Sabato 10 Maggio 2025
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Storicamente gli americani hanno sempre preferito i mezzi a quattro ruote per i loro spostamenti, anche brevi, ma negli ultimi tempi qualcosa sta cambiando. Nel 2019, negli Stati Uniti sono state vendute 278.000 biciclette elettriche, delle quali 274.000 d’importazione, principalmente dalla Cina, e 4.000 importate ma assemblate negli Stati Uniti.
Grazie ai lockdown, le vendite sono aumentate notevolmente: si calcola che da gennaio a ottobre del 2020 le vendite siano cresciute del 46% per le biciclette tradizionali e del 140% per le biciclette elettriche, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, tanto da raggiungere il mezzo milione di unità. In termini di valore, le due ruote tradizionali registrano una crescita del 67%, le e-bikes di un notevole 158%.
Esperti del settore sottolineano come negli ultimi anni si stia delineando un’enorme opportunità per le e-bikes negli Stati Uniti, che rimangono ancora un mercato non del tutto sfruttato. Infatti, segnali incoraggianti, a supporto della mobilità leggera, arrivano dalle grandi città come Boston, Minneapolis e numerose città della California, dove sono stati istituiti i Slow Streets Programs, grazie ai quali vengono riservate parti della carreggiata per i ciclisti, e in cui anche i colossi della logistica, come UPS, Amazon e DHL, sperimentano consegne sulle due ruote elettriche.
Buone notizie per gli operatori del settore arrivano dal Congresso: i Rappresentanti Democratici di California e Oregon, Jimmy Panetta ed Earl Blumenauer hanno presentato, lo scorso febbraio, una proposta di legge, soprannominata “E-Bikes Act”, per introdurre un incentivo fiscale per l’acquisto di biciclette elettriche. Questo credito, detraibile dalla dichiarazione dei redditi dell’anno successivo all’acquisto, ammonterebbe al 30% del prezzo della bicicletta, fino ad un massimo di $1.500.
In conclusione, sebbene il mercato americano si dimostri ancora acerbo rispetto agli analoghi europei, la crescita prevista sarà sicuramente appoggiata dalla crescente domanda di mobilità leggera da parte dei Millennials e dagli incentivi e corsie preferenziali istituiti dagli organi governativi. Alcune ricerche del settore prevedono che il mercato statunitense crescerà per raggiungere le 1,5 milioni di unità all’anno nel breve periodo, per arrivare a 15 milioni nel lungo termine.
(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce Southeast)
Il governo britannico ha accumulato un debito da 19,1 miliardi di sterline a febbraio mentre continua la lotta alla pandemia globale e alla crisi economica causata dai lockdown nazionali.
Si tratta del debito piú alto che il settore pubblico britannico abbia mai registrato nel mese di febbraio dal 1993, secondo i dati raccolti dall’Office for National Statistics (ONS).
Il debito accumulato dagli enti ammnistrativi del Paese è salito a 333 miliardi di sterline da aprile, il primo mese di pieno lockdown in Regno Unito.
Il debito totale ammonta oggi a 2,131 trilioni di sterline, sempre secondo l’ONS.
Si stima che gli enti del Governo Centrale abbiano speso circa 72,6 miliardi per le attività di amministrazione giornaliera quotidiana a febbraio.
Si tratta di un aumento di 14,2 miliardi di sterline rispetto a febbraio 2020, e comprende 3,9 miliardi a supporto dei lavoratori durante la pandemia da Covid19.
Il Cancelliere britannico Rishi Sunak, che ha supervisionato la risposta del Tesoro britannico alla crisi economica causata della pandemia, ha dichiarato: “il Coronavirus ha causato uno dei piú grandi shock finanziari che il Paese abbia mai conosciuto, il che motiva le nostre spese da 352 miliardi di sterline, a tutela del lavoro e della vita delle persone. È stata la decisione piú responsabile dal punto di vista fiscale e il miglior modo per proteggere le finanze pubbliche sul medio periodo.”
Fonte: https://bit.ly/31nK296
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
La maggioranza dei governi che controllano una quota importante del tonnellaggio marittimo mondiale ha presentato una proposta, avanzata dall'International Chamber of Shipping (ICS, più avanti) a novembre scorso, all’Organizzazione Marittima Internazionale (Omi, più avanti) per creare un fondo da 5 miliardi di dollari per la decarbonizzazione del settore, utile per dispiegare entro i prossimi dieci anni navi a zero emissioni (Informazioni Marittime, 2021).
La Danimarca rientra nell’elenco delle grandi nazioni marittime che sostengono il programma “moon-shot”, volto a promuovere la decarbonizzazione del trasporto marittimo (Marine Insight, 2021).
Secondo l'ultimo rapporto dell'ICS, che sottolinea i punti deboli dello shipping nella politica ambientale, lo shipping internazionale trasporta oltre il 90% del commercio globale. Questo si traduce in significanti emissioni di carbonio, pari al 2% dell’economia globale (ICS, 2020).
Il report suggerisce un bisogno urgente di accelerare la transizione verso combustibili e propulsori a zero emissioni di carbonio. Per spostare il carico attraverso gli oceani, le navi richiedono enormi quantità di energia e nuovi sistemi di propulsione dovranno essere sviluppati (Ibid.).
Il 10 marzo 2021, l’industria marittima ha accolto con favore la proposta “moon-shot” dei governi di istituire un fondo per accelerare la ricerca e lo sviluppo necessario per aiutare il trasporto marittimo a raggiungere gli obiettivi delle Nazioni Unite per la decarbonizzazione, poiché non esistono ancora tecnologie a zero emissioni di carbonio che possano essere applicate su larga scala alle grandi navi oceaniche (MediTelegraph, 2021).
L’investimento di 5 miliardi di dollari sosterrà un nuovo International Maritime Research and Development Board (Imrb) avente il fine di commissionare programmi di collaborazione per la ricerca applicata e lo sviluppo R&D di tecnologie a zero emissioni di CO2, specificatamente adatte per applicazioni marittime, compreso lo sviluppo di prototipi funzionanti (MediTelegraph, 2021).
La Danimarca, una delle principali nazioni marittime dell'Unione Europea a co-sponsorizzare questa proposta, contribuirà insieme agli altri Stati partecipanti, a sostenere questa proposta durante l’incontro con il Comitato per la Protezione dell'Ambiente Marino dell'IMO a novembre 2021(Marine Insight, 2021).
Il sostegno della Danimarca al programma ‘moon-shot’ deriva dalla crescente fiducia verso il fondo, elemento centrale nella transizione del trasporto marittimo, che rappresenta il percorso più realistico per catalizzare lo sviluppo delle tecnologie necessarie per decarbonizzare il settore marittimo (Ibid.).
In quest’ambito, la Danimarca è fortemente riconosciuta come uno dei paesi più ambiziosi al mondo per i suoi impegni nella riduzione delle emissioni di CO2. Di fatto, nel 2020 i principali partiti politici hanno concordato la prima parte di un piano d'azione climatico radicale per ridurre le emissioni di CO2 della Danimarca del 70% e del 100% entro il 2030 e 2050 rispettivamente (Ibid.). Inoltre, per quanto riguarda la riduzione di emissioni dei trasporti marittimi internazionali, l’ambizioso obiettivo sarà quello di essere CO2 zero entro il 2015, in linea con i principi dell’ONU (Ibid.).
Fonte: https://bit.ly/3cpPSNk
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Con l’obiettivo di informare la business community italo-tedesca sugli ultimi sviluppi in Germania, la Camera di Commercio Italiana per la Germania diffonde il contributo della Interessenvereinigung Mittelständische Wirtschaft (IMW) sul tema coronavirus in Germania – status quo e prospettive.
Anche la Germania ha dovuto imparare che il coronavirus, e le ancora più pericolose varianti, sono vere minacce e che il pragmatismo nell’adattarsi alle nuove circostanze non è di per sé migliore della velocità. Infatti, all’inizio dell’emergenza, sia lo Stato che la popolazione sembravano avere la situazione sotto controllo.
Il primo lockdown ha avuto l’effetto sperato, quasi da manuale: grazie all’introduzione di misure severe, l’incidenza del virus si è abbassata. Allo stesso tempo, il Governo federale e i Governi statali hanno dimostrato prontezza decisionale e una migliore gestione della situazione di crisi, adottando immediatamente un pacchetto di aiuti economici del valore di miliardi di euro.
L’economia non doveva soffrire più dello stretto necessario per la lotta contro la pandemia. Il contributo alle imprese in difficoltà, a cui si poteva ricorrere senza grandi sforzi burocratici, si è rivelato un lodevole intervento sia in termini economici che socio-politici. Molte aziende, soprattutto le PMI, sono state in grado di compensare parzialmente le loro perdite economiche e hanno potuto almeno coprire i costi fissi.
Per approfondire: https://itkam.org/togetherweinform-leconomia-tedesca-resiste-alla-pandemia/
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
L’Ambasciatore d’Italia in Argentina, Giuseppe Manzo, ed il Ministro argentino della Scienza Tecnologia e Innovazione, Roberto Salvarezza, lo scorso 24 febbraio hanno sottoscritto il Programma Esecutivo Triennale di Cooperazione Scientifica tra Argentina e Italia.
Il Programma firmato contiene i progetti comuni per il triennio 2021-2023 in attuazione dell’Accordo di Collaborazione Scientifica e Tecnologica firmato nel 1997 tra i due governi e giunto al settimo rinnovo quest’anno. Gli 8 progetti del Programma, di cui 5 di mobilità e 3 di “grande rilevanza”, sono incentrati sui settori: biotecnologia, medicina e salute, energie rinnovabili, tecnologie agroalimentari, tecnologie satellitari di osservazione della Terra, fisica e astrofisica e scienze del mare. Con riferimento alla Presidenza italiana del G20, l’Ambasciatore Manzo ha evocato le priorità e i principali momenti che saranno dedicati alle tematiche ambientali, della scienza e dell’innovazione. Come affermato dall’Ambasciatore Manzo, quella scientifica è una delle aree di collaborazione più solide e al tempo stesso dinamiche e promettenti tra Italia e Argentina e con il nuovo Programma Esecutivo sarà possibile imprimere ulteriore slancio in settori innovativi e prioritari per le aziende italiane ed argentine.
(Contenuto editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
Secondo alcuni dati ufficiali, il tasso di disoccupazione in Regno Unito è inaspettatamente sceso al 5,0% nei tre mesi dopo gennaio, in concomitanza con l’inizio del lockdown nazionale e contro le previsioni di una crescita al 5,2%, elaborate da Reuters.
Secondo alcuni dati elaborati a partire dal pagamento delle tasse dei cittadini, a febbraio si sarebbe registrato un aumento di 68.000 lavoratori contribuenti rispetto a gennaio. Il totale dei lavoratori, tuttavia, rimane inferiore di 693.000 rispetto ai numeri pre-pandemia.
Si è anche registrata una crescita del salario minimo del 4,8%, il picco piú alto a partire da marzo 2008, anche se questo dato riflette un maggior numero di licenziamenti per le professioni meno retribuite (come il settore della vendita al dettaglio e quello dell’hospitality), e non comporta un salario complessivo piú alto per tutti i lavoratori.
A partire da gennaio, in Regno Unito la maggior parte dei negozi di beni non essenziali è rimasta chiusa per ridurre il contagio da Covid19. La rapida campagna vaccinale britannica ha ridotto considerevolmente il numero dei contagi e ha consentito di prevedere la riapertura di numerosi negozi al dettaglio già a partire dal prossimo mese.
Inoltre, l’ONS ha comunicato che il numero di lavoratori stranieri nel Paese durante l’ultimo trimestre del 2020 era minore di mezzo milione rispetto ai numeri dell’anno prima.
Fonte: https://reut.rs/31tsRCR
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Il 6 marzo il Senato statunitense ha approvato il passaggio del Relief Plan progettato dall’amministrazione Biden in risposta alla pandemia. Questo evento rappresenta il primo esempio di quella che molti analisti individuavano come la principale forza del nuovo Presidente, la cosiddetta “doppia maggioranza”. Dopo due decenni di camere a maggioranza separata, infatti, il Partito Democratico controlla oggi sia il Senato che la Camera (dove la proposta passerà definitivamente nei prossimi giorni). Questo controllo sul Congresso potrebbe rilevarsi decisivo per Biden nei prossimi anni, quelli fondamentali per gestire la ripresa americana dalla pandemia.
La terza risposta statunitense ai danni economici portati dal Covid-19 è composta da un piano di investimenti straordinari per circa $1900 miliardi (per comparazione, l’intero Pil italiano si aggira intorno a questa cifra), compresi aiuti per le categorie più svantaggiate, supporto alle famiglie e agli imprenditori, e proroghe dei programmi di assistenza sociale.
Il Piano prevede $350 miliardi da assegnare ai governi locali e $130 miliardi alle scuole pubbliche. Quasi $100 miliardi vengono invece assegnati alla ricerca anti-Covid e alla distribuzione dei vaccini. Un assegno da $1400 verrà inoltre garantito ad ogni cittadino maggiorenne, e vengono aumentati i rimborsi fiscali previsti per le famiglie con figli in età scolare. Gli imprenditori, inoltre, vedono prorogata la possibilità di essere rimborsati per aver garantito ferie per motivi familiari o di salute ai propri dipendenti. La decisione più impattante è, però, quella di prorogare i sussidi di disoccupazione fino a settembre a prescindere dalla data del licenziamento, invece che sospenderli dopo 12 mesi dalla perdita dell’impiego come previsto in molti Stati.
Ulteriori investimenti garantiscono infine copertura sanitaria per coloro che hanno perso il lavoro, per supportare i datori di lavoro nel pagare gli stipendi e assicurazioni sanitarie ai propri dipendenti, e preservare pensioni e sussidi d’invalidità.
(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce Southeast)
Per raggiungere il target “zero emissioni” stabilito dal governo gallese entro il 2050, l’industria edilizia dovrà creare 12.000 posti di lavoro entro il 2028.
Secondo un report della Construction Industry Training Board (CITB), questi posti di lavoro dovranno essere creati attraverso l’assunzione di diverse nuove figure professionali, potenziando anche l’efficienza dei ruoli esistenti e l’innovazione nella decarbonizzazione del settore.
L’industria edilizia britannica produce all’incirca il 40% delle emissioni inquinanti del Paese, secondo il Green Building Council (UKGBC). La CITB ha dichiarato che la transizione verso un settore piú green rappresenterà migliori opportunità di assunzione ed una preziosa occasione di sviluppo delle competenze dei lavoratori esistenti.
Nel report della CITB, dal titolo Building Skills for Net Zero, si dichiara che una delle difficoltà maggiori nel raggiungimento del target zero emissioni sarà la riduzione delle emissioni delle strutture edilizie esistenti.
L’80% delle costruzioni in uso nel 2050 in UK, infatti, consterà di edifici già costruiti in precedenza, che produrranno il 95% delle emissioni totali dell’industria edilizia. La riduzione delle emissioni fino ad arrivare al target zero richiederà dei consistenti lavori di ristrutturazione su 1,4 milioni di abitazioni e 100.000 edifici non residenziali.
La CITB ha definito le competenze necessarie alla forza lavoro per il progetto, secondo i dati raccolti dal Climate Change Committee (CCC), il quale segnala la necessità futura di 2.500 direttori di costruzione, 900 specialisti di esterni e 2.800 tecnici per gli impianti idraulici e di ventilazione in Galles.
Fonte: https://bit.ly/3rspU0b
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
"L’economia polacca è una dei più forti e dinamiche nell'Europa", ha detto il direttore della Banca nazionale della Polonia Adam Glapiński in una intervista per il settimanale "Tygodnik sieci". "Il mio ruolo era assicurare i cittadini che i loro soldi sono al sicuro e che li possono ritirare in ogni momento. Mi pare di avercela fatta nonostante non si fosse prevista la pandemia, questi tempi difficili sono apparsi all'improvviso”.
Secondo il direttore la Polonia si trova in una buona situazione per quanto riguarda l'indebitamento: “Non siamo molto indebitati. La Polonia conduce una politica finanziaria razionale e conservativa. Le nostre riserve valutarie ammontano a quasi 135 miliardi di euro, un certo aumento nel debito invece non è una cosa anormale perché ha toccato tutti i paesi nei tempi della pandemia”. Il direttore ha sottolineato che la maggioranza dei paesi europei è più indebitato della Polonia: “Abbiamo un debito pubblico relativamente basso. L'economia polacca è una delle più forti d'Europa, e forse del mondo. Usciamo più forti da ogni crisi: con perdite piccolissime o pari a zero".
Fonte: https://bit.ly/3ruQMMW
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
Il 20 Settembre 2020, il Parlamento danese ha approvato un nuovo disegno di legge che introduce importanti modifiche sull’indennità di ferie (Ferieloven) dei lavoratori in Danimarca (The Local Dk, 2021).
Generalmente, i dipendenti con un contratto a tempo pieno, ricevono almeno cinque settimane di ferie retribuite ogni anno. L’indennità di ferie viene calcolata dal datore di lavoro e prevede un accumulo del 12% dallo stipendio, ovvero 2,08 giorni di ferie per ogni mese in cui si è lavorato (Life in Denmark, 2021). Se il contratto lavorativo è inferiore a un mese, viene maturato 0.07 giorni di ferie per ogni giorno lavorativo (ibid.).
Secondo la legge precedente, un lavoratore doveva aver lavorato un anno solare per poter ricevere le ferie retribuite (Feriepenge), ovvero i dipendenti maturavano le ferie dal 1 ° gennaio al 31 dicembre dell'anno precedente, per poi utilizzarle dal 1 ° maggio al 30 aprile dell’anno successivo (Work in Denmark, 2021).
Con il nuovo emendamento, i lavoratori avranno diritto ad avere le ferie pagate maturate dal 1° settembre al 31 agosto (12 mesi) e potranno usufruirne tra il 1° settembre e il 31 dicembre (16 mesi). Il motivo per cui il periodo di ferie è di quattro mesi più lungo rispetto al periodo di maturazione è per consentire una maggiore flessibilità in relazione a quando posso essere utilizzate le ferie (Azets, 2021).
Prima che la nuova legge danese sulle ferie entrasse in vigore, c’è stato un periodo di transizione, in cui sono state accumulate 10 settimane di ferie provenienti dal vecchio e dal nuovo ordinamento, ovvero dal 1° gennaio 2019 al 31 agosto 2019. Il Governo danese ha deciso di istituire un nuovo fondo risparmio, Lønmodtagernes Feriemidler, per la gestione delle ferie dei dipendenti maturate durante l’anno di transizione, con la possibilità di congelarle e richiederle una volta raggiunta l’età pensionabile (Life in Denmark, 2021).
Successivamente, nell’autunno 2020 in relazione alla necessità di incentivare l’economia durante la crisi del Covid-19, il Ministero del Lavoro è giunto ad un accordo in cui veniva data la possibilità ai lavoratori di richiedere l’erogazione di massimo 3 settimane di indennità di ferie, accumulate dal 1° settembre 2019 al 31 agosto 2020, altrimenti le stesse sarebbero destinate al fondo istituito (Lønmodtagernes Feriemidler). In seguito, durante la primavera 2021 si è deciso nuovamente di rilasciare le restanti due settimane di ferie maturate (LD Fonde, 2021).
È stato rilevato un totale di 108 miliardi di DKK versati da datori di lavoro nel fondo per l’indennità di ferie e un totale di 52 miliardi di DKK al lordo delle imposte ricevuti dai dipendenti (ibid.). Per poter richiedere l’erogazione dell’indennità, bisogna presentare domanda al servizio online e l’importo verrà versato sul conto bancario del dipendente (ibid.)
Il rilascio delle ferie congelate è una risposta importante da parte del Governo contro l’impatto economico che la pandemia ha avuto sull’economia del paese, pensato per sostenere il consumo privato nella speranza di aiutare le industrie più colpite del paese (DR, 2021).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)