Domenica 4 Maggio 2025
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Il governo ceco vuole ridurre il deficit strutturale al ritmo di un percento del valore del PIL all’anno. Lo ha detto il premier Petr Fiala dopo l’incontro con i rappresentanti dell’OECD, che critica gli alti deficit delle finanze pubbliche ceche.
La riduzione del deficit dovrebbe essere di circa 70 miliardi di corone all’anno. Quest’anno il premier vede lo spazio per un rialzo delle imposte fino a 30 miliardi di corone, mentre il resto della manovra dovrebbe essere incentrato sui risparmi della spesa pubblica. Per risanare completamente il bilancio dello Stato ci vorrebbero almeno tre anni consecutivi di politiche restrittive. Oltre ai deficit, OECD esorta Praga a mettere in sicurezza anche il sistema pensionistico.
L’organizzazione internazionale prevede per quest’anno un lieve calo dello 0,1% del PIL ceco. L’inflazione dovrebbe restare alta al 13%. Il prossimo anno è attesa la ripresa con un aumento del PIL del 2,4%.
Fonte: https://bit.ly/3o55DBU
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il 2022 è stato un anno difficile per le criptovalute a livello mondiale, con una diminuzione del valore delle monete da un picco di 3000 miliardi nel 2021 a 830 miliardi alla fine del 2022.
Tuttavia, in Canada il settore delle criptovalute è in crescita, con un valore delle transazioni di 776,8 milioni di dollari USA (+ 13,9% rispetto al 2021) e previsioni di tassi di crescita a doppia cifra fino al 2027.
In Ontario, l'ecosistema blockchain è estremamente diversificato, e Toronto ospita il Blockchain Research Institute (BRI), il principale think tank al mondo per la ricerca sulle implicazioni strategiche della blockchain.
Ottawa, capitale del Canada, si sta muovendo per cogliere le potenzialità delle applicazioni strategiche della Blockchain, in particolare per la cybersecurity. Numerose aziende e università si sono distinte nel settore in Ontario.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana dell'Ontario Canada (ICCO Canada))
La bilancia commerciale del Brasile nel 2022 ha raggiunto un superavit di 62,310 miliardi di dollari, secondo il Ministero Brasiliano dello Sviluppo, Industria e Commercio (MDIC); un aumento dell'1,5% rispetto al 2021.
Nel cumulato del 2022, le importazioni hanno totalizzato 272,697 miliardi di dollari, un aumento del 24,3% e le esportazioni, invece, hanno totalizzato 335,007 miliardi di dollari, un aumento del 19,3% rispetto al 2021.
Per quanto riguarda l’interscambio commerciale con l’Italia, nei primi sei mesi del 2022, secondo il Ministero dell’Economia in Brasile le esportazioni italiane hanno raggiunto il valore di USD 2,76 mld, un aumento del 2,2% rispetto all'analogo periodo del 2021. Trattasi del valore più alto dal primo semestre del 2015 compreso.
Tra le principali voci delle esportazioni, si segnala in particolare l'incremento delle vendite di prodotti chimici e farmaceutici (+23,7%, USD 618 mln), mezzi di trasporto e ricambi (+15,6%, USD 305 mln) e tessile e calzature (+49,4%, USD 85 mln). In contrazione le vendite di macchinari (-9%, USD 997 mln).
L’Italia è l'ottavo esportatore in Brasile ed il secondo Paese UE dopo la Germania. Le importazioni di prodotti brasiliani in Italia sono aumentate del 23% rispetto al primo semestre del 2021, raggiungendo un valore di USD 2,46 mld. A seguito dell'incremento dei prezzi delle materie prime (agricole e non) sui mercati internazionali, sono in particolare aumentate le importazioni di caffè in grani (+84,6%, USD 387 mln), metalli e minerali (+21,5%, USD 596 mln) e carta e cellulosa (+38,6%, USD 427 mln).
L'Italia è il quattordicesimo Paese importatore di prodotti brasiliani, e quarto tra i Paesi UE, dietro a Paesi Bassi (USD 5,76 mld), Spagna (USD 4,74 mld) e Germania (USD 3,21 mld).
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
Il Canada ha una popolazione suina di 13,9 milioni e circa 7.400 allevamenti. L'alto numero di suini ha favorito l'export di carni suine dal Canada al resto del mondo, con il paese al terzo posto tra i principali esportatori mondiali di carne suina.
L'Ontario è la provincia canadese con il maggior numero di capi di suini, distribuiti su 1.210 allevamenti. Gli allevamenti suini in Ontario sono concentrati a sud-ovest di Toronto. L'Ontario è il secondo produttore di carne suina in Canada, con 73 mattatoi specializzati nella macellazione dei maiali.
Gli Stati Uniti sono la principale destinazione dell'export suino dell'Ontario.
L'Italia è tra i primi dieci paesi da cui originano le importazioni di carni suine dell'Ontario. Il valore delle esportazioni di carni suine italiane in Canada è cresciuto del 2000% dal 2018 grazie all'accordo di libero scambio tra Canada e UE (CETA).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana dell'Ontario Canada (ICCO Canada))
Dopo decenni di importazione di costosi combustibili fossili, il governo britannico sta attuando un cambiamento radicale nel sistema energetico del paese, muovendosi verso l’utilizzo di fonti energetiche più pulite e più convenienti. Le nuove tecnologie verdi, che verranno sviluppate e implementate in Galles - tra cui l'utilizzo e lo stoccaggio del carbonio (CCUS) e l'idrogeno - guideranno il nuovo piano di sicurezza energetica del governo.
Il parlamentare Grant Shapps ha annunciato un nuovo finanziamento di 160 milioni di sterline per costruire una rete infrastrutturale portuale necessaria ad aiutare lo sviluppo dell'eolico galleggiante offshore, attraverso il Floating Offshore Wind Manufacturing Investment Scheme. Questo schema sosterrà gli investimenti nei progetti necessari a soddisfare le ambizioni del Regno Unito di raggiungere fino a 5 GW di energia eolica offshore galleggiante entro il 2030, con una serie di potenziali progetti nel Mar Celtico.
Il governo ha inoltre confermato il progetto di “cattura e stoccaggio del carbonio” dell’Hanson Padeswood Cement Works, con sede nella regione del Galles del Nord, come uno degli otto programmi da portare avanti per formare la base dei nuovi cluster CCUS (Carbon Capture, Usage & Storage) del paese. Questo annuncio segue la conferma del budget di 20 miliardi di sterline a sostegno del CCUS, che contribuirà alla creazione di mezzo milione di nuovi posti di lavoro in tutto il paese.
Il primo ministro Rishi Sunak ha dichiarato: “Grazie alla nostra geografia unica e alla forte esperienza in ambito green, il Regno Unito è in una buona posizione per creare nuove industrie specializzate nello stoccaggio del carbonio, nell'idrogeno e nell'eolico galleggiante offshore in tutto il paese. Investendo nell’indipendenza energetica, manterremo la nostra promessa di far crescere l'economia con nuovi posti di lavoro ben retribuiti e opportunità per le imprese di esportare in tutto il mondo.”
“Il piano di sicurezza energetica del governo del Regno Unito è ambizioso e contiene fantastiche notizie per tutto il Galles”, ha affermato il Segretario di Stato per il Galles David TC Davies, “Sappiamo che esiste un enorme potenziale per l'eolico galleggiante offshore e disponiamo di siti per nuovi sviluppi nucleari. Il governo sta inoltre sostenendo il piano per fornire abbastanza elettricità pulita e sicura per 4 milioni di case entro il 2035 nella zona del Mar Celtico. Abbiamo annunciato un finanziamento governativo di 160 milioni di sterline per avviare la costruzione di infrastrutture nei porti e fornire così energia rinnovabile.”
Il governo del Regno Unito ha anche fissato l'obiettivo di 10 GW di produzione di idrogeno entro il 2030, che potrebbe generare abbastanza elettricità pulita per alimentare tutta Londra per un anno.
Il Galles è al centro di questo piano: sarà proprio gallese una delle compagnie ad avere accesso al Net Zero Hydrogen Fund da 240 milioni di sterline. Inoltre, quindici progetti riceveranno una sovvenzione di 37,9 milioni di sterline per sostenere lo sviluppo e l'implementazione di nuovi impianti di produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio.
Fonte: https://bit.ly/43tquz2
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Secondo i dati diffusi da “TurkStat” in collaborazione con il Ministero del Commercio, nel mese di febbraio 2023, su base annua, le esportazioni sono state pari a 18,6 miliardi di dollari con un decremento del 6,4% sull’analogo mese del 2022; l’import cresce invece del 10,1% attestandosi a 33,7 miliardi. Le vendite turche nel bimestre gennaio-febbraio 2023 hanno invece sfiorato i 38 miliardi di dollari (+1,4%) mentre gli acquisti sono ammontati a 64 miliardi (+15,4%) sul bimestre del 2022. Nel mese di febbraio 2023, il deficit commerciale (energia e oro esclusi) si è attestato a poco a 2,5 miliardi di dollari, con un rapporto percentuale di copertura delle esportazioni sulle importazioni dell’87,7%.
Se scorporiamo la voce fabbisogno energetico e oro, nel mese di febbraio 2023 la bilancia commerciale ha segnato un disavanzo commerciale pari al +51,4% sull’analogo mese di febbraio gennaio 2022, attestandosi a 12,8 miliardi di dollari ed il rapporto di copertura dell’export sull’import scende al 60,7% dal 71,4 di un anno fa.
A livello geografico, nel mese di febbraio 2023, il principale mercato di sbocco delle merci turche è stato quello tedesco (1,7 miliardi di dollari), seguito da quello italiano (1,2 miliardi), da quello degli Stati Uniti (1,089), della Federazione russa (1,013 miliardi), del Regno Unito (851 milioni) di merci e servizi acquistati. Tra i principali fornitori, nel mese in osservazione, la Federazione russa si piazza al 1° posto con 4,2 miliardi di dollari, precedendo la Svizzera (3,5 miliardi), la Cina (3,1 miliardi), la Germania (2,8 miliardi) e l’Italia con 1,2 miliardi di dollari. Nel bimestre gennaio-febbraio 2023 rispetto a quello analogo del 2022, l’Italia ha esportato merci e servizi pari a 2,34 miliardi di dollari, preceduta da Federazione Russa e Stati Uniti.
Nel mese di febbraio 2023 si segnala inoltre che l’impatto negativo dei sismi del 6 febbraio scorso sull’export delle 11 regioni colpite ha fatto registrare un -6,5% con una perdita stimata pari a 1,5 miliardi di dollari. Tuttavia, nel mese scorso di marzo, si è registrata una positiva inversione di tendenza con stata una ripresa dell’export dalle aree colpite.
Nel 2022 le esportazioni turche erano aumentate del 12,9% rispetto all’anno precedente e si attestavano a 254,2 miliardi di dollari rispetto ai 363,7 miliardi di import (+34% sul 2021). Il deficit commerciale alla fine dell’anno scorso era stato pari a 109,5 miliardi di dollari con un incremento sul 2021 del 137%; un disavanzo commerciale appesantito dall’import di energia (22,2%), dalle importazioni di oro non lavorato (lingotti) pari a 4,1 miliardi di dollari (+859%) e di macchinari e macchine elettriche (+40,5%) pari 2,1 miliardi di dollari.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Sulla base dei dati provvisori resi noti dal Ministero della Cultura e del Turismo lo scorso 24 marzo, il numero di viaggiatori stranieri nel mese di febbraio 2023 è stato pari a 1,9 milioni (+21,3% sull’analogo periodo del 2022).
I dati indicano ai primi tre posti le città di Istanbul (57,96% sul totale) con 1,1 milione di presenze, seguita a distanza da Edirne al confine con Grecia e Bulgaria (11,9%) e da Antalya (10,5%).
Se si prende in considerazione il bimestre gennaio-febbraio 2023, i turisti stranieri che hanno visitato la Turchia sono stati quasi 4 milioni con un incremento del 37,3% rispetto all’analogo periodo del 2022. A livello geografico, i turisti della Federazione russa si collocano al primo posto, seguiti da bulgari e tedeschi.
Nel 2022, il numero di visitatori ha segnato una forte ripresa sull’anno precedente (+75%) con le presenze dall’estero che sono salite a 51,4 milioni di cui più di 7 milioni rappresentati da cittadini turchi residenti all’estero. Anche le entrate del turismo l’anno scorso hanno fatto segnare un incremento del 53,4% attestandosi a 46,3 miliardi di dollari. Il Ministro della Cultura e del Turismo, Mehmet Nuri Ersoy, ha recentemente dichiarato che gli arrivi stranieri dovrebbero raggiungere i 60 milioni nel 2023 e i 90 milioni nel 2028. Per quanto riguarda le entrate da questo comparto, il Governo di Ankara prevede un aumento fino a 56 miliardi di dollari nel 2023, e 100 miliardi entro il 2028.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Lo scorso 15 marzo sono stati resi pubblici da parte della TÜİK i dati riferiti al mese di febbraio 2023 delle compravendite di immobili ad uso abitativo. Il settore ha fatto registrare un sensibile calo (-18%) non solo sull’analogo mese del 2022 ma anche rispetto al mese precedente di gennaio 2023, registrando il livello più basso da maggio 2021. Istanbul si colloca ancora una volta al primo posto con 15 mila unità vendute (18,7% del totale) seguita dalla capitale Ankara con 8.235 (10,3%) e Izmir con poco più di 5 mila unità vendute (6,3%) che scavalca, per il mese in osservazione, la città di Antalya.
In calo rispetto allo stesso mese dell’anno precedente le abitazioni acquistate con mutui (-12,7). La tipologia di compravendita con finanziamenti rappresenta il 21,7% di tutti gli immobili venduti in Turchia. Più sensibile invece il calo registrato a febbraio 2023 sia degli acquisti di immobili nuovi (18,8%) che di quelli di seconda mano (70.176) rispetto a dicembre 2022.
I cittadini della Federazione russa (1/4 degli acquisti totali) si piazzano al primo posto con 1.183 unità acquistate, rispecchiando un andamento costante dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina e le successive sanzioni occidentali. I russi, la maggior parte dei quali ha ottenuto la cittadinanza turca grazie all’acquisto di immobili, sono seguiti a distanza dagli iraniani, iracheni e ucraini (gli acquisti di quest’ultimi si concentrano in modo particolare nella provincia meridionale di Antalya).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
I dati i più aggiornati sui flussi di IDE in Turchia, pubblicati lo scorso 13 marzo dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), indicano che a gennaio 2023 gli IDE in entrata in “equity capital” sono stati pari a 253 milioni di dollari, seguiti dai ricavi provenienti dalle vendite delle proprietà immobiliari (514 milioni) e dagli per strumenti di debito (ossia crediti e depositi commerciali, sottoscrizioni di titoli obbligazionari e prestiti) che hanno totalizzato nel mese in osservazione 61 milioni di dollari.
I disinvestimenti segnano invece il livello più basso degli IDE e si attestano a 13 milioni di dollari.
Nello specifico, nel mese di gennaio 2023, lo stock di investimenti in entrata si è attestato a 815 milioni di dollari (+5% sul mese precedente di dicembre 2022). I saldi negativi degli IDE nel mese di gennaio 2023 hanno rappresentato l’8,3% del deficit di parte corrente della bilancia dei pagamenti.
A gennaio 2023, il settore “vendite all’ingrosso e al dettaglio” ha fornito il più grande un contributo agli IDE in entrata pari al 30% del totale degli “equity capital” seguito da quello delle “vendite di prodotti chimici e farmaceutici” (21%). Apporto pari al 3% è stato quello delle vendite dei prodotti in metallo.
A gennaio 2023, sono ancora una volta i Paesi dell’Unione Europea più il Regno Unito i più importanti investitori in Turchia, detenendo una quota pari al 70% degli IDE totali in entrata nel Paese, con una crescita del 12%. Il blocco UE più Regno Unito è seguito dai Paesi dell’Asia orientale (13%) che hanno scavalcato gli altri Paesi dell’Europa (+6%); seguono i Paesi CIS e quelli delle Americhe e del Medio Oriente.
A livello di Paesi, nel rank riferito al mese in osservazione, i Paesi Bassi si piazzano al primo posto (30% degli IDE totali in entrata con un +14%), l’Olanda precede l’Irlanda (17%), la Germania (9%) e la Cina; entrano nella top 10, Taiwan e Hong Kong.
Nel 2022, i flussi di IDE in entrata in Turchia si erano attestati a 13 miliardi di dollari con la Spagna al primo posto con 1,6 miliardi di dollari che ha preceduto Paesi Bassi (863 milioni) e Svizzera (737 milioni). Nel complesso, il 2022 ha registrato un -2,4% rispetto al 2021.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Secondo i dati diffusi dall’Agenzia ICE di Istanbul, nel mese di gennaio 2023 - rispetto all’analogo mese del 2022 - il commercio estero con la Turchia segna un aumento del 16,8% che colloca l’Italia al 5° posto tra i maggior partner commerciali con 1,9 miliardi di interscambio totale ed una quota del 3% sul totale importato dalla Turchia. L’Italia in ambito UE si piazza al secondo posto preceduta dalla Germania (3,6 miliardi di merci e servizi venduti) e prima della Francia mentre nell’area del Mediterraneo si conferma il primo partner commerciale della Turchia.
Nel mese di gennaio 2023, le esportazioni italiane sono state poco più di 1 miliardo di dollari con un incremento dell’export in valore del 32,7% rispetto a gennaio 2022 collocando il nostro Paese al 6° posto tra i principali fornitori della Turchia preceduta da Russia, Svizzera, Cina, Germania e Stati Uniti.
Si mantiene invece stabile quale 5° cliente dopo Germania, Stati Uniti, Russia e Regno Unito con 917 milioni di dollari di beni acquistati con un decremento dell’import in valore del 10,2% e un saldo positivo per l’Italia di poco più di 100 milioni di dollari.
La dinamica dell’export italiano nel mese in osservazione è stata trainata dalle vendite di combustibili e oli minerali (+241,3% rispetto al mese di gennaio 2022) e da quelle della voce merceologica “metalli e pietre preziose” (+226,4%) e, in misura meno marcata, dalle nostre esportazioni di prodotti chimici (95,6%). Sono risultati in calo l’export di ferro e acciaio (-27,4%). In termini assoluti, le principali voci del nostro export nel mese in osservazione restano quelle tradizionali dei “macchinari e apparecchiature meccaniche” che si sono attestati a 259 milioni di dollari.
Nel confronto con i principali partner commerciali europei, nel mese di gennaio 2023 si rileva ancora una crescita delle esportazioni dell’Italia superiore agli incrementi registrati dalla Germania e dal Regno Unito , mentre la Francia ha fatto registrare un leggero calo delle sue vendite. In ambito Ue, come detto, l’Italia è seconda solo alla Germania (1,7 miliardi di dollari) e si posiziona prima di Francia e Spagna, guadagnando quote nei confronti dei nostri tre principali concorrenti.
La dinamica dell’export turco fa invece registrare nel mese di gennaio 2023 un forte calo negli acquisti italiani di combustibili e oli minerali mentre la prima voce dell’import italiano resta quella degli “autoveicoli, trattori e parti di ricambio” con 175 milioni di dollari.
Tra gli incrementi maggiori delle esportazioni della Turchia nel 2022 si segnala l’aumento fatto registrare verso la Federazione russa (+149,5%) e la Svizzera (+136,4%) mentre la dinamica dell’import turco segna, tra i più cospicui aumenti, un incredibile +1.164% degli elvetici (da imputare ad una impennata della richiesta di lingotti d’oro che a seguito dei terremoti del 6 febbraio è al momento preferito al mattone come bene rifugio).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)