Sabato 17 Maggio 2025
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Il settore del turismo in Repubblica Ceca ha registrato una ripresa nel 2021 grazie ai flussi interni. Lo indicano i dati statistici.
Nel 2021 gli alberghi e le strutture di accoglienza hanno registrato circa 11,4 milioni di arrivi, il 5% in più rispetto al 2020. I pernottamenti sono stati invece oltre 32 milioni. I flussi sono in crescita soprattutto grazie alla componente interna. Gli arrivi dei residenti nel 2021 sono aumentati di quasi il 10%, mentre quelli dall’estero hanno subito un ulteriore lieve calo.
Rispetto al 2019 i flussi sono praticamente dimezzati. La situazione più difficile è a Praga, dove gli arrivi sono scesi da oltre 8 milioni del 2019 a 2,4 milioni del 2021. A mancare sono soprattutto i turisti esteri. A far sperare sono gli aumenti dei flussi da alcuni paesi extraeuropei, tra cui gli Stati Uniti e l’Israele, e il graduale alleviamento delle regole di viaggio per paesi membri ed extra UE.
Fonte: https://bit.ly/3hbCTRa
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il 22 febbraio il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha annunciato non sarà più prevista la quarantena per le persone provenienti dai Paesi extraeuropei. Tra i Paesi beneficiari, quindi, anche il Brasile, i cui cittadini hanno da circa due anni il divieto d’ingresso turistico.
"Dal 1° marzo, per l’arrivo da tutti i Paesi Extraeuropei saranno vigenti le stesse regole già previste per i Paesi europei. Per l’ingresso in Italia sarà sufficiente una delle condizioni del Green Pass: certificato di vaccinazione, certificato di guarigione o test negativo." - ha scritto il Ministro.
Fonte: https://bit.ly/3LWRJcg
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio, Industria ed Agricoltura di Minas Gerais)
L’utilizzo dei contratti part-time o flessibili è aumentato tra le imprese ceche. Lo indica un’indagine dell’agenzia Grafton Recruitment.
A utilizzare i contratti part-time o flessibili è l’88% delle imprese ceche. Ma solo un quinto delle società fa uso sistematico di questo strumento, mentre il 12% delle aziende non ne prevede l’utilizzo. In una parte delle imprese, tuttavia, sta crescendo l’impiego dei contratti a tempo parziale. Lo scorso anno ha fatto maggiore ricorso a questo strumento il 27% delle aziende. “I dipendenti sono sempre più interessati agli impieghi a tempo parziale, ma i datori di lavoro reagiscono lentamente a queste richieste” nota il direttore di Grafton Recruitment Martin Malo. Fino ad ora non hanno avuto un forte impatto alcuni interventi legislativi come il posto di lavoro condiviso.
Le imprese utilizzano i contratti part-time soprattutto per mantenere in azienda i dipendenti nei periodi di maternità o paternità o i dipendenti che sono andati in pensione. Fino al 30% delle aziende fa ricorso ai contratti flessibili per far fronte a picchi produttivi stagionali o per coprire posizioni, per cui non riescono a trovare una figura adatta.
La Repubblica Ceca è tra i paesi con minore utilizzo dei contratti part-time in Unione Europea. Secondo l’Eurostat nel 2020 circa il 5,7% delle persone impiegate nell’economia ceca aveva un contratto part-time, mentre in Germania e in Austria la quota era di circa il 27%. Inoltre, l’utilizzo dei contratti part-time è calato negli ultimi anni in Repubblica Ceca – nel 2018 e nel 2019 la quota era di 6,3%.
Fonte: https://bit.ly/3LUPEO8
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il tasso d’inflazione ha sfiorato in gennaio in Repubblica Ceca il valore massimo dal 1998. Lo ha indicato l’Ufficio di Statistica Ceco.
Con un aumento dei prezzi in gennaio del 9,9 percento rispetto all’anno precedente l’inflazione è tornata secondo gli statistici cechi nei “turbolenti anni Novanta”. Dopo la conclusione della trasformazione dell’economia ceca il tasso d’inflazione si è mantenuto per lo più sotto il tre percento annuo.
A causare la forte impennata dei prezzi è stato il comparto dell’energia con una crescita dei costi dell’elettricità di circa il 40% e quello dei gas di oltre il 30%. Il forte aumento è stato in parte causato del ritorno dell’IVA, che il precedente governo di Andrej Babiš aveva abbonato per gli ultimi due mesi dell’anno. Un forte aumento è stato registrato anche nel settore degli alimenti.
Secondo gli esperti nei prossimi mesi la crescita dei prezzi potrebbe superare la soglia del 10%, in quanto i costi di una serie di materie prime rimangono alti sui mercati mondiali e continuano a crescere. “A quanto pare non hanno raggiunto il picco neppure gli aumenti annui dei costi per abitare in proprio” ha notato l‘analista di Generali CEE Investments Radomír Jáč. Tuttavia, non dovrebbero verificarsi più balzi importanti del tasso d’inflazione, che secondo le previsioni tornerà a calare sensibilmente dal terzo trimestre.
Fonte: https://bit.ly/3pbSXXA
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
L’interscambio tra l’Italia e la Repubblica Ceca ha registrato un anno molto positivo. Lo indicano i dati dell’Ufficio di Statistica Ceco.
Il volume degli scambi tra i due paesi ha sfiorato nel 2021 i 15 miliardi di euro. Si tratta di un aumento di circa un quinto rispetto al 2020. Si tratta del dato più alto nella storia dei due paesi. Rispetto a prima della pandemia il volume è aumentato di 1,6 miliardi di euro.
Per la prima volta dopo molti anni la bilancia è in attivo per l’Italia. Le esportazioni verso la Repubblica Ceca sono cresciute di circa un quarto a 7,56 miliardi di euro. Le vendite dei beni prodotti in Repubblica Ceca verso l’Italia sono aumentate del 14,5 percento a 7,4 miliardi di euro.
Nelle esportazioni ceche continua ad avere un forte peso il comparto dei mezzi di trasporto e macchinari che cresce del dieci percento e totalizza un valore di 3,6 miliardi di euro. Mentre le vendite dei macchinari per l’industria aumentano di oltre un terzo, quelle delle automobili sono rimaste praticamente uguali al 2020. Il comparto dei macchinari e mezzi di trasporto registra una buona crescita del 19 percento anche sul versante italiano e supera i 2,8 miliardi di euro.
Fonte: https://bit.ly/3p6CSSG
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
La Repubblica Ceca è rientrata nella top ten delle migliori economie dell’Unione Europea. Lo indica l’Indice della Prosperità calcolato dagli esperti di Česká spořitelna e dal portale specializzato Evropa v datech.
Nell’indice di quest’anno la Repubblica Ceca occupa il nono posto. In vetta alla classifica ci sono la Svezia, la Germania e la Danimarca. I lati forti dell’economia ceca sono la grande diversificazione settoriale, che aumenta la resilienza, e la quota degli investimenti, che è la terza più alta tra i paesi dell’Unione. Il paese ha invece spazio per recuperare nella produzione del valore aggiunto e nei redditi. A penalizzare la valutazione è stata anche l’inflazione, la terza più alta nell’Unione Europea.
L’indice prende in considerazione una serie di indicatori statistici. “Oltre ai dati macroeconomici valuta anche gli aspetti che influenzano la prosperità degli individui e cerca strade, per migliorare le condizioni di vita e per fare impresa in Repubblica Ceca” ha spiegato l’economista capo di Česká spořitelna David Navrátil.
Fonte: https://bit.ly/3IcABx0
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Le vendite del commercio al dettaglio hanno registrato nel 2021 un aumento di oltre il 4%. Lo indicano i nuovi dati dell’Istituto di Statistica Ceco.
Rispetto al 2020 le vendite sono aumentate lo scorso anno del 4,5%. L’andamento è stato differenziato tra i settori. La vendita degli alimentari è rimasta sostanzialmente stabile, mentre la vendita e le riparazioni di vetture sono aumentate di oltre l’8%. Nel settore non alimentare i ricavi sono aumentati dell’8% con la ripresa in tutti i comparti. Il più dinamico è stato il settore delle vendite on-line con un aumento degli introiti del 16%. “In termini reali i ricavi del commercio on-line sono cresciuti negli ultimi tre anni del 77% e negli ultimi cinque anni del 161%” ha indicato l’analista di ČSOB Petr Dufek. Intorno al 5% la crescita delle vendite delle calzature e dell’abbigliamento.
Hanno sorpreso gli analisti i dati di dicembre, che ha registrato un lieve calo rispetto a novembre. Solitamente, per effetto delle spese natalizie, i ricavi di dicembre hanno una tendenza di crescita. Secondo gli esperti, le famiglie hanno anticipato in parte le compere per timori di problemi nelle forniture. Nella prima metà di quest’anno la dinamica dei ricavi sarà probabilmente rallentata dall’alta inflazione.
Fonte: https://bit.ly/3JQREFr
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
La fatturazione dell’industria estrattiva di Minas Gerais è praticamente raddoppiata nel 2021. Lo Stato, infatti, è passato dai 76,4 miliardi di Reais registrati nel 2020 ai 143 miliardi di Reais dell’anno scorso, con un aumento dell’87% tra gli esercizi; inoltre, ha il merito di aver prodotto il 42% dei 339 miliardi di Reais di entrate del settore, grazie all’estrazione del minerale di ferro. Con questo risultato, Minas Gerais ha mostrato la maggior crescita tra le varie unità federative nella produzione mineraria, raggiungendo numeri quasi uguali a quelli del Parà, che ha fatturato 146,6 miliardi di Reais (43%).
Minas Gerais è lo storico maggior produttore minerario del Paese ma negli ultimi anni ha perso la sua leadership a favore dello stato del Parà. Nel 2020, ad esempio, il contributo di Minas nella fatturazione nazionale era stato del 37%. La sua perdita del primo posto in classifica è dovuta sia all’aumento della produzione del minerale di ferro a Carajás (PA), con il Progetto S11D della compagnia mineraria brasiliana Vale, sia alla minor produzione estrattiva nel suolo di Minas sin dalla rottura della diga mineraria di Brumadinho, nella Regione Metropolitana di Belo Horizonte (RMBH), avvenuta nel gennaio del 2019.
Fonte: https://bit.ly/36xu6Ha
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio, Industria ed Agricoltura di Minas Gerais)
I nuovi dati di Danmarks Statistik (Autorità centrale per le statistiche danesi) dimostrano che la Danimarca sta sperimentando un considerevole aumento delle nascite, avendo registrato nel corso del 2021 numeri particolarmente incoraggianti. Le cifre, infatti, mostrano che il quoziente di fertilità tra i 15 e i 49 anni è cresciuto sensibilmente nel corso dello scorso anno, arrivando ai livelli del 2018.
Analizzando i vari gruppi di età, il maggiore aumento di fertilità si è visto nelle donne di età compresa fra 30 e 34 anni. Infatti, il quoziente di fertilità ogni 1.000 donne è passato da 130,6 nel 2020 a 135,6 nel 2021. Anche nelle donne di età compresa fra 35 e 39 anni il numero è aumentato da 68,5 a 73,3 ogni 1.000 donne. Si è inoltre notato un lieve aumento dell’età media delle neomamme: da 29,6 nel 2020 a 29,8 nel 2021.
Nel frattempo, l’età media dei padri è rimasta invariata: 31,5 anni per i neopapà e 33,5 in generale.
Danmarks Statistik riporta inoltre che i 63.473 bambini nati nel 2021 sono stati il 4,2% in più rispetto al 2020 e, tra questi, c’è stato un aumento del 9,6% di neonati da madri che avevano già due figli. Un aumento simile (5,8-6,6%) è stato osservato tra le madri che avevano già uno o tre figli.
Questi dati in crescita si inseriscono in un contesto sociosanitario che, negli ultimi due anni, ha mostrato una notevole capacità di resilienza. Infatti, stando ai dati raccolti da ricercatori dell’Università della Danimarca meridionale e di Oxford, nel 2020 la Danimarca, probabilmente in forza del suo robusto sistema sanitario, ha inaspettatamente registrato un aumento netto dell’aspettativa di vita nella sua popolazione.
Indubbiamente, i considerevoli e costanti progressi della Danimarca negli ambiti della ricerca e dell’innovazione scientifica – tra cui i continui studi per perfezionare la precisione dei test rapidi per Covid e i promettenti trial per l’implementazione di nuovi trattamenti contro le infezioni da coronavirus o altri virus – hanno contribuito e contribuiranno al benessere e sviluppo della società danese.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Resta in vigore fino a fine marzo soltanto l’obbligo della mascherina sui trasporti pubblici e nelle strutture sanitarie e l’isolamento
Da giovedì 17 febbraio 2022 negozi, ristoranti, strutture per la cultura, strutture aperte al pubblico e manifestazioni saranno di nuovo accessibili senza mascherina né certificato. Revocati anche l’obbligo della mascherina sul lavoro e la raccomandazione del telelavoro. Nella seduta del 16 febbraio 2022 il Consiglio federale ha abrogato quasi tutti i provvedimenti nazionali contro la pandemia. A protezione delle persone particolarmente a rischio resteranno in vigore fino a fine marzo soltanto l’isolamento delle persone risultate positive al test e l’obbligo della mascherina sui trasporti pubblici e nelle strutture sanitarie, dopodiché si ritornerà alla situazione normale.
La situazione epidemiologica è in costante miglioramento. Grazie all'alto tasso d'immunità della popolazione, nonostante la circolazione ancora forte del virus un sovraccarico del sistema sanitario è sempre più improbabile. Il Consiglio federale, che dal maggio del 2021 modula i propri provvedimenti secondo le capacità del sistema sanitario, ritiene quindi date le condizioni per una rapida normalizzazione della vita economica e sociale. Dopo aver consultato i Cantoni, le parti sociali, le commissioni parlamentari competenti e le associazioni interessate, revoca pertanto la maggior parte dei provvedimenti contro la pandemia.
Consultazione: maggioranza per una revoca rapida
Il 2 febbraio il Consiglio federale aveva posto in consultazione due varianti per la revoca dei provvedimenti ancora in vigore. La netta maggioranza dei partecipanti si è dichiarata fondamentalmente favorevole alla revoca immediata della maggior parte dei provvedimenti, pronunciandosi al contempo per il mantenimento dell'obbligo della mascherina nelle strutture sanitarie e sui trasporti pubblici fintanto che il numero dei contagi resterà elevato.
Dal 17 febbraio: revocati quasi tutti i provvedimenti
Da giovedì 17 febbraio saranno revocati i seguenti provvedimenti di protezione nazionali:
- l'obbligo della mascherina nei negozi e negli spazi interni di ristoranti, strutture accessibili al pubblico e manifestazioni;
- l'obbligo della mascherina sul posto di lavoro;
- la limitazione dell'accesso a strutture come cinema, teatri e spazi interni di ristoranti e a manifestazioni mediante l'obbligo del certificato (regole 3G, 2G e 2G+);
- l'obbligo di autorizzazione per le grandi manifestazioni;
- le limitazioni per gli incontri privati.
D'intesa con il Consiglio federale sono revocate anche le limitazioni di capienza volontarie nel commercio al dettaglio e negli impianti di risalita.
Revocata la raccomandazione del telelavoro
È revocata anche la raccomandazione del telelavoro dell'Ufficio federale della sanità pubblica. Tenuti per legge a tutelare la salute dei propri dipendenti, saranno dunque i datori di lavoro a decidere se sia opportuno lavorare a domicilio o indossare la mascherina. Restano invece in vigore fino a fine marzo le regole per la protezione dei lavoratori particolarmente a rischio.
Fino al 31 marzo: isolamento e obbligo della mascherina in determinati luoghi
Considerato che la circolazione del virus è tuttora molto forte e che il virus può ancora provocare decorsi gravi della malattia, il Consiglio federale mantiene fino alla fine di marzo due provvedimenti di protezione dell'ordinanza COVID-19 situazione particolare. A seconda della circolazione del virus è possibile una revoca anticipata.
Le persone risultate positive al test dovranno continuare a restare in isolamento per almeno cinque giorni. Lo scopo è impedire che portatori di una carica virale potenzialmente alta possano contagiare altre persone.
Rimane inoltre invariato l'obbligo della mascherina sui trasporti pubblici e nelle strutture sanitarie. Sono esclusi da quest'obbligo i residenti delle case per anziani e delle case di cura. I Cantoni sono liberi di adottare provvedimenti di protezione più severi oppure di escludere dall'obbligo della mascherina determinate strutture. Anche singole strutture, ad esempio gli studi medici o i saloni di parrucchieri, possono prevedere che i visitatori debbano indossare la mascherina.
1°aprile: fine della situazione particolare
L'ordinanza COVID-19 situazione particolare continuerà a disciplinare l'isolamento e l'obbligo della mascherina sui trasporti pubblici e nelle strutture sanitarie fino alla fine di marzo. Se la situazione epidemiologica evolverà come previsto, sarà abrogata il 1° aprile 2022 e a partire da quella data si ritornerà alla situazione normale.
Restano in vigore le regolamentazioni fondate sulle competenze federali definite nella legge sulle epidemie (p. es. in materia di traffico internazionale di viaggiatori o assunzione dei costi dei medicamenti) e quelle concernenti il certificato o l'assunzione dei costi per i test che si basano sulla legge COVID-19.
Continua l'emissione di certificati COVID compatibili con quelli dell'Unione europea
Con la revoca dell'obbligo del certificato non verranno più emessi certificati COVID validi soltanto in Svizzera. I cosiddetti certificati COVID svizzeri sono stati introdotti nell'autunno del 2021 per consentire a ulteriori gruppi di persone l'accesso in Svizzera a strutture e manifestazioni per le quali vige obbligo del certificato.
La Svizzera continua tuttavia a rilasciare certificati COVID riconosciuti dall'UE. Probabilmente altri Paesi continueranno a richiedere un certificato COVID per l'entrata e l'accesso a determinati luoghi sul territorio nazionale. I Cantoni avranno ancora la possibilità di prescrivere l'obbligo del certificato, come da loro auspicato.
Adeguamento della strategia di test
La raccomandazione generale e il finanziamento dei test ripetuti nelle aziende sono revocati. I testi ripetuti continuano a essere finanziati soltanto in ambiti circoscritti, ad esempio nelle strutture sanitarie e medico-sociali o nelle imprese, definite dal Cantone, importanti per l'operatività delle infrastrutture essenziali. In questo modo le persone particolarmente a rischio sono protette e si evita che gran parte del personale debba assentarsi dal lavoro per malattia o a causa dell'isolamento.
Per quanto riguarda le scuole, la raccomandazione e il finanziamento dei test ripetuti da parte della Confederazione sono mantenuti fino alla fine di marzo del 2022, poiché il virus continua a diffondersi a velocità molto elevata tra i più giovani. I test individuali continuano a essere rimborsati: i test antigenici in ogni caso, i test PCR per le persone che presentano sintomi o che hanno avuto un contatto stretto con una persona risultata positiva.
Il pagamento dell'indennità di perdita di guadagno garantito per determinati gruppi di persone
Con la revoca dei provvedimenti viene meno anche la necessità della maggior parte dei provvedimenti di sostegno economico. Dal 17 febbraio non si avrà dunque più diritto all'indennità di perdita di guadagno in seguito alla chiusura di strutture, al divieto di manifestazioni, alla limitazione dell'attività lucrativa o alla cessazione della custodia dei figli da parte di terzi.
Fino al 30 giugno 2022 costituiscono un'eccezione le persone attive nell'ambito delle manifestazioni, la cui attività lucrativa è stata considerevolmente limitata a causa dei provvedimenti di lotta all'epidemia. Fino alla fine di marzo costituiscono un'eccezione anche le persone che hanno dovuto interrompere la loro attività perché considerate particolarmente a rischio. Nel complesso, la rapida revoca dei provvedimenti
dovrebbe comportare una riduzione delle spese di centinaia di milioni di franchi rispetto agli importi stanziati.
Adeguamento delle disposizioni di entrata
I provvedimenti sanitari di confine all'entrata in Svizzera sono revocati. Non è più necessario presentare un certificato di vaccinazione o di guarigione o il risultato negativo di un test e non occorre più compilare il modulo di entrata.
Adeguamenti dell'assunzione dei costi dei medicamenti delle cure ambulatoriali
I nuovi medicamenti che possono essere impiegati per pazienti COVID-19 a rischio di decorso grave sono finanziati in un primo momento dalla Confederazione e saranno elencati nell'allegato dell'ordinanza sulle epidemie.
Il mandato di consulenza della Task force scientifica termina il 31 marzo 2022
Su richiesta della stessa Task force scientifica, il contratto di consulenza sarà concluso anticipatamente alla fine di marzo. La scadenza del mandato era originariamente prevista per la fine di maggio del 2022. Con l'evoluzione positiva della situazione epidemiologica cambia anche il fabbisogno di consulenza scientifica. Alcuni membri della Task force resteranno a disposizione del Consiglio federale e dell'Amministrazione
federale in veste di consulenti.
Dalla primavera del 2020 la Task force scientifica assicura a titolo gratuito una consulenza scientifica indipendente. Il Consiglio federale ne ringrazia i membri per il grande impegno profuso. Lo scambio di opinioni con la Task.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1489
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)