Martedì 6 Maggio 2025
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Il 3 marzo 2022, il Parlamento danese ha approvato un disegno di legge che modifica le norme sul congedo parentale. La legge entra in vigore il 1° luglio 2022 e si applica ai bambini nati a partire dal 2 agosto 2022. La nuova normativa introduce regole sul congedo per i padri e co-madri, un’equa distribuzione del diritto all’indennità di maternità e la possibilità per i genitori single e le famiglie LGBT+ di trasferire il congedo parentale ai familiari stretti e genitori sociali.
Le regole attuali. Oggi la madre ha diritto a quattro settimane di congedo di maternità (graviditetsorlov) prima della data prevista del parto, e a 14 settimane di congedo dopo il parto (barselsorlov). Il padre/co-madre, invece, ha diritto a due settimane di congedo dopo la nascita del bambino, da richiedere entro 14 settimane dal parto (fædreorlov). Infine, madre e padre/co-madre hanno diritto a un totale di 32 settimane di congedo parentale condiviso.
Il sistema lascia attualmente la possibilità di pianificare il congedo secondo i bisogni dei genitori. I padri/co-madri hanno la possibilità di iniziare il congedo parentale dopo le loro due settimane di fædreorlov. Le madri, al contrario, possono usufruire del congedo condiviso al termine delle 14 settimane di barselsorlov.
Le nuove regole. La nuova legge mette i genitori sullo stesso piano: dopo la nascita del bambino, ogni genitore avrà a disposizione 24 settimane di congedo con diritto all’indennità di maternità.
La madre. La madre continuerà ad avere diritto a quattro settimane di congedo di maternità prima della nascita. Dopo il parto, avrà a disposizione dieci settimane di congedo, le prime due obbligatorie e le restanti otto condivisibili con l’altro genitore. La nuova legge prevede inoltre altre 14 settimane di congedo. Di queste 14 settimane, nove sono fisse e le restanti cinque saranno trasferibili al padre o alla co-madre.
Padre / co-madre. Un padre o una co-madre avrà diritto, come la madre, a due settimane di congedo, da prendere entro le prime dieci settimane dopo la nascita del bambino. Le due settimane sono per il padre o la co-madre e non sono trasferibili. In aggiunta, il padre/co-madre avrà diritto a 22 settimane di congedo, nove obbligatorie e 13 trasferibili alla madre.
Genitori single e famiglie LGBT+. A partire dal 1° dicembre 2023, la legge introduce nuove regole per i genitori single e le famiglie LGBT+. I genitori single continueranno ad avere diritto a 46 settimane di congedo di maternità. Tuttavia, viene introdotta la possibilità di trasferire il congedo di maternità ai familiari stretti. Le modalità sono le stesse del trasferimento tra madre e padre/co-madre. Per i genitori LGBT+, sarà infine possibile trasferire il congedo di maternità ai genitori sociali.
Fonte: https://bit.ly/3L2kXWb
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
L'economia turca è cresciuta piuttosto lentamente dal 2017 al 2020, ma si è decisamente ripresa nel 2021, sfruttando al massimo l’effetto “rimbalzo” della ripresa post-pandemica. Tuttavia, il graduale declino degli anni precedenti ha contribuito ad un ribasso nel punteggio del Paese stilato dall’Heritage Foundation (-8,3 punti dal 2017).
La Turchia ha ottenuto un punteggio di 56,9 punti (la media regionale si attesta a 69,5 punti) ed occupa la 107ma posizione nell’indice globale della libertà economica per il 2022 (l’Italia è risultata 80ma). La Turchia è passata quindi dalla categoria “modertamente libera” (categoria che ospita 59 Paesi tra cui Italia, Romania, Spagna, Portogallo e Francia) a “essenzialmente non libere”, la fascia più folta (con Russia, Cina, Grecia, India, Brasile, Iran, ecc. ecc.).
Osservando le altre tre categorie, secondo l’autorevole indice, solo sei sono i Paesi che hanno ottenuto un punteggio pari o superiore a 80 (Hong Kong, Singapore, Nuova Zelanda, Svizzera, Australia e Irlanda) e si posizionano nella fascia dei Paesi definiti “liberi” mentre nel gruppo immediatamente successivo (“quasi liberi”) si piazzano 29 Paesi tra cui Uk, USA, Germania e Giappone) mentre l’ultima fascia (“repressione economica”) e occupata da soli tre Paesi (Cuba, Venezuela e Corea del Nord).
La Turchia paga soprattutto le asserite inefficienze fiscali e il non rispetto dello stato di diritto. Lievemente diminuita, invece, la libertà economica e di investimento ma con un netto peggioramento della politica monetaria e ingerenze politiche nella vita economica del Paese. Nel rapporto si legge inoltre che la libertà economica è condizionata da una integrità di Governo molto discutibile e, malgrado il Paese continui in gran parte ad offrire un mercato libero e diversificato, il salto di qualità viene mutilato da una economia ancora trainata dal settore agricolo (più del 25% della forza lavoro). Tuttavia, si riconosce al Paese la crescita significativa realizzata nel 2021.
L’indice dimostra che i peggiori risultati sono stati ottenuti proprio nella categoria “Rule of law” con un sistema giudiziario cha avrebbe subito l’ingerenza del Governo.
Per quanto attiene alla categoria “Government size” è stato osservato che il carico fiscale e la spesa pubblica nazionale sono state rispettivamente il 23,1% e il 34,7% del PIL mentre negli ultimi tre anni il deficit di bilancio è stato pari al 4,9% e il debito pubblico ha raggiunto il 36,5% del prodotto interno lordo del Paese.
Il c.d. “Regulatory efficiency”, è penalizzato dalla carenza di personale specializzato nei settori hi tech mentre risulta abbondante la manodopera in generale anche se la formazione in relazioni alle nuove tecnologie è decisamente in aumento.
Per la macro-aera categoria “Open markets”; gli indici hanno fatto registrare una timida flessione grazie ad un ambiente degli investimenti in generale aperto e competitivo malgrado l’alta burocrazia.
La Turchia ha perso dunque 31 posizioni rispetto al 2020 quando il think thank statunitense collocava il Paese tre posizioni prima dell’Italia.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
I dati più aggiornati sui flussi di IDE in Turchia, pubblicati l’11 febbraio scorso dall’Associazione non governativa Investitori Internazionali in Turchia (YASED), indicano un livello record di 14,1 miliardi di dollari con una crescita del 48% rispetto al 2019. In testa il settore immobiliare con ben 5,8 miliardi di dollari che hanno rappresentato il 41% di tutti gli IDE in entrata in Turchia nel 2021 mentre i restanti si sono indirizzati soprattutto verso il settore ICT, quello del commercio all'ingrosso e al dettaglio e all’automotive. Il settore finanziario e assicurativo, che in passato aveva più contribuito al flusso totale di IDE in entrata, è invece stagnato anche se una ripresa era attesa nel corso del 2022 prima dello scoppio della crisi ucraina.
I dati, diffusi dal Direttore dell’Agenzia per la promozione degli Investimenti della Presidenza della Repubblica Turca Burak Dağlıoğlu, erano quindi decisamente positivi prima del conflitto anche tenendo conto della performance della Turchia nel periodo della pandemia da Covid-19 che aveva fatto registrare un calo degli IDE nel Paese del 18% rispetto al 35% a livello globale. Un risultato che era stato ottenuto anche grazie alla tendenza al c.d. “re-shoring” operato da parte di alcune aziende straniere, in primis europee, che nei due anni di pandemia sono state spinte ad avviare un processo di ”ripensamento” delle proprie supply chains riposizionandosi in Turchia, un mercato con una fiscalità agevolata, manodopera di buon livello e costi dei noli marittimi relativamente contenuti.
Per quanto attiene la provenienza degli IDE, in testa si posizionano i Paesi dell’Ue a 27+UK con oltre il 65% dello stock totale ma sono in crescita anche gli IDE provenienti dal Nord America e dall’Asia orientale.
I primi tre investitori stranieri in Turchia (Regno Unito, USA e Olanda) rappresentano da soli quasi il 50% dei flussi complessivi nel 2021 seguiti, a distanza, da Svizzera, EAU e Germania. In tema di numeri, gli afflussi di IDE in Turchia nel 2021 sono stati pari a 14,1 miliardi di dollari, in crescita dell'80,7%. Per quanto riguarda il dato dei Paesi Bassi, esso è chiaramente influenzato anche dal fatto che molti investimenti internazionali in Turchia transitano da società controllate olandesi.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Il lavoro a tempo parziale è molto comune tra le donne in Svizzera. Nel 2020, il 79% delle donne occupate in età da 15 a 64 anni e con figli sotto i 15 anni lavorava a tempo parziale. La maggior parte di loro ha un grado di occupazione tra il 20% e il 69%. La percentuale di uomini che lavorano a tempo parziale è del 13%.
Una donna occupata su cinque dai 15 ai 64 anni con figli in età prescolastica o scolastica ha un lavoro a tempo pieno, che, secondo la definizione svizzera, corrisponde a un grado di occupazione del 90-100%. Tra quelle che non hanno figli sotto i 15 anni, invece, la metà ha un lavoro a tempo pieno e poco meno di un terzo ha un grado di occupazione inferiore al 70%.
Tra i Paesi dell'UE, solo nei Paesi Bassi le quote di persone occupate a tempo parziale – ovvero, secondo la definizione internazionale, con un grado d’occupazione inferiore a 100% –, con o senza figli, sono più alte che in Svizzera.
In Svizzera e in molti altri Paesi – ad esempio in Germania, Austria, Cechia, Lussemburgo, Belgio e Irlanda – le donne citano più spesso la cura di adulti con disabilità o di bambini e altri motivi familiari o personali come ragione principale del loro lavoro a tempo parziale. Invece nei Paesi dell'Europa meridionale e orientale – cioè in Portogallo, Spagna, Italia, Romania e Cipro – il non aver trovato un lavoro a tempo pieno è il motivo più frequentemente citato da entrambi i sessi. Nei Paesi dell’Europa settentrionale – vale a dire in Norvegia, Finlandia, Svezia e Islanda – le indicazioni fornite dalle donne in merito alla ragione principale del loro lavoro a tempo parziale sono distribuite in modo più uniforme tra le diverse categorie di risposta che nella maggior parte degli altri Paesi. Infatti, citano abbastanza spesso anche le categorie «formazione e formazione continua» e «altro».
Per gli uomini invece non si distinguono tendenze. A seconda del Paese, la risposta più frequentemente citata è «nessun lavoro a tempo pieno trovato» o la categoria non meglio specificata «altro».
In Svizzera la percentuale di tempo parziale involontario è tra le più basse d'Europa: indipendentemente dal sesso, l'8% delle persone occupate a tempo parziale si trova in questa situazione contro la propria volontà.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1493
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Negli ultimi anni la Turchia ha promosso un importante piano di incentivi al fine di creare un fiorente ecosistema di startup. Questo ecosistema è composto principalmente dai cd. business angel (sono 643 gli angel investors in Turchia), fondi di venture capital e di private equity, dagli acceleratori di start-up ed i Tecnoparks alimentati con interessanti finanziamenti e agevolazioni fiscali da parte dello Stato.
In linea generale il mondo delle start-up turche (oltre 4 mila) ha raccolto investimenti pari a circa 137 milioni di dollari nel 2020. L’ “hub” di Istanbul può ormai competere con gli altri principali punti di riferimento europei come la city londinese, Parigi e Berlino, mentre gli ultimi dati disponibili indicano che in Turchia si costituiscono in media oltre 500 start up all’anno mentre il mercato dell’e-commerce nel Paese è stato valutato quasi 5 miliardi di dollari dall’IPO del Nasdaq lo scorso agosto.
Tra i fattori che hanno permesso alla Turchia di raggiungere tali risultati vi sono la popolazione mediamente giovane (il 70 per cento è rappresentata dagli under 30) che utilizza sistematicamente internet e le piattaforme dell’e-commerce ma anche il sistema di finanziamenti ed incentivi statali che ha dimostrato di funzionare molto bene. Il principale Ente statale che contribuisce a sostenere le start-up è Tubitak, il Consiglio per la Ricerca Scientifica e Tecnologica dipendente dal Ministero dell’Industria e della Tecnologia che ha fornito sostegno ad oltre 350 start up nel solo 2021.
La Turchia ha diversi “unicorni”: Getir, colosso dell’e-commerce turco per la consegna di prodotti a domicilio con 256 milioni di dollari in investimenti (nell’ottobre 2021 Getir ha iniziato a operare anche in Italia, più precisamente nel Comune di Milano), HepsiBurada (la risposta turca ad Amazon), prima start up ad essere quotata al NASDAQ con un valore che ha raggiunto i 4 miliardi e mezzo di dollari.
Vi sono poi altre start-up unicorno, con un capitale che supera il miliardo di dollari, nel settore dei videogames come: Dreams Games, “Spyke” e Peak Games. Alcune di esse, come la già menzionata Getir, ad esempio, nel prossimo futuro potranno senz’altro accedere al raggruppamento delle start up decacor ossia start up con un valore superiore ai 10 miliardi di dollari. Infine, la piattaforma di e-commerce “Trendyol”, sostenuta dai cinesi di Alibaba, è stata la prima start up turca a diventare “decacorn” con un valore di 16,5 miliardi di dollari.
Seondo il rapporto di Startup.watch, la città di Istanbul si piazza al 13° posto tra le città europee che hanno ricevuto il maggior numero di investimenti e al quarto posto in termini di numero di accordi conclusi nel 2021. Per quanto riguarda l’area MENA, Istanbul si colloca al secondo posto, appena dietro Tel Aviv, ed un gradino sopra la già affermata Dubai.
In Turchia, nel 2021, sono stati istituiti ben 18 nuovi fondi tra venture capital e business angels. La venture capital turca “TechOne” (smart capital fund), con capitale iniziale di 300 milioni di lire turche (al cambio attuale circa 19 mln di Euro), nel 2021 ha investito in 15 start up con un portafoglio che è cresciuto di quasi sei volte. “Alesta” e “Keiretsu Forum”, invece, sono stati tra i business angel più attivi con investimenti ad altro rischio che hanno contribuito a far nascere ben 19 startup. Altri contributi finanziari al sistema delle start-up nel 2021 sono venuti da piattaforme di crowdfunding come, ad esempio, “Fonbulucu” e la piattaforma Individual Young Startup (BIGG) istituita da Tubitak.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
L'Ambasciatore Giorgio Marrapodi, insediatosi ad Ankara nel mese di gennaio, ha realizzato la sua prima missione ufficiale ad Istanbul lo scorso 8 febbraio incontrando i rappresentanti delle Istituzioni italiane che operano nella città.
La prima tappa è stata il Consolato Generale italiano dove l’Ambasciatore Marrapodi è stato accolto dalla Console Generale Elena Sgarbi e ha avuto modo di visitare i diversi uffici e conoscere lo staff. L’Ambasciatore si è poi recato al Liceo italiano I.m.i, all'Istituto di Cultura di Istanbul, dove ha incontrato il Direttore Salvatore Schirmo, successivamente ha visitato e la sede dell'Agenzia-ICE guidata dal Dott. Riccardo Landi.
L’Ambasciatore Marrapodi ha poi incontrato, in una successiva missione a distanza di pochi giorni, anche i principali rappresentanti del mondo economico-imprenditoriale prendendo parte alla riunione del Board della Camera di Commercio Italiana ad Istanbul e partecipando ad un incontro con il Business Council Italia di DEIK. Egli ha infine incontrato i neo-eletti rappresentanti della collettività italiana di Istanbul riuniti nel COMITES.
In tutti i suoi colloqui l’Ambasciatore Marrapodi ha voluto ricordare l’eccellente livello delle relazioni commerciali e culturali tra Italia e Turchia, ponendo in particolare l’accento sul record di interscambio bilaterale realizzato nel 2021 (23 miliardi di USD complessivi) a dimostrazione del grande e vivo interesse reciproco per le opportunità commerciali e le collaborazioni industriali.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Il 9/03/2021 il candidato del partito d'opposizione "Potere al Popolo" Yoon Suk-yeol è stato eletto prossimo presidente della Corea dopo una corsa incredibilmente serrata che ha sottolineato profonde divisioni lungo linee regionali, generazionali e di genere.
Yoon Seok-yeol nato a Seoul nel 1960 aveva servito come procuratore generale sotto il presidente uscente Moon fino a quando per divergenze legate a indagini su casi di corruzione.
Secondo i dati Yoon ha ottenuto il 48,56% dei voti mentre Lee Jae-myung del "Partito Democratico" dell'ex presidente Moon il 47,83%. Questo divario di 0,73 punti percentuali rende le elezioni di quest'anno in assoluto quelle vinte con il margine di vantaggio minore.
Il nuovo governo entrerà in ufficio il prossimo 9 maggio e queste sono le principali idee del nuovo presidente:
ECONOMIA
Yoon afferma di sostenere un approccio guidato dal mercato che include la creazione di nuovi posti di lavoro guidata dal settore privato piuttosto che da progetti governativi. Un altro suo obiettivo è ridurre la burocrazia per le aziende e deregolamentare il settore degli asset virtuali.
Yoon ha proposto di assegnare 50 trilioni di won (40 miliardi di dollari) per aiutare i piccoli commercianti e i lavoratori autonomi colpiti dalla pandemia, compresi sussidi in contanti per un valore totale di 43 trilioni di won.
LE TASSE
Il nuovo presidente intende abbassare le plusvalenze e le tasse sulla proprietà per aumentare le transazioni immobiliari; ha anche proposto di aumentare la soglia fiscale per gli investimenti in criptovaluta dagli attuali 2,5 milioni di won a 50 milioni di won.
Yoon Seok-yeol intende anche abolire abolirà una nuova tassa pianificata dal partito del presidente uscente per le persone che hanno guadagnato 50 milioni di won da investimenti in azioni che sarebbe dovuta entrare in vigore nel corso del prossimo anno ed intende tagliare le tasse sugli immobili per aumentare le transazioni immobiliari.
IMMOBILI
Yoon afferma che le attuali normative sulla proprietà devono essere allentate e guidate dai "principi di mercato". Il suo obiettivo ha promesso di creare almeno 2,5 milioni di case nei prossimi cinque anni, di cui 500.000 nella capitale Seoul.
COREA DEL NORD
Yoon ha affermato che cercherà di riavviare i colloqui con la Corea del Nord e di perseguire una tabella di marcia con vantaggi significativi e rapidi per Pyongyang se intraprenderà azioni concrete per denuclearizzarsi.
Vuole rafforzare la deterrenza militare, rafforzando i legami con gli Stati Uniti. Ha anche affermato degli attacchi preventivi potrebbero essere l'unico modo per contrastare i nuovi missili ipersonici della Corea del Nord nel caso il regime settentrionale sia pronto per un attacco imminente.
L'obiettivo di Yoon è cercare di stabilire un canale di dialogo permanente a tre vie tra Corea del Sud, Corea del Nord e Stati Uniti.
POLITICA ESTERA
Yoon ha intenzione di fare installare un aggiuntivo sistema missilistico THAAD per contrastare la minaccia missilistica della Corea del Nord (e della Cina). Yoon intende proseguire con questo progetto nonostante i rischi che questo possa invitare nuove ritorsioni economiche da parte della Cina, segnando un forte cambio di tendenza con la politica di appagamento verso la Cina di portata avanti dall'ex presidente Moon e che ha contribuito alla sconfitta elettorale del suo partito.
Yoon abbandonerebbe quindi "l'ambiguità strategica" dell'attuale amministrazione tra Washington e Pechino, promuovendo al contempo un dialogo sulla sicurezza più regolare per rassicurare che il radar THAAD non è puntato verso la Cina.
Yoon vorrebbe ampliare le consultazioni dell'alleanza con gli Stati Uniti sulla deterrenza nucleare estesa, rafforzare una partnership trilaterale con Washington e Tokyo e anche unirsi al raduno "Quad" di Stati Uniti, Australia, Giappone e India.
PROBLEMI DI GENERE
Yoon ha intenzione di abolire il ministero del "genere e della famiglia" da lui considerato come fonte di divisione fra uomini e donne; in particolare con riferimento alle giovani generazioni.
Fonte: https://bit.ly/3JbRo3W
(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Korea)
Petrobras ha annunciato che aumenterà il prezzo della benzina e del diesel, dopo 57 giorni senza aggiustamenti. Per la benzina l’aumento sarà del 18% e per il diesel di quasi il 25%. I nuovi valori iniziano ad essere praticati venerdì 11 marzo. Il prezzo del petrolio sul mercato internazionale era già in rialzo e la situazione è drammaticamente peggiorata negli ultimi 15 giorni, a seguito del conflitto tra Ucrania e Russia, che è un importante produttore di petrolio e gas naturale. Il prezzo del petrolio Brent- riferimento nazionale, è stato negoziato sopra i 105 dollari e dovrebbe continuare a salire nel breve termine.
Questa settimana la situazione è ulteriormente peggiorata con la decisione degli Stati Uniti di vietare l’importazione della merce. Il movimento impatta nei prezzi in Brasile, poiché la Petrobras segue la partita internazionale.
Anche il gas da cucina viene riadattato
Il prezzo del gas da cucina (gas di petrolio liquefatto), sale questo venerdì. Il prezzo medio di vendita dell’input aumenterà da R$ 3.86 a R$ 4.48 per Kg, equivalente a R$58.21 per 13Kg, riflettendo un adeguamento medio di R$0.62 per Kg.
Fonte: https://bit.ly/3pSn8Dt
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio, Industria ed Agricoltura di Minas Gerais)
In accordo con i trend mondiali, la pandemia ha avuto grosse ricadute sul settore HoReCa (Hotel, Restaurant e Café) in Canada. Negli ultimi 18 mesi, nonostante un impatto consistentemente negativo sui profitti e attraverso soluzioni innovative, talvolta non convenzionali, il settore ha superato i momenti più difficili, anche grazie al fenomeno del food delivery.
L'industria dell'ospitalità in Canada sta registrando numeri in crescita anno dopo anno che, seppur lenta, mantiene un andamento costante. Sono stati proprio questi dati incoraggianti ad aver attirato negli anni un numero crescente di investitori sia nazionali che internazionali.
La pandemia di coronavirus però ha causato un colpo al settore alberghiero in Canada come in tutto il resto del mondo. Su territorio canadese, il fenomeno è affermato dalla diminuzione dei più importanti indicatori di performance del settore quali occupazione, ricavi per camera disponibile (RevPAR) e tariffa media giornaliera (ADR).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana dell'Ontario Canada (ICCO Canada))
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