Venerdì 25 Luglio 2025
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Nel corso dell’autunno 2025, la Danimarca lancerà un nuovo bando per l’assegnazione di 3 gigawatt (GW) di capacità eolica offshore, sufficienti potenzialmente ad alimentare circa 3 milioni di abitazioni. I progetti saranno suddivisi su tre aree: Nordsøen Midt e Nordsøen Syd nel Mare del Nord, e l’area di Hesselø, situata tra la Danimarca e la Svezia. Questa iniziativa rappresenta un’importante inversione di rotta rispetto alla precedente gara da 6 GW, aperta nel 2023, che si era conclusa senza offerte per tre dei sei progetti previsti. L’assenza di partecipazione è stata attribuita a una combinazione di costi in aumento, difficoltà nelle catene di approvvigionamento e incertezza dei prezzi sul mercato energetico.
In risposta a queste criticità, il governo danese ha deciso di modificare in modo sostanziale il modello di gara, introducendo un meccanismo di supporto economico attraverso contratti per differenza (Contracts for Difference, CfD) a doppia faccia. Questo strumento garantisce ai produttori di energia un prezzo minimo per ogni kWh prodotto e immesso sul mercato, compensando eventuali perdite se il prezzo di mercato scende al di sotto della soglia concordata. In caso contrario, cioè quando il prezzo di mercato supera quello minimo fissato nel contratto, sarà l’operatore a versare la differenza allo Stato. Il valore di riferimento sarà definito nel bando, e il vincitore sarà selezionato in base al prezzo minimo più basso offerto.
Struttura degli incentivi e requisiti del bando
Il governo ha fissato un tetto massimo per i sussidi statali pari a 55,2 miliardi di corone danesi, equivalenti a circa 7,4 miliardi di euro, distribuiti lungo un arco temporale di vent’anni. Per favorire una maggiore partecipazione e mitigare i rischi economici, lo Stato danese coprirà anche alcuni costi fondamentali precedentemente a carico degli operatori, come le indagini preliminari dei siti e le misure di sorveglianza marittima richieste durante la fase di costruzione. Inoltre, non sarà più richiesta la partecipazione azionaria statale nei progetti, a differenza del precedente bando che prevedeva una quota obbligatoria del 20%.
Le offerte per i progetti Hesselø e Nordsøen Midt sono attese entro la primavera 2026, mentre per Nordsøen Syd il termine è fissato per l’autunno 2027. Ogni area prevede una capacità minima di 1 GW, con possibilità di installare capacità aggiuntiva senza accesso garantito alla rete pubblica, destinabile per esempio all’idrogeno verde. L’assegnazione dipenderà dalla capacità proposta, che deve rispettare una densità minima stabilita dall’Agenzia danese per l’Energia. Il processo di consultazione di mercato, iniziato a fine maggio 2025, si svolge in due fasi: una tecnica sul modello CfD e una seconda, più ampia, tra giugno e agosto, con scadenza per i contributi scritti il 6 agosto 2025.
Il nuovo schema di gara prevede inoltre specifici requisiti in materia di sostenibilità ambientale e responsabilità sociale. Tra le condizioni previste figurano l’obbligo di utilizzo di pale eoliche riciclabili, dichiarazioni ambientali verificate da terze parti, valutazioni sul ciclo di vita delle infrastrutture e monitoraggi ambientali continuativi. A livello sociale, vengono richiesti programmi di formazione con apprendistato, tutele contro il dumping sociale e la responsabilità lungo tutta la catena di fornitura.
In conclusione, il nuovo schema danese offre un’opportunità interessante, grazie a garanzie statali, requisiti chiari e apertura internazionale. Le condizioni sono favorevoli per chi opera nei settori dell’ingegneria, delle energie rinnovabili, della logistica marittima e delle tecnologie per la transizione energetica, soprattutto con esperienza in progetti complessi e di innovazione energetica. Questo bando può rappresentare una concreta occasione di crescita in Europa.
Secondo una recente proiezione elaborata da Rune Lindahl‑Jacobsen, professore di demografia all’Università della Danimarca Meridionale (SDU), e pubblicata su Politiken, entro il 2096 più della metà della popolazione potrebbe non appartenere all’“origine etnica danese”, con la conseguenza che gli “etnicamente danesi” rischiano di diventare minoranza. La definizione adottata include solo chi è nato in Danimarca da due genitori anch’essi nati nel Paese.
Questo cambiamento demografico è il risultato del calo della natalità tra i danesi autoctoni, unito al flusso migratorio sostenuto, degli ultimi decenni.
Questa ricerca avviene proprio nel momento in cui la Danimarca raggiunge un nuovo traguardo. Secondo Danmarks Statistik, la popolazione ha raggiunto per la prima volta i 6 milioni di cittadini, e rimane in costante crescita, alimentata proprio dalle migrazioni, che rappresentano un sesto della popolazione.
Reazioni politiche: tra allarmi e critiche
Le forze politiche hanno reagito in modo diverso. I partiti conservatori e nazionalisti, in particolare Dansk Folkeparti, evocano il concetto del “Great Replacement” (un’idea contestata, presente nel dibattito pubblico danese) e chiedono criteri più restrittivi per la cittadinanza, come la richiesta che anche i genitori o i nonni siano nati in Danimarca, insieme a una netta riduzione dell’immigrazione non occidentale.
La linea centrista, ossia i Socialdemokraterne, sotto la guida della Prima Ministra, Mette Frederiksen, ha adottato una “strategia delle due verità”: accogliere rifugiati “veri” ma ridurre numeri e tipologie di immigrazione percepita come poco sostenibile per il welfare. Tali misure includono la confisca dei beni ai nuovi arrivati, restrizioni sul lavoro per studenti stranieri e incentivi per il ritorno volontario.
Oltre la semplice identità: integrazione economica e sociale
Oltre al fattore etnico, emergono rilevanti questioni economiche. Il contributo degli immigrati al mercato del lavoro è significativo: nel 2021, rappresentavano oltre il 12% dell’occupazione, contribuendo a compensare il calo della forza lavoro autoctona. Se gestiti con politiche chiare, questi flussi possono rappresentare una leva per la crescita e il welfare.
Tuttavia, permangono preoccupazioni sull’integrazione. Secondo il governo danese, il problema principale non è tanto la presenza crescente di persone con background migratorio, quanto la loro effettiva adesione ai valori fondamentali della società danese. Il Ministro per l’Immigrazione, Kaare Dybvad Bek, ha sottolineato che “non importa da dove vieni, ma se condividi o meno i valori democratici su cui si basa la Danimarca”.
Le criticità evidenziate includono la scarsa partecipazione civica, la formazione di comunità isolate in quartieri a prevalenza migrante e il mantenimento di norme culturali che entrano in conflitto con principi come l’uguaglianza di genere, la libertà di parola e la tolleranza religiosa. Su queste basi, negli ultimi anni sono state introdotte misure restrittive come il divieto del velo integrale, programmi di reinsediamento per smantellare i cosiddetti “ghetti” urbani e incentivi economici al rimpatrio volontario.
La linea politica perseguita è quella di un equilibrio tra apertura e rigore: favorire chi si integra e partecipa attivamente alla vita collettiva, ma intervenire con fermezza contro forme di isolamento culturale o rifiuto delle regole democratiche.
In questo contesto, per le imprese, si apre uno scenario ricco di possibilità. I settori della formazione, dei servizi interculturali, della consulenza strategica e dello sviluppo del capitale umano sono tra i più esposti a beneficiare dei programmi pubblici per l’integrazione avanzata. Al tempo stesso, il dibattito demografico sottolinea inoltre l’importanza di rafforzare la collaborazione tra imprese e istituzioni, chiamate a co-progettare modelli inclusivi capaci di generare benefici duraturi sia a livello sociale che economico.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
I legami tra Hong Kong e la Cina continentale sono ancora più forti da domenica 22 giugno 2025. Infatti, questo giorno segna il lancio del Payment Connect, un nuovo sistema che consente a residenti e istituzioni di entrambi i mercati di inviare pagamenti transfrontalieri di piccolo valore in tempo reale. Ciò è possibile grazie alla connessione tra il sistema di pagamento istantaneo della Cina continentale (IBPS) e quello di Hong Kong (FPS). Un sistema di pagamento istantaneo consente agli utenti di trasferire denaro tra banche e portafogli elettronici in modo semplice e, soprattutto, immediato.
Pensato in primo luogo per rispondere ai bisogni quotidiani delle persone, il sistema permette ai cittadini di Hong Kong e della Cina continentale di inviare fondi oltre confine semplicemente digitando il numero di cellulare, l’indirizzo email o il numero di conto del destinatario. Il servizio è attivo 24 ore su 24 per i residenti di Hong Kong e 16 ore al giorno, 7 giorni su 7, per quelli della Cina continentale.
Oltre ai trasferimenti tra individui, il Payment Connect rappresenta un'opportunità significativa anche per le imprese che operano in questa regione. Secondo quanto dichiarato dalla Hong Kong Monetary Authority (HKMA), il nuovo sistema punta a "supportare le attività commerciali e lo scambio di personale", favorendo l'integrazione economica e la competitività della regione. Ciò si rivela particolarmente utile per le piccole e medie imprese che gestiscono transazioni frequenti di piccolo valore, come nel caso delle forniture, del commercio elettronico o dei servizi professionali.
In aggiunta alla velocità di trasferimento, un altro vantaggio significativo è rappresentato dalla riduzione dei costi di intermediazione. Il sistema accorcia la catena di rimessa e permette un'esperienza più snella e conveniente sia per le aziende che per i privati. In altre parole, l'assenza di intermediari multipli consente di ridurre le commissioni e di garantire maggiore trasparenza nei trasferimenti. Inoltre, il Payment Connect consente l’erogazione istantanea di stipendi e rimborsi spese. Tra i casi d’uso previsti ci sono i pagamenti di stipendi, rette scolastiche e spese mediche, che possono essere gestiti in modo automatico e veloce attraverso canali digitali. Ciò risulta molto utile per le aziende che hanno personale o fornitori oltre confine. Infine, l’introduzione di questo sistema contribuisce a rafforzare il ruolo di Hong Kong come hub finanziario internazionale e centro offshore per il renminbi. Questo è confermato dalle parole del Chief Executive dell’HKMA, Eddie Yue: "Il Payment Connect rappresenta una tappa importante nel rafforzamento della cooperazione tra la Cina continentale e Hong Kong, sostenendo lo sviluppo commerciale e la circolazione delle persone tra le due economie".
Il Payment Connect rappresenta, dunque, una svolta verso la semplificazione e l’integrazione dei sistemi di pagamento, migliorando non solo la vita dei cittadini ma anche delle aziende che operano tra Hong Kong e la Cina continentale.
Fonti:
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)
Si prevede che l’energia solare crescerà del 25% in Brasile nel 2025 con il supporto di finanziamenti sostenibili
In un contesto di crescita di questo tipo di matrice energetica, il Banco da Amazônia offre credito con condizioni e tassi di interesse interessanti per incentivare le fonti rinnovabili
Si prevede che il Brasile compirà progressi nel settore dell’energia solare nel 2025. Una proiezione dell’Associazione Brasiliana di Energia Solare Fotovoltaica (ABSOLAR) indica che quest’anno il Paese dovrebbe aggiungere 13,2 gigawatt di capacità installata. Il volume rappresenta un aumento del 25% rispetto agli attuali 51,5 gigawatt. Nel 2024, 14,3 gigawatt sono stati aggiunti alla matrice energetica.
Una delle società che ha contribuito a questo scenario è il Banco da Amazônia (BASA). Questo perché l’istituto finanziario si occupa anche di finanziamenti per le energie rinnovabili, rivolti sia ad aziende che a privati.
La banca spiega che questo tipo di sistema può generare un risparmio del 98% sulla bolletta elettrica. Per darvi un’idea, finanziare un’installazione del costo di R$ 33.245,55 può tradursi in un risparmio medio mensile di R$ 550,50, ovvero circa il 91%.
In una delle linee di credito – FNO Energia Verde – BASA assiste le persone fisiche fino al 100% del valore del progetto. È importante notare che, in questo caso, l’importo minimo del finanziamento è di R$ 10.000 e il massimo di R$ 100.000. Il termine di pagamento è fino a 8 anni, incluso un periodo di grazia fino a 6 mesi.
La responsabile dello sviluppo sostenibile del Banco da Amazônia, Samara Farias, spiega che si tratta di una linea di credito attraverso la quale vengono offerti termini e tassi di interesse più vantaggiosi alle persone fisiche e giuridiche interessate ad adottare fonti di produzione di energia pulita.
“Queste iniziative contribuiscono a ridurre i costi dell’elettricità, promuovendo al contempo l’uso di fonti pulite e rinnovabili. Nel corso del 2024, la Banca ha già messo a disposizione circa 4,5 miliardi di R$ di risorse solo per il segmento business e, nel 2025, si prevede di aumentare questa cifra, rafforzando l'impegno per lo sviluppo sostenibile del territorio”, sottolinea.
Sostenibilità
Oltre a sostenere progetti legati all’installazione di impianti di energia solare, il Banco da Amazônia fornisce altri finanziamenti incentrati su temi di sostenibilità. È il caso della linea di credito FNO Amazônia Rural Verde. Questo format mira a stimolare lo sviluppo sostenibile attraverso il recupero e la conservazione della biodiversità, nonché attraverso progetti agricoli e di allevamenti sostenibili.
Con un periodo di finanziamento fino a 2 anni, questo modello offre investimenti con una durata fino a 5 anni, con un periodo di preammortamento di 8 anni. In questo caso, i tassi di interesse sono annuali, a partire dal 4,18% annuo, tenendo conto delle dimensioni del produttore.
In generale, questa linea è rivolta ai produttori rurali, persone fisiche o giuridiche, alle popolazioni tradizionali dell’Amazzonia e alle persone giuridiche di diritto privato del settore rurale.
Green Corporate FNO
Nell’ambito della sostenibilità, il Banco da Amazônia supporta anche progetti legati ad altri settori, come il turismo, la sanità e l’istruzione. In questo caso, la linea di credito è il FNO Amazônia Empresarial.
L’investimento ha una durata massima di 17 anni con un periodo di preammortamento fino a 4 anni. Per quanto riguarda il capitale circolante, la durata massima è di 36 mesi, con un periodo di preammortamento fino a 12 mesi. Consulta l’elenco dei progetti supportati:
Infrastrutture
Un'altra linea di credito offerta da BASA mira a promuovere progetti infrastrutturali che emettono meno gas serra: FNO Amazônia Infraestrutura. L’idea è quella di finanziare iniziative che integrino soluzioni basate sulla natura. I progetti che rientrano in questo modello riguardano i seguenti ambiti:
Condizioni
Le condizioni per questo tipo di finanziamento prevedono durate fino a 24 anni con un periodo di preammortamento di 8 anni. I tassi di interesse presi in considerazione sono quelli dei Fondi Costituzionali, differenziati per settore, dimensione e destinazione.
Fonte: Brasil 61
Il Museu do Amanhã di Rio de Janeiro riceverà l’Earthshot Prize, considerato l’Oscar della sostenibilità
Nel novembre 2025, il Brasile sarà al centro delle discussioni sul futuro del pianeta. Oltre alla Conferenza ONU sul Clima, il Paese ospiterà anche uno dei premi più importanti al mondo in materia di sostenibilità: l’Earthshot Prize, creato dal principe William d’Inghilterra.
Il 24 giugno il principe ha rilasciato un’intervista esclusiva al Jornal Nacional e ha annunciato che la cerimonia si terrà al Museu do Amanhã (Museo del Domani), a Rio de Janeiro.
L’annuncio è stato fatto durante la Climate Action Week di Londra. Centinaia di eventi in tutta la capitale britannica riuniscono autorità, imprenditori e attivisti per discutere misure concrete per contrastare il cambiamento climatico. È una sorta di preparazione alla COP 30, che si terrà a novembre in Brasile.
Sempre il 24, nella mattinata, la Ministra dell’Ambiente, Marina Silva, e l’Ambasciatore André Corrêa do Lago, presidente della COP 30, hanno partecipato a un panel.
“L’idea era quella di portare la prospettiva di diversi settori della società. Le persone potevano esprimere, da un punto di vista etico, ciò che doveva essere fatto o ciò che doveva essere smesso di fare affinché potessimo rimanere in linea con l’obiettivo di 1,5 °C, senza superare 1,5 °C di temperatura terrestre”, ha affermato la Ministra dell’Ambiente, Marina Silva.
Limitare il riscaldamento globale è l’obiettivo principale dell’Accordo di Parigi, che ha ormai dieci anni.
Nel frattempo, nel centro di Londra, il Principe William ha celebrato l’impatto positivo dell’Earthshot Prize, considerato l’Oscar della sostenibilità. Il premio, creato dal Principe di Galles, mira a individuare ed accelerare soluzioni innovative in campo ambientale. Sono cinque le categorie in palio, tra cui: pulizia dell’aria, degli oceani e lotta alla crisi climatica. Il vincitore di ciascuna categoria riceverà 1 milione di sterline, ovvero circa 1,2 milioni di €.
William ha annunciato che questa edizione ha già una data e un indirizzo: si terrà il 5 novembre, presso il Museu do Amanhã, a Rio de Janeiro. L’evento di questo martedì (24) segna il conto alla rovescia per la cerimonia di premiazione, che per la prima volta si terrà in America Latina. Il Premio Earthshot si basa sull’urgenza e sull’ottimismo nella lotta contro il cambiamento climatico.
In un’intervista esclusiva al Jornal Nacional, il principe William ha spiegato perché ha scelto il Brasile:
“Il Brasile produrrà il Earthshot Prize migliore e più incredibile che abbiamo mai avuto. Ecco perché l’abbiamo scelto. Quindi penso che l’atmosfera, la gente, l’energia, il bellissimo Paese... Non poteva essere altro che il Brasile. Vogliamo che l’Earthshot Prize sia autenticamente brasiliano, che abbia un vero sapore brasiliano. E siamo davvero entusiasti di vedere l’energia e l’entusiasmo che saranno investiti in questo premio.”
Il CEO del Museu do Amanhã, Ricardo Piquet, ha dichiarato che sarebbe un onore ospitare il premio:
“Ricevere questo premio è una sinergia molto positiva, poiché lo scopo del museo per cui è stato creato – affrontare, discutere e progettare possibili futuri nell’ambito di questa crisi climatica – coincide con lo scopo stesso del premio.”
Globo (g1) è il partner principale del premio in Brasile. La prima edizione di Earthshot si è tenuta a Londra nel 2021. Il sindaco Sadiq Khan ha parlato dell’eredità del premio:
“Porta in città non solo grandi inventori, innovatori, finanzieri, ma anche il prestigio e la serietà di Sua Altezza Reale, il Principe William. Il mondo intero sta guardando questa cerimonia.”
Fonte: Jornal Nacional | g1
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
La Polonia si conferma nel 2025 come uno dei mercati più solidi e dinamici dell’Europa centro-orientale. Forte di un’economia in espansione, una popolazione di oltre 37 milioni di abitanti e una posizione geografica strategica, il Paese rappresenta una piattaforma ideale per le imprese italiane interessate a sviluppare il proprio business nella regione.
Un partner commerciale di primo piano per l’Italia
Il commercio tra Italia e Polonia continua a registrare numeri importanti. L’Italia è il quarto fornitore della Polonia e il suo quinto mercato di destinazione per l’export. Nel 2024, le esportazioni polacche hanno raggiunto i 377 miliardi di euro, con una crescita del 6,5% rispetto all’anno precedente. I settori trainanti restano automotive, macchinari industriali, elettronica e prodotti agroalimentari, tutti comparti in cui il know-how italiano è altamente riconosciuto e apprezzato.
Per le aziende italiane, si aprono spazi in ambito meccanico, manifatturiero, packaging, componentistica e trasformazione alimentare, con possibilità sia di export diretto che di accordi industriali e distributivi.
Industria e costruzioni: investimenti e innovazione
L’industria continua a rappresentare oltre il 22% del PIL nazionale, con importanti investimenti in automazione, digitalizzazione e ricerca. Crescono le opportunità per le imprese italiane attive nella fornitura di macchinari, linee produttive automatizzate e soluzioni di efficientamento.
Il settore edilizio, in leggera ripresa, beneficia di progetti infrastrutturali pubblici finanziati anche attraverso fondi europei. In questo contesto, le imprese italiane del comparto costruzioni, edilizia scolastica e ospedaliera, prefabbricazione e logistica possono trovare nuovi sbocchi, partecipando a bandi e partenariati locali.
Agroalimentare: una domanda interna in crescita
Il settore agroalimentare polacco, pur essendo molto sviluppato, mostra una crescente apertura verso prodotti importati di alta qualità. Il Made in Italy gode di una percezione particolarmente positiva, soprattutto per quanto riguarda pasta, conserve, formaggi, olio e vino.
Le imprese italiane del food & beverage possono cogliere opportunità su più fronti: posizionamento nella GDO, espansione nel canale HoReCa, sviluppo di private label, fornitura di ingredienti premium per l’industria locale e collaborazione in attività di co-packing o trasformazione.
Digitalizzazione, sostenibilità, servizi
Il piano nazionale di ripresa e resilienza (KPO) e i fondi europei continuano a spingere investimenti in digitalizzazione, efficienza energetica e innovazione tecnologica. Le aree più dinamiche includono la modernizzazione della pubblica amministrazione, l’adozione di software cloud e servizi di cybersecurity, nonché lo sviluppo di energie rinnovabili e sistemi di accumulo.
Aziende italiane che offrono soluzioni IT, software gestionali, tecnologie green o servizi di consulenza energetica possono trovare un mercato in espansione, ricettivo e incentivato da contributi pubblici.
Opportunità settoriali per le aziende italiane
Conclusioni
La Polonia si presenta nel 2025 come un mercato stabile, competitivo e in trasformazione. Per le imprese italiane che vogliono espandere la propria presenza in Europa centro-orientale, si tratta di un momento favorevole, grazie a una domanda interna in crescita, a importanti programmi pubblici di investimento e a una consolidata collaborazione economica tra i due Paesi.
Fonte: Główny Urząd Statystyczny (GUS)
La Polonia sta vivendo un’accelerazione significativa nell’attuazione del proprio Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (KPO), finanziato con fondi europei. Solo nella giornata del 3 luglio, sono stati erogati oltre 362,5 milioni di złoty (circa 83 milioni di euro) per progetti strategici in tutto il Paese. A comunicarlo è stata la ministra dei fondi europei, Katarzyna Pełczyńska-Nałęcz, sottolineando come il ritmo di spesa stia diventando “vertiginoso”.
Dove stanno andando i fondi?
I fondi erogati in un solo giorno sono stati destinati a settori chiave per lo sviluppo del Paese:
Numeri che danno un’idea chiara: il PNRR europeo è entrato in piena operatività in Polonia, con benefici concreti e visibili.
Il quadro generale
Fino ad oggi, sono già stati contrattualizzati 123 miliardi di złoty (circa 28 miliardi di euro), di cui ben 80 miliardi solo nel 2025. Il budget totale del KPO polacco è di circa 255 miliardi di złoty (quasi 60 miliardi di euro), divisi tra 25 miliardi in sovvenzioni e oltre 34 miliardi in prestiti agevolati.
I settori interessati spaziano dall’edilizia pubblica all’energia, dai trasporti alla digitalizzazione della scuola, con risultati già tangibili:
E le imprese italiane?
Questo contesto rappresenta un’importante finestra di opportunità per le aziende italiane che operano – o intendono operare – in Polonia.
In particolare, i settori più promettenti sono:
Tutte le aziende italiane che offrono soluzioni innovative, sostenibili e tecnologicamente avanzate possono trovare spazi concreti di collaborazione, sia attraverso partnership locali sia partecipando a gare pubbliche.
E ora?
Il governo polacco prevede di ricevere un nuovo esborso da 26,3 miliardi di złoty già ad agosto 2025, e ha negoziato con Bruxelles la possibilità di utilizzare i fondi anche oltre la scadenza ufficiale di agosto 2026. È il momento ideale per strutturare una presenza, farsi conoscere e inserirsi in questo ecosistema di investimento europeo.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
Il fatturato complessivo nell’industria nella Repubblica di Serbia nel mese di aprile 2025 è diminuito dell’1,1% rispetto ad aprile 2024, mentre rispetto alla media del 2024 è aumentato del 3,2%. Osservando i singoli settori, nell’aprile 2025 rispetto all’aprile 2024, nel settore dell’estrazione mineraria si è registrato un calo del fatturato industriale del 19,3%, mentre nel settore dell’industria manifatturiera si è rilevato un calo dello 0,1%.
Osservando i mercati, nell’aprile 2025, rispetto allo stesso mese del 2024, il fatturato nell’industria sul mercato interno registra una diminuzione del 2,5%, mentre sul mercato estero un aumento dello 0,4%.
Nell’aprile 2025 sono stati rilasciati 2 316 permessi di costruzione, in calo del 14,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Del totale dei permessi rilasciati in aprile, l'84,5% si riferisce agli edifici e il 15, 5% ad altre costruzioni. Se prendiamo in considerazione solo gli edifici, l'82,3% sono i condomini e il 17,7% sono gli edifici non condominiali. Per quanto riguarda altre costruzioni, la maggior parte riguarda condotte, linee di comunicazione ed elettriche (70,0%).
Secondo i permessi rilasciati nell'aprile 2025 in Serbia, è stata registrata la costruzione di 2 796 appartamenti dalla superficie media di 75,1 m². Del numero totale degli appartamenti nei condomini nuovi, il 12,8% sarà costruito in edifici con un solo appartamento, con la superficie media di 141,9 m², mentre l’85,6% sarà in edifici con tre o più appartamenti, e la loro superficie media sarà significativamente inferiore, pari a 63,7 m².
Il valore previsto dei lavori di nuova costruzione nell’aprile 2025 rappresenta l’85,1% del valore totale previsto dei lavori. Osservando per regioni, la maggior attività edilizia è prevista nella regione di Belgrado, il 45,8% dal valore previsto dei lavori di nuova costruzione, seguita dalla regione della Srem (8,8%), dalla regione della Bačka Meridionale (8,3%) e dalla regione della Raška (4,2%), mentre la quota delle altre regioni varia dallo 0,2% al 3,6%."
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Serba)
La solidità dell'internazionalizzazione dell'economia spagnola si attesta a 7,03 punti su 10 nel 2024. È quanto emerge dall'Indice di Solidità dell'Internazionalizzazione (ISI), elaborato annualmente da amec, l'associazione per la promozione dell'industria internazionalizzata, che valuta un totale di 19 indicatori. L'ISI è aumentato del 12,6% nel corso del 2024, registrando il maggiore incremento da quando amec calcola questo indice. Questo buon risultato dell'ISI, che inverte il calo registrato nel 2023, riflette una solidità molto necessaria nell'attuale contesto di incertezza globale, in cui un settore estero più robusto consente di affrontare con maggiore resilienza le tensioni esterne.
Ascesa del settore estero spagnolo
Questo forte aumento del settore estero è in parte dovuto alla sostanziale ripresa dell'Indicatore delle Esportazioni nel corso del 2024. Nel corso dell'anno, il commercio mondiale ha già mostrato segni di ripresa, con una crescita del 2% che le imprese spagnole hanno saputo sfruttare. “Il 2024 è stato l'anno in cui molte aziende hanno raccolto i frutti delle decisioni prese nel 2022 e nel 2023, come la riorganizzazione delle catene di approvvigionamento e la scommessa su mercati alternativi”, ha spiegato Joan Tristany, direttore generale di amec. "Non possiamo parlare solo di vento favorevole senza valorizzare il fatto che le aziende hanno imparato a navigare con criterio. Hanno acquisito forza a livello internazionale grazie alla loro grande capacità di anticipazione e adattabilità, due fattori chiave della competitività aziendale". È proprio questa capacità di anticipazione e adattabilità delle aziende che ha permesso che l'impatto dell'attuale guerra dei dazi sia, per il momento, più contenuto.
Diversificazione aziendale e diversificazione geografica delle esportazioni
Il comportamento positivo di indicatori chiave come la diversificazione aziendale e la diversificazione geografica delle esportazioni. Sebbene le regioni tradizionali continuino a concentrare un volume importante delle esportazioni spagnole, nel 2024 si è verificata un'importante diversificazione delle stesse verso mercati come Asia, Africa e America Latina, rafforzando una struttura esportatrice più equilibrata e meno dipendente da determinati mercati. “Le organizzazioni che hanno consolidato la loro presenza internazionale negli ultimi anni e hanno diversificato i loro mercati e le loro strutture soffrono meno quando le regole del gioco vacillano”, ha affermato Tristany. “Un ISI più solido è una garanzia di fronte a un futuro incerto”, ha concluso.
Investimenti all'estero e investimenti esteri
La crescita dell'ISI si spiega anche con il contributo positivo degli indicatori degli investimenti all'estero e degli investimenti esteri, che registrano i valori più alti dell'intera serie storica. “Sebbene ci troviamo in un contesto di calo dei flussi di investimento internazionale nelle economie tradizionali come Germania, Francia o Italia, la SPagna si consolida come destinazione preferenziale per il capitale globale a fronte della volatilità di altri mercati”, ha affermato Joan Tristany.
Peso del settore estero nell'economia
Infine, la crescita è sostenuta anche dal comportamento positivo e costante di alcuni indicatori strutturali che rafforzano la posizione internazionale dell'economia spagnola. L'indicatore della quota mondiale mostra che l'Spagna esporta più di quanto le spetterebbe in proporzione al suo PIL, il che dimostra una notevole competitività estera. D'altra parte, il peso delle esportazioni sul PIL si attesta al 37%, avvicinandosi al valore considerato ideale del 40%.
Allo stesso tempo, occorre prestare attenzione ad altri fattori, come il forte calo del numero di imprese esportatrici spagnole negli ultimi quattro anni, passato da oltre 235.000 nel 2021 alle attuali 132.000. "Questi dati devono far scattare un campanello d'allarme che spinga ad attuare politiche volte a invertire questa tendenza. È indispensabile rafforzare gli strumenti finanziari pubblici destinati all'internazionalizzazione e avanzare con decisione nella semplificazione burocratica", ha affermato Tristany.
Allo stesso tempo, preoccupa il ristagno di indicatori come quello degli esportatori regolari, che, oltre a diminuire nel 2024, ha subito un calo sostenuto negli ultimi anni. D'altra parte, anche l'indicatore dell'intensità tecnologica ha contribuito negativamente all'ISI 2024. "È fondamentale promuovere l'innovazione tecnologica e gli investimenti in settori ad alto valore aggiunto. Affinché l'industria spagnola internazionalizzata possa continuare a garantire stabilità alla nostra economia in futuro, dobbiamo garantire che si tratti di un'industria e di un'internazionalizzazione innovative, che ci assicurino di poter continuare a partecipare ampiamente alle catene del valore globali", ha affermato il direttore generale di amec.
Riduzione delle barriere
Un altro fattore che richiede particolare attenzione è l'indicatore delle barriere, uno degli elementi dell'ISI su cui è possibile intervenire direttamente attraverso le politiche pubbliche. Dato che le previsioni indicano una possibile diminuzione di questo indicatore, è indispensabile lavorare attivamente per evitare che le barriere tecniche, normative o tariffarie continuino a rappresentare un freno costante allo sviluppo del commercio internazionale. “È fondamentale che la Spagna e l'Europa rafforzino le capacità di negoziazione internazionale, garantendo che le nostre imprese possano competere a parità di condizioni in tutti i mercati”, ha concluso Joan Tristany.
Fonte: monedaunica.net
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna)
Nonostante il contesto geopolitico globale aggravato dalle incertezze legate ai dazi e alla conseguente volatilità economica, l’export Made in Italy dimostra un successo non scontato e lo fa anche in mercati di “prossimità”. Secondo i dati ISTAT relativi ai primi quattro mesi del 2025, le esportazioni italiane hanno raggiunto quota 213 miliardi di euro, registrando una crescita del +2,5% su base annua, nonostante una lieve contrazione in volume (-2,1%).
In questo scenario così articolato, è facile notare come la Svizzera si confermi un partner strategico di primaria importanza per l’export Made in Italy, distinguendosi come uno dei mercati esteri a più alta crescita. L’Italia rappresenta il quarto paese esportatore per la Confederazione Elvetica ma sono proprio i dati ad evidenziare questo strettissimo legame che vede i due paesi limitrofi giocare una partita dall’esito “win-win”.
Esportazioni Made in Italy in Svizzera: crescita a doppia cifra
Nel primo quadrimestre del 2025, sempre secondo gli osservatori più accreditati, l’export italiano verso la Svizzera è cresciuto del +13,1% rispetto allo stesso periodo del 2024, superando nettamente la performance di altri mercati chiave di riferimento, come:
Numeri che confermano il ruolo di top player rivestito della Svizzera non solo come mercato di sbocco privilegiato, ma anche come piattaforma logistica e commerciale di riferimento nel centro Europa.
L’interscambio commerciale tra Italia e Svizzera, nel primo trimestre 2025, ha raggiunto un valore complessivo di oltre 12 miliardi di euro, con un saldo attivo per l’Italia. Se siamo soliti ad immaginare agroalimentare, lusso e turismo come settori trainanti, dovremmo ricrederci di fronte ai dati che parlano di un ventaglio molto più ampio di asset strategici che conducono al successo del dato generale.
Tra questi troviamo settori trainanti dell’export includono:
La Confederazione, poggiando su pilastri quanto mai soliti e appetibili come stabilità economica e politica, la prossimità geografica e la forte domanda di prodotti ad alto valore aggiunto da parte di un pubblico mediamente alto spendente e soprattutto molto informato, rappresenta un mercato particolarmente attrattivo per le PMI italiane, disposte a rispondere efficacemente alle richieste del mercato anche con soluzioni ad hoc.
Si tratta di una serie di elementi che rendono il mercato elvetico particolarmente attrattivo per l’export Made in Italy, in grado di rispondere efficacemente alle richieste del mercato anche con soluzioni ad hoc. La proverbiale flessibilità italiana e gli investimenti in R&D pagano gli imprenditori che, sempre più spesso, guardano al territorio elvetico come ad un hub strategico per l’apertura di nuove opportunità di business, ma anche per rafforzare le proprie operazioni legate all’export con partner qualificati e formati.
Svizzera e Paesi UE: un dinamismo non scontato
Rispetto ai principali partner dell’Italia in UE, la Svizzera si distingue per una crescita più sostenuta dell’interscambio commerciale: mentre mercati limitrofi nella UE mostrano segnali di rallentamento o stagnazione, quello elvetico continua ad espandersi, offrendo opportunità concrete per le imprese italiane, che ne apprezzano anche il contesto normativo stabile e la burocrazia più snella.
Il ruolo della CCIS nel sostegno all’export Made in Italy in Svizzera
Il successo dell’export italiano in Svizzera è sostenuto da un’azione sinergica del Sistema Italia, che vede la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera come punto di riferimento per gli imprenditori interessati ad espandere i propri interessi commerciali. Accanto a lei enti come ITA (Italian Trade Agency), SACE, SIMEST, CDP che ricoprono un ruolo centrale nell’accompagnare le imprese italiane nei processi di internazionalizzazione.
La CCIS, con sedi a Zurigo, Ginevra e Lugano, offre servizi alle imprese di consulenza fiscale e legale, organizza eventi B2B e attività di networking, e supporta le aziende nella definizione di strategie di ingresso e posizionamento sul mercato elvetico, guida all'export verso il territorio elvetico con focus specifici nei settori della meccanica e dell'agroalimentare. Le relazioni consolidate con le istituzioni svizzere e italiane amplificano ulteriormente le opportunità per il Made in Italy e garantiscono alle PMI e agli imprenditori italiani l'occasione di fruire di opportunità studiate ad hoc, anche nell'ambito dell'e-commerce in Svizzera.
Per quanto riguarda la metalmeccanica, ad esempio, la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, organizza a Lugano il pirmo Forum Industriale Italo Svizzero. Un vero e proprio hub di networking qualificato che, nella prima edizione ha contato oltre 300 partecipanti alla conferenza di apertura e 150 buyer che si sono riversati nell'area B2B per incontrare le imprese italiane produttrici delle eccellenze di cui la Svizzera è acquirente.
Dati che testimoniano il continuo impegno della CCIS a favore della valorizzazione dell'export Made in Italy in Svizzera, anche nei settori più di nicchia, nei quali è indispensabile una profonda preparazione e conoscenza di ambo i mercati e una costante ricerca di mercato per garantire il corretto matching tra domanda e offerta. Per scoprire il Forum https://industrialforum.ch/il-settore-mem-in-svizzera-opportunita-per-le...
A metà tra identità e accoglienza, scoperta e ricerca. Il turista svizzero sceglie l’Italia ancora una volta e lo fa non solo per le proprie vacanze ma anche per week end lunghi nelle capitali del gusto. A Confermare la tendenza sempre più spiccata, e generalizzata, di abbinare al viaggio anche tour enogastronomici, viene ben dettagliata nel 1° Rapporto Turismo DOP, presentato a Roma dalla Fondazione Qualivita in collaborazione con Origin Italia e con il supporto del Masaf.
L’Italia si conferma leader europeo nel turismo enogastronomico grazie a un modello specifico identificato come “Turismo DOP”: un sistema integrato tra viaggio e valorizzazione delle tipicità enogastronomiche che attirano l’attenzione del pubblico e rappresentano un sistema che identifica e promuove le Indicazioni Geografiche (IG) come motore di sviluppo territoriale, culturale ed economico.
Un’offerta turistica autentica e sostenibile
Il Turismo DOP si fonda su ben 585 attività promosse da 361 Consorzi di tutela italiani, che raccolgono e rappresentano 597 prodotti DOP e IGP. L’offerta si articola in:
Secondo il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, “il turismo legato alle DOP e IGP è un asset strategico per lo sviluppo dell’Italia rurale e per la promozione delle nostre eccellenze agroalimentari”. Daniela Santanchè, Ministro del Turismo, durante la conferenza di presentazione del Rapporto Turismo di Fondazione Qualivita, ha sottolineato la necessità di promulgare una legge quadro specifica per il turismo enogastronomico, da abbinare ad una promozione internazionale coordinata.
Il turismo svizzero in Italia: un mercato chiave per il Turismo DOP
In questo quadro positivo, la Svizzera si conferma origine di flussi turistici rilevanti per l’Italia. Secondo i dati ENIT, su base Eurostat/Istat, nel solo 2022 (post covid) i turisti svizzeri hanno generato:
In linea generale, nel primo trimestre del 2025, nonostante un leggero calo generale del turismo in Italia (-1,1% arrivi, -0,4% presenze), la componente estera ha mostrato una crescita dello 0,6% nelle presenze, con una permanenza media di 3,48 notti per i turisti stranieri. Questo dato conferma la centralità del turismo internazionale ed in particolare di mercati ad alta capacità di spesa come la Svizzera.
Un’opportunità per i territori e le imprese italiane
L’interesse dei turisti svizzeri verso l’Italia è storicamente elevato e vede una predilezione per esperienze autentiche, legate al territorio e alla qualità. Percorsi ciclabili, visite guidate di nicchia in località lontane dalle mete blockbuster, degustazioni private o per piccoli gruppi in cantine e/o in aziende produttive autoctone, sono scelte rispetto a modalità di turismo di massa. Il Turismo DOP risponde perfettamente a questa domanda proprio per la vasta proposta di percorsi esperienziali che uniscono cultura, paesaggio ed enogastronomia Made in Italy.
Partendo da una attenta lettura del report sul Turismo DOC, le regioni italiane e il settore turistico locale possono cogliere un’opportunità concreta: intercettare il turismo svizzero attraverso l’offerta DOP, valorizzando le filiere locali e rafforzando la competitività delle destinazioni minori. In questo senso, il portale www.turismodop.it rappresenta uno strumento strategico per la promozione e la pianificazione dell’offerta mentre, la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera prosegue con azioni specifiche di valorizzazione dei territori italiani sul territorio elvetico, attraverso la costruzione di partnership strutturate con le Regioni italiane.
Ne sono un esempio gli accordi e i progetti sviluppati con la Regione Calabria, con i consorzi di tutela (ad esempio quello della Mozzarella di Bufala, del pomodoro pachino, del Vino Chiaretto e Bardolino, del Prosecco DOC): piani strutturati di promozione enogastronomica e territoriale (con aziende produttrici e prodotti DOC/DOP/IGP) dedicati alla Svizzera
Oltre agli eventi B2B c he si svolgono in Svizzera, CCIS mette a disposizione di aziende e territori anche la partecipazione alle attività di networking con la propria base associativa oppure progetti strutturati su più anni come quello sviluppato con la Regione Calabria.
Leggi la news completa di link: https://ccis.ch/turismo-dop-made-in-italy-la-svizzera-sceglie-litalia-de...
Link al Rapporto Turismo DOP: https://www.origin-italia.it/1-rapporto-turismo-dop/
In Italia erano da poco passate le 2 della notte tra il 21 e il 22 giugno, quando gli Stati Uniti, con un attacco mirato, coordinato e preciso, hanno colpito tre siti nucleari iraniani – Fordow, Natanz ed Esfahan – con bombe “bunker buster” trasportate da bombardieri B-2 partiti dal Missouri.
Le reazioni in Occidente
La NATO sta monitorando la situazione, mentre l’Unione Europea chiede urgentemente una de-escalation, esprimendo profonda preoccupazione”. È infatti già stata fissata per domani una riunione generale con i ministri degli affari esteri e della difesa di tutti gli stati membri.
Oltre alla preoccupazione per le conseguenze politiche, sotto i riflettori ci sono anche gli impatti economici immediati che potrebbero toccare energia e trasporti ma anche gli scambi internazionali, soprattutto nel caso in cui venisse confermato il blocco dello Stretto di Hormuz e la militarizzazione del Golfo Persico. In meno di 24 ore, il prezzo del petrolio ha superato gli 85$/barile, con un balzo del +14%, e il gas naturale europeo ha registrato un aumento del +9,7%.
La Svizzera
Sebbene non vi siano ancora dichiarazioni ufficiali da parte del Consiglio Federale svizzero, la stampa elvetica lascia intendere che Berna potrebbe assumere un ruolo di mediazione, come già avvenuto in passato nei negoziati sul nucleare iraniano (ad esempio, negli accordi di Ginevra del 2013).
La Svizzera, che rappresenta gli interessi diplomatici degli Stati Uniti in Iran dal 1980, potrebbe quindi assumere un ruolo rilevante ed essere identificata come l’attore in grado di facilitare un canale di dialogo tra le parti. Non vanno però trascurati i dettagli raccontati da Swissinfo.ch, il portale d’informazione internazionale della SSR, che evidenzia anche la preoccupazione per le ripercussioni internazionali.
La stampa svizzera collega quindi l’instabilità geopolitica ai rischi per l’approvvigionamento energetico e per la stabilità dei mercati.
Il mercato svizzero paradiso sicuro per l’export italiano
Un dato che può avere molteplici interpretazioni ma che potrebbe anche ricordare agli imprenditori italiani, impegnati su mercati che risultano sempre più inavvicinabili, l’opportunità di affacciarsi con determinazione oltralpe, rispondendo alla domanda interna di forniture affidabili e di qualità, in particolare nei settori più attenzionati dai buyer elvetici, ovvero:
A testimoniare queste opportunità è la stessa stampa elvetica (in particolare RSI, Swissinfo.ch) che sottolinea la preoccupazione per l’escalation, ma anche la volontà di rafforzare la resilienza economica interna e le relazioni con partner europei affidabili, come l’Italia.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Il settore del turismo di Hong Kong si sta finalmente riprendendo dagli effetti della pandemia da Covid-19 dell’ormai lontano 2020. Infatti, dopo una sbalorditiva crescita dei visitatori nel 2023, passata da circa 600.000 visitatori nel 2022 a più di 33 milioni nel 2023, il numero dei turisti è aumentato di un ulteriore 11 milioni nel 2024. I primi quattro mesi del 2025 sono stati promettenti, facendo sperare che il 2025 possa raggiungere i livelli pre-pandemia, in cui i visitatori annui si attestavano tra i 50 e i 60 milioni. Tra gennaio ed aprile 2025 i turisti hanno raggiunto quota 16 milioni, registrando un + 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Inoltre, solo nel mese di aprile, il numero dei turisti si è attestato a quasi 4 milioni, equivalente a un +13% rispetto ad aprile 2024.
Gran parte del turismo di Hong Kong proviene dalla Cina continentale. Nel 2024 la quota di turisti cinesi si è attestata intorno al 77%, scendendo al 75% nel periodo tra gennaio ed aprile 2025. Non è quindi un caso che la città stia cercando di rafforzare le partnership con la Cina continentale, come dimostra la recente iniziativa con la provincia di Jilin. Durante un evento congiunto a Hong Kong, sono stati firmati accordi tra 10 agenzie turistiche delle due regioni per stimolare 50,000 viaggi turistici bilaterali. Inoltre, Jilin - famosa per la produzione di ginseng - sta sfruttando il ruolo di Hong Kong come hub per promuovere a livello internazionale i suoi prodotti e le sue attrazioni culturali, tra cui oltre 60 stazioni sciistiche e destinazioni naturalistiche di alto livello.
Il boom del turismo, tuttavia, non è privo di criticità strutturali. L'aumento dei visitatori ha esacerbato il problema del sovraffollamento in quartieri come Tsim Sha Tsui e Sai Kung, con un impatto diretto sulla qualità della vita dei residenti e un aumento dei prezzi al consumo fino al 15% in alcune aree urbane. A ciò si aggiunge la cronica carenza di spazi pubblici accessibili: Hong Kong offre appena 2 metri quadrati pro capite di spazio urbano utilizzabile, ben al di sotto degli standard di città come Tokyo (5.8 m2 per persona) e Singapore (7.4 m2 per persona). Inoltre, la strategia turistica della città manda segnali contrastanti, essendo divisa tra offerte di lusso e pacchetti a basso costo che rischiano di compromettere la qualità dell'esperienza per i visitatori e la reputazione internazionale di Hong Kong.
In risposta a queste sfide, il governo ha avviato una serie di interventi strategici e progettuali. La Development Blueprint for Hong Kong’s Tourism Industry 2.0 promuove un modello più sostenibile, puntando su turismo “di valore” che trovi un bilanciamento tra l’interesse economico e il benessere dei residenti. Coerentemente con questa visione, il Working Group on Developing Tourist Hotspots ha annunciato nel maggio 2025 nove progetti pilota distribuiti in diversi distretti della città, attuando il concetto del “tourism is everywhere” (il turismo è dappertutto).
Tra le iniziative più rilevanti figurano la valorizzazione del turismo industriale “Made in Hong Kong”, l’apertura al pubblico dell’ex stazione di polizia di Yau Ma Tei, il rilancio culturale di Old Town Central e Kowloon City con percorsi artistici e realtà aumentata, e lo sviluppo del turismo naturalistico con i percorsi escursionistici dei cosiddetti “Four Peaks”. Parallelamente, saranno riqualificati spazi pubblici come Victoria Park e il molo ferroviario di Hung Hom, per offrire ai turisti nuove aree verdi e panoramiche nel cuore della metropoli.
Con un budget dedicato di oltre HK$1,2 miliardi assegnato alla Hong Kong Tourism Board, e una spinta verso eventi culturali di alto profilo, Hong Kong punta a riconquistare una posizione distintiva nel panorama turistico asiatico, rivalutando la propria identità storica di “Riviera d’Oriente” e cercando un equilibrio tra crescita economica, benessere urbano e qualità dell’esperienza turistica.
Fonti:
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Hong Kong and Macao)
Il 6 giugno 2025, a Palazzo Chigi, la Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e il Presidente argentino Javier Milei hanno compiuto un passo importante nel rafforzamento delle relazioni bilaterali, adottando il Piano d’Azione Italia‑Argentina 2025‑2030, un documento strategico che mira a intensificare la cooperazione nei settori della politica, sicurezza, economia, cultura, ambiente e spazio.
Durante l’incontro, è stato firmato anche un memorandum d’intesa tra YPF, compagnia petrolifera statale argentina, ed ENI, multinazionale italiana attiva in oltre 60 paesi, per lo sviluppo del progetto “Argentina LNG-Liquefied Natural Gas”, che prevede la produzione, liquefazione e esportazione di gas naturale liquefatto da Vaca Muerta, uno dei principali giacimenti non convenzionali al mondo. YPF ed ENI, collaboreranno per raggiungere una capacità di esportazione fino a 30 milioni di tonnellate annue entro il 2030.
L’intesa rappresenta non solo un’opportunità economica significativa — si stima un potenziale di esportazioni per oltre 100 miliardi di dollari in vent’anni — ma anche un importante segnale politico. Meloni e Milei hanno sottolineato l’impegno congiunto per la pace in Ucraina, il rafforzamento delle relazioni tra l’Unione Europea e il Mercosur e la lotta contro la criminalità organizzata e il traffico di esseri umani.
Questo incontro segna una nuova fase nei rapporti tra Italia e Argentina, due Paesi uniti da storici legami culturali, sociali ed economici. Con questa intesa, si apre un orizzonte di cooperazione solida, strategica e proiettata verso il futuro.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
Il mercato del vino italiano risulta essere ancora il più attrattivo per il consumatore tedesco. Secondo i dati riportati dal Deutsches Weininstitut (DWI), nel 2024 il vino italiano occupava la maggior quota di mercato in Germania con il 18%, seguito da Spagna con il 14% (-1% rispetto all’anno precedente) e dalla Francia con l´11% (+1%). Il mercato tedesco del vino, sempre secondo l’istituto, ha registrato nel 2024 una flessione del 4% in termini di volumi di vendite e del 5 % in termini di fatturato. A soffrire maggiormente sono i produttori locali, registrando un calo del 5% nelle vendite e del 6% nel fatturato, a causa della concorrenza dei prodotti importati, spesso venduti a prezzi più bassi (4,72 €/l contro 3,72 €/l).
In Germania c’è stato un sorpasso dei vini importati rispetto a quelli di produzione autoctona (il 43 % è la quota di mercato dei vini italiani, spagnoli e francesi contro il 41 % di quelli tedeschi).
Abitudini di consumo: Sempre secondo il DIW, il consumo medio pro-capite si attesta a 22,2 litri, con una riduzione del 4% tra il 2024 e il 2023.
Il calo è dovuto al cambiamento delle abitudini dei consumatori tedeschi, sempre più attenti al consumo di alcol, e alla crescita dei prodotti a basso o nullo contenuto alcolico, le cui vendite sono aumentate dell’86%, anche se rappresentano solo l’1,5% del mercato.
Tuttavia, è opportuno segnalare la presenza di due tendenze contrapposte, se da un lato vi è un minore consumo, dall`altro aumenta la propensione dei consumatori verso prodotti di qualità e, soprattutto, sostenibili, con una crescita della domanda di vini biologici.
Target commerciale: Secondo Food Fairs, l´80% degli acquisti è ad opera dei baby boomers (nati tra il 1946 e il 1964) e della Generazione X (nati tra il 1965 e il 1980). Tuttavia, è da registrarsi una tendenza all’aumento anche tra i Millenials e tra la Generazione Z.
Canali di vendita: A dominare il mercato, secondo il DWI, sono i rivenditori “tradizionali”, il 64% del totale, di cui il 37% sono discounter e il 27% è costituito da negozi specializzati e attività commerciali al dettaglio. L’e-commerce cresce lentamente, con una quota del 13% mentre il 21% delle vendite avviene direttamente tramite le cantine (wineshop fisici e online).
Previsioni future e consigli utili:
Nonostante la contrazione dei consumi registrata nel 2024, la Germania si conferma un mercato strategico per l’export vinicolo italiano. I vini italiani sono i più richiesti tra quelli importati, un segnale positivo per chi vuole avviare o rafforzare la propria presenza nel Paese. Tuttavia, il cambiamento nelle abitudini dei consumatori, ormai più attenti al consumo moderato, alla sostenibilità e ai vini no/low alcohol richiede un adattamento dell’offerta.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italo-tedesca di Monaco di Baviera - ITALCAM)