Domenica 4 Maggio 2025
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L’economia ceca si situa al dodicesimo posto tra i Paesi dell’UE. Lo indica il progetto di analisi dei dati Index prosperity.
La valutazione del 2022 registra un lieve peggioramento per la Repubblica Ceca a causa di alcuni fattori. Il principale è il tasso d’inflazione che ha sfiorato il 15% ed è stato uno dei più alti tra i Paesi comunitari. Il forte aumento dei prezzi ha poi portato a un calo del potere d’acquisto e dei consumi delle famiglie.
L’economia ceca invece eccelle nella complessità, ovvero nella capacità di produrre un’ampia scelta di beni e servizi. Migliorano anche alcuni altri indici. Ad esempio, il numero di robot ogni 10.000 dipendenti è aumentato a 168, il decimo dato più alto dell’UE. L’economia ceca, tuttavia, deve ancora trovare la strada per migliorare in maniera decisiva il proprio valore aggiunto.
Fonte: https://bit.ly/3ypPQ2p
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Gli investimenti e il commercio estero hanno trainato la crescita dell’economia ceca nel 2022. Lo indica una nuova stima dell’Ufficio di Statistica Ceco.
Il contributo più significativo alla crescita del PIL nel 2022 è arrivato dalla creazione del capitale fisso. Gli investimenti hanno visto una crescita rispetto a un anno fa di oltre il 6%. Un contributo positivo è arrivato anche dal commercio estero e dalla spesa del settore governativo. Hanno invece penalizzato la crescita le spese delle famiglie, che hanno visto un calo di circa l’1%.
L’ufficio di statistica ha rivisto al ribasso la sua prima stima di crescita. Secondo il nuovo dato, il PIL è aumentato nel 2022 del 2,4%. Nell’ultimo trimestre la variazione anno su anno è stata dello 0,2%, mentre rispetto al terzo trimestre si è verificato un calo dello 0,4%.
Fonte: https://bit.ly/3IXL5BT
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Tre produttori di caffè del Minas Gerais sono i vincitori del 32° Ernesto Illy Sustainable Quality Award dal caffè all’Espresso. Luís Manuel Ramos Fachada M. da Silva (Chapada de Minas), Raimundo Dimas Santana Filho (Matas de Minas) e São Mateus Agropecuária (Cerrado Mineiro) di Minas Gerais hanno ricevuto il riconoscimento e il premio di R$ 10.000 ciascuno, a San Paolo.
Il trio ha anche vinto un viaggio all'estero per partecipare all'8° Ernesto Illy International Coffee Award, con i 27 selezionati coltivatori di caffè provenienti da nove paesi che forniscono i chicchi a illycaffè. Durante la cerimonia internazionale, che celebra i migliori caffè del mondo, sarà svelato anche l’ordine di classifica dei vincitori brasiliani (primo, secondo e terzo posto).
Nella categoria dei vincitori nazionali, il 4° e 5° posto della classifica sono stati conquistati anche dai “mineiros”: Claudio Martins Belo della città di Araponga, nel Matas de Minas, si è classificato 4°, mentre Agro Fonte Alta, di Campestre, nel sud del Minas, si è classificato in 5a posizione.
Alla cerimonia tenutasi a San Paolo hanno partecipato il presidente di illycaffè, Andrea Illy, CEO, Cristina Scocchia, e il direttore dell'Etica, Anna Illy. I vincitori sono stati selezionati dalla Commissione giudicatrice del premio, composta da esperti nazionali e internazionali di illycaffè, tra gli oltre 500 campioni registrati provenienti dalle principali regioni produttrici di caffè arabica del Paese.
Fonte: https://bit.ly/3JkrXiT
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio, Industria ed Agricoltura di Minas Gerais)
Dal 27 febbraio al 2 marzo si è tenuto a Barcellona l’edizione 2023 del Mobile World Congress, la fiera mondiale della tecnologia. La 17esima edizione della manifestazione si è conclusa con quasi il 50% di partecipanti in più rispetto al 2022, ma ancora non riesce a recuperare il numero di partecipanti al congresso di prima della pandemia.
Tuttavia, i responsabili del congresso sottolineano che più che le cifre, l'importante è che i dirigenti d'azienda siano tornati a questo evento commerciale e che, al di là dei riflettori e delle innovazioni tecnologiche più succose, siano riusciti a fare affari ancora una volta.
Il 56% del totale dei partecipanti proveniva da industrie mobili ausiliarie e i partecipanti al congresso provenivano da 202 Paesi diversi, secondo quanto dichiarato dall'associazione del settore mobile GSMA. La prossima edizione si terrà dal 26 al 29 febbraio 2024.
Fonte: https://bit.ly/3ZB7yf2
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana – Barcellona)
Nel 2022, l’industria danese ha goduto di ottima salute: stando ai dati pubblicati da Danmarks Statistik, infatti, il fatturato dell’intero comparto industriale, compresi gli input di materie prime, ha raggiunto i 1093 miliardi di corone danesi (pari a circa 146 miliardi di euro), in crescita del 18% rispetto al 2021. Va notato che le statistiche sono compilate a prezzi correnti; quindi, i risultati devono essere visti in parte alla luce del recente andamento dei prezzi.
Se si considera solo l’industria (escludendo quindi il settore estrattivo, che ha goduto di un’annata di anomala floridità dovuta all’invasione russa in Ucraina), la crescita è stata del 56,9% rispetto all’anno precedente. Tale crescita si deve principalmente ai due settori farmaceutico (+30% rispetto al 2021, +356% rispetto al 2008) e alimentari-bevande-tabacchi (+18.6% rispetto al 2021, +31% rispetto al 2008), che sono i due maggiori gruppi per fatturato e per occupazione dell’industria danese. I due gruppi rappresentano complessivamente il 38,8% del fatturato totale e il 27,0% dell'occupazione industriale.
Un dato interessante legato all’andamento del settore farmaceutico è che, dal 2008 al 2022, le vendite di prodotti medici e farmaceutici sono passate da 42 a 160 miliardi di corone danesi (+380%). Questa crescita notevole è in buona parte dovuta all'aumento delle esportazioni verso gli Stati Uniti e la Cina in particolare, passate da valere 7 miliardi di corone danesi nel 2008 a 62 miliardi di corone danesi nel 2022. Tale crescita però non si può sovrapporre a quella dell’industria farmaceutica in sé, dato che le vendite di prodotti medici e farmaceutici possono avvenire in diversi settori e, allo stesso modo, le aziende appartenenti all'industria farmaceutica possono avere vendite di prodotti che non rientrano in questo gruppo.
Il gruppo dell'industria farmaceutica rappresenta una quota relativamente maggiore del fatturato dell'industria rispetto all'occupazione nel 2022, con una quota di fatturato del 18,4% ma solo l'8,7% dell'occupazione: questo è chiaro indice dell’alto valore aggiunto di tale industria.
Allo stesso modo, l’industria chimica e della raffinazione è quarta per quota di fatturato nel 2022, ma tra le ultime come quota di occupati. All'estremo opposto si trova l'industria metallurgica, che rappresenta il 6,7% del fatturato dell'industria e il 12,2% dell'occupazione. Il settore alimentare, primo per quota di fatturato, è anche primo come numero di occupati, con il settore dell’industria meccanica che occupa una frazione leggermente inferiore di dipendenti.
Altri settori che hanno riscontrato una crescita significativa, a partire dal 2008, sono quello chimico e della raffinazione del petrolio cresciuto del 61,1%, quello dell’ingegneria meccanica (che include le turbine eoliche) con il 49,2%, e quello dell'elettronica, che include i dispositivi medici, con il 40,7%.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
La corona ceca ha continuato a rafforzarsi nei confronti dell’euro. Martedì pomeriggio il cambio è sceso sotto la soglia di 23,50 corone per euro, il valore più basso dall’estate del 2008.
La corona ceca si sta rafforzando nei confronti dell’euro dalla fine dello scorso anno. Secondo gli analisti la moneta ceca registra un andamento differente dalle altre monete minori, a cui viene solitamente paragonata dagli investitori internazionali. A contribuire al rafforzamento anche la politica monetaria relativamente restrittiva della Banca Centrale Ceca.
La corona è ancora distante dal suo cambio minimo rispetto all’euro dell’estate 2008, quando era sceso leggermente sotto la soglia di 23 corone per euro. Gli analisti prevedono che nel medio periodo il cambio dovrebbe risalire ad almeno 24 corone per euro.
Fonte: https://bit.ly/3y2c9ej
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
I debiti delle famiglie ceche hanno superato a fine dello scorso anno i 3000 miliardi di corone ceche. Lo indicano i dati di CRIF – Czech Credit Bureau, socio Camic.
L’aumento del debito è stato tuttavia più debole che negli anni passati grazie al gelo dei mutui sulle abitazioni. Il valore dei mutui ipotecari ha raggiunto oltre 2600 miliardi di corone, con un aumento del 6%. Secondo le predizioni lo stock potrebbe calare quest’anno, in quanto il valore dei mutui ripagati potrebbe superare quelli erogati. Avevano un mutuo ipotecario circa 1,1 milioni di persone.
Più forte la dinamica dei mutui al consumo. Il valore è cresciuto di circa il 7%, arrivando a 532 miliardi di corone. Avevano un mutuo al consumo 2,3 milioni di persone.
Fonte: https://bit.ly/3IMPoQG
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Le compravendite nel settore immobiliare sono diminuite lo scorso anno di circa il 50%. Lo indica uno studio realizzato dall’Associazione Bancaria Ceca e il progetto Dataligence.
Nel caso dei nuovi appartamenti le transazioni sono diminuite del 57%, soprattutto per effetto del calo dei mutui ipotecari. Le compravendite delle case familiari o di appartamenti di vecchia costruzione sono invece calate di circa il 50%. Nel 2022 sono state registrate 61.000 transazioni di questo tipo e 8.000 transazioni relative ai nuovi appartamenti.
I prezzi degli immobili residenziali continuano tuttavia a resistere e il calo è stato di solo il 4%. “Al calo relativamente contenuto dei prezzi degli immobili contribuisce anche il numero ridotto di mutui ipotecari in difficoltà, in quanto sul mercato non arriva un numero maggiore di immobili in vendita” ha indicato l’analista dell’Associazione Bancaria Ceca Jakub Seidler.
Fonte: https://bit.ly/3EMb91F
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il mercato del lavoro in Germania
Da tempo in Germania mancano i lavoratori qualificati e attualmente i posti vacanti nel Paese sono circa 2 milioni.
Secondo un'indagine della Camera dell'Industria e del Commercio tedesca (DIHK), più di un'azienda su due in Germania (53%) non ha sufficiente forza lavoro ed è costretta a ridurre i volumi di produzione.
Tra i settori più colpiti, l’industria e l’edilizia, con il 58% delle aziende che devono far fronte alla mancanza di personale. La situazione è ancora peggiore nel settore dei servizi sanitari e sociali. Qui il 71% degli intervistati dal DIHK ha dichiarato di essere in difficoltà e alcune strutture sono state costrette a chiudere.
Attualmente, le prospettive per l'economia tedesca non sono delle migliori, a causa della scarsità di lavoratori soprattutto per i settori del futuro come quello energetico, il digitale o l'espansione delle infrastrutture.
Secondo l'indagine del DIHK, un'azienda su tre spera in una maggiore facilità di assunzione di lavoratori qualificati stranieri. Una grande opportunità per rafforzare le relazioni tra la Germania e gli altri Paesi.
Il ricorso a più forza lavoro internazionale non è però sufficiente a risolvere il problema. Anche un corretto orientamento degli studenti al percorso di studio e di lavoro più adeguato è un tema per la Germania. La Camera dell’Industria e del Commercio dell’Assia (IHK Hessen) ha recentemente sottolineato come i percorsi di formazione professionale siano poco valorizzati, rispetto agli studi universitari.
Il mercato del lavoro in Italia
La situazione in Italia non è molto diversa. Secondo gli i dati di Unioncamere e Anpal riferiti a gennaio 2023, le aziende sono alla ricerca di oltre mezzo milione di lavoratori e la difficoltà di reperimento è cresciuta. Se l’anno scorso si attestava al 38,6%, quest’anno è al 45,6%.
Anche per l’Italia l’attrazione di talenti internazionali è vista come una possibile soluzione. A causa della crisi demografica, la popolazione in età lavorativa si ridurrà di circa il 7% entro il nuovo anno. Gli immigrati, che attualmente sono il 10% dei residenti in Italia, rappresentano quindi un’importante risorsa.
Secondo uno studio condotto da BCG, infatti, le organizzazioni con un altro numero di immigrati nei leadership team hanno una redditività superiore di circa il 15% e il 75% di probabilità in più di essere innovatori a livello mondiale.
Anche in Italia, tuttavia, l’orientamento e la formazione sono temi decisivi. L’Italia è infatti il Paese europeo con il più alto numero di giovani (15-34 anni) che non lavorano. Il 66% dei Neet (persone che non studiano e non lavorano), sono persone che hanno smesso di cercare lavoro perché scoraggiate. Questa tendenza all’inattività riguarda soprattutto i diplomati (32%) o giovani con un titolo di studio minore (16%). Il dato più significativo per i disoccupati (chi cerca regolarmente lavoro) è invece il tempo: 1l 36% cerca lavoro da più di un anno. In questo contesto, i percorsi di studio professionalizzanti, come quelli offerti dagli Istituti Tecnici Superiori (ITS), rappresentano una reale opportunità di specializzazione e di inserimento nel mondo del lavoro in settori quali meccatronica, mobilità, nuove tecnologie della vita, efficienza energetica, comunicazione e tecnologie per i beni culturali.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
Economia europea nel 2022
Il 2022 è stato un anno complessivamente positivo per l’economia dell’Unione Europea.
Nella prima metà del 2022 la crescita del PIL reale nell'UE ha mostrato una tendenza al rialzo, grazie alla ripresa della spesa da parte dei consumatori. Sono aumentate, in particolare, le spese nei servizi: conseguenza dell'allentamento delle misure di contenimento della pandemia COVID-19. L'espansione è proseguita nel terzo trimestre, anche se a un ritmo più lento.
Dopo una solida prima metà del 2022, a causa della Guerra tra Russia e Ucraina l'economia dell'UE è entrata in una fase difficile, che ha rafforzato l’inflazione a livello mondiale. Ciononostante, secondo le stime, il PIL reale del 2022 sarebbe aumentato del +3,3% nell'UE (+3,2% nella zona euro): valori ben al di sopra del +2,7% prospettato nelle previsioni intermedie d'estate.
Quali sono state le conseguenze della situazione geopolitica sugli scambi commerciali dei Paesi Italia e Germania alla fine dell’anno?
Commercio Estero: confronto tra Italia e Germania
Secondo i dati ISTAT, nel 2022 l’export italiano è diminuito del -2,4% in volume, ma è cresciuto del +13,5% in termini monetari. Tale crescita è stata sostenuta principalmente dagli scambi con i paesi extra Ue, verso cui il valore delle esportazioni è aumentato del +18,2%. Nell’area Ue l’aumento è stato invece del +8,6%. Anche l’import ha visto una riduzione dei volumi (-11,4%), ma un aumento del valore: +7,7% nel complesso, dovuto a un + 4,5% dall’area Ue e + 11,7% dall’area extra Ue.
I settori che hanno contribuito maggiormente all’aumento dell’export sono: mezzi di trasporto (+43,7%), prodotti petroliferi raffinati (+32,7%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+26,9%), macchinari e apparecchi n.c.a. (+13,8%).
I paesi che hanno maggiormente contribuito all’incremento dell’export sono stati: Stati Uniti (+22,5%), Francia (+14,6%), Svizzera (+24,3%), Turchia (+38,4%) e Germania (+7,0%). L’export verso la Russia si è confermato in forte flessione (-27,7%).
Gli scambi commerciali della Germania hanno avuto un andamento simile. Secondo i dati pubblicati da statista.de, anche in Germania, l’import è diminuito del -6,1% e l’export del -6,3% a dicembre 2023, ma i risultati annuali sono in crescite. Rispetto a dicembre 2021, infatti, l’export è aumentato del +5,9% e l’import del +3%.
Nel dicembre 2022 il valore dei beni esportati è ammontato a 127,4 miliardi di euro e di quelli importati a 117,4 miliardi. La bilancia commerciale estera ha quindi chiuso con un surplus di 10,0 miliardi.
La maggior parte delle esportazioni tedesche è stata destinata agli Stati Uniti, mentre il Paese da cui la Germania ha importato di più è stato la Repubblica Popolare Cinese. Come l’Italia, anche la Germania ha ridotto le relazioni commerciali con la Federazione Russa. Le esportazioni, in particolare, sono diminuite del 16,7%.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)