggio esistente "a questo punto" a causa delle preoccupazioni sulla variante Delta del COVID-19 altamente trasmissibile e del numero crescente di casi di coronavirus negli Stati Uniti, ha detto a Reuters un funzionario della Casa Bianca.

Quattro proclami presidenziali legati al COVID-19 continuano a limitare l'ingresso negli Stati Uniti agli

individui fisicamente presenti in uno dei seguenti Paesi nei 14 giorni prima del loro ingresso programmato

negli Stati Uniti:

- Brasile

- Cina

- Iran

- Irlanda

- Area Schengen (Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Svizzera)

- Regno Unito

- Sud Africa

- India (in vigore dal 4 maggio 2021)

 

Le proclamation COVID-19 attualmente in vigore

1. Proclamation 9984 del 31 gennaio 2020 (Trump), in vigore dal 2 febbraio 2020, rimane in vigore in base al Proclama 10143 del 25 gennaio 2021 (Biden), e si occupa di:

Cina. Limita "l'ingresso negli Stati Uniti, come immigranti o non immigranti, di tutti gli stranieri che erano fisicamente presenti all'interno della Repubblica Popolare Cinese, escluse le Regioni Amministrative Speciali di Hong Kong e Macao, durante i 14 giorni precedenti il loro ingresso o tentato ingresso negli Stati Uniti", salvo esenzione o altra eccezione.

2. Proclamation 9992 del 29 febbraio 2020 (Trump), in vigore dal 1 marzo 2020, mantenuto in vigore dalla Proclamation 10143 del 25 gennaio 2021 (Biden), si occupa di:

Iran. Limita "l'ingresso negli Stati Uniti, come immigranti o non immigranti, di tutti gli stranieri che erano fisicamente presenti all'interno della Repubblica Islamica dell'Iran, nei 14 giorni che precedono il loro ingresso o tentato ingresso negli Stati Uniti", salvo esenzione o altra eccezione.

3. Proclamation 10143 del 25 gennaio 2021 (Presidente Biden), si occupa di:

Sud Africa. In vigore dal 30 gennaio 2021.

Lo spazio Schengen europeo. Originariamente entrato in vigore il 12 marzo 2020 con la Proclamation 9993 dell'11 marzo 2020 (Trump), ristabilito senza interruzione con la Proclamation 10143 del 25 gennaio 2021 (Biden).

Il Regno Unito e la Repubblica d'Irlanda. Originariamente entrato in vigore il 12 marzo 2020 con la Proclamation Trump 9984 del 31 gennaio 2020. Cancellato dal 26 gennaio 2021 con la Proclamation 10138 del 18 gennaio 2021 (Trump), ma ristabilito senza interruzione con la Proclamation 10143 del 25 gennaio 2021 (Biden).

Brasile. Originariamente entrato in vigore il 26 maggio 2020 con Proclamation 10041 del 24 maggio 2020 (Trump). Cancellato dal 26 gennaio 2021 con la Proclamation 10138 del 18 gennaio 2021 (Trump), ma ristabilito senza interruzione con la n. 10143 del 25 gennaio 2021 (Biden).

La Proclamation limita "l'ingresso negli Stati Uniti, come immigrati o non immigrati, di non cittadini che erano fisicamente presenti all'interno dell'area Schengen, il Regno Unito (esclusi i territori d'oltremare al di fuori dell'Europa), la Repubblica d'Irlanda e la Repubblica Federativa del Brasile durante nei 14 giorni che precedono il loro ingresso o il tentativo di ingresso negli Stati Uniti", salvo esenzione o altra eccezione.

4. Proclamation 10199 del 30 aprile 2021 (Presidente Biden), in vigore dal 4 maggio 2021 riguarda:

India. "Questa Proclamation è in vigore alle 00:01 ora legale orientale del 4 maggio 2021. Non si applica alle persone a bordo di un volo programmato per l'arrivo negli Stati Uniti che è partito prima delle 00:01 ora legale orientale del 4 maggio 2021." Limita "l'ingresso negli Stati Uniti, come non immigranti, di non cittadini degli Stati che erano fisicamente presenti nella Repubblica dell'India durante i 14 giorni precedenti il loro ingresso o il tentativo di ingresso negli Stati Uniti".

 

(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Shenzhen introduce una nuova legge sul trattamento dei dati personali

La protezione dei dati personali è un diritto sancito dal primo codice civile cinese entrato in vigore il 1° gennaio 2021. In particolare, in concomitanza con la maggiore digitalizzazione del Paese, negli ultimi anni si è assistito all’introduzione di regolamenti volti a migliorare la sicurezza informatica.

Recenti aggiornamenti relativi all’argomento giungono da Shenzhen, nella provincia del Guangdong, dove lo scorso mese è stata approvata la prima legge locale sulla gestione dei dati. La legge (Shenzhen Special Economic Zone Data Regulations), pubblicata dal Congresso Municipale del Popolo, entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2022.

Tra le novità introdotte, la possibilità per gli utenti di revocare il consenso espresso al trattamento dei dati. Allo stesso tempo, le applicazioni non potranno vietare agli utenti di usufruire dei loro servizi a seguito del rifiuto al consenso dell’utilizzo dei dati personali. Inoltre, agli utenti sarà accordato il diritto di rifiutare la raccolta dei dati volta all’analisi delle preferenze e all’offerta personalizzata di prodotti e servizi. Inoltre, sono previste delle sanzioni che vanno da un minimo di 50.000 Yuan fino a 50 milioni per le società che utilizzano i dati degli utenti per imporre un trattamento differenziale senza una valida giustificazione.

Infine, per quanto riguarda le società operanti nel settore dell’istruzione, della salute, dell’assistenza sociale e altri servizi pubblici, la regolamentazione enfatizza l’importanza di rendere tali dati disponibili alla consultazione, possibilmente gratuitamente.

Shenzhen è una città altamente sviluppata dal punto di vista del data management, con più di 300 aziende di big data presenti sul territorio e l’utilizzo dei dati per finalità di commercio, comunicazione, logistica e finanza. In particolare, per quanto concerne i servizi finanziari, come anche i servizi sanitari e la sicurezza pubblica, particolarmente diffuse sono le tecnologie biometriche (e.g., riconoscimento facciale o scansione dell’iride, sblocco vocale o tramite impronta digitale, …). Al riguardo, per evitare un uso improprio di queste tecnologie e dei dati registrati, la legge impone alle imprese che erogano tali servizi di offrire delle soluzioni alternative ove possibile.

A livello nazionale, la sicurezza informatica è divenuta oggi una priorità. Questa legge, infatti, si inserisce nell’ambito delle azioni che la Cina continua a intraprendere per assicurare una maggiore protezione delle informazioni personali.

Fonti: https://bit.ly/3gNcnhk; https://bit.ly/3ysfrVP; https://bit.ly/3yxSqRi

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Cina)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Brasile, nuova terra promessa per l'export di vini italiani

Nemmeno il Covid-19 ferma la qualità del vino italiano. Forse ne rallenta l’export, certo, ma nei 12 mesi più sconvolgenti dell’intera storia economica mondiale, mentre mercati come quello statunitense (-11.1%), britannico (-12,4%) o tedesco (-4,5%), secondo i dati dell’Osservatorio del Vino, perdono importanti quote di fatturato, il Bel Paese, secondo i dati dell’Osservatorio Wine di Qualivita, attesta le sue stime relative all’esportazione a un -2,2%, per un valore totale delle esportazioni pari a 6,29 miliardi di euro.

LA RESILIENZA DELLE VIGNE ITALIANE

Un risultato non ottimale che, però, se relazionato ai dati provenienti da altri territori, come quello francese (-17.9% secondo l’Osservatorio del Vino), rappresenta sicuramente un grande punto di solidità. A questo, va aggiunto poi che, se il 2020 non è stato un anno semplice dal punto di vista sanitario, economico e commerciale, le vigne italiane hanno comunque reagito bene, arrivando a produrre oltre 47.2 milioni di ettolitri di vino (-1% rispetto al 2019). Un volume di tutto rispetto che, però, nasconde una verità da non sottovalutare. Oggi, infatti, in Italia sono rimasti in cantina al 31 gennaio 2021 oltre 6,9 miliardi di litri di vino, secondo l’analisi Coldiretti basata sull’ultimo aggiornamento reso disponibile dal Ministero delle Politiche Agricole.

LA NUOVA VIA BRASILIANA DEL VINO

Si rende così necessario trovare nuovi sbocchi di esportazione e commercializzazione per permettere a uno dei più importanti prodotti agroalimentari peninsulari di risollevarsi dopo la crisi. Tra questi sicuramente il più interessante, soprattutto in un anno come questo, risulta essere il mercato brasiliano. Uno degli stati con la più veloce crescita di importazione e acquisto interno di vino a livello globale che dal 2017 vede crescere i propri valori a doppia cifra con una particolare attenzione dedicata proprio alle uve tricolore. Le importazioni brasiliane di vino, infatti, secondo i dati di Ideal Consulting proposti da ICE, sono cresciute nel 2020 del 26,5% in volume e del 13,6% in valore rispetto ad un anno prima. Sono state importate 16,8 milioni di scatole da 9 litri, cifra superiore a quella registrata nel 2019 di circa 3,5 milioni di scatole, oppure 42 milioni di bottiglie. La crescita, come avvenuto in tutto il mondo in termini di nuove abitudini di acquisto, è stata guidata dai vini fermi, il cui incremento è stato del 28,6% in volume rispetto al 2019, contro una riduzione del 36,2% degli champagne e del 20,1% tra spumanti e prosecco, che notoriamente sono bevande più consumate in feste ed eventi (segmenti fortemente colpiti dall’isolamento imposto dalla pandemia).

IL VINO ITALIANO IN BRASILE

Guardando sempre a quello brasiliano come a un nuovo mercato emergente dalle grandi potenzialità, inoltre, è possibile notare subito che l’Italia ha già un posizionamento di favore che sarebbe molto vantaggioso sfruttare per aumentare la propria competitività sui leader di settore e, in particolare, sui produttori europei. Secondo quanto riportato da ICE, infatti, se si escludono le importazioni di vicinanza geografica (scelte anche per i loro costi più ridotti), come per esempio quella cilena che, con quota del 44,3% in valore (USD FOB 177,93 milioni) e del 49,4% in volume (8,06 milioni di scatole da 9 litri), è il principale paese fornitore della bevanda, seguito dall’Argentina, la cui quota nelle importazioni brasiliane è stata del 16,5% in valore (USD FOB 66,05 milioni) e del 15,1% in volume (2,46 milioni di scatole da 9 litri), al primo posto al di fuori dell’area LATAM troviamo il Portogallo, terzo fornitore brasiliano e principale fornitore europeo con una quota del 16,3% in valore (USD FOB 65,25 milioni) e del 16% in volume (2,61 milioni di scatole da 9 litri), seguito dall’Italia, con una quota dell’8,2% in valore (USD 32,85 milioni) e del 7,1% in volume (1,15 milioni di scatole da 9 litri). Il consumo della bevanda, trainato dagli effetti della pandemia, inoltre, ha raggiunto livelli elevati: 2,78 litri per ogni persona con età superiore a 18 anni, contro i 2,13 del 2019. Nel 2020 sono stati, quindi, venduti 501,1 milioni di litri di vino, contro i 383,9 milioni di litri del 2019, registrando un aumento delle vendite del +30,5%. I vini brasiliani sono quelli il cui consumo è cresciuto di più (32,4%). Le vendite di vini importati sono state leggermente inferiori (26,5%) e la causa principale è la svalutazione del reale, calcolata al 29% nel 2020. Un dato, questo, che dimostra come l’interesse del Paese anche per i vini d’importazione stia crescendo costantemente, lasciando importanti margini di miglioramento e prospettiva per il futuro.

 

Fonte: https://bit.ly/3Bsacr1

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Rafforzamento del provvedimento "Buy American Act"

Il Presidente degli Stati Uniti Biden, facendo seguito all’ordine esecutivo (emanato in occasione del suo insediamento) che rafforzava le disposizioni del "Buy American Act", (legge che obbliga le agenzie federali ad acquistare beni e servizi prodotti negli Stati Uniti), il 30 luglio scorso, tramite una "Notice of Proposed Rulemaking" (NPRM), che apre la possibilità di commenti pubblici, ha annunciato l'intenzione di apportare alcune modifiche al Buy American Act:

1) Innalzare la percentuale del prodotto che deve provenire da aziende americane. Attualmente, per essere acquistato da un'agenzia federale un bene deve essere composto per il 55% da componenti prodotti negli Stati Uniti; la proposta è di alzare la soglia al 65% entro il 2024 e poi al 75% entro il 2029.

2) Adottare prezzi preferenziali per tutti i prodotti e componenti identificati come vitali nella revisione delle "Critical Supply Chains" e nella strategia di tutela e rafforzamento delle catene di approvvigionamento USA in risposta alla pandemia.

3) Implementare nuove regole per la rendicontazione e la verifica della provenienza dei prodotti mirate ad incoraggiare trasparenza e responsabilità da parte delle aziende.


In ogni caso, le suddette disposizioni, qualora approvate, non modificherebbero impegni internazionali già presi dagli USA, né incideranno sulle disposizioni del Trade Agreements Act (TAA), che prevede che prodotti provenienti da "Designated Countries" (tra cui l'Italia) siano trattati alla stessa stregua di quelli americani.

Alla pubblicazione della suddetta Notice, segue un periodo di 60 giorni durante il quale le parti interessate potranno fornire riscontri e commenti sulle misure proposte.

Le aziende italiane interessate a partecipare alla discussione in corso e alla raccolta di commenti pubblici, possono usufruire dell'opportunità di far pervenire commenti alle competenti autorità americane entro il termine del 28 settembre p.v., secondo le indicazioni operative qui di seguito.

Per informazioni di dettaglio: https://bit.ly/38oGqqW  

Eventuali commenti vanno caricati sul sito https://www.regulations.gov entro il 28/9/2021.

 

(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Cina, agevolazioni fiscali per le imprese al fine di agevolare la ripresa economica

A seguito della pandemia da COVID-19, la Cina ha adottato efficaci misure a sostegno della ripresa economica e del miglioramento dell’ambiente imprenditoriale, attestandosi come unico paese ad aver registrato una crescita positiva nel 2020 in termini di investimenti diretti esteri. Questo si è ripetuto nel periodo gennaio-aprile 2021 nel quale è stato registrato un aumento degli investimenti diretti pari al 38.6%, raggiungendo un valore di 397,07 miliardi di yuan.

Tra le strategie portate avanti dalla Repubblica Popolare Cinese per garantire la ripresa del paese, vi è stata l’introduzione di nuove e aggiornate agevolazioni fiscali per i redditi di imprese sia cinesi che straniere operanti in diversi settori, tra cui quello high-tech. Per tali imprese, rispetto alla Corporate Income Tax (i.e. imposta sui redditi delle società) standard del 25%, è, inoltre, prevista la possibilità di ottenere un’ulteriore riduzione fino al 15%.

Un esempio sono i benefici riservati alle imprese presenti nelle province della Cina occidentale e facenti parte di settori come big data, intelligenza artificiale e biomedicina, per i quali è prevista un’aliquota del 15% e l’esenzione da tassazione per le importazioni di attrezzature. Inoltre, le misure relative a tali sgravi fiscali, in scadenza nel 2021, sono state prolungate al 2030.

Per quanto concerne la Cina meridionale, prosegue la linea adottata nel 2020 a seguito della pubblicazione della circolare congiunta (Cai Shui [2020] No.31) del Ministero delle Finanze e della State Taxation Administration, accompagnata dalle linee guida relative ad agevolazioni fiscali nella provincia di Hainan, di recente pubblicazione. A seguito della circolare sono state introdotte politiche fiscali preferenziali per i redditi di persone fisiche e di impresa per la Provincia di Hainan, tra cui un’aliquota sui redditi delle società pari al 15% per le imprese idonee e, se facenti parte del settore del turismo o high-tech della provincia, l’esenzione dall’imposizione sui redditi da investimenti diretti in uscita.

La Cina, inoltre, ha deciso di aumentare l’entità degli sgravi fiscali con riferimento alle spese di ricerca e sviluppo per le imprese nel settore manufatturiero per incentivare l’innovazione sul territorio nazionale e creare un ambiente adatto allo sviluppo dell’industria. Pertanto, saranno previste ulteriori detrazioni fiscali sulle spese di ricerca e sviluppo del settore manifatturiero.

Fonti: https://bit.ly/3zBwTbV; https://bit.ly/3yuVwpu; https://bit.ly/3t3HutW; https://bit.ly/3zySLEW; https://bit.ly/3sZzyd4

  

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Cina)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

La Segreteria di Sviluppo Economico di Rio progetta investimento di 150 miliardi di Reais nello stato fino al 2022

Si prevede che lo stato di Rio de Janeiro riceverà 150 miliardi di R $ di investimenti entro il 2022. La proiezione è del Segretariato di Stato per lo Sviluppo Economico, Energia e Relazioni Internazionali ed è stata presentata nel corso di un’audizione pubblica dalla Commissione fiscale, Controllo della Riscossione delle Imposte Statali e Ispezione delle Tasse Statali dell’Assemblea legislativa dello Stato di Rio de Janeiro (Alerj).

Gran parte degli investimenti proverrà da concessioni stradali e partnership pubblico-privato (PPP), evidenziandosi su Porto do Açu, a São João da Barra, nel nord di Rio de Janeiro, che dovrebbe generare 12,5 miliardi di R $. Secondo il segretario del settore, Leonardo Soares, questa è la prima volta che lo Stato ha un piano di Sviluppo Economico. Le proiezioni sono state mappate tra i primi 100 principali investitori.

“Il nostro contesto normativo è ancora molto complesso, dobbiamo agire con calma per non creare incertezza giuridica. Riteniamo che questi investimenti puntino a una nuova industria, contemporanea, come l’industria 4.0 (incentrata sull’automazione e lo scambio di dati). Le attività saranno inizialmente concentrate sulla costruzione civile, che genera lavoro e reddito. L’aspettativa è che, con i 150 miliardi di R $ che saranno investiti entro il 2022, emergeranno 50mila posti di lavoro “, ha sottolineato.

Il presidente della Commissione Tributaria, vice Luiz Paulo (Cidadania), ha celebrato il fatto che lo Stato ha una strategia di crescita: “Sono felice che il segretario, in poco tempo di gestione ha tracciato un quadro per un piano di sviluppo dello Stato, disegnandone le linee centrali “, ha commentato.

Il presidente di Alerj, il vice André Ceciliano (PT), ha sottolineato l’importanza di pensare allo stato post-pandemia, oltre alle risorse di petrolio e gas: “Sono rimasto molto colpito da quanto fatto in pochi mesi. Pensare all’industria 4.0 insieme alle nostre università e istituti di ricerca è un modo per migliorare molto”, ha sottolineato.

In questo senso, il segretariato stima che entro il 2022 saranno disponibili 2 miliardi di R $ per progetti di Ricerca e Sviluppo (R&S). Circa 300 milioni di R $ relativi a Porto do Açu.

Il segretario ha affermato che il ruolo dello Stato è quello di rendere praticabili le condizioni per l’insediamento delle industrie in luoghi appropriati, portando lo sviluppo all’intero territorio. Tra le vie da concedere c’è RJ-244, che collega Campos dos Goytacazes a São João da Barra, nella regione Nord dello stato. “Prevediamo un pacchetto di concessione per le autostrade statali con un investimento di 1,7 miliardi di R $”, ha informato.

Nei piani c’è anche il Programma per la rivitalizzazione e l’incentivo alla produzione di campi marittimi, che mira a rivitalizzare i pozzi petroliferi maturi. Questo significa la ripresa di posti di lavoro, principalmente nella città di Macaé, ha detto Soares.

Fonte: https://bit.ly/3yodn1j

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Giovedì 2 Settembre 2021

L’Argentina si posiziona come uno dei principali produttori ed esportatori di miele

Negli ultimi anni, in Argentina il settore dell’apicoltura è cresciuto e si è sviluppato notevolmente. Infatti, grazie alle condizioni climatiche, alla predisposizione del territorio e all’utilizzo di nuove tecnologie, l’apicoltura argentina è riuscita a distinguersi sia a livello nazionale che internazionale.

Secondo i dati dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), l’Argentina è il terzo produttore mondiale di miele, che corrisponde al 70% della produzione del Sudamerica, mentre si posiziona come il secondo paese esportatore di miele. A questo proposito, il Ministero dell'agricoltura, dell'allevamento e della pesca della nazione riporta che nel periodo fra gennaio e maggio 2021 le esportazioni di vari prodotti regionali, fra cui il miele, è cresciuta sensibilmente. Ci sono inoltre alcune iniziative che hanno incrementato la promozione del settore apistico, tra cui: "Más miel todo el año", proposta dal Ministero sopraindicato, che mette in risalto sia la qualità del prodotto alimentare che il lavoro degli apicoltori; e “Cooperativas Exportadoras de Miel del Sudoeste Bonaerense”, un gruppo di cooperative di apicoltori che si propone di facilitare l’esportazione del miele verso i mercati stranieri.

La predisposizione del territorio argentino, le campagne di promozione e le forme di associativismo evidenziano l’incremento del ruolo del settore apistico. L’Argentina si colloca dunque come un importante produttore ed esportatore di miele a livello internazionale.

 

(Contenuto editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)

Ultima modifica: Giovedì 2 Settembre 2021