Lunedì 21 Luglio 2025
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Dopo un 2021 da record, l’ecosistema delle startup in Medio Oriente, Africa, Pakistan e Turchia ha continuato ad attrarre grandi quantità di capitale nella prima metà di quest'anno nonostante i primi segnali di rallentamento a causa dell’incertezza nell'economia globale. Da gennaio a giugno 2022 sono stati raccolti oltre 5 miliardi di dollari di finanziamenti. Soprannominato “MENAPT VC” l'ecosistema aveva ottenuto l’anno scorso finanziamenti per oltre 7 miliardi di dollari chiudendo in questo primo semestre del 2022 nove accordi con società del calibro di “Flutterwave” in Nigeria, “Getir in Turchia” e “Pure Harvest Smart Farms” negli Emirati Arabi Uniti. Per quanto attiene la Turchia, le start-up nel primo semestre dell’anno hanno ottenuto oltre 1 miliardo di dollari di finanziamenti (la sola “Getir” ha raccolto ben 768 milioni di dollari).
Nel portale di MAGNiTT, all’indirizzo https://magnitt.com/research/H1-2022-MENA-venture-capital-report-50828, è possibile consultare il report completo dei mercati emergenti in start e venture capital.
Nella prima metà del 2022, secondo il recente rapporto di “Startups.watch”, 1,39 miliardi di dollari sono stati investiti in startup turche con in testa quelle dedicate al “gaming” (la Turchia ha registrato il maggior numero di startup nel settore dei giochi elettronici). Nel dettaglio circa 1,25 miliardi di dollari di investimenti (90% del totale) sono confluiti in sei startup turche: in testa la solita “Getir” con 768 milioni di dollari, seguita da “Dream Games” (255 milioni di dollari), “Insider” (121 milioni di dollari), “Spyke” (50 milioni di dollari), “Param Group”, Rubibrands” (23 milioni) e Peak Games (il primo unicorno in Turchia). Di questi una forte percentuale è rappresentata da capitale di investimento estero. Dopo un primo trimestre del 2022, che ha fatto registrare investimenti più alti di sempre nell'ecosistema delle startup turche, anche il 2° trimestre dell'anno ha mostrato forte vivacità con 333 milioni di dollari investiti in 13 startup dedicate al gioco (erano stati 265 milioni nello stesso trimestre del 2021) superando diversi Paesi già affermati nel settore del calibro di Regno Unito, Norvegia, Finlandia e Svezia.
Oltre alle app dedicate al gioco ed all’e-commerce emergono interessanti investimenti in app dedicate al settore tecnologico, all’intelligenza artificiale, al business digitale e soprattutto alla finanza. In particolare, in quest’ultimo settore, la “Param Group” di Emin Can Yılmaz è riuscita a siglare il più grande accordo di investimento nel secondo trimestre del 2021 e punta a diventare il primo unicorno della Turchia nell'area della tecnologia finanziaria al servizio delle imprese. Nel frattempo, il Gruppo turco ha ottenuto una licenza a Londra e l’obiettivo sarà quello di espandersi a breve termine in una dozzina di Paesi anche grazie agli eventuali prestiti BERS.
Istanbul è diventata la quarta città che ha accolto più investimenti in start up e Venture Capital in Europa nella prima metà dell'anno, dopo Londra, Parigi e Berlino, mentre occupa la prima posizione per quanto riguarda gli investimenti nel settore dei giochi elettronici.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Nell’esclusiva zona di Puerto Norte, nella città di Rosario, verrà lanciato a breve il progetto che porterà alla realizzazione dell’edificio più alto della città. Ancora senza nome, si tratta di un progetto di recentissima approvazione, che prevede una struttura di 200 metri in pieno stile contemporaneo, con vista sul fiume Paraná e il 90% degli spazi aperti al pubblico.
L’investimento, di circa 139 milioni di dollari, porterà a Rosario, seconda città dell’Argentina, un nuovo emblema che la rappresenti, questa volta in chiave moderna e in maniera pienamente coerente con il ruolo di rilievo che Rosario riveste economicamente e socialmente in questo paese.
La costruzione, d’accordo con i moderni standard ambientali, è pienamente ecosostenibile, e comprenderà, tra gli altri, delle terrazze con alberi, arbusti e altre specie autoctone.
(Contenuto editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
Un risultato eccellente, diffuso nell’ultimo rapporto di maggio scorso dell’associazione nazionale, che ha consentito alla Turchia di avanzare di quattro posizioni rispetto all’anno precedente. Gli introiti derivanti dalle esportazioni del settore sono stati pari a 30,8 miliardi di dollari (+45,7% rispetto al 2020), che piazzano la Turchia subito dopo Israele, Stati Uniti e Regno Unito.
La Turchia ha aumentato la sua quota nell’export di materiali da costruzione al 2,86%, accrescendo notevolmente la sua capacità in termini di volume (64,79 milioni di tonnellate rispetto ad un volume di importazioni 3,03 milioni di tonnellate). Le importazioni di materiali da costruzione (8,6 miliardi di dollari) collocano la Turchia al 35° posto al mondo.
Il Presidente di İMSAD, Tayfun Küçükoğlu, ha affermato che il risultato raggiunto è importante anche per il settore immobiliare turco in rapida crescita in quest’ultimo anno. Con 85 aziende leader nel settore e 52 associazioni di categoria dal 1984, il settore dei materiali da costruzione rappresenta sia a livello nazionale che internazionale il fiore all’occhiello dell’industria turca che impiega oltre 1,5 milioni di persone (7,5% della popolazione complessiva).
Sempre nel periodo in considerazione, l’industria dei materiali da costruzione ha rappresentato il 13,7% dell’export totale della Turchia, ponendo il Paese all’avanguardia a livello mondiale in questo settore consentendogli anche di competere sempre meglio a livello globale.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
L’azienda metalmeccanica Grass Cutter, specializzata in macchine agricole, ha recentemente annunciato un nuovo piano di espansione del proprio stabilimento industriale di Rosario.
Il progetto, iniziato l’anno scorso con l’ampliamento di 1.500 m2, proseguirà quest’anno con ulteriori 8.000 m2 come parte di un piano che porterà ad un adeguamento tecnologico a tutte le linee di produzione e a un netto miglioramento sul piano logistico dell’intero impianto.
Non a caso, insieme all’ampliamento degli spazi aziendali, l’impresa ha già realizzato una serie di assunzioni e ha investito in nuove tecnologie, incluso l’acquisto di tavoli per il taglio laser e robot saldatori.
(Contenuto editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
L'importatore statale turco di energia Petroleum Pipeline Corporation “BOTAŞ” ha ricevuto un finanziamento internazionale che sfiora il miliardo di dollari dalla Deutsche Bank per finanziare i suoi futuri acquisti di gas naturale liquefatto (GNL) nel tentativo di diversificare le sue fonti di approvvigionamento di GNL da fornitori in Europa (tra cui l’Italia) e in Medio Oriente. Il prestito è garantito dal Ministero del Tesoro e delle Finanze turco e potrà essere esteso in futuro o aprire la strada a BOTAŞ per accordi simili per l’acquisto di GNL e affrancarsi dalle forniture di gas naturale da Russia e Iran.
La Turchia importa quasi tutto il suo fabbisogno energetico, ciò la rende molto vulnerabile alle oscillazioni dei prezzi, ed ha recentemente a più riprese dovuto alleggerire la bolletta del gas con l’utilizzo ricorrente di fondi pubblici (assieme alle utenze dell’elettricità, le bollette del gas sono aumentate di oltre il 30% con un tasso di inflazione ai massimi negli ultimi 25 anni).
La Turchia è un importatore netto di petrolio e di gas ma ha anche grandi potenzialità e prospettive future interessanti. Non solo nel gas naturale offshore, come quello scoperto nel 2020 nel giacimento di Sakarya nel Mar Nero (oltre 600 miliardi di metri cubi che inizialmente soddisferà almeno il 20% della domanda di gas naturale della Turchia una volta che sarà ultimato il gasdotto sottomarino che sta costruendo la nostra Saipem) ma anche prospettive legate al GNL.
La Turchia importa circa 45-50 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno (con il petrolio ed i combustibili fossili il Paese ha una bolletta superiore ai 50 miliardi di dollari l’anno): oltre il 30% delle importazioni di GNL proviene principalmente da Stati Uniti, Algeria, Nigeria e Qatar ma, anche alla luce del prestito internazionale concesso alla Turchia dalla Deutsche Bank, BOTAŞ potrà diversificare i suoi acquisti di gas liquefatto, anche spot, da altri Paesi e contestualmente consentirà una maggiore partecipazione alle società turche private nella fornitura al Paese di LNG aumentando la capacità di stoccaggio della Turchia.
Sebbene la Turchia sia uno dei principali consumatori di petrolio e gas, è anche però un importante snodo di transito, importante anche per il mercato europeo, grazie alla sua posizione geografica e alle infrastrutture strategiche come il cd. “Southern Corridor”, il TANAP ed il TAP.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
La festa religiosa di Eid al-Adha ha registrato tra il 9 e il 12 luglio scorsi un numero di presenze di turisti impressionante: nella sola regione meridionale nel periodo in osservazione il traffico aereo ha superato ogni record con oltre 120 voli interni e quasi mille internazionali. Gli arrivi dall'Europa, in particolare dalla Germania e dal Regno Unito, hanno fatto registrare una presenza importante soprattutto nella città di Antalya che ha accolto nei primi sei mesi dell’anno oltre 5 milioni di stranieri con i turisti tedeschi che si sono collocati al primo posto seguiti dai russi. Nel dettaglio, gli arrivi dalla Germania si sono avvicinati al milione di presenze (erano stati solo 200 mila nell’analogo periodo di un anno fa) quelli dalla Federazione Russa sono stati quasi 800 mila, 434 mila dal Regno Unito 238 dalla Polonia e 160 mila dai Paesi Bassi.
ll Governatore di Antalya, Ersin Yazıcı, ha evidenziato come la domanda si sia ampiamente diversificata, soprattutto quella proveniente dal Nord Europa, sopperendo al calo di turisti russi che da sempre rappresentavano più della metà degli arrivi complessivi dall'estero ad Antalya; gli oltre 5 milioni di presenze in sei mesi rispetto ai 9 milioni di tutto il 2021 (erano stati 16 milioni del 2019), con la stagione balneare che attende il flusso maggiore nei mesi di agosto e si settembre, fa ben sperare.
Anche a livello nazionale si attende una forte ripresa che possa almeno eguagliare i numeri del 2019, quando circa 52 milioni di stranieri visitarono la Turchia con entrate superiori ai 35 miliardi di dollari. Il Presidente della “Professional Hotel Managers Association” (POYD) Ülkay Atmaca, oltre a mettere in risalto la forte domanda interna durante le passate festività religiose di Kurban Bayramı, ha messo in risalto l'aumento degli arrivi dai Paesi del Medio Oriente, confermando inoltre le presenze tradizionali di turisti tedeschi e inglesi, mai così numerosi come quest’anno, ma anche di turisti della Federazione Russa che, seppur in calo in questi primi mesi estivi, si stima possano aumentare da settembre in poi.
Nel frattempo, i ricavi provenienti dal settore sono quasi triplicati nel secondo trimestre del 2022 ed il Ministro della Cultura e del Turismo Mehmet Ersoy ha recentemente affermato che la Turchia mira ad introiti pari a 37 miliardi di dollari e 47 milioni di turisti entro la fine del 2022.
La Turchia ha anche intensificato i propri sforzi per creare un'industria del turismo sostenibile ed ha firmato lo scorso gennaio un accordo di collaborazione con il “Global Sustainable Tourism Council” (GSTC), per riformare la propria industria entro il 2030 rispettando gli standard globali nel turismo sostenibile. Ridurre le emissioni di carbonio per una un'industria del turismo sostenibile, ha affermato Milliyet Firuz Bağlıkaya, Direttore dell'Associazione delle agenzie di viaggio (TÜRSAB), è un passo fondamentale per un Paese come la Turchia che si colloca all'interno di una fascia di che va dalle 3 alle 4 ore di volo per un miliardo e mezzo di persone, una clientela che è sempre più attenta alla ricerca di strutture rispettose dell'ambiente.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Secondo l'opinione dell'analista di Ágora Investimentos, Renato Cesar Chanes, i prezzi della cellulosa sui mercati internazionali quest'anno registrano picchi significativi, come nel caso del prodotto a fibra corta, ad esempio, che accumula un aumento di oltre il 40%. Tuttavia, le quotazioni delle azioni delle società del settore non hanno rispecchiato questo scenario. Il che potrebbe creare opportunità di investimento. Anche in considerazione del fatto che esiste una crescente preoccupazione per l'ambiente, che ha stimolato il passaggio dagli imballaggi in plastica al cartone/carta, aumentando la domanda dei prodotti delle aziende del settore.
L’azienda brasiliana Klabin è il più grande produttore ed esportatore di carta da imballaggio in Brasile, con 22 stabilimenti nel paese e uno in Argentina. Inoltre, è l'unica azienda nel mercato brasiliano che offre soluzioni in fibra corta, fibra lunga e polpa lanuginosa (utilizzata nei prodotti assorbenti). È inoltre leader nel mercato degli imballaggi in cartone ondulato e delle buste industriali. Questa detiene una struttura patrimoniale equilibrata, con un livello di indebitamento confortevole, soprattutto in considerazione dell'espressiva generazione di cassa, trainata dall'aumento dei prezzi della cellulosa. Ed una autosufficienza energetica nella produzione di cellulosa e carta, che lascia l'azienda meno esposta ai rischi di approvvigionamento.
Fonte: https://bit.ly/3eke7QI
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italiana Commercio e Industria SC - Brasile)
Dopo l'invasione russa dell’Ucraina, l'Unione Europea si trova ad affrontare un nuovo scenario geopolitico che rimarca la necessità di ricorrere a energie rinnovabili e soluzioni sostenibili. A fine giugno, il governo danese ha concluso un accordo con il parlamento per accelerare la transizione verde. L’accordo raggiunto prevede l’istituzione di un nuovo fondo di investimento, denominato “fondo verde”, un ambizioso piano sulle energie rinnovabili e l’adozione di una nuova tassa sulla produzione di anidride carbonica.
Il nuovo fondo verde. Il fondo sarà pari a 7.2 miliardi di euro. Dal 2024 al 2040 sosterrà la transizione ecologica della Danimarca e la graduale eliminazione dei combustibili fossili.
Il piano sulle energie rinnovabili. Governo e parlamento hanno concordato un incremento storico dell’utilizzo delle energie rinnovabili. Il piano mira ad offrire 4 gigawatt di energia offshore supplementare entro il 2030. Oltre ai 2 gigawatt già concordati, la Danimarca potrà ora quintuplicare la produzione di energia eolica sul mare nei prossimi otto anni. L'accordo mira anche a quadruplicare la produzione totale di elettricità da energia solare ed eolica sulla terraferma fino al 2030. L'obiettivo è che tutto il gas in Danimarca sia verde entro il 2030 e che il riscaldamento a gas nelle case danesi venga completamente eliminato a partire dal 2035.
Tassa sulla CO2. La riforma fiscale è il più grande passo verso gli obiettivi climatici del Paese. Il World Economic Forum ha definito questa riforma come la tassa sulle emissioni di CO2 più ambiziosa al mondo. Con la riforma, le emissioni di CO2 della Danimarca saranno ridotte di 4,3 milioni di tonnellate fino al 2030, pari ad una riduzione del 70% rispetto al 1990. Dall’altra parte le aziende non verranno lasciate sole, infatti questa riforma crea condizioni prevedibili consentendo al settore privato di adattarsi. Allo stesso tempo, si è adottato un accordo su un aiuto mirato per la conversione ecologica delle aziende più colpite dalla tassa sulla CO2. La riforma riduce così al minimo il rischio che emissioni e posti di lavoro vengano delocalizzati.
"La Danimarca ha uno degli obiettivi climatici più ambiziosi al mondo e con l'accordo sulla riforma fiscale abbiamo fatto un grande passo avanti verso il nostro obiettivo di riduzione del 70% delle emissioni di CO2 entro il 2030. La tassa sulla CO2 è uno strumento importante nella transizione dall'energia nera a quella verde, e un segnale forte del fatto che è vantaggioso diventare ecologici, mentre diventa sempre più costoso rimanere fedeli ai combustibili fossili", ha dichiarato il Ministro del Clima, dell'Energia e dei Servizi di pubblica utilità Dan Jørgensen. La Danimarca diventerà un polo energetico verde per l'Europa, con un'enorme espansione nel settore delle energie rinnovabili.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Secondo un recente studio Eva Real Estate Appraisal Consultancy, nel 2021 oltre il 22% delle compravendite immobiliari da parte di cittadini stranieri è stato condotto per ottenere la cittadinanza turca. Su un totale di oltre 70 mila di abitazioni acquistate dai non residenti; l’80% di queste transazioni sono state concluse a Istanbul, il centro finanziario e commerciale del paese con un +90% rispetto all’anno precedente mentre a distanza seguono le città Antalya, sulla costa mediterranea, la capitale Ankara, la provincia nord-occidentale di Yalova, Izmir sulla costa egea, e la provincia meridionale di Mersin. I cittadini iraniani sono in cima alla lista per quanto riguarda gli acquisti immobiliari finalizzati alla successiva acquisizione della cittadinanza turca, seguiti da iracheni, afgani, yemeniti, cinesi, egiziani, giordani e pakistani. Nei primi mesi del 2022 sono stati invece i cittadini della Federazione Russa a piazzarsi al primo posto e sempre nel 2022 la Turchia ha apportato alcune modifiche alle condizioni per ottenere la cittadinanza attraverso acquisti immobiliari la cui soglia minima è passata dai 250.000 dollari al mezzo milione di dollari con il vincolo di non rivendere l'immobile per almeno tre anni.
La crescita della compravendita di immobili in Turchia è proseguita a ritmi sostenuti anche nel primo semestre del 2022 anche da parte degli stessi turchi che considerano l’acquisto di beni reali un bene rifugio per difendersi da una dilagante inflazione. Ciò nonostante, l’aumento vertiginoso dei prezzi (ad aprile 2022 l’indice di crescita dei prezzi del settore ha superato il 106% malgrado una diminuzione dei materiali da costruzione) in particolare degli immobili di nuova costruzione e nelle zone residenziali delle principali città del Paese (vedi grafico seguente) causato dal forte deprezzamento della lira turca. Lo scorso mese di giugno le vendite di immobili ad uso abitativo sono aumentate dell'11,7% sull’analogo mese dell’anno precedente e se consideriamo il primo semestre dell’anno l’aumento è stato pari al 31,4% (726 mila unità) mentre nello stesso periodo in osservazione gli immobili andati a non residenti hanno fatto registrare un +72,7% rispetto allo stesso periodo del 2021 (oltre 40 mila unità).
Il Turkish Statistical Institute (TÜİK) ha anche diffuso i dati dello scorso mese di giugno delle compravendite di immobili acquistati con l’accensione di un mutuo: i dati mostrano che gli acquisti con prestiti bancari sono aumentate del 40,6% rispetto all'anno precedente e sono state pari a 41 mila unita (27% delle vendite totali). Infine, per quanto attiene agli acquisti di immobili da parte dei non residenti (escluse le compravendite legate all’acquisto della cittadinanza), sempre nel mese in osservazione gli stranieri hanno acquistato più di 9 mila immobili (+81,8%) mente gli acquisti nel primo semestre del 2022 sono aumentati del 72,7% rispetto al semestre precedente con quasi 40 mila unità abitative. Gli acquisti di immobili da parte dei cittadini della Federazione Russa nella prima metà di quest’anno hanno superato quelli dell’intero 2021; i russi hanno infatti concluso quasi 6 mila contrattazioni di compravendita da gennaio a giugno 2022 con un aumento del 234,5% rispetto ad un anno fa. Il dato per l'intero 2021 era stato di poco più di 5 mila unità abitative acquistate.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
Recentemente la Turchia ha annunciato la scoperta della seconda riserva di elementi rari più grande del mondo nel distretto di Beylikova di Eskişehir nell'Anatolia centrale. Si stima che la riserva contenga 694 milioni di tonnellate di materiale e sarebbe seconda solo alla Cina, che ha il più grande giacimento di elementi rari con 800 milioni di tonnellate di riserve.
La società mineraria statale Eti Maden ha annunciato che 1.200 tonnellate di minerali saranno lavorate ogni anno nell'impianto pilota nella prima fase. Questa cifra potrebbe raggiungere le 570.000 tonnellate con un investimento significativo da realizzare in un impianto industriale più grande nel prossimo futuro. Dei 17 elementi rari conosciuti, ben dieci possono essere lavorati in Turchia. Negli ultimi anni si è osservata la crescente importanza dei materiali critici che svolgono un ruolo chiave nel processo di produzione di varie tecnologie. In questo contesto, i materiali rari sono fondamentali per la fattibilità a lungo termine di tecnologie all'avanguardia in quanto sono essenziali in settori che vanno dall'aviazione all'esplorazione spaziale, dalla difesa alla biomedicina.
I giacimenti più grandi del mondo si trovano in Cina mentre la quarta riserva mineraria di materiali rari più grande del mondo si trova in Russia. Questi due paesi rappresentano da soli il 57% delle riserve mondiali conosciute. Negli ultimi anni, i paesi occidentali hanno cercato di diversificare le loro importazioni e di sviluppare le loro riserve per ridurre la loro dipendenza dalla Cina e dalla Russia.
Il mese scorso Regno Unito, Stati Uniti e altri alleati occidentali hanno annunciato la creazione della Minerals Security Partnership, un'iniziativa per rendere più "sicura" la catena di approvvigionamento. Nel contesto degli sforzi di diversificazione, l'enorme riserva di terre rare recentemente scoperta in Turchia potrebbe svolgere un ruolo essenziale. Le riserve recentemente scoperte avranno implicazioni politiche, economiche e di sicurezza notevoli per il Paese e la sua cooperazione con l’occidente. In termini politici, le riserve scoperte di recente accrescono l'importanza strategica della Turchia e ne rafforzano la posizione nei confronti sia dell'UE che degli Stati Uniti. In secondo luogo, la cooperazione con la Turchia potrebbe aiutare i paesi dell'UE a diversificare le loro importazioni e ridurre la loro dipendenza da Russia e Cina.
Oltre alle opportunità politiche, ci sono anche opportunità economiche evidenti. In primo luogo, lo sviluppo dell'industria dei minerali rari può promuovere una politica di diversificazione economica del Paese e portare alla specializzazione nell'estrazione e nella lavorazione dei materiali rari. In secondo luogo, il miglioramento del settore è suscettibile di creare un effetto di attrazione di nuovi investimenti e la creazione di maggiore occupazione nel paese.
Questa scoperta può svolgere un ruolo vitale anche nel settore della difesa, strategico per il Paese, poiché i metalli rari svolgono un ruolo cruciale, dalla produzione di droni alla produzione degli F-35. Lo sviluppo delle riserve aiuterà Ankara a ridurre la sua dipendenza da altri paesi. Inoltre, UE e Stati Uniti potrebbero proteggere la catena di approvvigionamento e garantire una relativa stabilità nei rispettivi settori della difesa aumentando il proprio livello di cooperazione con la Turchia. Kathryn Goodenough, geologa principale del British Geological Survey predica tuttavia cautela. L'idea che si tratti di una nuova enorme riserva di cui non sapevamo nulla prima, ha affermato, è sbagliata, aggiungendo che senza una stima ufficiale di queste risorse che soddisfi gli standard dell'industria mineraria globale, è impossibile sapere l'intera portata degli elementi recuperabili di alta qualità presenti in Turchia. Inoltre, altri esperti del settore puntano anche l’accento sulle difficoltà nella competizione in questo mercato con la Cina. Non occorre infatti solo avere la disponibilità della materia prima ma anche le capacità di riuscire a realizzare i complessi processi di trasformazione a costi contenuti e competitivi per la domanda globale come fa, appunto, la Cina. Occorrerà adesso capire se la Turchia sarà all’altezza di questa sfida.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)