Notizie mercati esteri

Giovedì 28 Ottobre 2021

Riapertura delle località turistiche in Vietnam ad ottobre

Il 5 ottobre ad Hanoi si è tenuta una conferenza per discutere nuove soluzioni per la ripresa delle attività turistiche nazionali da parte dell’Amministrazione nazionale del turismo del Vietnam e il Ministero della cultura, dello sport e del turismo.

I rappresentanti delle agenzie di gestione del turismo delle province e delle città a livello nazionale hanno concentrato le loro discussioni sulle misure necessarie per recuperare gradualmente le attività turistiche in linea con una tabella di marcia sicura.

Di conseguenza, questo mese, le province e le città hanno iniziato a organizzare corsi di formazione sulle norme di prevenzione e controllo del COVID-19, i processi di accoglienza e servizi ai turisti, i criteri per garantire servizi turistici sicuri, nonché i preparativi per eventuali incidenti e rischi.

Da novembre, le località che sono riuscite a controllare al meglio la situazione pandemica inizieranno ad accogliere nuovamente i turisti domestici, tenuti ovviamente a rispettare rigorosamente le normative sulla vaccinazione contro il COVID-19 e sui tamponi anti COVID.

Inoltre, da ottobre di quest'anno a marzo 2022, sarà attuato un piano sull'accoglienza dei turisti internazionali con passaporti vaccinali nell'isola di Phu Quoc nella provincia del Delta del Mekong di Kien Giang. Questo piano darà la priorità ai paesi che hanno efficacemente controllato la pandemia di COVID-19 e avuto un'elevata copertura vaccinale come l'Asia nord-orientale, l'Europa, gli Stati Uniti, il Medio Oriente e l'Australia.

Entro la fine del 2021, il Vietnam riaccoglierà i turisti stranieri in altre destinazioni, tra cui la baia di Ha Long nella provincia di Quang Ninh, l'antica città di Hoi An nella provincia centrale di Quang Nam, Nha Trang nella provincia centrale di Khanh Hoa e Da Lat nella provincia degli altopiani centrali di Lam Dong.

Fonte: https://bit.ly/3nvQ95Q

 

(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Vietnam (ICHAM))

 

Ultima modifica: Giovedì 28 Ottobre 2021
Giovedì 28 Ottobre 2021

Gli investimenti in Polonia potrebbero accelerare

Come ha informato l’economista capo della Banca mondiale per l’Europa e l’Asia centrale, Asli Demirgüç-Kunt, riferendosi agli ultimi rapporti sulle prospettive macroeconomiche, la Polonia ha una economia ben diversificata, con forti legami commerciali e finanziari con l’area dell’euro e anche ben integrata con le catene del valore mondiali.

Secondo l’economista in Polonia, nel corso dei prossimi anni, gli investimenti accelereranno, anche a causa dei finanziamenti previsti dal bilancio dell'Unione europea. Nella sua valutazione il governo polacco, a breve termine, dovrebbe “prudentemente” adeguare l’economia ai parametri della politica macroeconomica, tra l’altro, per controllare le aspettative sull’inflazione. “Le prospettive a breve termine continuano ad essere influenzate dalle tendenze pandemiche, per esempio, il tasso delle vaccinazioni e la diffusione continua delle varianti COVID-19. Mentre se il recupero continuerà, sarà necessaria la prudente calibrazione della politica macroeconomica per assicurare la ricostruzione del margine di bilancio e per mantenere stabili le aspettative di inflazione”, ha aggiunto Demirgüç-Kunt. Nonostante le banche in Polonia siano ben capitalizzate, l’economista ha indicato anche che lo sviluppo nel settore finanziario richiede ancora stretto controllo, perché la crisi ha influenzato la redditività delle banche. Asli Demirgüç-Kunt ha aggiunto anche che è importante che la Polonia continui la tendenza del passaggio all’economia digitale.

Inoltre, secondo la Banca mondiale, a medio termine, il fattore di fondamentale importanza per la competitività delle imprese polacche sarà l’impegno ad accelerare le riforme strutturali nei campi come: l’efficienza energetica, la resilienza ai cambiamenti climatici e il loro adattamento, le innovazioni e l’imprenditorialità.

Fonte: https://bit.ly/3BcrSXs

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)

Ultima modifica: Giovedì 28 Ottobre 2021
Giovedì 28 Ottobre 2021

Svizzera – votazioni federali

Accettato con il 64,1% dei voti il “Matrimonio per tutti”, mentre l’“Iniziativa 99%” è stata respinta dal 64,9% dei votanti.

“Matrimonio per tutti”

Dopo una lunga battaglia, in Svizzera le coppie omosessuali potranno finalmente sposarsi. Gli elettori hanno accettato, infatti, il “Matrimonio per tutti” con il 64,10% dei "sì" e il 35,9% di "no". La partecipazione si è attestata al 51,92%, con un coinvolgimento elevato in particolare nelle città, secondo gli esperti di gfs.bern.

Il risultato delle urne è - come previsto - piuttosto netto, e il testo è stato approvato in tutti i cantoni, anche quelli storicamente conservatori. A Glarona è stato ad esempio accolto con il 61,12% dei voti, e a Nidvaldo il "sì" ha raggiunto il 61,57%.

Il “Matrimonio per tutti” ha avuto particolarmente successo a Basilea Città con un'approvazione del 73,96%. Il cantone più "timido" è risultato invece Appenzello Interno, con "solo" il 50,82% di "sì".

 

Secco rifiuto dell’"Iniziativa 99%"

Nessuna chance invece per l'iniziativa 99% dei giovani socialisti (GISO): la proposta di tassare maggiormente il capitale per sgravare il lavoro è stata respinta dal 64,9% dei votanti e da tutti i cantoni.

I sondaggi della vigilia avevano previsto abbastanza precisamente l'esito dello scrutinio e sin dallo spoglio dei primi comuni e cantoni si è capito che il risultato non sarebbe mai stato in bilico. A conti fatti l'iniziativa "sgravare i salari, tassare equamente il capitale" è stata approvata da 986'901 persone, mentre i contrari sono stati 1'823'056. La partecipazione si è attestata al 51,6%.

La proposta di modifica costituzionale mirava ad aumentare le imposte per i più ricchi in modo da sgravare la classe media e aiutare le fasce meno fortunate della popolazione.

 

Soddisfazione del Consiglio federale

In conferenza stampa a Berna, il Consiglio federale si è detto soddisfatto dei risultati scaturiti dalle urne.

"I cittadini hanno votato chiaramente e il testo è stato approvato da tutti i cantoni", ha detto la consigliera federale Karin Keller-Sutter parlando del “Matrimonio per tutti”. Le coppie omosessuali verranno trattate allo stesso modo dal punto di vista giuridico e avranno gli stessi diritti: avranno quindi accesso, ad esempio, alle adozioni. L'obiettivo è quello di arrivare all'applicazione pratica a partire dal primo luglio 2022.

Parlando della bocciatura alle urne dell'“Iniziativa 99%”, il consigliere federale Ueli Maurer ha affermato: "Il sistema fiscale svizzero funziona e non è necessario alcun nuovo bilanciamento". In sintonia con la posizione di Governo e Parlamento, nonché al termine di un dibattito giudicato "molto pragmatico e costruttivo", il popolo ha ritenuto che il livello di distribuzione della ricchezza nel paese sia da ritenersi sufficiente, ha sottolineato il ministro delle finanze.

Fonte: https://bit.ly/3EiWzMm

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Giovedì 28 Ottobre 2021
Giovedì 28 Ottobre 2021

Inflazione in Polonia: gli economisti temono la spirale salari-prezzi

Nel mese di settembre 2021 l’inflazione in Polonia ammontava al 5,8%, ovvero la percentuale più alta degli ultimi vent’anni. Tra i motivi c'è l’aumento dei prezzi del gas, del petrolio, dell’energia e del cibo. Inoltre, ci si aspetta che l’incremento dell’inflazione non si fermi a quel punto, vista la tendenza in crescita riguardante l’aumento dei salari.

Circa il 13% delle aziende si dichiara disponibile ad aumentare gli stipendi dei loro dipendenti. Gli economisti temono la spirale salari-prezzi sia un fenomeno che si autoalimenta e, una volta innescato, è difficile da frenare. Le pressioni salari sono più forti nel settore industriale, edilizio, della logistica e quello commerciale, innanzitutto a causa della mancanza dei lavoratori, è perciò imprescindibile l’introduzione di una politica migratoria coerente.

Fonte: https://bit.ly/3pxdiHK

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)

Ultima modifica: Giovedì 28 Ottobre 2021
Giovedì 28 Ottobre 2021

Nel 2020 il Vietnam batte il Bangladesh come secondo esportatore mondiale di abbigliamento (WTO)

Il Vietnam ha venduto 29 miliardi di dollari di merce di abbigliamento al mercato globale nel 2020, mentre le esportazioni di indumenti del Bangladesh sono state valutate a 28 miliardi di dollari, ha rivelato la World Trade Statistical Review. Di conseguenza, la quota del Bangladesh nelle esportazioni globali di abbigliamento è scivolata al 6,3% l'anno scorso dal 6,8% dell'anno precedente. Nel frattempo, la quota del Vietnam è migliorata al 6,4 per cento nel 2020 dal 6,2 per cento del 2019.

La Cina è rimasta il più grande esportatore di abbigliamento nel 2020, nonostante un calo del sette per cento su base annua a 142 miliardi di dollari, o il 31,6 per cento del totale globale.

Secondo Nguyen Thi Tuyet Mai, Vice Segretario della Vietnam Textile and Apparel Association (VITAS), l'ascesa del Vietnam al secondo posto nell'esportazione globale di abbigliamento, come riportato dai dati del WTO, è il risultato “dello stato della produzione e dell’operatività delle imprese nazionali di abbigliamento nel 2020."

Anche se il Bangladesh dimostra di avere un vantaggio sulla manodopera a basso costo, oltre alla capacità di soddisfare grandi ordini con prezzi bassi, l'industria dell'abbigliamento del paese è stata colpita duramente dalla pandemia COVID-19, costringendo i partner internazionali a ridistribuire gli ordini ad altri paesi, compreso il Vietnam. Nel frattempo, grazie al successo iniziale nel contenere l'epidemia, più la partecipazione del paese agli accordi commerciali internazionali, il Vietnam ha dato alla sua industria dell'abbigliamento una spinta per attirare la domanda globale.

Da un mero 2,9% nel 2010, in soli dieci anni la quota del Vietnam nelle esportazioni globali di abbigliamento è più che raddoppiata, ha sottolineato Mai.

Tuttavia, la posizione acquisita dal Vietnam non è più scontata nel 2021, considerando che il vantaggio del paese nella sicurezza e nel controllo del COVID-19 è stato livellato. Dato che il Coronavirus è scoppiato in Vietnam alla fine di aprile, infliggendo danni di livello senza precedenti e costringendo molte fabbriche a chiudere o a ridurre la produzione per garantire la sicurezza, le aziende di abbigliamento nazionali dovranno affrontare più lotte nell'ultimo trimestre dell'anno, ha previsto Mai. Secondo il Ministero dell'Industria e del Commercio, le entrate delle esportazioni di abbigliamento del Vietnam sono state di 18,6 miliardi di dollari tra gennaio e luglio del 2021, un'impennata del 14,1% rispetto all'anno precedente.

Fonte: https://bit.ly/3GdUAuI

 

(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Vietnam (ICHAM))

 

Ultima modifica: Giovedì 28 Ottobre 2021
Giovedì 28 Ottobre 2021

Polonia – Approvata legge che aumenterà la tutela degli agricoltori nella contrattazione con le catene di distribuzione

Da diversi anni i produttori ortofrutticoli prestano attenzione al prezzo e ai termini di collaborazione imposti loro dalle grandi catene. Venerdì la Camera dei deputati ha approvato un atto che definisce le regole e la procedura per contrastare le pratiche sleali utilizzando il vantaggio contrattuale (una significativa sproporzione nel potenziale economico dell'acquirente rispetto al fornitore o del fornitore rispetto all'acquirente). I frutticoltori di Varsavia hanno parlato di questa sproporzione a metà settembre. Hanno sostenuto di essere stati costretti a scendere in strada dalle azioni delle catene di vendita al dettaglio, tra cui Biedronka, che richiedono che i fornitori di mele polacchi si impegnino a consegnare costantemente frutta fino alla fine di agosto 2022 a prezzi fissi e, a loro avviso, troppo bassi mentre i costi di produzione sono spesso più elevati.

L'obiettivo della nuova normativa è proteggere meglio i produttori agricoli, ad esempio, dalle grandi catene di distribuzione. Tuttavia, non tutte le modifiche proposte sono state approvate dalla Camera dei deputati.

L'emendamento definisce 16 pratiche sleali, di cui 10 sono severamente vietate e sei consentite, a condizione che siano state chiaramente concordate nel contratto tra il fornitore e l'acquirente. Il progetto introduce maggiori poteri per l’Ufficio per la tutela della concorrenza e dei consumatori. Tra le pratiche sleali sono state indicate, tra le altre, l'annullamento dell'ordine da parte dell'acquirente meno di 30 giorni prima della data prevista di consegna dei prodotti agricoli o alimentari deperibili. Tale catalogo comprende anche una modifica unilaterale da parte dell'acquirente dei termini del contratto in termini di frequenza, modalità di esecuzione, luogo, data o entità delle consegne totali, o singole consegne di prodotti agricoli o alimentari.

Fonte: https://bit.ly/3jU5Seb

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)

Ultima modifica: Giovedì 28 Ottobre 2021
Giovedì 28 Ottobre 2021

Il mercato del lavoro in USA – la carenza di manodopera negli Stati Uniti dopo il Labor Day

Non si può negare che il mercato del lavoro statunitense abbia fatto molta strada dalla prima ondata di Covid-19, passando da un tasso di disoccupazione del 14,7% nell'aprile 2020 al 5,2% nell'agosto 2021. Alla vigilia del Labor Day, l'amministrazione statunitense ha diffuso gli ultimi dati sulla disoccupazione. Dopo un'impennata di 1 milione di assunzioni a luglio, ad agosto sono stati aggiunti solo 235.000 posti di lavoro, molto al di sotto della crescita media mensile di posti di lavoro del 2021 di 586.000. Oltre all'aumento della variante delta che ha rallentato le assunzioni in molti settori, gli osservatori avvertono di una minaccia più strutturale per l'economia: la carenza di manodopera. Tra queste voci c'è l'amministratore delegato della Camera di commercio degli Stati Uniti Suzanne Clark, che ha sostenuto in un editoriale che risolvere la carenza di manodopera dovrebbe essere la massima priorità della nazione.

Un fenomeno sconcertante si è infatti verificato quest'anno quando le aziende hanno avviato assunzioni di massa per rispondere alla domanda dei consumatori in rapida crescita; milioni di posti di lavoro rimangono vacanti, mentre allo stesso tempo milioni di disoccupati sembrano incapaci o non disposti a trovare un lavoro. Prima della pandemia c'erano circa 7 milioni di posti di lavoro vacanti e altrettanti disoccupati. Questo fenomeno, ben documentato, di mancata corrispondenza tra domanda e offerta di competenze, è noto come divario di competenze. Il problema è particolarmente acuto nel settore manifatturiero, dove l'80% delle industrie ha difficoltà a trovare lavoratori qualificati, mentre uno su quattro lo trova molto difficilmente secondo una recente indagine aziendale.

A un anno e mezzo dall'inizio della pandemia, nel luglio 2021, c'erano 9 milioni di posti di lavoro vacanti e circa altrettanti disoccupati. Come si spiegano i 2 milioni aggiunti sia dal lato della domanda che dell'offerta di lavoro? Oltre al "solito sospetto" del divario di competenze, alcuni sondaggi indicano che sempre più persone stanno diventando insoddisfatte delle attuali condizioni di lavoro. In effetti, molti americani hanno lasciato del tutto la forza lavoro, determinando una riduzione della partecipazione al lavoro dal 63,4% prima della pandemia, al 61,7% nell'agosto 2021.

I settori del tempo libero e dell'ospitalità soffrono del più alto tasso di disoccupazione - 9% nell'agosto 2021 - seguito dal commercio all'ingrosso e al dettaglio all'8,9%. Questi due settori sono anche afflitti da tassi di abbandono record rispettivamente del 5,7% e del 4,1% nel giugno 2021. Forse non sorprende che i tassi di abbandono siano relativamente più alti nei settori a basso reddito. La carenza di manodopera è acuta anche nei settori manifatturiero e dei trasporti.

Quali fattori possono spiegare le decisioni di milioni di cittadini statunitensi di rifiutare le offerte di lavoro da un lato o di lasciare del tutto la forza lavoro dall'altro? Quali sono i possibili rimedi per restringere la discrepanza tra offerta di lavoro e fornitura di manodopera?

La prima ipotesi che viene in mente per spiegare la carenza di manodopera è che i disoccupati siano disincentivati a tornare a lavorare fintanto che il loro ipotetico stipendio è superato dai loro attuali sussidi di disoccupazione. Sebbene l'amministratore delegato della Camera di commercio degli Stati Uniti sostenga questa affermazione, i risultati sono stati finora contrastanti; per esempio, il ritiro delle indennità di disoccupazione federali nello Stato del Texas, come le indennità settimanali di disoccupazione di $ 300, non si è necessariamente tradotto in assunzioni di maggior successo.

Un'ipotesi forse più sfumata è che l'equilibrio di potere tra datori di lavoro e dipendenti si sia spostato verso questi ultimi a causa dell'elevata domanda di lavoro. In altre parole, le priorità e la comprensione del lavoro dei dipendenti sono cambiate durante la pandemia e ora richiedono compensi (non) monetari più elevati per il loro tempo. Ad esempio, il sondaggio della Federal Reserve Bank di New York sulle aspettative dei consumatori, mostra che il salario medio di prenotazione – la paga minima che un lavoratore richiede per accettare un lavoro – è aumentato durante la pandemia da circa $ 62.000 nel luglio 2019 a $ 69.000 nel luglio 2021. Nel frattempo, un sondaggio di PwC mostra che le priorità dei dipendenti includono la fornitura di opportunità di miglioramento delle competenze e di crescita della carriera, una maggiore flessibilità degli orari e maggiori benefici.

Le prospettive future?

Un articolo stimolante pubblicato da Brookings suggerisce che sia necessario trasformare il divario di competenze in un divario di opportunità. Di conseguenza, la forza lavoro locale non soffre tanto di un deficit di competenze, ma è piuttosto limitata dalla mancanza di opportunità soprattutto con riferimento alle comunità svantaggiate, che hanno pagato il tributo più alto della disoccupazione legata al Covid. Se queste comunità ricevessero i giusti incentivi ne scaturirebbe un grande potenziale di crescita e innovazione. Ad esempio, la partecipazione delle donne al lavoro potrebbe essere migliorata facilitando l'accesso all'assistenza all'infanzia. Allo stesso modo, rimediare ai sottoinvestimenti nell'istruzione primaria e secondaria, fornendo formazione sul posto di lavoro e maggiori opportunità di riqualificazione professionale potrebbe migliorare la partecipazione e il mantenimento del lavoro. Nel complesso, il rafforzamento del sistema di sviluppo della forza lavoro contribuirebbe notevolmente a ridurre il divario di competenze e, più in generale, la carenza di manodopera.

 

(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas)

 

Ultima modifica: Giovedì 28 Ottobre 2021
Giovedì 28 Ottobre 2021

Vietnam – Fiduciosi passi in avanti a Hau Giang: l’evoluzione della zona industriale

La provincia di Hau Giang, nella regione del delta del Mekong, ha registrato negli ultimi anni risultati ottimi nella sua zona industriale e nello sviluppo dei suoi agglomerati urbani. Si prevede che i suoi recenti sforzi di ampliare i propri spazi e creare un ambiente favorevole allo sviluppo dei business con una serie di azioni pratiche guiderà la provincia verso un ancora più forte percorso di sviluppo sostenibile.

Mentre molte località nel paese hanno creato zone industriali e le gestiscono da molto tempo, Hau Giang ha iniziato come fanalino di coda, in quanto nuova località creata dopo la divisione di Can Tho nel 2004. Conseguentemente, si è dovuto aspettare fino al 2007 perché si creasse – prima nel suo genere – la zona industriale di Song Hau, della dimensione di 290 ettari, nel distretto di Chau Thanh.

Oggi a Hau Giang si trovano due zone industriali e quattro cluster industriali della dimensione di più di 900 ettari, assieme al centro di gestione della Zona Industriale di Song Hau e al suo centro energetico.

La zona industriale di Hau Giang e i cluster godono di comode posizioni per quanto riguarda il trasporto su acqua e via terra, per quanto riguarda il sistema stradale le zone sono adiacenti all'autostrada nazionale di Soung Hau Sud, alle autostrade nazionali 1 e 61 c, e a molte altre, che la collegano a località nel Delta del Mekong e a Ho Chi Minh, cosa che è un grosso vantaggio.

Per quanto riguarda il trasporto ad acqua, la sua vicinanza al fiume Hau, al fiume Balang, al canale di Xa No e e la sua prossimità a sistemi portuali internazionali come Vinalines e Cai Cui rendono convenienti il trasporto di materiali grezzi e beni destinati alla produzione e all'export.

Per via aerea, le zone industriali e i cluster si trovano solo a distanza di 15-20 km dall'aeroporto internazionale di Can Tho.

Oltre alla posizione comoda, le zone industriali di Hau Giang e i cluster si trovano in un'area in cui vi è abbondanza di materiali grezzi agricoli e di pesce, per esempio riso, frutta, verdura, gamberi e altri pesci. Inoltre, queste zone si trovano in aree con condizioni economiche estremamente difficoltose, e quindi hanno diritto ai più alti incentivi secondo i regolamenti.

Quando si investe in queste strutture, tutte le procedure amministrative seguono un meccanismo a sportello unico, e tutte le procedure sono svolte velocemente in modo efficiente attraverso l'autorità di gestione delle zone industriali di Hau Giang.

Qui, un elenco dei settori economici che attraggono gli investimenti nelle zone industriali e nei cluster di Hau Giang

  • cibo e bevande processate
  • produzione di abbigliamento
  • produzione di prodotti farmaceutici
  • produzione di prodotti minerali non metallici
  • produzione di oggetti da metalli prefabbricati (eccetto macchinari)
  • elettronica, computer, prodotti ottici
  • apparecchiature elettriche
  • automobili, altri veicoli, mezzi di trasporto
  • mobili in legno, per esempio letti, armadi, tavoli, sedie
  • riparazione, manutenzione, installazione di macchinari e utensili
  • produzione e distribuzione di elettricità, gas, acqua calda, vapore, aria condizionata
  • trattamento e fornitura di acqua, drenaggio
  • deposito e trasporto per la logistica
  • settori ad alta tecnologia che usano tecnologie compatibili con l'ambiente

Seguendo il motto “il successo e la crescita delle imprese portano allo sviluppo sostenibile della provincia” l'autorità di gestione crea condizioni favorevoli affinché gli investitori risparmino tempo e costi, dalle fasi iniziali alla messa in pratica dei progetti.

I leader della provincia, l'autorità di gestione, i settori, i dipartimenti e i comitati del popolo nei distretti e nelle città intraprendono regolarmente un dialogo con gli investitori per aiutarli a superare molte difficoltà, specialmente per quanto riguarda lo sgombero dei siti.

Nonostante la sua tarda trasformazione, e grazie ai suoi vantaggi geografici, alla sua infrastruttura atta ai trasporti, e le sue politiche preferenziali, oltre che a un ambiente aperto agli investitori, Hau Giang ha avuto risultati impressionanti per quanto riguarda l'attrazione degli investimenti nelle zone industriali e nei cluster industriali.

Attualmente, la fase uno della zona industriale di Song Hau ha occupato più del 90% del territorio industriale, e il tasso di occupazione della zona industriale di Tan Phu Thanh ha superato il 73%. Si noti che la zona industriale di Hau Giang e i cluster attualmente sono classificati secondi solo alla provincia di Long An - la località adiacente a Ho Chi Minh - per attrazione di capitali per l'investimento nella regione.

Fonte: https://bit.ly/3B6hDDN

 

(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Vietnam (ICHAM))

 

Ultima modifica: Giovedì 28 Ottobre 2021
Giovedì 28 Ottobre 2021

Polacchi divisi sulla riapertura del commercio domenicale

Il governo polacco sta lavorando sull'emendamento della legge sul divieto di commercio domenicale per renderlo più rigido e che dovrebbe entrare nel vigore tra qualche mese, ma più della metà dei cittadini vorrebbe riapertura del commercio domenicale.

Secondo una ricerca fatta dallo studio UCE Research per Grupa AdRetail emerge che il 54,9% degli intervistati è per l'apertura di tutti negozi in tutte domeniche invece contrario è il 35,8% mentre il 9,3 % non ha un'opinione sulla questione. Una minima differenza c'è tra gli intervistati della campagna e dei paesi fino a 5 mila abitanti, dove il 44,4 % degli intervistati è a favore del commercio domenicale invece il 43,8% è contro e quelli delle città dove il 61,5% è per l'apertura dei negozi in tutte domeniche e il 26,5 % è contro. Il 68 % degli intervistati sostiene che in tutte le domeniche devono essere aperti i negozi alimentari e le cosiddette drogherie (tipo Rossmann) invece il 24,2 % vorrebbe l'apertura dei negozi di edilizia (sklepy budowlane). Il sondaggio è stato fatto su 1017 persone di una età tra 18 e 80 anni.

Fonte: https://bit.ly/3BcVa88

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)

 

Ultima modifica: Giovedì 28 Ottobre 2021
Giovedì 28 Ottobre 2021

Svizzera - Coronavirus: il Consiglio federale avvia la consultazione sull’ulteriore sviluppo del certificato COVID

Il Consiglio federale intende concedere alle persone guarite l’accesso agevolato a un certificato sanitario da impiegare unicamente in Svizzera. Nella sua seduta del 20 ottobre 2021 ha perciò avviato la consultazione su un «certificato COVID svizzero» e discusso una revoca parziale dell’obbligo del certificato. In considerazione della fine delle vacanze autunnali, della stagione fredda ormai alle porte, del numero costante di nuove infezioni, della variante Delta altamente contagiosa e del tasso relativamente basso di immunizzazione della popolazione, il Consiglio federale è giunto alla conclusione che i rischi di un allentamento dei provvedimenti sono ancora troppo elevati. Per proteggere le strutture sanitarie da una nuova forte ondata epidemica, intende per ora mantenere in vigore l’obbligo del certificato e riesaminare la situazione a metà novembre.

Il Consiglio federale intende concedere a diversi gruppi di persone un accesso agevolato al certificato sanitario introducendo un «certificato COVID svizzero» che sarà valido unicamente in Svizzera. Con questa proposta, in consultazione fino al 26 ottobre, l’Esecutivo intende inoltre dare seguito a numerose richieste avanzate nella sessione autunnale del Parlamento. La decisione definitiva è prevista il 3 novembre.

 

Accesso agevolato al certificato con il test per gli anticorpi

Attualmente il certificato COVID può essere rilasciato a persone che possono provare di essere guarite dalla malattia soltanto sulla base di un test PCR risultato positivo. In futuro devono poter essere rilasciati certificati COVID svizzeri anche a persone che possono provare la guarigione sulla base di un test per gli anticorpi (test sierologico) positivo, effettuato a proprie spese. La validità di questi certificati sarà limitata a 90 giorni.

Nello stesso tempo, la durata di tutti i certificati di guarigione rilasciati finora sulla base di un test PCR sarà raddoppiata, passando da 180 a 365 giorni. Secondo i dati attualmente disponibili, la guarigione dalla COVID-19 offre una protezione sufficiente contro i rischi di decorso grave e ospedalizzazione in caso di una nuova infezione. Dato che nell’UE i certificati per le persone guarite sono validi, salvo poche eccezioni, soltanto 180 giorni, anche il certificato di guarigione dalla COVID-19 con una validità prolungata è previsto unicamente per l’impiego sul territorio svizzero.

 

Accesso agevolato per le persone che non possono farsi vaccinare o testare

Già oggi, chi per motivi medici non può farsi vaccinare o testare ha la possibilità di accedere a strutture e manifestazioni con obbligo del certificato COVID. In futuro, tuttavia, anche queste persone devono poter ottenere un certificato COVID svizzero in forma leggibile elettronicamente con durata di validità di 365 giorni.

 

Accesso agevolato per i turisti

Attualmente un certificato COVID valido in Svizzera e nell’UE è rilasciato soltanto ai turisti a cui è stato somministrato all’estero un vaccino omologato da Swissmedic o autorizzato dall’Agenzia europea per i medicinali. Per sostenere l’economia e il turismo, in futuro tutti i turisti vaccinati all’estero con un prodotto approvato dall’OMS avranno accesso al certificato svizzero. Attualmente questa agevolazione riguarda i vaccini Sinovac e Sinopharm. La validità sarà limitata a 30 giorni e soltanto al territorio svizzero.

 

Discussione sulla revoca dell’obbligo del certificato COVID

Nella sua seduta, il Consiglio federale ha discusso a lungo anche della revoca dell’obbligo del certificato. Il Governo intende allentare l’obbligo del certificato quando gli ospedali non rischieranno più il sovraccarico, indipendentemente dal tasso di copertura vaccinale e conformemente al modello a tre fasi. Tuttavia, a seguito di un’analisi approfondita dei rischi epidemiologici, il Consiglio federale è giunto alla conclusione che attualmente anche una revoca parziale dell’obbligo del certificato comporterebbe rischi troppo elevati per il sistema sanitario. L’obiettivo rimane quello di contenere il più possibile nuove ondate per evitare il sovraccarico degli ospedali.

 

Nuovo aumento dei casi

Il 10 settembre scorso, il Consiglio federale aveva esteso l’obbligo del certificato in quanto gli ospedali avevano raggiunto la soglia critica di occupazione. Da allora, la situazione epidemiologica si è allentata. I casi, i ricoveri e il tasso di occupazione dei letti nei reparti di terapia intensiva con pazienti COVID-19 sono diminuiti. Tuttavia, nonostante il bel tempo autunnale e le vacanze, si assiste da alcuni giorni a una stagnazione. In diversi Cantoni i contagi hanno già ripreso a salire ed è difficile prevedere come evolverà la situazione. Nelle prossime settimane non è escluso un nuovo aumento dei contagi, visto che la popolazione passerà più tempo al chiuso e le vacanze autunnali stanno per finire.

 

Decorso più grave della malattia con la variante Delta

A tutto questo si aggiunge che la variante Delta è molto più contagiosa delle varianti precedenti e può portare a un decorso più grave della malattia. Dato che le persone infette necessitano più spesso e più a lungo di cure intensive, gli ospedali sono maggiormente sotto pressione, come è stato il caso alla fine dell’estate, quando il carico di lavoro è aumentato in poco tempo costringendo molte strutture a rimandare diversi interventi. Anche se la crescente immunizzazione della popolazione contribuisce a frenare la circolazione del virus, la percentuale delle persone vaccinate è ancora troppo bassa per prevenire ulteriori ondate.

 

Invito alla prudenza

Nella sua analisi il Consiglio federale ha tenuto conto delle esperienze in altri Paesi. Ad esempio, in Israele e nei Paesi Bassi i casi sono aumentati rapidamente dopo l’allentamento dei provvedimenti mettendo sotto pressione gli ospedali. In entrambi i Paesi, il tasso di copertura vaccinale al momento delle riaperture era simile a quello registrato attualmente in Svizzera.

Per queste ragioni, il Consiglio federale preferisce attendere prima di revocare parzialmente l’obbligo del certificato e monitorare l’evoluzione epidemiologica nelle prossime settimane. A metà novembre, quando si potranno valutare gli effetti delle temperature più fredde e della fine delle vacanze autunnali, procederà a una nuova analisi della situazione.

Fonte: https://bit.ly/3CzIeuo

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

 

Ultima modifica: Giovedì 28 Ottobre 2021