Notizie mercati esteri

Martedì 15 Marzo 2022

Investimenti record della BERS in Turchia nel 2021 per sostenere la ripresa dell'economia del Paese

Nel 2021 la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) ha incrementato i suoi investimenti in Turchia fino a raggiungere la cifra record di 2 miliardi di euro sostenendo la ripresa del settore privato duramente colpito dalla pandemia da Covid.19. Infatti, oltre l'85% dei finanziamenti BERS è stato convogliato al settore privato; la BERS ha inoltre smobilizzato fondi aggiuntivi per finanziare in Turchia programmi congiunti dedicati alla sostenibilità ambientale.

Arvid Tuerkner, Amministratore Delegato BERS Turchia, ha evidenziato come la recente firma da parte della Turchia dell'Accordo di Parigi ha aperto la strada a nuovi investimenti per de-carbonizzare l'industria automobilistica con l’obiettivo di procedere al più presto allo svecchiamento del parco auto circolante con nuovi veicoli elettrici commerciali. In questo senso la BERS ha già avviato’ le procedure per l’erogazione di prestiti alla Ford Otosan (più di mezzo milione di euro) e per la creazione di una joint venture tra la casa automobilistica statunitense Ford e la turca Koc Holding per l’espansione del settore della mobilità elettrica.

La BERS ha inoltre concesso un prestito di 150 milioni di euro al noto produttore turco di elettrodomestici, Arçelik, per sostenere un programma triennale di investimenti sostenibili dal punto di vista ambientale e ha investito in un green bond concedendo un prestito alla “Borusan EnBW Enerji”, un'impresa turco-tedesca specializzata in rinnovabili con cui la BERS intende integrare un nuovo pacchetto di investimenti per il prossimo triennio.

Sempre del settore dedicato alla sostenibilità verde, la BERS ha erogato 826 milioni di euro attraverso il Trade Facilitation Program, una linea di credito a favore di 9 banche di leasing turche. Recentemente, il Consiglio di Amministrazione della BERS ha inoltre approvato un finanziamento alla Green Economy da 500 milioni di euro per il 2022, un pacchetto di 150 milioni di euro per la linea ferroviaria Ispartakule-Cerkezkoy (per il collegamento alla rete su rotaia trans europea attraverso la Bulgaria) e per la nuova linea metropolitana Buca a Smirne nonché un nuovo parco autobus a bassa emissione per la Municipalità di Mersin mentre nella città di Gaziantep già sono attivi cinque impianti solari fotovoltaici realizzati grazie ai prestiti BERS. Anche Istanbul ha deciso di velocizzare l’accesso ai programmi e finanziamenti della BERS previsti nel programma Green Cities, seguendo l’esempio di Izmir e di Ankara anche nella gestione dei rifiuti urbani.

La BERS in Turchia è attiva anche nel ridurre il “gender gap” soprattutto nei ruoli manageriali dell’industria dove le donne sono ancora troppo poche. In questo contesto, la BERS ha intensificato gli sforzi per promuovere le pari opportunità e l'emancipazione economica delle donne promuovendo il progetto “Women in Business”, mettendo a disposizione oltre mezzo miliardi di euro.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

Ultima modifica: Martedì 15 Marzo 2022
Martedì 15 Marzo 2022

Calano i disoccupati in Svizzera

La disoccupazione è in lieve diminuzione in Svizzera nel mese di febbraio: a livello nazionale il tasso si è attestato al 2,5%, a fronte del 3,6% dello stesso mese dello scorso anno e del 2,6% nel gennaio 2022.

Stando ai dati diffusi ieri dalla Segreteria di Stato dell'economia (SECO) il numero dei senza lavoro iscritti agli uffici regionali di collocamento (URC), si è attestato a 117'970, ovvero 4'298 in meno rispetto al mese precedente e 49'983 in meno di febbraio 2021, ancora particolarmente segnato dalla pandemia.

Va peraltro ricordato che nel giugno 2019 le persone senza impiego erano però ancora meno di 100'000 (97'222). I cantoni romandi rimangono i più colpiti dalla disoccupazione, pur restando tutti ampiamente sotto la soglia psicologica del 5%.

Tornando all'ambito nazionale, dai dati pubblicati dalla SECO emerge pure che il numero di giovani (15-24enni) disoccupati è diminuito di 271 unità rispetto a gennaio a un totale di 10'129, cioè 7’199 persone in meno del 2020. In flessione è pure la quota di lavoratori over 50 disoccupati, scesa di 1’225 persone a 36'643 unità.

In Ticino a febbraio 2022 il tasso di disoccupazione si è attestato al 3,1% (-0,1 punti rispetto a gennaio, -0,9 su base annua), nei Grigioni all'1,2% (-0,1, rispettivamente -0,8). In termini assoluti da Airolo a Chiasso si contano 5’240 disoccupati (-232 mensile, -1’640 annuo), mentre in territorio retico la cifra è di 1’295 (-228 e -889).

 

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1495

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

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Martedì 15 Marzo 2022

Il turismo rappresenta il 13% del PIL turco e fonte irrinunciabile di valuta

L’obiettivo di raggiungere un fatturato dal settore turistico da 35 miliardi di dollari è a portata di mano nel 2022. Lo ha affermato il ministro della Cultura e del Turismo Mehmet Nuri Ersoy snocciolando i dati registrati dall’inizio del 2022 a Istanbul e Antalya, che si avvicinano agli arrivi registrati nell’analogo periodo pre-pandemia, quando la Turchia ospitò il maggior numero di turisti della sua storia.

Parlando in occasione del 25° Salone del Turismo e dei Viaggi (EMITT), poco prima dello scoppio della guerra in Ucraina, il Ministro ha dichiarato “che il numero di turisti stranieri è aumentato dell'88% dal 2020 con 30 milioni di visitatori mentre i ricavi del settore sono aumentati del 103% attestandosi a 24,5 miliardi di dollari". Nel 2019, la Turchia aveva ospitato un numero record di 45 milioni di turisti rispetto ai 12,7 milioni di turisti internazionali del 2020.

Il 2021 è stato quindi l’anno della ripresa e, prima dello scoppio del conflitto, ci si aspettava in Turchia un aumento di vacanzieri provenienti proprio dalla Russia ma anche dall’Ucraina.

Il presidente dell'Associazione delle agenzie di viaggio turche (TÜRSAB), Firuz Bağlıkaya si aspetta un aumento di visitatori dai paesi baltici e del Golfo e dagli USA, viste le prenotazioni che erano state raccolte fino a metà febbraio. E i dati prima dello scoppio del conflitto giocavano a suo favore: i dati ufficiali al 21 febbraio scorso, raccontavano di un numero di arrivi più che raddoppiato rispetto allo stesso mese del 2021, raggiungendo quasi 1,3 milioni di visitatori internazionali con Istanbul, la città più popolosa del Paese, principale punto di ingresso con oltre 800 mila visitatori, seguita da Edirne (150 mila turisti stranieri) e da Antalya (con 120 visitatori). Nei soli primi mesi del 2022 i russi hanno rappresentato il 10,5% di tutti i visitatori con una presenza superiore a 130 mila turisti propria nella regione di Edirne.

Nei prossimi mesi andrà sicuramente valutato con attenzione l’impatto che la crisi russo-ucraina avrà sul turismo dalla Russia (sistematicamente al primo posto per presenze ogni anno) anche in relazione alla necessità della Turchia di ricostituire le proprie riserve valutarie e riequilibrare, almeno in parte, la bilancia dei pagamenti.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

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Martedì 15 Marzo 2022

La Turchia punta su vento e sole per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili

La Turchia esporta apparecchiature per l'energia eolica in 45 paesi di 6 continenti, ha dichiarato il Ministro dell’Energia e delle Risorse Naturali, Fatih Dönmez, a un vertice tenutosi lo scorso mese di febbraio nella capitale. Infatti, circa il 10% del fabbisogno elettrico del Paese è soddisfatto dal settore dell'energia eolica con una capacità totale aumentata nel 2021 con oltre 10.500 megawatt (MW) e il Presidente della Turkish Wind Energy Association (TÜREB), Ebru Arıcı, ha dichiarato che la Turchia aggiungerà circa 1.500 megawatt di energia eolica alla rete nazionale da qui al 2023. Un risultato che conferma l’importanza dell’eolico nel Paese, che rappresenta oggi uno dei 10 maggiori mercati a livello globale e quinto produttore nel 2021 di turbine eoliche in Europa.

Nel complesso la produzione di energia da fonti rinnovabili, escluso l’idroelettrico, è raddoppiata in Turchia rispetto al 2017 ed ha superato la prima volta alla fine del 2021 l’energia prodotta da fonti idroelettriche, un potenziale quello idroelettrico che ha risentito di lunghi periodi di siccità negli ultimi anni e il suo potenziale, anche a causa del riscaldamento globale, è stato quasi interamente utilizzato.

Il calo di produzione di energia idroelettrica è stato compensato dal gas: mentre la quota idroelettrica è diminuita dal 26% al 17%, il consumo di gas (61 miliardi metri cubi nel 2021) è passato dal 23% al 33% su base annua nel 2021 e ha spinto la quota di combustibili fossili al 65%.

Eolico e solare (di quest’ultima fonte si utilizza soltanto il 3% dell’effettivo potenziale che ha raggiunto nel 2021 7.815 MW di energia installata) nel 2021 hanno dunque stabilito nuovi record raggiungendo 44,6 terawattora (TWh) di energie prodotta con una quota, assieme, del 13,6% rispetto all'11,7% nel 2020.

L’aumento nel 2021 dell’utilizzo del solare e dell’eolico per la produzione di energia in Turchia non ha tuttavia coperto il fabbisogno del Paese ed il gap è stato colmato principalmente da carbone importato. Tornando all’eolico, merita citare il primo studio sull’energia eolica offshore galleggiante in Turchia per sfruttare il vento nei mari della Turchia a bassa profondità. Il progetto è stato presentato recentemente da alcuni ingegneri dell'Istituto di tecnologia di Izmir (IYTE) e sovvenzionato da TÜBITAK (il CNR turco) e si attende il rilascio del brevetto entro i prossimi due anni.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

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Martedì 15 Marzo 2022

Turchia - Nuovi progetti nel settore della difesa in programma nel 2022

La Turchia amplierà il portafoglio progetti nel 2022 nel settore della difesa con la consegna di nuovi armamenti alle forze aree-navali-terrestri nazionali, si legge nella dichiarazione dello scorso febbraio del Presidente delle industrie della difesa (SSB), Ismail Demir. La difesa rappresenta il settore che ha compiuto i maggiori progressi tra tutti i comparti dell’economia del Paese negli ultimi 20 anni e oggi può contare su 1.500 aziende e 80.000 lavoratori con un fatturato annuo di 10 miliardi di dollari ed esportazioni pari a 3,22 miliardi di dollari.

Spicca, nel settore, il primo l’elicottero multiruolo prodotto in Turchia, il Gökbey, sviluppato dalle industrie aerospaziali turche (TAI-Turkish Aerospace Industries), per il comando generale della gendarmeria, mentre HÜRJET, l'addestratore a reazione avanzato e velivolo da attacco leggero sviluppato a livello nazionale (Leonardo collabora con TUSAS Engine Industrie - uno dei principali contractor turchi di TAI - per computer di bordo, radar e altimetri), lascerà l'hangar e inizierà i test a terra durante il 2022.

Anche il drone TB3 di Bayraktar Technologies, sviluppato come aereo in grado di atterrare e decollare a corto raggio, è pronto per il suo primo volo dopo il successo del TB-2. Il nuovo modello, impegnato in molti teatri di guerra tra cui quello russo-ucraino, è, rispetto al primo modello un UAV cha ha una maggiore autonomia, e altitudini più elevate.

Consegne prime della fine dell’anno saranno inoltre garantite nell’ambito del progetto missilistico Goktug sviluppato da TÜBITAK. Il CIWS (torrette con sistemi di lancio integrati) “Godnediz” sarà integrato per la prima volta nella fregata di Istanbul della marina turca, mentre nel 2022 dovrebbe essere prevista la prima consegna del sistema missilistico di difesa aerea Sungur sviluppato dalla turca Roketsan (insieme a Bayraktar e TUSAS sono i tre più importanti manufacturing subsidary di TAI) dopo aver superato i test nel corso del 2021 e sempre la Roketsan fara’ entrare in servizio il missile Karaok. Previste infine le consegne dei veicoli d’assalto anfibi corazzati Zaha e lo Zma, senza pilota nonché il carro armato da combattimento MBT Altay.

L’obiettivo del Paese è di continuare ad investire nel settore per giungere entro il 2023 a produrre autonomamente il 75% dei propri armamenti sviluppando tecnologia che attualmente la Turchia importa.

Il volume del fatturato dell'industria della difesa turca, che era di 1,3 miliardi di dollari nel 2002, ha oggi raggiunto gli 11 miliardi di dollari con esportazioni superiori a 3 miliardi di dollari (erano state 248 milioni di dollari nel 2002).

I progetti, esclusi quelli che verranno completati nel biennio 2022-23, sono arrivati a quota 1.100 dal 2019 ed il budget del 2020 era stato pari a oltre 55 miliardi di dollari. Il settore difesa turco, infine, beneficia di un supporto annuale in ricerca e sviluppo di ben 1,7 miliardi di dollari ed è diventato il settore che più di tutti effettua il maggior numero di investimenti in R&S in Turchia.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

Ultima modifica: Martedì 15 Marzo 2022
Martedì 15 Marzo 2022

Danimarca - Nuova legge sul congedo parentale

Il 3 marzo 2022, il Parlamento danese ha approvato un disegno di legge che modifica le norme sul congedo parentale. La legge entra in vigore il 1° luglio 2022 e si applica ai bambini nati a partire dal 2 agosto 2022. La nuova normativa introduce regole sul congedo per i padri e co-madri, un’equa distribuzione del diritto all’indennità di maternità e la possibilità per i genitori single e le famiglie LGBT+ di trasferire il congedo parentale ai familiari stretti e genitori sociali.

Le regole attuali. Oggi la madre ha diritto a quattro settimane di congedo di maternità (graviditetsorlov) prima della data prevista del parto, e a 14 settimane di congedo dopo il parto (barselsorlov). Il padre/co-madre, invece, ha diritto a due settimane di congedo dopo la nascita del bambino, da richiedere entro 14 settimane dal parto (fædreorlov). Infine, madre e padre/co-madre hanno diritto a un totale di 32 settimane di congedo parentale condiviso.

Il sistema lascia attualmente la possibilità di pianificare il congedo secondo i bisogni dei genitori. I padri/co-madri hanno la possibilità di iniziare il congedo parentale dopo le loro due settimane di fædreorlov. Le madri, al contrario, possono usufruire del congedo condiviso al termine delle 14 settimane di barselsorlov.

Le nuove regole. La nuova legge mette i genitori sullo stesso piano: dopo la nascita del bambino, ogni genitore avrà a disposizione 24 settimane di congedo con diritto all’indennità di maternità.

La madre. La madre continuerà ad avere diritto a quattro settimane di congedo di maternità prima della nascita. Dopo il parto, avrà a disposizione dieci settimane di congedo, le prime due obbligatorie e le restanti otto condivisibili con l’altro genitore. La nuova legge prevede inoltre altre 14 settimane di congedo. Di queste 14 settimane, nove sono fisse e le restanti cinque saranno trasferibili al padre o alla co-madre.

Padre / co-madre. Un padre o una co-madre avrà diritto, come la madre, a due settimane di congedo, da prendere entro le prime dieci settimane dopo la nascita del bambino. Le due settimane sono per il padre o la co-madre e non sono trasferibili. In aggiunta, il padre/co-madre avrà diritto a 22 settimane di congedo, nove obbligatorie e 13 trasferibili alla madre.

Genitori single e famiglie LGBT+. A partire dal 1° dicembre 2023, la legge introduce nuove regole per i genitori single e le famiglie LGBT+. I genitori single continueranno ad avere diritto a 46 settimane di congedo di maternità. Tuttavia, viene introdotta la possibilità di trasferire il congedo di maternità ai familiari stretti. Le modalità sono le stesse del trasferimento tra madre e padre/co-madre. Per i genitori LGBT+, sarà infine possibile trasferire il congedo di maternità ai genitori sociali. 

Fonte: https://bit.ly/3L2kXWb

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Martedì 15 Marzo 2022
Martedì 15 Marzo 2022

L’indice globale della libertà economica 2022 colloca la Turchia al 42mo posto su 45 Paesi in Europa

L'economia turca è cresciuta piuttosto lentamente dal 2017 al 2020, ma si è decisamente ripresa nel 2021, sfruttando al massimo l’effetto “rimbalzo” della ripresa post-pandemica. Tuttavia, il graduale declino degli anni precedenti ha contribuito ad un ribasso nel punteggio del Paese stilato dall’Heritage Foundation (-8,3 punti dal 2017).

La Turchia ha ottenuto un punteggio di 56,9 punti (la media regionale si attesta a 69,5 punti) ed occupa la 107ma posizione nell’indice globale della libertà economica per il 2022 (l’Italia è risultata 80ma). La Turchia è passata quindi dalla categoria “modertamente libera” (categoria che ospita 59 Paesi tra cui Italia, Romania, Spagna, Portogallo e Francia) a “essenzialmente non libere”, la fascia più folta (con Russia, Cina, Grecia, India, Brasile, Iran, ecc. ecc.).

Osservando le altre tre categorie, secondo l’autorevole indice, solo sei sono i Paesi che hanno ottenuto un punteggio pari o superiore a 80 (Hong Kong, Singapore, Nuova Zelanda, Svizzera, Australia e Irlanda) e si posizionano nella fascia dei Paesi definiti “liberi” mentre nel gruppo immediatamente successivo (“quasi liberi”) si piazzano 29 Paesi tra cui Uk, USA, Germania e Giappone) mentre l’ultima fascia (“repressione economica”) e occupata da soli tre Paesi (Cuba, Venezuela e Corea del Nord).

La Turchia paga soprattutto le asserite inefficienze fiscali e il non rispetto dello stato di diritto. Lievemente diminuita, invece, la libertà economica e di investimento ma con un netto peggioramento della politica monetaria e ingerenze politiche nella vita economica del Paese. Nel rapporto si legge inoltre che la libertà economica è condizionata da una integrità di Governo molto discutibile e, malgrado il Paese continui in gran parte ad offrire un mercato libero e diversificato, il salto di qualità viene mutilato da una economia ancora trainata dal settore agricolo (più del 25% della forza lavoro). Tuttavia, si riconosce al Paese la crescita significativa realizzata nel 2021.

L’indice dimostra che i peggiori risultati sono stati ottenuti proprio nella categoria “Rule of law” con un sistema giudiziario cha avrebbe subito l’ingerenza del Governo.

Per quanto attiene alla categoria “Government size” è stato osservato che il carico fiscale e la spesa pubblica nazionale sono state rispettivamente il 23,1% e il 34,7% del PIL mentre negli ultimi tre anni il deficit di bilancio è stato pari al 4,9% e il debito pubblico ha raggiunto il 36,5% del prodotto interno lordo del Paese.

Il c.d. “Regulatory efficiency”, è penalizzato dalla carenza di personale specializzato nei settori hi tech mentre risulta abbondante la manodopera in generale anche se la formazione in relazioni alle nuove tecnologie è decisamente in aumento.

Per la macro-aera categoria “Open markets”; gli indici hanno fatto registrare una timida flessione grazie ad un ambiente degli investimenti in generale aperto e competitivo malgrado l’alta burocrazia.

La Turchia ha perso dunque 31 posizioni rispetto al 2020 quando il think thank statunitense collocava il Paese tre posizioni prima dell’Italia.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

Ultima modifica: Martedì 15 Marzo 2022
Martedì 15 Marzo 2022

Gli investimenti diretti esteri in Turchia nel 2021

I dati più aggiornati sui flussi di IDE in Turchia, pubblicati l’11 febbraio scorso dall’Associazione non governativa Investitori Internazionali in Turchia (YASED), indicano un livello record di 14,1 miliardi di dollari con una crescita del 48% rispetto al 2019. In testa il settore immobiliare con ben 5,8 miliardi di dollari che hanno rappresentato il 41% di tutti gli IDE in entrata in Turchia nel 2021 mentre i restanti si sono indirizzati soprattutto verso il settore ICT, quello del commercio all'ingrosso e al dettaglio e all’automotive. Il settore finanziario e assicurativo, che in passato aveva più contribuito al flusso totale di IDE in entrata, è invece stagnato anche se una ripresa era attesa nel corso del 2022 prima dello scoppio della crisi ucraina.

I dati, diffusi dal Direttore dell’Agenzia per la promozione degli Investimenti della Presidenza della Repubblica Turca Burak Dağlıoğlu, erano quindi decisamente positivi prima del conflitto anche tenendo conto della performance della Turchia nel periodo della pandemia da Covid-19 che aveva fatto registrare un calo degli IDE nel Paese del 18% rispetto al 35% a livello globale. Un risultato che era stato ottenuto anche grazie alla tendenza al c.d. “re-shoring” operato da parte di alcune aziende straniere, in primis europee, che nei due anni di pandemia sono state spinte ad avviare un processo di ”ripensamento” delle proprie supply chains riposizionandosi in Turchia, un mercato con una fiscalità agevolata, manodopera di buon livello e costi dei noli marittimi relativamente contenuti.

Per quanto attiene la provenienza degli IDE, in testa si posizionano i Paesi dell’Ue a 27+UK con oltre il 65% dello stock totale ma sono in crescita anche gli IDE provenienti dal Nord America e dall’Asia orientale.

I primi tre investitori stranieri in Turchia (Regno Unito, USA e Olanda) rappresentano da soli quasi il 50% dei flussi complessivi nel 2021 seguiti, a distanza, da Svizzera, EAU e Germania. In tema di numeri, gli afflussi di IDE in Turchia nel 2021 sono stati pari a 14,1 miliardi di dollari, in crescita dell'80,7%. Per quanto riguarda il dato dei Paesi Bassi, esso è chiaramente influenzato anche dal fatto che molti investimenti internazionali in Turchia transitano da società controllate olandesi.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

Ultima modifica: Venerdì 20 Maggio 2022
Martedì 15 Marzo 2022

Giornata internazionale della donna 2022 occupazione a tempo parziale a confronto

Il lavoro a tempo parziale è molto comune tra le donne in Svizzera. Nel 2020, il 79% delle donne occupate in età da 15 a 64 anni e con figli sotto i 15 anni lavorava a tempo parziale. La maggior parte di loro ha un grado di occupazione tra il 20% e il 69%. La percentuale di uomini che lavorano a tempo parziale è del 13%.

Una donna occupata su cinque dai 15 ai 64 anni con figli in età prescolastica o scolastica ha un lavoro a tempo pieno, che, secondo la definizione svizzera, corrisponde a un grado di occupazione del 90-100%. Tra quelle che non hanno figli sotto i 15 anni, invece, la metà ha un lavoro a tempo pieno e poco meno di un terzo ha un grado di occupazione inferiore al 70%.

Tra i Paesi dell'UE, solo nei Paesi Bassi le quote di persone occupate a tempo parziale – ovvero, secondo la definizione internazionale, con un grado d’occupazione inferiore a 100% –, con o senza figli, sono più alte che in Svizzera.

In Svizzera e in molti altri Paesi – ad esempio in Germania, Austria, Cechia, Lussemburgo, Belgio e Irlanda – le donne citano più spesso la cura di adulti con disabilità o di bambini e altri motivi familiari o personali come ragione principale del loro lavoro a tempo parziale. Invece nei Paesi dell'Europa meridionale e orientale – cioè in Portogallo, Spagna, Italia, Romania e Cipro – il non aver trovato un lavoro a tempo pieno è il motivo più frequentemente citato da entrambi i sessi. Nei Paesi dell’Europa settentrionale – vale a dire in Norvegia, Finlandia, Svezia e Islanda – le indicazioni fornite dalle donne in merito alla ragione principale del loro lavoro a tempo parziale sono distribuite in modo più uniforme tra le diverse categorie di risposta che nella maggior parte degli altri Paesi. Infatti, citano abbastanza spesso anche le categorie «formazione e formazione continua» e «altro».

Per gli uomini invece non si distinguono tendenze. A seconda del Paese, la risposta più frequentemente citata è «nessun lavoro a tempo pieno trovato» o la categoria non meglio specificata «altro».

In Svizzera la percentuale di tempo parziale involontario è tra le più basse d'Europa: indipendentemente dal sesso, l'8% delle persone occupate a tempo parziale si trova in questa situazione contro la propria volontà.

 

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1493

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Martedì 15 Marzo 2022
Martedì 15 Marzo 2022

Un fiorente ecosistema di startup in Turchia

Negli ultimi anni la Turchia ha promosso un importante piano di incentivi al fine di creare un fiorente ecosistema di startup. Questo ecosistema è composto principalmente dai cd. business angel (sono 643 gli angel investors in Turchia), fondi di venture capital e di private equity, dagli acceleratori di start-up ed i Tecnoparks alimentati con interessanti finanziamenti e agevolazioni fiscali da parte dello Stato.

In linea generale il mondo delle start-up turche (oltre 4 mila) ha raccolto investimenti pari a circa 137 milioni di dollari nel 2020. L’ “hub” di Istanbul può ormai competere con gli altri principali punti di riferimento europei come la city londinese, Parigi e Berlino, mentre gli ultimi dati disponibili indicano che in Turchia si costituiscono in media oltre 500 start up all’anno mentre il mercato dell’e-commerce nel Paese è stato valutato quasi 5 miliardi di dollari dall’IPO del Nasdaq lo scorso agosto.

Tra i fattori che hanno permesso alla Turchia di raggiungere tali risultati vi sono la popolazione mediamente giovane (il 70 per cento è rappresentata dagli under 30) che utilizza sistematicamente internet e le piattaforme dell’e-commerce ma anche il sistema di finanziamenti ed incentivi statali che ha dimostrato di funzionare molto bene. Il principale Ente statale che contribuisce a sostenere le start-up è Tubitak, il Consiglio per la Ricerca Scientifica e Tecnologica dipendente dal Ministero dell’Industria e della Tecnologia che ha fornito sostegno ad oltre 350 start up nel solo 2021.

La Turchia ha diversi “unicorni”: Getir, colosso dell’e-commerce turco per la consegna di prodotti a domicilio con 256 milioni di dollari in investimenti (nell’ottobre 2021 Getir ha iniziato a operare anche in Italia, più precisamente nel Comune di Milano), HepsiBurada (la risposta turca ad Amazon), prima start up ad essere quotata al NASDAQ con un valore che ha raggiunto i 4 miliardi e mezzo di dollari.

Vi sono poi altre start-up unicorno, con un capitale che supera il miliardo di dollari, nel settore dei videogames come: Dreams Games, “Spyke” e Peak Games. Alcune di esse, come la già menzionata Getir, ad esempio, nel prossimo futuro potranno senz’altro accedere al raggruppamento delle start up decacor ossia start up con un valore superiore ai 10 miliardi di dollari. Infine, la piattaforma di e-commerce “Trendyol”, sostenuta dai cinesi di Alibaba, è stata la prima start up turca a diventare “decacorn” con un valore di 16,5 miliardi di dollari.

Seondo il rapporto di Startup.watch, la città di Istanbul si piazza al 13° posto tra le città europee che hanno ricevuto il maggior numero di investimenti e al quarto posto in termini di numero di accordi conclusi nel 2021. Per quanto riguarda l’area MENA, Istanbul si colloca al secondo posto, appena dietro Tel Aviv, ed un gradino sopra la già affermata Dubai.

In Turchia, nel 2021, sono stati istituiti ben 18 nuovi fondi tra venture capital e business angels. La venture capital turca “TechOne” (smart capital fund), con capitale iniziale di 300 milioni di lire turche (al cambio attuale circa 19 mln di Euro), nel 2021 ha investito in 15 start up con un portafoglio che è cresciuto di quasi sei volte. “Alesta” e “Keiretsu Forum”, invece, sono stati tra i business angel più attivi con investimenti ad altro rischio che hanno contribuito a far nascere ben 19 startup. Altri contributi finanziari al sistema delle start-up nel 2021 sono venuti da piattaforme di crowdfunding come, ad esempio, “Fonbulucu” e la piattaforma Individual Young Startup (BIGG) istituita da Tubitak.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

Ultima modifica: Martedì 15 Marzo 2022