Martedì 6 Maggio 2025
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La produzione energetica. La produzione energetica è la maggior causa delle emissioni di CO2 a Copenhagen. Dal 2010 il consumo di elettricità, gas e riscaldamento ha inciso per il 76% sulle emissioni totali della città. Nel 2018 il consumo è sceso al 59% e l’obiettivo è quello di raggiungere il 20% entro il 2025 (una riduzione pari a 130.000 tonnellate di CO2). Così, il settore energetico non sarà più la maggiore fonte di inquinamento della città. Uno degli elementi chiave per raggiungere la neutralità climatica entro il 2025 è la produzione di energia verde, basata sull’utilizzo di risorse energetiche innovative.
Il teleriscaldamento urbano. La centrale elettrica di Amager è una delle principali fonti di produzione per il riscaldamento e l’energia nella capitale danese. Con l’installazione di BIO4, nel 2019, si è completata la conversione della centrale dal carbone alla biomassa, facendo registrare un risultato importante. Oggi, infatti, più dell'80% del teleriscaldamento di Copenaghen è a zero emissioni di anidride carbonica.
Il piano d’azione per il 2025 prevede di continuare ad usare la biomassa, adottare nuovi sistemi di teleriscaldamento, ridurre l’uso dei combustibili fossili residui e convertirli attraverso l’accumulo termico. Inoltre, giocano un ruolo chiave tecnologie come l’energia geotermica e il teleriscaldamento a bassa temperatura. Queste nuove tecnologie dovranno avere un basso impatto ambientale, adattandosi all’architettura della città, e integrarsi con la pianificazione dello sviluppo urbano.
Servizi pubblici a emissioni zero. Copenaghen sta lavorando in modo che anche i servizi pubblici della città contribuiscano all'obiettivo zero emissioni entro il 2025. Tra questi servizi ci sono la fornitura di gas, da convertire in gas verde; il teleraffreddamento; l’approvvigionamento idrico e il trattamento delle acque reflue.
Energia eolica e solare. Il piano da seguire è l’implementazione di sistemi fotovoltaici su larga scala e la realizzazione di turbine eoliche sulla terraferma e in mare aperto. Negli ultimi anni si è esplorata la possibilità di erigere turbine eoliche nell'Øresund a Nordre Flint (situato sulla costa di Copenhagen a est di Saltholm) e ad Afandshage (a sud di Copenhagen).
Risorse e rifiuti. Dal 2017 i cittadini danesi possono separare i rifiuti biodegradabili attraverso la raccolta differenziata. Questi rifiuti vengono poi biogassificati e utilizzati per generare elettricità e riscaldamento. Il Consiglio comunale ha adottato nel 2019 una serie di iniziative tra cui “Copenhagen circolare” per la gestione delle risorse e dei rifiuti. L’iniziativa vuole impegnare le famiglie a differenziare materiali riciclabili come plastica e metallo dagli altri rifiuti e a ridurre la produzione dei rifiuti industriali. L’intenzione è di stabilire un impianto di biogas vicino alla città per poter convertire rifiuti biodegradabili in gas verde.
Inoltre, la città sta studiando un piano di accumulo e stoccaggio di CO2. L’anidride carbonica può essere rimossa da una fonte di emissione per essere successivamente utilizzata come risorsa o immagazzinata nel sottosuolo. Tra gli obiettivi vi è quello di rendere l’inceneritore di rifiuti (Copenhill) ad emissioni zero.
Dopo il 2025. È importante considerare la transizione verde di Copenhagen del 2025 come un trampolino di lancio verso il 2050. Gli sforzi nel settore energetico sono le fondamenta su cui costruire e sviluppare sistemi su larga scala e investimenti per i prossimi 30-50 anni.
Fonte: https://bit.ly/36Nc1VX
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
L'IMF ha abbassato le sue stime sulla crescita economica nel 2022 per la Corea al 2%, aumentando al contempo la sua previsione sull'inflazione al 4%, a causa dei contraccolpi causati dalla guerra in Ucraina.
Nell'ultimo "World Economic Outlook" l'IMF ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita per la quarta economia più grande dell'Asia al 2,5% quest'anno dal precedente 3%.
L'IMF ha anche aumentato notevolmente le prospettive di inflazione del paese di 0,9 punti percentuali rispetto alla precedente proiezione del 3,1%.
La previsione di crescita fatta dall'IMF è inferiore alla stima della Bank of Korea (BOK) del 3% e al 2,7% di Moody's Investors Service e Fitch Ratings.
Essendo la Corea un paese che dipende dalle importazioni per soddisfare il suo fabbisogno energetico anche l'inflazione è al rialzo a causa dell'aumento dei costi dell'energia.
Le stime sull'inflazione dell'IMF sono superiori alla stima del 3,1% del BOK; mentre Fitch Ratings prevede che l'inflazione aumenterà del 4,1% quest'anno.
Fonte: https://bit.ly/3K0zbpl
(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Korea)
I prezzi al consumo, a livello nazionale, sono aumentati dell'8,5% da marzo 21 a marzo 22, secondo LO U.S. Bureau of Labor Statistics. Tale aumento è il più alto dal dicembre 1981. I costi energetici sono aumentati del 32,0%. rispetto al marzo precedente, in gran parte a causa dell’aumento del 48,2% del costo del carburante per motori. Il costo del gas naturale è cresciuto del 21,6 %, mentre l'elettricità è aumentata dell'11,1 %. Nello stesso periodo, i prezzi complessivi nel settore agroalimentare sono aumentati dell'8,8%, e il costo della ristorazione del 6,9 %.
L'indice dei prezzi al consumo di marzo 22 ha mostrato ancora una volta aumenti in tutte le principali categorie della supply chain, dato che le difficoltà di approvvigionamento continuano a scontrarsi con l'elevata domanda dei consumatori. Per il decimo mese consecutivo l'inflazione ha superato il 5%. Il balzo a marzo è stato in gran parte guidato da un aumento dei prezzi della benzina e dei generi alimentari, che sono aumentati quando il conflitto in Ucraina è diventato globale.
Il Federal Open Market Committee (FOMC) ha alzato, a marzo, il tasso di interesse dallo 0,25% allo 0,5%.
(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas)
Pur chiudendo il conto annuale 2021 con una perdita di 186 milioni di franchi, l’assicurazione contro la disoccupazione (AD) ha potuto mantenere la sua funzione di stabilizzatore economico. Ciò si deve al fatto che, come anche per l’anno precedente, la Confederazione si è assunta i costi dell’indennità per lavoro ridotto (ILR), introdotta per far fronte alla crisi del coronavirus.
Il Fondo di compensazione dell’assicurazione contro la disoccupazione ha chiuso l’anno d’esercizio 2021 con entrate totali nell’ordine di 14,07 miliardi di franchi (2020: 17,40) mentre le spese si sono attestate a 14,26 miliardi di franchi (2020: 17,26). Le perdite ammontano a 186 milioni di franchi (2020: eccedenza di 145 milioni). La media annuale di disoccupati che si sono annunciati presso l’AD è stata di 137 614, pari una percentuale del 3,0% (2020: 145 720; 3,1%).
Conto annuale 2021 – Fondo tuttora senza debiti
Come l’anno precedente, la Confederazione si è assunta i 5,65 miliardi di franchi legati all’ILR. Senza questo contributo, l'AD avrebbe dovuto contrarre mutui di notevole entità. La Confederazione ha versato un contributo straordinario all’AD, per mantenere il suo ruolo di stabilizzatore economico in vista della situazione economica del 2021. Così il fondo è rimasto senza debiti.
Al momento della pubblicazione del presente comunicato stampa il conto annuale 2021 non è stato ancora revisionato dal Controllo federale delle finanze né approvato formalmente dal Consiglio federale.
La crisi COVID-19 e la guerra in Ucraina frenano la ripresa
Anche se il coronavirus rappresenta sempre meno un freno per l’economia, nel 2022 la spesa per l’AD tarderà a diminuire a causa delle incertezze derivanti dalla guerra in Ucraina che potrebbe riservare rischi ingenti per la congiuntura globale.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1503
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
La fiera Alimentaria di inizio aprile, ha riaperto i battenti a Barcellona dopo l'assenza dovuta al covid, lo ha fatto in vista del recupero dalla pandemia. I 4 giorni di fiera invitano all'ottimismo, grazie al gran numero di visitatori. Dopo il Mobile World Congress di marzo, che ha segnato l'inizio della ripresa delle grandi fiere, Alimentaria ne conferma il seguito.
L'atmosfera ricordava certamente le fiere pre-pandemiche. La partecipazione non spaventa quasi più nessuno, e i visitatori non hanno esitato a togliersi la maschera per testare i prodotti. Gli stand delle 3.000 aziende espositrici sono stati pieni di attività. L'unica fiera paragonabile ad Alimentaria è Mobile. Alimentaria occupa 85.000 m2, quasi tutta la Gran Via, un grande salone, composto da una dozzina di fiere specifiche. Con questa somma, rappresenta una delle principali piattaforme internazionali per l'industria alimentare.
Fonte: https://bit.ly/394WdPf
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana – Barcellona)
Il Comitato di politica monetaria (MPC), nella riunione del 17 marzo u.s., ha deciso di mantenere il tasso ufficiale nuovamente invariato al 14% malgrado un tasso di un’inflazione sempre più elevato - pari al 61% (anno su anno) nel mese di marzo - sospinto in particolare dai continui rincari dei prezzi dell'energia a seguito degli effetti di spillover negativo generati dal conflitto russo-ucraino.
Il governo ha promesso ulteriori sforzi per frenare gli aumenti dei prezzi e proteggere le famiglie ma i timori associati all’invasione russa in Ucraina rende incessantemente vulnerabile il potere d’acquisto. Nel frattempo, un recente sondaggio condotto da Reuters, che ha riunito 18 economisti, ha pronosticato che la BCRT manterrà invariato anche nei prossimi mesi il tasso dovendo far fronte al verosimile aumento del deficit delle partite correnti aggravato dalla previsione di minori entrate turistiche. Russia e Ucraina rappresentano, infatti, rispettivamente la prima e la terza principale fonte di turisti in Turchia (complessivamente circa il 30% per cento del turismo straniero in Turchia). La Banca Centrale prevede che il disavanzo delle partite correnti, attualmente di 15 miliardi di dollari, possa deteriorarsi ma restare comunque sotto controllo e contenuto entro i 19 miliardi alla fine del corrente anno (ritoccando dunque le precedenti ottimistiche stime di raggiungere un avanzo alla fine del 2022).
La CBRT ha anche evidenziato che l'attività economica interna resta robusta grazie a fattori quali la forte domanda estera, la concessione di credito agevolato alle imprese ed il sostegno alla lira turca.
Più recentemente, il 24 marzo scorso, la BCRT ha annunciato ulteriori misure per contrastare l’aumento dei prezzi quali la riduzione dell’IVA e delle tariffe energetiche di luce e gas e ha ventilato l’intenzione del Governo di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
L’assemblea degli esportatori turchi, nell’ultimo rapporto statistico del mese di marzo, ha riferito che il volume delle esportazioni della Turchia è aumentato del 21,4% nei soli mesi di gennaio e febbraio 2022, raggiungendo un valore totale delle vendite di 37.5 miliardi di dollari. La voce merceologica che ha guidato una tale espansione è stata quella dei prodotti agricoli (+27,8%), con incremento nei primi due mesi del 2022 di oltre di 5,3 miliardi di dollari e con una incidenza sul totale delle esportazioni del 15,5%. Nello specifico, le esportazioni di cereali sono aumentate del 47% mentre i prodotti ortofrutticoli hanno fatto registrare un +36,8%. Frutta secca e prodotti ittici sono invece aumentati rispettivamente del 12,4 e del 45%. Il Presidente del Consiglio di Amministrazione dell'Associazione degli esportatori di cereali, legumi, semi oleosi, Haluk Okutur, ha evidenziato che il settore ortofrutticolo è stato il più redditizio in termini di vendite (+52,7%). Per quanto attiene invece ai mercati di sbocco delle esportazioni agricole turche (in primis cereali e legumi), sempre nel periodo in considerazione, l’Iraq risulta essere il primo partner commerciale della Turchia mentre i prodotti ortofrutticoli sono stati maggiormente esportati in Russia, negli Stati Uniti e in Germania.
Nel solo mese di marzo, secondo quanto recentemente dichiarato il Ministro del Commercio Mehmet Muş, le importazioni si sono invece attestate a 30,9 miliardi di dollari di cui di 8,4 miliardi rappresentati da acquisti di energia; per quest’ultimi l’aumento sul mese precedente è stato del 156%; parallelamente il deficit commerciale è aumentato del 77% attestandosi a 8,2 miliardi di dollari (il disavanzo è stato del 138,4% pari a 26,4 milioni di dollari se consideriamo il primo trimestre 2022 con un deficit delle voci correnti della bilancia dei pagamenti di 25,7 miliardi di dollari); il grado di copertura Export/Import è stato del 73,4% a marzo (95% se escludiamo gli acquisti energetici). I prezzi delle materie prime sono aumentati del 41,8% mentre il petrolio (Brent), che a gennaio scorso era stato fissato a 76 dollari a barile, è aumentato del 70,2% portandosi a marzo scorso a 130 mentre il prezzo del gas naturale europeo è aumentato del 113% in solo tre mesi.
Tornando alla bolletta energica, sempre secondo i dati del Ministero del Commercio turco, la Turchia ha pagato oltre 25 miliardi di dollari nei primi tre mesi dell’anno (16,3 miliardi di dollari dei 25,7 miliardi di dollari totali di importazioni). Sempre nei primi tre mesi del 2022 rispetto all’analogo periodo del 2021, i principali mercati di sbocco per le esportazioni turche sono risultati essere la Germania (1,9 miliardi, in crescita del 13,7%), Stati Uniti (1,56 miliardi, in aumento del 25,6%) e al terzo posto l'Italia con 1,27 miliardi, in aumento del 30,5%. I prodotti dell’industria manifatturiera hanno rappresentato il 94,9% delle vendite turche; seguono i prodotti dell’agricoltura (3,1%) e i prodotti delle miniere (1,5%). I principali mercati da cui la Turchia ha acquistato merci nel primo trimestre dell’anno sono risultati la Russia (4,1 miliardi), seguita da Cina (3,6 miliardi) e Germania (2,24 miliardi). Negli ultimi 12 mesi l’export turco ha raggiunto i 236 miliardi di dollari mentre l’obiettivo del Governo di fine 2022 è fissato a 250 miliardi.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
Entro il 2053 la Turchia ha in programma ingenti investimenti nelle infrastrutture autostradali e del trasporto su rotaia. Il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Adil Karaismailoğlu, ha infatti recentemente affermato che Ankara ha in programma di portare la sua rete autostradale a 8.325 chilometri e, quelle a doppia careggiata, a 38.060 chilometri attualmente ferme rispettivamente a 3.633 chilometri e a 28.647 chilometri. Ma sarà la rete ferroviaria ad essere ampliata nei prossimi decenni in maniera consistente. Attualmente estesa per 13.000 chilometri, dovrebbe gradualmente aumentare a 28.590 chilometri entro il 2053 (inclusa la rete ad alta velocità di circa 6.196 Km di binari di rete anche ad alta capacità). Una previsione che consentirebbe alla Turchia di alleggerire notevolmente il traffico stradale su gomma di veicoli pesanti. Nel 2023 il traffico passeggeri su rotaia raggiungerà i 20 milioni di passeggeri quota che si stima salirà a 145 milioni nel 2025 e a 269 milioni nel 2053.
Nel recente incontro di inizio aprile ad Istanbul, il Ministro Karaismailoğlu è intervenuto alla "Transportation and Logistics Master Plan 2053 Vision Launching" annunciando che alcuni investimenti verranno completati già nel 2023 come, ad esempio 546 Km di tratte ferroviarie di cui 262 chilometri ad alta velocità. Gli investimenti nell’infrastruttura in esame sono ammontati, tra il 2003 e il 2021 a circa 172 miliardi di dollari mentre ed entro il 2053 ne sono previsti quasi 200.
“La Turchia è un importante hub passeggeri e merci per l'Europa, l'Asia occidentale e l'Africa” ha poi aggiunto il Ministro Karaismailoğlu, sottolineando come l'industria del turismo e dell’economia in generale siano stati supportati da una rete di ben 56 aeroporti in tutto il Paese (che dovrebbero salire a 61 entro il 2053). Gli investimenti previsti in particolare nel settore ferroviario collocheranno al Turchia all’8° posto a livello mondiale.
Nel 2021 la Turchia aveva fatto registrare una decisa crescita del PIL, la più altri tra i Paesi OCSE grazie anche ad una politica di investimenti infrastrutturali di trasporto importante (motivo di orgoglio è stata la recentissima inaugurazione del Ponte Çanakkale ad Istanbul) attuata molto spesso con l’utilizzo della modalità PPP (partenariato pubblico privato).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
L’Istat turco, TurkStat, in una recente indagine sui costi delle abitazioni civili nelle principali metropolitane turche, rileva un aumento generale dei prezzi di vendita nel solo mese di febbraio scorso del 20%, sostenuto soprattutto dagli acquisti di appartamenti da parte di non residenti. Le vendite, secondo i dati diffusi, sono state a marzo di quasi 100 mila unità rispetto alle 81 mila unità vendute nell’analogo periodo del 2021. Sui dodici mesi l’aumento delle abitazioni in Turchia ha raggiunto il picco lo scorso dicembre 2021 facendo registrare un + 113,7%. Tra i non residenti in testa, a dicembre 2021, gli iraniani seguiti da iracheni e russi. La più gettonata è stata Istanbul, la città più grande della Turchia per numero di abitanti, seguita dalle tradizionali mete turistiche della Turchia (Antalya e Izmir) ma anche dalla Capitale Ankara.
Più recentemente, la crisi russo-ucraina ha spinto anche il costo degli affitti in Turchia a salire vertiginosamente nell’ultimo mese con un aumento diffuso dei prezzi delle abitazioni civili che talvolta è raddoppiato. Sempre ad Antalya, ad esempio, visitata nel 2021 da oltre 4 milioni di visitatori stranieri provenienti dalla Federazione Russa, i prezzi degli affitti sono addirittura triplicati.
Un altro fenomeno recentemente registrato a seguito dell’inizio del conflitto è stata la corsa all’acquisto di abitazioni di lusso e ville ad Istanbul da parte di oligarchi russi che, spinti dalle sanzioni imposte dall’UE, hanno iniziato ad investire nel settore immobiliare turco oltre che in quello degli EAU.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
Il Presidente Erdogan ha inaugurato lo scorso 18 marzo, giorno dell’anniversario della battaglia del 1915 di Gallipoli, il Ponte di Çanakkale sullo stretto dei Dardanelli che unisce Asia ed Europa andando a costituire un percorso alternativo per l’attraversamento del Bosforo.
Intervenendo alla cerimonia di apertura Recep Tayyip Erdoğan ha affermato che l’investimento è stato di 2,5 miliardi di euro con la modalità “build-operate-transfer” e garantirà il passaggio di 45.000 veicoli al giorno riducendo il tempo di percorrenza tra Asia e Europa a meno di dieci minuti.
I lavori del ponte erano iniziati 2017 a cura di un consorzio turco-coreano. L’apertura al traffico, con tre corsie per ogni senso di marcia, avvera’ invece nei prossimi mesi. Alla realizzazione dell’opera hanno successivamente collaborato numerose altre società internazionali di alta ingegneria che hanno consentito di raggiungere un'altezza che nel suo punto massimo è di 318 metri (stessa altezza della Torre Eiffel) mentre l'arco (campata) misura due chilometri per una lunghezza totale di 4,6 chilometri.
Trattandosi di una zona altamente tellurica, fu richiesta l’expertise delle aziende italiane FIM MEC S.r.l. di Padova, leader nella realizzazione di appoggi strutturali antisisma per l’ingegneria civile, che poi ha ideato e realizzato un sistema d’appoggio speciale del ponte e della FPC Italia di Pavia ha partecipato alla realizzazione di alcuni viadotti e rampe di accesso con la fornitura di dispositivi idraulici e pendoli per il ponte.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)