Notizie mercati esteri

Giovedì 2 Novembre 2023

La Turchia entra nel Digital Europe Programme della Commissione europea

Lo scorso 1° settembre, la Commissione europea ha annunciato la firma di un accordo di associazione con la Turchia per l’ingresso di Ankara nel Digital Europe Programme. Con una dotazione totale pari a 7,5 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, il programma consente alle imprese e alle pubbliche amministrazioni dei Paesi aderenti di prendere parte a progetti di digitalizzazione, che includono gli ambiti dell’intelligenza artificiale e dell’avanzamento delle competenze digitali.

Una volta entrato in vigore, l’accordo contribuirà a consolidare i legami tra l’Unione Europea e la Turchia nell’ambito delle tecnologie digitali, rafforzando i rapporti tra le rispettive economie e società e supportando il progresso tecnologico turco anche mediante la possibilità di istituire nel Paese dei Digital Innovation Hubs.

I fondi del Digital Europe Programme, peraltro, si aggiungeranno a quelli già resi disponibili da altri programmi dell’UE come Horizon Europe, il Programma quadro per la ricerca e l’innovazione per il periodo 2021-2027 cui la Turchia ha aderito nel novembre del 2021.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

Ultima modifica: Giovedì 2 Novembre 2023
Martedì 31 Ottobre 2023

L’Aeroporto di Praga tra i migliori in Europa

L’Aeroporto di Praga è tra i migliori scali in Europa. Lo indica un confronto delle valutazioni espresse su Google, effettuato dal portale Holidu.

L’Aeroporto di Praga ha ottenuto, nelle oltre 20.000 recensioni, una media di ben 4,3 su cinque stelle. Si tratta del quinto risultato migliore in Europa. “Comprendo la valutazione come un premio per lo sforzo effettuato da tutti i dipendenti e tutte le dipendenti, che lavorono all’aeroporto” ha indicato il direttore dello scalo della metropoli boema, Jiří Pos. Nella valutazione del 2022 Praga era all’ottavo posto.

Secondo le recensioni su Google, tra i migliori aeroporti in Europa ci sono Atene, Istanbul, Porto e Zurigo. In fondo alla classifica Bordeaux, Manchester o il nuovo scalo di Berlino.

Fonte: https://tinyurl.com/mwd7ryhb

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

Ultima modifica: Martedì 31 Ottobre 2023
Martedì 31 Ottobre 2023

Risultati del Deutschland-Ticket: l’abbonamento per spostarsi in Germania con 49€ al mese

A partire dall’1 maggio 2023 in Germania è possibile usufruire del Deutschland-Ticket (D-Ticket): un biglietto con sistema tariffario integrato che permette di spostarsi in tutta la Germania con trasporto locale, al prezzo di 49€ al mese. Il ticket è acquistabile sia come tessera con chip, sia in formato digitale come abbonamento mensile.

Il biglietto ha il vantaggio di poter essere utilizzato su tutti i mezzi pubblici locali (autobus, tram, metropolitana, linee suburbane e nella seconda classe dei treni regionali), senza problemi di zone tariffarie. Sono esclusi i bus e i treni di lunga percorrenza e ad alta velocità, così come fornitori quali flixbus e flixtrain.

Il Deutschland-Ticket rappresenta una rivoluzione del sistema di trasporto pubblico, introdotto a seguito del successo del 9-Euro-Ticket, che nell’estate 2022 aveva visto 52 milioni di acquisti. L’apprezzamento del nuovo sistema tariffario sembrerebbe confermato dai dati relativi ai mesi estivi del 2023. A luglio e agosto 10 milioni di passeggeri hanno utilizzato l'abbonamento al trasporto pubblico nazionale. L'utilizzo del D-Ticket ha quindi continuato ad aumentare rispetto a maggio (9 milioni di utenti) e giugno (9,6 milioni di utenti). I dati di vendita sono rimasti costanti nel terzo e quarto mese dall'introduzione del biglietto.

Gli acquirenti del D-Ticket sono stati per il 42% persone che avevano già un abbonamento ai trasporti pubblici, e per il 47% nuovi abbonati che hanno già utilizzato autobus e treni in precedenza, ma che hanno sottoscritto un abbonamento per la prima volta con il Deutschland-Ticket. L'8% degli acquirenti è costituito da nuovi clienti che non avevano mai utilizzato i trasporti pubblici. Il D-Ticket rappresenta per molti un grande miglioramento nel trasporto pubblico, che è diventato più economico e più facilmente fruibile.

I risultati della ricerca di mercato mostrano anche che per la prima volta c'è un passaggio dal trasporto privato motorizzato al trasporto pubblico, più rispettoso del clima: il 5% di tutti i viaggi con il Deutschland-Ticket sarebbe altrimenti stato effettuato in auto.

Tale dato sarebbe in realtà, secondo il presidente onorario dell'associazione passeggeri Pro Bahn, Karl-Peter Naumann, la dimostrazione dell’inefficacia di tale misura, che sembrerebbe aver attirato utenti già più o meno avvezzi all’utilizzo di mezzi pubblici e non le persone abituate a muoversi in auto.

Per quanto riguarda il formato preferito dai viaggiatori, il biglietto digitale è quello più acquistato: quasi 2 Deutschland-Ticket su 3 sono stati ordinati digitalmente tramite un sito web (42%) o un app (23%).

Nonostante gli ottimi risultati, molte persone sono ancora restie ad abbonarsi a causa dell’incertezza dei finanziamenti statali nei prossimi mesi. Inoltre, la tariffa attuale e i relativi mezzi pubblici coinvolti non rispondono alle esigenze di 3 milioni di studenti. Un ulteriore punto di attenzione sono le aree rurali: i risultati della ricerca di mercato a livello nazionale mostrano che nelle metropoli e nelle grandi città circa il 20-30% degli intervistati possiede un Deutschland-Ticket, mentre nei piccoli centri e nelle aree rurali solo il 6% degli intervistati possiede il biglietto integrato. Il D-Ticket risulta quindi più utilizzato laddove il sistema di trasporto pubblico è più sviluppato. 

Fonte: https://tinyurl.com/yxj6tp3t

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)

Ultima modifica: Martedì 31 Ottobre 2023
Martedì 31 Ottobre 2023

Il Brasile supera gli Stati Uniti e diventa il più grande esportatore di mais al mondo

Il Brasile ha superato gli Stati Uniti ed è diventato il più grande esportatore di mais al mondo, secondo i dati del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), riferiti al raccolto 2022/2023, terminato il 31 agosto.

L’ultima volta che il Brasile ha ottenuto la “medaglia d’oro” nelle esportazioni di mais è stato nel 2013, quando gli Stati Uniti hanno registrato perdite di produzione causate da una grave siccità. Le esportazioni di mais sono essenziali per nutrire il bestiame in tutto il mondo.

Nel raccolto terminato, il Brasile ha rappresentato il 32% delle esportazioni mondiali, mentre gli Stati Uniti, che da oltre un secolo guidano il mercato del mais, ha rappresentato circa il 23%. Secondo le proiezioni dell'USDA:

  • Il Brasile ha esportato 56 milioni di tonnellate di mais nel raccolto 2022/2023;
  • mentre gli USA hanno venduto 41.277 milioni di tonnellate;
  • e, infine, nel mondo le vendite totali si sono attestate intorno ai 177,5 milioni di tonnellate.

 

Perché il Brasile ha acquisito la leadership?

Secondo il ricercatore Felippe Serigati, del Centro Agroalimentare della Fondazione Getúlio Vargas (FGV Agro), il cambio di podio è avvenuto perché:

  • Il Brasile ha raccolto un grande raccolto di mais;
  • La Cina, che acquista massicciamente dagli Stati Uniti, sta cercando di diversificare i suoi fornitori di cereali;
  • il raccolto statunitense è diminuito rispetto alla raccolta precedente, a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli e dell'aumento dei costi;
  • gli Stati Uniti stanno destinando una maggiore quantità di mais alla produzione di biocarburanti, crusca e oli vegetali.

 

Il Paese deve superare l’Argentina nella crusca di soia

Oltre al mais, quest'anno il Brasile sarà leader nelle esportazioni di crusca di soia, lasciando l'Argentina, che è il maggiore esportatore mondiale del prodotto, al 2° posto. Lo scenario si spiega con una riduzione della produzione argentina, i cui raccolti sono stati danneggiati da una grave siccità nella regione.

Secondo le informazioni del Centro di Studi Avanzati di Economia Applicata dell'Università di San Paolo (Cepea/USP), il Brasile è stato l'ultimo fornitore mondiale di crusca di soia per oltre 20 anni, nel raccolto 1997/98.

Secondo l’USDA, l’esportazione di farina di crusca, nel raccolto 2022/2023, dovrebbe sembrare come questa:

  • Brasil: 21,500 milhões de toneladas;
  • Argentina: 21,200 milhões de toneladas;
  • Total de todos os exportadores: 66,478 milhões de toneladas.

Fonte: https://tinyurl.com/yrspxwzs

 

(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)

Ultima modifica: Martedì 31 Ottobre 2023
Martedì 31 Ottobre 2023

Il Brasile ha il quinto aumento più alto del PIL tra i membri del G20

Il Prodotto Interno Lordo (PIL) brasiliano è stato il quinto a crescere di più nel secondo trimestre del 2023 tra i membri del G20, secondo la classifica dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).

L'economia del Brasile, la più forte del Sud America, è cresciuta dello 0,9% nel secondo trimestre del 2023, rispetto al trimestre precedente, secondo i dati del Sistema di Conti Nazionali Trimestrali, pubblicati dall'Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE).

Tra i punti salienti ci sono l'Indonesia, con una crescita del 3,9% e la Turchia, che ha presentato un aumento del 3,5%, subito dopo le elezioni presidenziali, svoltesi a maggio nel Paese.

Crescono anche le economie di Cina e Giappone, rispettivamente dello 0,8% e dell’1,5%.

Tra le economie che hanno contratto ci sono l'Arabia Saudita, con un arretramento dello 0,1% e l'Italia, con un calo dello 0,4%.

Per l’economista Fernando Barros Jr, professore all’Università di San Paolo, il Brasile si distingue positivamente nello scenario economico del G20.

Mentre la maggior parte dei Paesi del G20 ha adottato politiche restrittive per gestire l’inflazione, il Brasile ha mantenuto una buona esecuzione della politica monetaria che ha controllato l’inflazione”, ha concluso Fernando.

Per l’economista, una parte rilevante della crescita dell’economia brasiliana proviene dal settore dei servizi, che è stato fortemente colpito durante la pandemia. "Ci si aspettava che questo settore si riprendesse gradualmente una volta rimosse le restrizioni alla mobilità", ha affermato.

Fonte: https://tinyurl.com/3ekydrvm

 

(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)

Ultima modifica: Martedì 31 Ottobre 2023
Martedì 31 Ottobre 2023

Il Brasile potrebbe diventare l’8ª economia più grande del mondo nel 2023

Il Brasile potrebbe rientrare nel gruppo delle 10 maggiori economie del mondo già nel 2023. Secondo una classifica del Fondo Monetario Internazionale (FMI), il Brasile chiuderebbe l’anno al 10° posto. Tuttavia, Alex Agostini, capo economista di Austin Rating, valuta che i dati del Fondo non riflettono più la crescita mostrata dal Brasile e che il Paese potrebbe salire all'8º posto.

"Ha un grande potenziale per diventare l'ottava [più grande economia del mondo]", dice l'esperto.

L'agenzia prevede che il Prodotto Interno Lordo (PIL) brasiliano chiuderà quest'anno con un'espansione del 2,31%, superando i paesi che, nel 2° trimestre, hanno avuto una crescita maggiore del Brasile rispetto al 1° trimestre.

Al ritmo indicato, i dati del FMI utilizzati da Austin Rating prevedono che la ricchezza del Brasile potrebbe raggiungere i 2,08 trilioni di dollari entro la fine del 2023.

Se le aspettative venissero soddisfatte, il Paese crescerebbe abbastanza da essere tra le dieci maggiori economie del mondo, crescendo insieme all’Italia e soppiantando la Russia.

Il Paese slavo mostra nel 2023 un trend discendente a causa dello scenario bellico in corso con l’invasione dell’Ucraina. Nel 2022, il PIL russo ha chiuso a 2,21 trilioni di dollari USA; già quest’anno si prevede di chiudere a 2,06 trilioni di dollari USA.

In allegato grafico: Le più grandi economie del mondo nel 2022 (in trilioni di US$)

In allegato grafico: Aspettative di crescita del Brasile per il 2023 (in trilioni di US$)

 

Potenziale brasiliano

Vista la vicinanza mostrata tra il PIL brasiliano e la ricchezza di Italia e Canada, Agostini valuta che esiste la possibilità che il Brasile chiuda l'anno in ottava posizione.

I dati di proiezione del PIL presentati dall'agenzia sono stati prodotti dal FMI in aprile e, secondo l'economista, queste proiezioni sono già state superate. “Ad aprile, [il FMI] stimava una crescita economica per il Brasile allo 0,9%. Stiamo già sperimentando una crescita molto maggiore. La stima per Canada e Italia è compresa tra 1,5 e 1,7%, e intorno a questa cifra dovrebbero crescere”, indica Agostini.

Con il PIL che cresce più del previsto e il Real BRL più apprezzato rispetto a quando il FMI ha fatto la classifica, possiamo stimare che il Brasile abbia una differenza nei dati attuali per la fine dell’anno di oltre 100 miliardi di dollari”, conclude l’economista. “In questo modo il Paese supererebbe in una sola volta il Canada e l’Italia”.

Nonostante l'aspettativa di Austin sia inferiore a quella del governo del 3%, Agostini ribadisce la sua posizione di cautela, ma riconosce che l'aspettativa del 2,31% può essere superata. "È il minimo richiesto", sottolinea l'economista.

 

PIL del 2º trimestre

Nella seconda metà di settembre l'Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE) ha pubblicato i dati sul PIL del Brasile per il 2° trimestre.

Secondo l'istituto, l'economia del Paese è cresciuta dello 0,9% nel periodo aprile-giugno rispetto al 1° trimestre.

Nonostante il rallentamento, il risultato è stato superiore alle attese del consensus Refinitiv, che prevedeva una crescita economica dello 0,3% su base trimestrale e del 2,7% nel confronto annuale.

Agostini valuta che il rallentamento della crescita non sia allarmante. “È arrivato basso rispetto al primo [semestre], ma è stato molto più alto della mediana del mercato. Il rallentamento non compromette la crescita dell’anno perché Industria e Servizi dovrebbero acquisire rilievo”.

Considerando il periodo degli ultimi 4 trimestri il PIL è cresciuto del 3,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Tra i punti salienti di questo semestre figurano la buona performance dell'industria (0,9%) e dei servizi (0,6%). Poiché le attività di servizi rappresentano circa il 70% dell'economia del Paese, il risultato del settore influenza ulteriormente l'espansione del PIL.

Fonte: https://tinyurl.com/28tbvh6y

 

(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)

Ultima modifica: Martedì 31 Ottobre 2023
Martedì 31 Ottobre 2023

Il 2023 sarà il miglior anno economico degli EAU

Sheikh Mohammed annuncia un nuovo record semestrale nel commercio estero non petrolifero.
Le esportazioni non petrolifere del Paese con i 10 principali partner commerciali globali sono aumentate del 22% quest'anno.

Il commercio estero non petrolifero degli Emirati Arabi Uniti ha raggiunto la cifra record di 1.239.000 miliardi di dollari nella prima metà del 2023, con una crescita del 14,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, e Cina, India e Stati Uniti sono rimasti i principali partner commerciali.

"L'export non petrolifero degli Emirati Arabi Uniti continua a stabilire record senza precedenti, con un aumento del 22% con i primi 10 partner commerciali globali nel 2023... Il commercio bilaterale con la Turchia ha registrato uno dei più alti tassi di crescita nella prima metà del 2023, con un aumento dell'87,4% rispetto allo stesso periodo del 2022", ha dichiarato Sua Altezza lo Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, Vicepresidente e Primo Ministro degli EAU e Sovrano di Dubai, annunciando il notevole risultato.

Lo sceicco Mohammed ha aggiunto che i notevoli risultati ottenuti dagli EAU rappresentano un successo nella politica commerciale equilibrata sotto la guida del Presidente, Sua Altezza lo sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan.

"Gli Emirati Arabi Uniti continueranno a svolgere un ruolo di primo piano nel commercio internazionale, mantenendo la loro posizione di ponte tra l'Oriente e l'Occidente e tra il Nord e il Sud", ha aggiunto il vicepresidente degli EAU.

Fonte: https://tinyurl.com/4k3c85uy

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi Uniti)

Ultima modifica: Martedì 31 Ottobre 2023
Venerdì 20 Ottobre 2023

Cibi biologici: consumo in aumento in Australia

Studi recenti evidenziano che le famiglie con due lavoratori hanno meno tempo da dedicare ai fornelli. Gli australiani storicamente non si preoccupavano di acquistare cibi salutari, ma negli ultimi anni questo trend sta cambiando. In tutto il Paese sta crescendo un forte interesse e attenzione a ciò che si consuma e si acquista, grazie ad una più piena consapevolezza verso prodotti biologici e più salutari seguendo anche fattori relativi alla salvaguardia dell’ambiente e la riduzione dell’inquinamento.

Domande fondamentali sull’origine degli alimenti, sui benefici e sulle implicazioni ambientali costituiscono la base del comportamento dei consumatori. In effetti, i prodotti biologici e privi di conservanti sono diventati più attraenti per gli australiani. Si stima che 6 australiani su 10 acquistino alimenti biologici, con una crescita del 10%, dal 20% al 30% negli ultimi anni.

Nel settore agricolo australiano, è pratica comune per gli agricoltori utilizzare pesticidi nella produzione alimentare a causa delle condizioni uniche del territorio e a causa degli standard agricoli meno rigorosi rispetto ai criteri europei, portando le famiglie australiane ad una maggiore consapevolezza ed interesse nei confronti degli alimenti biologici.

Una larga parte dei cittadini australiani si interessa sempre di più al “made in Italy” perché i prodotti italiani sono visti e considerati più salutari e con più alto valore nutrizionale. In effetti, ci sono molti prodotti importati dall'Italia che puoi trovare nelle gastronomie e negli alimentari di lusso.

Infatti, molteplici sono i prodotti italiani che gli australiani amano avere sulla propria tavola: dalla pasta al cioccolato, dai pomodori al vino.

L’Italia è uno dei principali partner commerciali dell’Australia e attualmente ha una quota di mercato del valore di 123 milioni di dollari. Inoltre, l’Italia è il principale importatore di pasta per l’Australia, alimento preferito dalla maggior parte degli australiani.

Vediamo alcuni numeri: l’import di vino genera 131 milioni di dollari, cioccolato e prodotti a base di cacao 89,5 milioni di dollari, formaggi e derivati circa 80,5 milioni di dollari, olio d’oliva circa 32 milioni di dollari e gli altri prodotti come prodotti da forno, salse e condimenti circa 115 milioni di dollari. Esportare in Australia è sempre un’opzione vantaggiosa per le aziende italiane poiché la richiesta è costantemente elevata.

L’efficiente esportazione e distribuzione dei prodotti italiani è stata facilitata da numerosi accordi bilaterali che rafforzano i legami tra i due Paesi, consentendo un facile flusso di queste esportazioni in Australia. Il crescente trend, legato anche ad una nuova consapevolezza e attenzione verso l’ambiente, rappresenta un’occasione di investimento per le aziende italiane di settore.

Si consideri che, mentre per molti Paesi extra europei vi è la necessità di ottenere certificazioni specifiche per i prodotti biologici, l’Australia riconosce la certificazione biologica Europea attraverso accordi di equivalenza, in ottemperanza alla legislazione UE 834/07.

Per informazioni sull’esportazione di prodotti visitare il sito BICON (Australian Biosecurity  Import Conditions) https://bicon.agriculture.gov.au/BiconWeb4.0

 

Fonti: https://tinyurl.com/3cj3dh65; https://tinyurl.com/4jtmj7yk; https://tinyurl.com/4a3vdz69; https://tinyurl.com/58pkzum5    

 

(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia (ICCI, Queensland))

Ultima modifica: Venerdì 20 Ottobre 2023
Venerdì 20 Ottobre 2023

Acceso dibattito sulle agevolazioni fiscali in Danimarca

La recente proposta di introdurre agevolazioni fiscali aggiuntive avanzata dal governo è stata fronteggiata da una dura opposizione da parte dei sindacati – ma non tutte le organizzazioni sono intransigenti a riguardo.

 Il contesto

 Il Ministero delle Finanze aveva rivisitato al rialzo la stima del margine finanziario verso il 2030, per un aumento di 20 miliardi di corone (2,68 miliardi di euro). La Prima Ministra Mette Frederiksen ha dunque pianificato di aggiungere ulteriori agevolazioni fiscali ai cinque miliardi di corone (670 milioni di euro) stipulati dai partiti della coalizione (Socialdemocratici, Venstre, Moderati) al tempo della formazione del Governo.

Questo progetto, annunciato dal Ministro delle Finanze Nikolai Wammen, potrebbe però non essere attuato. Alcune dei sindacati più grandi della nazione stanno infatti protestando aspramente contro la decisione del governo.  Mona Striib, presidente federale di FOA, un’organizzazione sindacale che raccoglie oltre 170 000 impiegati nei settori dell’assistenza e della pulizia, ha definito la proposta “una pura follia”.

Posizioni simili sono state adottate da Gordon Ørskov Madsen, presidente dell’associazione insegnanti e da Anja C. Jensen, presidente del sindacato HK, che comprende 215 000 impiegati in uffici e negozi. Alla critica verso il governo si sono aggiunti numerosi sindaci appartenenti ai Socialdemocratici, che hanno sottolineato come trovassero la decisione del governo inopportuna. Essi hanno ricordato i tagli che le amministrazioni comunali e regionali sono state costrette a eseguire per mancanza di risorse.

 

I “dissidenti”

Non tutti i sindacati sarebbero però contrari alla proposta del governo. Erik Bjørsted, capo economista a Dansk Metal, costituita da più di 100 000 fabbri e lavoratori nei settori del trasporto e dell’edilizia, ha dichiarato che alcuni tagli alle tasse potrebbero essere una buona idea.

Anche il Sindacato dei lavoratori dello stagno e degli strumenti di conduttura e Business Denmark sostengono l’iniziativa. Per esempio, Jens Neustrup Simonsen, il presidente nazionale di Business Denmark, sostiene che i tagli alle tasse potrebbero alleviare gli effetti dell’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse. Egli ha però sottolineato che i tagli dovrebbero comunque essere a vantaggio dei salariati e non delle porzioni più abbienti della popolazione.

 

La risposta del governo

La Prima Ministra Mette Frederiksen sostiene che ci sono fondi sufficienti per sostenere e aumentare il welfare e introdurre nuovi tagli fiscali. Ha quindi risposto alle critiche sottolineando come assicurare una quantità sufficiente di forza lavoro sia una priorità al pari del welfare. Secondo la Premier, i tagli alle tasse potrebbero contribuire a rendere il lavoro più attraente.

Ha risposto anche il Ministro della Giustizia Peter Hummelgaard, ardente sostenitore dei tagli alle tasse. Egli sostiene che gli oppositori della misura stanno “facendo i conti senza l’oste”, in quanto il Governo non ha ancora annunciato la modalità di applicazione della proposta.

 

Conclusione

Considerando la natura recente della controversia, non sarebbe opportuno trarre conclusioni sulla faccenda. Emergono però due fatti principali. In primo luogo, l’eventuale accettazione della proposta rappresenterebbe un’eccezione da parte del sistema politico ed economico danese rispetto a un passato caratterizzato una solida prevalenza degli investimenti nel welfare.

In secondo luogo, la questione potrebbe costituire il primo serio ostacolo alla cooperazione tra i partiti al Governo, facendo emergere le loro divergenze ideologiche. Infatti, se i Socialdemocratici sono assimilabili al centrosinistra, i restanti membri del Governo (Venstre e Moderati) sono più vicini a ideali di centro-destra.

Un’ulteriore conseguenza del dibattito potrebbe consistere in una spaccatura della popolazione danese, una possibilità espressa dalla divergenza di opinioni tra gli esponenti dei diversi sindacati. Il dibattito potrebbe essere intensificato dai disagi dovuti dagli aumenti di inflazione e tassi di interesse.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Venerdì 20 Ottobre 2023
Venerdì 20 Ottobre 2023

Riaperto il dibattito sull’immigrazione in Danimarca

Il contesto e la situazione attuale

Negli ultimi anni, i governi danesi hanno mantenuto un approccio cauto verso l’immigrazione, che può essere compresa analizzando la proposta di legge presentata nel 2019. Essa conteneva numerosi provvedimenti, tra cui la riduzione dell’assistenza sociale fornita ai richiedenti asilo accolti.  

La proposta aveva ricevuto il supporto di Venstre, il partito liberale di centro-destra allora al governo, del Partito Popolare Danese e dei Socialdemocratici, nonostante questi ultimi si trovassero all’opposizione. L’approvazione della proposta ebbe l’effetto principale di spostare il focus dall’integrazione degli individui accolti al loro futuro rimpatrio, qualora il Paese di origine fosse considerato sicuro.

Il succedersi al governo dei Socialdemocratici non vide un particolare rilassamento dei regolamenti. Al momento, il governo danese è formato da un’ampia coalizione. La Prima Ministra, Mette Frederiksen, appartiene ai Socialdemocratici, mentre il Vice Primo Ministro, Jakob Ellemann-Jensen proviene dalle file di Venstre.

 

Le richieste di Dansk Industri e la risposta della politica

Come già menzionato, il mercato del lavoro danese sta sperimentando carenze di manodopera. Il noto giornale Politiken riporta come la Federazione dell’Industria Danese, Dansk Industri, abbia lanciato un appello per cambiare la situazione. Secondo l’organizzazione, infatti, i posti di lavoro vacanti arriveranno a essere 130 000 entro i prossimi 10 anni.

Il timore parrebbe confermato dalle cifre rilasciate da Statistics Denmark, che riportano come il 42% delle aziende danesi abbiano sperimentato carenze di personale nel 2022. Un tentativo di azione è stato messo in atto dai Moderati, che alla fine di agosto hanno presentato 12 proposte in parlamento.

Una di queste prevederebbe la creazione di una “corsia di sorpasso” per tutti quei datori di lavoro che desiderino assumere manodopera specializzata proveniente da e fuori dall’UE. Nel sistema attuale, invece, ogni eventuale assunzione extra comunitaria deve essere esaminata dall’Agenzia Danese per il Reclutamento e l’Integrazione Internazionale per stabilire se rispetta le regole vigenti. Lars Løkke Rasmussen, leader dei Moderati, propone invece che l’assunzione sia resa immediatamente possibile, a patto che il titolare possegga un contratto collettivo di lavoro e un’attività coperta dal sindacato.

Il leader ha anche suggerito la possibilità che la Danimarca intraprenda trattative con alcuni Paesi dell’Africa per il reclutamento di manodopera.

La proposta ha suscitato diverse reazioni da parte degli altri membri del Governo. La Ministra per l’Occupazione, Ane Halsboe-Jørgensen dei Socialdemocratici, ha espresso un parere contrario al rilassamento delle regole sull’immigrazione per sostenere il mercato del lavoro. Secondo la Ministra, infatti, non si tratterebbe solo di trovare lavoratori qualificati per le aziende, ma di salvaguardare la “forza coesiva” della società, che potrebbe venire intaccata da un influsso ingente e improvviso di lavoratori stranieri.

Il vice Primo Ministro e Ministro per l’Economia Jakob Ellemann-Jensen sostiene invece che i fattori che al momento intralciano la promulgazione di nuove leggi e regolamenti sull’argomento siano diversi. A un evento della Camera di Commercio Danese egli ha infatti commentato che la radice dei problemi sia la paura del governo di apparire debole dopo anni di politiche restrittive dell’immigrazione.

 

Conclusioni

Il carattere rivoluzionario delle proposte non è però garanzia della loro approvazione. Durante un’intervista rilasciata al quotidiano Berlingske, la Ministra per l’Occupazione ha infatti ringraziato i Moderati per la chiarezza con cui hanno espresso le proprie proposte, ricordando però che l’accordo sulle politiche del governo è altrettanto chiaro: una politica di immigrazione rigorosa, responsabile e coerente.

Fonte: https://tinyurl.com/7hzhee3u

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Venerdì 20 Ottobre 2023