Venerdì 25 Luglio 2025
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La Regione del Nord Minas registra una crescita significativa nelle esportazioni e importazioni con l’Italia, distinguendosi come polo strategico per il commercio internazionale
Il Nord dello Stato di Minas Gerais si sta posizionando come un polo strategico nelle relazioni commerciali tra il Brasile e l’Italia, con un’analisi recente che evidenzia l’enorme potenziale di crescita e collaborazione tra le due regioni.
L’economia del Nord di Minas, che comprende settori solidi come agricoltura, industria e servizi, crea un ambiente favorevole agli investimenti internazionali. Grazie a un’infrastruttura efficiente e a politiche di incentivo allo sviluppo, la regione si distingue per la sua capacità di attrarre e sostenere grandi imprese. La vicinanza a importanti centri urbani facilita anche la logistica, garantendo una rapida distribuzione dei prodotti.
Negli ultimi cinque anni, la partecipazione del Nord di Minas sul totale esportato da Minas Gerais verso l’Italia si è mantenuta intorno al 2%. Dal 2022, questa partecipazione è cresciuta gradualmente, raggiungendo il 4% nel primo semestre del 2024, il livello più alto nel periodo analizzato.
Nel 2023, il flusso commerciale (esportazioni e importazioni) tra il Nord di Minas e l’Italia ha raggiunto i 27 milioni di dollari, il miglior risultato degli ultimi sei anni. Le esportazioni hanno totalizzato 19,8 milioni di dollari, una crescita del 67% rispetto al 2022. Nel primo semestre del 2024, le esportazioni hanno raggiunto 16,9 milioni di dollari, con un aumento del 58% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La media di crescita delle esportazioni degli ultimi cinque anni è stata del 26%, indicando un consolidamento delle vendite dal Nord di Minas verso l’Italia.
I principali prodotti esportati dal Nord di Minas verso l’Italia includono:
Nel 2023, le importazioni dal Nord di Minas dall’Italia hanno totalizzato 7,2 milioni di dollari, una leggera diminuzione dell’1,8% rispetto al 2022. Nonostante ciò, il valore accumulato è in linea con la media degli ultimi anni.
Nel primo semestre del 2024, le importazioni hanno già raggiunto i 7,9 milioni di dollari, con un aumento del 180% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mostrando segnali promettenti di ripresa.
I principali prodotti importati dal Nord di Minas dall’Italia includono:
Il Nord di Minas mantiene una relazione commerciale in avanzo con l’Italia, con saldi positivi costantemente superiori ai 2 milioni di dollari negli ultimi anni. Nel 2023, l’avanzo è stato di 12,5 milioni di dollari, il miglior risultato degli ultimi anni.
Il rafforzamento delle relazioni commerciali tra il Nord di Minas e l’Italia promette di continuare a portare significativi benefici economici a entrambe le regioni. La Camera di Commercio Italiana di Minas Gerais continuerà a promuovere iniziative che stimolino questa relazione, contribuendo allo sviluppo economico regionale e all’inserimento delle imprese mineire nel mercato internazionale.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Minas Gerais)
Con un investimento di oltre 7,7 miliardi di corone danesi, la Danimarca si appresta a realizzare la sua più importante riforma sanitaria degli ultimi vent’anni, puntando a riequilibrare la distribuzione dei medici specialisti su tutto il territorio nazionale.
Secondo la Ministra della Salute Sophie Løhde, il nuovo accordo di primavera (forårsaftale) rappresenta un passo decisivo per attuare la riforma approvata nel novembre 2024.
“Abbiamo bisogno di più medici dove ci sono più pazienti. Per questo stiamo espandendo la medicina generale in modo storico”, ha dichiarato.
POCHI MEDICI, MALE DISTRIBUITI
Come in molte economie avanzate, anche in Danimarca si registra una carenza cronica di medici specialisti, con forti squilibri tra città (Copenaghen, Aarhus, Odense) e aree periferiche. Secondo l’Associazione Medica Danese, mancano circa 2.000 specialisti.
Dal 2026 verranno formati 1.270 specialisti all’anno (130 in più rispetto a oggi): un record nazionale. Particolare attenzione sarà rivolta a medicina generale, psichiatria e geriatria.
TECNOLOGIA, REGIONI E INFRASTRUTTURE
Un aspetto chiave della riforma è il trasferimento di competenze sanitarie dai comuni alle regioni, che riceveranno 4,2 miliardi di DKK per gestire i nuovi compiti.
A questi si aggiungono 3,5 miliardi di DKK destinati a infrastrutture, digitalizzazione e tecnologia medica, con l’obiettivo di migliorare l’accesso alle cure anche nelle aree meno servite del Paese.
Tra le novità più rilevanti dell’accordo vi è la possibilità, da parte delle autorità regionali, di intervenire più direttamente nella distribuzione geografica dei medici. In concreto, le regioni potranno limitare l’apertura di nuovi ambulatori in aree già sature, come le grandi città, e incentivare (o addirittura vincolare) l’assegnazione di nuovi medici alle zone periferiche o carenti. L’obiettivo è evitare che i professionisti si concentrino esclusivamente nei centri urbani, lasciando scoperti ampi territori rurali o di difficile accesso.
Questa misura ha sollevato perplessità da parte dell’Associazione Medica Danese, che ha espresso preoccupazione per le implicazioni che un sistema di assegnazione vincolata potrebbe avere sulla libertà professionale. Secondo l’organizzazione, limitare la mobilità e la possibilità per i medici di scegliere liberamente dove lavorare non è una soluzione strutturale al problema della carenza, e rischia anzi di rendere la professione meno attrattiva.
“Non si risolve la mancanza di medici impedendo loro di decidere dove stabilirsi” ha dichiarato un portavoce, sottolineando che servono incentivi concreti, migliori condizioni di lavoro e un ambiente professionale sostenibile per rendere le aree meno centrali realmente competitive nell’attrarre specialisti.
UN INVESTIMENTO STRUTTURALE PER UN SISTEMA SANITARIO PIÙ MODERNO
La riforma sanitaria della Danimarca rappresenta non solo un intervento sulla salute pubblica, ma una scelta politica ed economica di lungo periodo. Più che un semplice aumento di risorse, si tratta di una ridefinizione delle priorità nazionali, in cui salute, innovazione tecnologica e coesione territoriale diventano pilastri della competitività del Paese.
Il nuovo modello punta a creare un sistema sanitario più resiliente, con infrastrutture moderne, servizi digitali evoluti e una presenza capillare di medici anche nelle aree periferiche. In questo scenario, le imprese attive nei settori della sanità, della tecnologia, dell’edilizia e dei servizi pubblici troveranno un contesto dinamico, aperto alla collaborazione e orientato all’efficienza.
La Danimarca si distingue così in Europa per la sua capacità di integrare politiche sociali e sviluppo economico, offrendo un ambiente stabile, inclusivo e favorevole all’innovazione. È un esempio di come investire nel benessere collettivo possa generare valore anche per il tessuto produttivo, creando nuove opportunità di crescita e partnership nel medio e lungo termine.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Un nuovo studio pubblicato dalla Boston Consulting Group, commissionato dalla città di Dallas, rilancia con forza il potenziale economico del progetto di treno ad alta velocità tra Dallas e Houston, stimando un impatto annuo di 5 miliardi di dollari sul PIL della Contea di Dallas dal 2029 al 2050.
Lo studio, frutto di oltre sei mesi di analisi, prevede anche la creazione di oltre 28.000 nuovi posti di lavoro in Texas, rafforzando ulteriormente la posizione dei sostenitori del progetto, che lo vedono come motore strategico di crescita urbana e occupazionale per tutto il Nord dello Stato.
Secondo il report, il treno proposto – che collegherebbe Dallas e Houston in circa 90 minuti – potrebbe attrarre tra i 3 e i 6,5 milioni di passeggeri già nel suo primo anno completo di attività, previsto per il 2035. La costruzione dovrebbe durare tra gli 80 e gli 86 mesi, una volta completata la fase di pianificazione nel corso del 2025.
Il rapporto indica che l’impatto economico dipenderà in larga parte dal tracciato definitivo della linea ferroviaria attraverso Dallas, anche se non è stato possibile quantificare con precisione il ritorno sull’investimento, in parte a causa del recente ritiro dei fondi federali per il progetto.
Nonostante gli ostacoli legislativi incontrati negli ultimi anni a livello statale, il documento rappresenta la proiezione economica più favorevole mai realizzata per il progetto, offrendo nuove speranze per il suo rilancio.
Il 4 giugno 2025, il Presidente Donald Trump ha annunciato un aumento dei dazi sulle importazioni di alluminio e acciaio, portandoli dal 25% al 50% . Questa decisione, motivata dalla volontà di proteggere l'industria nazionale, ha suscitato preoccupazioni tra economisti e partner commerciali.
Effetti sul Mercato Statunitense
L'aumento dei dazi ha già avuto ripercussioni sul mercato interno:
Reazioni Internazionali
Il Canada, principale fornitore di alluminio e acciaio agli Stati Uniti, ha espresso forte preoccupazione. Il Primo Ministro Mark Carney è in contatto diretto con Trump per discutere la questione, mentre il sindacato canadese Unifor ha sollecitato misure di ritorsione immediate .
(Contributo editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas, Inc.)
L'andamento dell'economia ceca nel primo trimestre del 2025 è stato più dinamico rispetto a quanto indicavano le prime stime. Lo comunica l'Ufficio di Statistica Ceco.
Il prodotto interno lordo è cresciuto nel primo trimestre dell'anno rispetto al 2024 del 2,2%. Si tratta di un miglioramento di due decimi di punto percentuale rispetto alla prima stima del Pil di fine aprile. La crescita rispetto al trimestre precedente è stata dello 0,8%, tre decimi di punto percentuale in più, di quanto indicava la prima stima.
A trainare l'economia ceca sono stati soprattutto gli incrementi dei consumi interni. I consumi delle famiglie hanno registrato un aumento rispetto a un anno fa del 2,5%, mentre quelli della pubblica amministrazione dell'1,9%. Gli investimenti sono rimasti lievemente negativi, mentre il contributo del commercio estero alla crescita è stata praticamente nullo.
Fonte e fonte fotografia: https://csu.gov.cz/rychle-informace/tvorba-a-uziti-hdp-1-ctvrtleti-2025
Praga è stata nel 2024 la quinta destinazione più gettonata al mondo per il turismo congressuale al mondo. Lo indica la classifica dell'associazione internazionale ICCA.
Lo scorso anno sono stati organizzati a Praga 5139 eventi congressuali, circa il 5% in più rispetto all'anno precedente. Il dato è ancora inferiore ai livelli pre pandemia covid-19. I settori più frequenti sono le scienze mediche, le telecomunicazioni o l'IT. “Lo scorso anno gli eventi congressuali a Praga hanno attratto più di 804.000 partecipanti” ha indicato il direttore generale di Prague Convention Bureau Roman Muška. Davanti a Praga si sono piazzate lo scorso anno Vienna, Barcellona, Lisbona o Singapore.
A livello nazionale la Repubblica Ceca è arrivata al 21simo posto. Si stanno rafforzando anche alcune destinazioni congressuali ceche fuori Praga. Ad esempio Brno ha fatto in un anno un balzo di 30 posizioni alla 112sima posizione mondiale.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Svizzera e Unione Europea: un nuovo accordo di difesa che apre scenari strategici per l’Italia
In risposta al mutato contesto geopolitico globale, la Svizzera si prepara a ridefinire la propria politica di difesa, aprendo la strada a una cooperazione rafforzata con l’Unione Europea. Un cambiamento che potrebbe avere importanti ricadute anche per l’Italia, sia in termini di sicurezza che di opportunità economiche e industriali.
Un passo storico verso l’integrazione europea in materia di sicurezza
Nel marzo 2025, il Consiglio nazionale svizzero ha approvato una dichiarazione che invita il Consiglio federale a intensificare la cooperazione in materia di sicurezza con l’Europa. A maggio, la Commissione della politica di sicurezza ha rilanciato con una mozione del deputato Fabian Molina, che propone l’avvio di negoziati per un accordo di sicurezza e difesa con l’UE.
L’obiettivo è chiaro: rafforzare la collaborazione con gli Stati membri e con istituzioni chiave come l’Agenzia europea per la difesa e la Cooperazione strutturata permanente (PESCO), mantenendo al contempo la storica neutralità svizzera.
Opportunità per l’Italia: cooperazione industriale e interoperabilità
Per l’Italia, questo accordo rappresenta una straordinaria occasione per rafforzare i legami con la Svizzera, partner economico e tecnologico di primo piano. La possibilità di partecipare ad acquisti congiunti di armamenti e progetti di ricerca e sviluppo nel settore della difesa apre nuove prospettive per le imprese italiane attive nell’aerospazio, nella cybersecurity e nelle tecnologie dual-use.
Inoltre, l’interoperabilità delle attrezzature militari tra Svizzera e UE favorirebbe una maggiore efficienza operativa e una riduzione della dipendenza da fornitori extraeuropei, in particolare dagli Stati Uniti.
Un modello già testato: il caso della Norvegia
Il modello di riferimento è l’accordo strategico firmato nel 2024 tra l’UE e la Norvegia, che ha rafforzato la cooperazione in ambiti come la sicurezza marittima, le minacce ibride, le attività spaziali e la difesa cibernetica. Un’intesa che non ha modificato l’adesione della Norvegia alla NATO, ma ha consolidato il suo ruolo nell’architettura di sicurezza europea.
Italia-Svizzera: un asse strategico per la sicurezza e l’innovazione
In un contesto di crescente instabilità internazionale, l’avvicinamento della Svizzera all’UE in ambito difensivo rappresenta un’opportunità strategica per l’Italia. Rafforzare la cooperazione bilaterale in materia di sicurezza, innovazione tecnologica e industria della difesa può contribuire a costruire un’Europa più resiliente e autonoma.
Per imprenditori, investitori e professionisti italiani, è il momento ideale per esplorare nuove sinergie con il mercato svizzero, cogliendo le opportunità offerte da un accordo che potrebbe ridefinire gli equilibri della sicurezza europea nei prossimi anni.
Il settore MEM svizzero rappresenta una colonna portante dell’economia della Confederazione e contribuisce in modo sostanziale al PIL nazionale. Nonostante le difficoltà che disturbano il settore anche per le congiunture economico sociali, la richiesta di componenti ad alta precisione, di tecnologia specializzata e di produzione ad hoc è in costante crescita. A tal proposito, a maggior ragione adesso che l’export di settore è appesantito dall’imposizione dei dazi doganali verso gli USA, la Svizzera potrebbe rappresentare un Paese cardine per sviluppare nuove collaborazioni e aprire un mercato avanzato, florido e pronto ad accogliere il Made in Italy. Dagli ultimi dati di settore emerge che, nel 2024, l’industria tecnologica svizzera ha generato un fatturato complessivo di 87,4 miliardi di CHF ma che la produzione interna non è in grado di rispondere in modo soddisfacente alla domanda e quindi risulta inevitabile il ricorso alle importazioni.
Quali sono dunque i settori maggiormente interessati alle importazioni? Lo spieghiamo in queto articolo.
1. Meccanica di precisione
Il comparto meccanico svizzero si distingue per l’elevata qualità ed è caratterizzato da una forte specializzazione nella produzione di macchine utensili, impianti per l’industria pesante e attrezzature per la lavorazione dei metalli. Questi componenti trovano applicazione in settori strategici come l’automotive, l’aerospaziale e la tecnologia medicale.
Nel 2023, il mercato globale dei componenti per la meccanica di alta precisione ha superato i 2,3 miliardi di dollari, con una crescita annua composta (CAGR) prevista del 4,4% fino al 2032. La Svizzera si caratterizza anche per la continua richiesta di queste componenti, motivo per cui, la specializzazione italiana e la vicinanza geografica, potrebbero costituire un’importante leva di sviluppa dell’export Made in Italy specializzata.
2. Elettronica e automazione: motori dell’industria 4.0
Il segmento elettronico svizzero è altamente innovativo, focalizzato sulla produzione e l’utilizzo di sensori, semiconduttori e soluzioni per la gestione intelligente dell’energia. Queste tecnologie sono fondamentali per applicazioni emergenti come la mobilità elettrica, la telemedicina e la smart manufacturing, tre aree molto presenti e sviluppate in Svizzera.
Parallelamente, l’ingegneria dell’automazione continua a espandersi, con aziende che ricercano sistemi avanzati di controllo e robotica industriale. Si tratta di soluzioni essenziali per aumentare l’efficienza produttiva e ridurre i costi operativi, in linea con i principi dell’Industria 4.0. Avvicinarsi a questo tipo di industria e prevedere delle collaborazioni con le imprese MEM elvetiche, attraverso il contatto diretto con i buyer specializzati, è uno dei veicoli principali di aumento dei tenori dell’export Made in Italy MEM.
3. Metallurgia e materiali avanzati: aumenta la domanda elvetica
Il comparto metallurgico svizzero è rinomato per la produzione e la lavorazione di acciai speciali e leghe ad alte prestazioni, utilizzati in ambienti estremi e settori ad alta intensità tecnologica. Nonostante una contrazione del 9,3% nelle esportazioni nel primo trimestre del 2024, il settore mantiene un ruolo strategico grazie alla sua capacità di innovazione e alla qualità dei materiali prodotti.
I dazi al 50% previsti dall’USA verso i metalli di importazione europea potrebbe costituire per le imprese Made in Italy un leggero freno all’export. Invece, però, di rinunciare ad una fetta importante nei capitoli di bilancio, proprio perché la Svizzera è un Paese molto interessato a questo settore, le PMI MEM italiane specializzate potrebbero trovare qui un’alternativa non solo valida ma ancor più soddisfacente.
4. Micromeccanica: l’unicità della richiesta a favore del Made in Italy
Anche la micromeccanica ha un peso non trascurabile per l’impresa elvetica. Le applicazioni qui spaziano dall’orologeria di precisione alla tecnologia medicale, fino ad arrivare ai sensori avanzati. Questo segmento beneficia di un ecosistema altamente integrato tra industria e ricerca, che consente lo sviluppo di soluzioni su scala micrometrica con standard qualitativi elevatissimi. In questo specifico settore, gli imprenditori italiani interessati ad esportare i propri prodotti e i componenti micromeccanici verso la Svizzera, possono contare su alcune nicchie di mercato floride che sono alla continua ricerca di importatori qualificati per rispondere alle esigenze e alle richieste del mercato interno.
Prospettive e opportunità in Svizzera per gli imprenditori italiani
Nonostante le sfide globali, tra cui la flessione della domanda europea, le tensioni geopolitiche, e l’equilibrio precario di alcuni accordi tra le nazioni, le imprese svizzere del settore MEM mostrano segnali rincuoranti di resilienza. Il 28% delle aziende prevede, infatti, un incremento delle commesse estere nei prossimi quattro trimestri, sostenute da un contesto favorevole all’innovazione e da una crescente domanda di tecnologie ad alta precisione. A tal proposito, il mercato MEM italiano rappresenta uno dei più affidabili e ricercati. L’innovazione e il tasso di ricerca che permea le PMI Made in Italy del settore MEM, le candida a pieno titolo per entrare sul mercato elvetico con una qualifica rilevante. Imprimere un booster all’export Made in Italy del MEM verso la Svizzera può rappresentare, per tanti imprenditori, la chiave di volta per superare e/o mitigare le difficoltà legate all’export verso altri continenti, nei quali i DAZI e le politiche interne non favoriscono uno scambio proficuo ed equo.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
La logistica rappresenta un elemento chiave per la crescita dell’economia europea. Incide delle filiere produttive, sulla capacità innovativa del sistema positivamente sull’efficienza industriale e sull’integrazione tra le diverse aree del continente.
Accanto ai settori dell’elettronica e della metalmeccanica, la logistica sta assumendo un peso sempre più rilevante nel panorama economico europeo. Secondo l’EY European Investment Monitor 2024, i progetti nel settore logistico sono cresciuti del 10% tra il 2022 e il 2023. Nello stesso periodo, l’elettronica e la metalmeccanica sono cresciuti rispettivamente del 14% e del 15%.
Italia e Germania si confermano poli strategici per la logistica europea, puntando con decisione sulle tecnologie intermodali. Secondo un recente rapporto di Colliers, nel 2024 la Germania ha attratto oltre 7,5 miliardi di euro di investimenti nel comparto. Anche l’Italia svolge un ruolo centrale, sia a livello europeo sia nell’area mediterranea: nel 2023 il settore logistico italiano ha totalizzato 1,7 miliardi di euro di investimenti. Inoltre, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede lo stanziamento di circa 8,9 miliardi di euro entro il 2026 per la modernizzazione dei porti e delle infrastrutture logistiche.
Le tecnologie intermodali stanno guadagnando crescente centralità in entrambi i Paesi. Integrando diverse modalità di trasporto, esse favoriscono un sistema logistico più efficiente, resiliente e sostenibile. Le aziende che adottano soluzioni intermodali non solo migliorano la propria competitività, ma contribuiscono anche a ridurre l’impatto ambientale delle attività di trasporto.
Il settore aerospaziale offre eccellenti prospettive di crescita sia in Italia che in Germania. I due Paesi, forti di economie solide e ben integrate, presentano inoltre ampie opportunità di collaborazione in questo ambito strategico.
Nel 2023, la Germania ha registrato un fatturato di 46 miliardi di euro nel comparto, con un incremento del 18% rispetto all’anno precedente. A trainare la crescita sono stati i segmenti dell’aviazione civile, della difesa e dello spazio. Anche l’Italia mostra un settore dinamico e articolato, con un fatturato stimato di circa 18 miliardi di euro nel 2024, sostenuto da un ecosistema industriale diversificato che comprende sia PMI che grandi imprese.
Entrambi i Paesi figurano tra i principali esportatori a livello globale. Nel 2024, la Germania ha raggiunto esportazioni per 32 miliardi di dollari. L’Italia, settima al mondo per export aerospaziale, ha superato gli 8 miliardi di euro.
Il comparto spaziale rappresenta una priorità strategica per entrambi. L’Italia è il quinto Paese al mondo per investimenti nella space economy in rapporto al PIL, mentre la Germania investe circa il 7% del fatturato del settore in ricerca e sviluppo.
Le prospettive per il futuro indicano una crescita sostenuta: la Germania punta sull’espansione del mercato interno e sulla leadership tecnologica, mentre l’Italia concentra gli sforzi sull’export e sulla digitalizzazione delle piccole e medie imprese.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
Le prospettive della domanda esterna di Singapore per il resto dell'anno sono "lievemente migliorate" grazie alla de-escalation delle tariffe commerciali tra Stati Uniti e Cina; tuttavia, l'outlook globale rimane incerto e i rischi sono orientati al ribasso, ha dichiarato il MTI giovedì mattina (22 maggio).
Con una contrazione sequenziale del PIL nel primo trimestre, una recessione tecnica – due trimestri consecutivi di contrazione – "è una possibilità", ha affermato il segretario permanente del MTI, Dr. Beh Swan Gin, durante una conferenza stampa. Tuttavia, ha osservato che ciò potrebbe non significare una "recessione economica totale", che dipende dai dati su base annua.
Per il primo trimestre, la crescita su base annua è stata rivista al rialzo al 3,9%, leggermente superiore alla stima preliminare del 3,8%, ma in rallentamento rispetto alla crescita del 5% nel quarto trimestre del 2024.
L'economia è diminuita dello 0,6% su base trimestrale, invertendo la crescita dello 0,5% nel quarto trimestre. Sebbene inferiore alla contrazione dello 0,8% nelle cifre preliminari, ciò apre la strada a una potenziale recessione tecnica. Con la pubblicazione delle cifre preliminari del primo trimestre in aprile, il MTI ha ridotto la previsione di crescita annuale tra lo 0% e il 2%, rispetto alla precedente fascia tra l'1% e il 3%.
Tale riduzione è dovuta a un "significativo deterioramento" delle prospettive della domanda esterna di Singapore con l'intensificarsi della guerra tariffaria tra Stati Uniti e Cina, che si prevedeva avrebbe colpito il commercio e la crescita globali.
Il Dr. Beh ha dichiarato: "Data l'incertezza elevata, il MTI continuerà a monitorare da vicino gli sviluppi e ad apportare aggiustamenti alle previsioni, se necessario, nei prossimi trimestri." Rispondendo alla domanda se il MTI possa astenersi da revisioni al rialzo delle previsioni, poiché le tensioni commerciali potrebbero riaccendersi, ha risposto che sarebbe "prematuro" commentare, poiché molto dipende dal tipo di accordo che gli Stati Uniti raggiungeranno con i principali partner commerciali. Giovedì, il MTI ha osservato che gli Stati Uniti sono stati in trattative commerciali con diverse economie colpite dalle loro tariffe, tra cui la Cina. Gli Stati Uniti e la Cina hanno anche concordato di ridurre le tariffe per 90 giorni a partire dal 14 maggio.
"Dato i passi intrapresi dalle principali economie per de-escalare le tensioni commerciali globali, la valutazione del MTI è che le prospettive della domanda esterna di Singapore per il resto dell'anno sono lievemente migliorate, rispetto ad aprile", ha affermato il ministero.
Tuttavia, ha evidenziato tre rischi al ribasso. In primo luogo, l'incertezza economica elevata potrebbe causare un "rallentamento maggiore del previsto" dell'attività economica, poiché famiglie e imprese adottano un approccio di attesa. In secondo luogo, una nuova escalation delle azioni tariffarie potrebbe causare una "vera e propria" guerra commerciale globale e un rallentamento più marcato. In terzo luogo, le interruzioni del processo di disinflazione globale e i rischi di recessione potrebbero destabilizzare i flussi di capitale, innescando "vulnerabilità latenti" nei sistemi bancari e finanziari.
Prospettive settoriali
Il MTI ha osservato che la crescita del primo trimestre è stata principalmente trainata dal commercio all'ingrosso, dalla manifattura e dai settori della finanza e delle assicurazioni di Singapore – con i primi due che probabilmente sono stati parzialmente sostenuti dal front-loading in previsione di aumenti delle tariffe statunitensi.
Per il resto dell'anno, il MTI prevede che la crescita dei settori orientati all'esterno rallenti.
"In particolare, le misure tariffarie degli Stati Uniti probabilmente influenzeranno negativamente il settore manifatturiero, data la sua esposizione alle esportazioni verso il mercato statunitense, nonché il rallentamento della crescita nei mercati finali globali."
Ma all'interno del settore, l'ingegneria dei trasporti rimane un punto luminoso, soprattutto dato il passaggio verso lavori di manutenzione, riparazione e revisione di aeromobili a maggiore valore aggiunto a Singapore.
Il rallentamento della manifattura, insieme al commercio globale più debole, dovrebbe pesare sui settori dei servizi legati al commercio come il commercio all'ingrosso; il trasporto e lo stoccaggio; e la finanza e le assicurazioni.
Il peggioramento delle aspettative aziendali probabilmente indurrà le imprese a ridurre la spesa discrezionale, attenuando la crescita dei settori delle comunicazioni e delle informazioni nonché dei servizi professionali.
Infine, la crescita dei settori orientati al consumatore come il commercio al dettaglio e i servizi di ristorazione probabilmente rimarrà fiacca, poiché i residenti continuano a spendere all'estero e le condizioni del mercato del lavoro interno si indeboliscono.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Singapore)
MIDR partecipa all’incontro con gli imprenditori italiani per presentare opportunità di investimento
Il Ministero dell’Integrazione e dello Sviluppo Regionale (MIDR) ha partecipato, il 28 maggio a Brasilia, a un incontro con imprenditori e investitori italiani per presentare le opportunità di partenariato pubblico-privato (PPP) nei progetti strategici del Governo Federale. L’incontro si è svolto tra il Segretario Nazionale dei Fondi e degli Strumenti Finanziari del MIDR, Eduardo Tavares, e i rappresentanti della Segreteria Speciale del Programma di Partenariati per gli Investimenti della Casa Civile della Presidenza della Repubblica e della Camera di Commercio Italiana di San Paolo -ITALCAM.
L’evento è stato un'estensione del Benchmarking Internazionale Italia-Portogallo su Servizi igienico-sanitari e Rifiuti, tenutosi a fine aprile di quest’anno, che ha riunito autorità governative brasiliane, rappresentanti di enti regolatori, istituzioni finanziarie e operatori internazionali del settore, tra cui banche che già operano in Brasile. L’obiettivo era offrire garanzie per la gestione di progetti, come i perimetri irrigui.
Il Segretario Eduardo Tavares ha ribadito l’impegno del MIDR nel strutturare soluzioni praticabili per i comuni brasiliani. “Politiche come il Fondo per lo Sviluppo delle Infrastrutture Regionali Sostenibili (FDIRS), volte a modellare concessioni e partenariati pubblico-privati, possono fare una grande differenza. Contribuiscono a trasformare questo programma, così urgente e importante per il Paese, in progetti strutturati con fattibilità tecnica, giuridica ed economica”, ha concluso.
Finanziamento di progetti in concessione
Tra le opzioni presentate, il direttore dei Partenariati con il Settore Privato del MIDR, Denilson Campello, ha evidenziato il FEP/CAIXA, un fondo rotativo con risorse federali per un valore di 295 milioni di R$, destinato al finanziamento di progetti in concessione e PPP di stati e comuni. Ha menzionato anche il FDIRS, un fondo con un patrimonio di 1 miliardo di R$ di risorse federali, creato per strutturare concessioni e partenariati, nonché per stabilire garanzie che contribuiscano alla sicurezza e alla fattibilità dei progetti, oltre ai fondi costituzionali.
Brasile e Italia sono paesi che storicamente hanno sviluppato intensi scambi culturali ed economici. L’opportunità di nuove partnership mette in luce la complementarietà tra il know-how tecnologico italiano e le esigenze strutturali del Brasile, creando opportunità di cooperazione in settori strategici per lo sviluppo sostenibile.
Fonte: Governo Federal
Il 13 giugno, il Brasile e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) hanno lanciato una nuova iniziativa per contrastare il caldo estremo attraverso un raffreddamento sostenibile, denominata ‘Beat the Heat in Cities’, mentre l’Italia si è impegnata a stanziare 2 milioni di euro di nuovi finanziamenti per il Global Cooling Pledge, sostenendo l’azione su uno dei principali fattori del cambiamento climatico in vista del vertice sul clima COP30 che si terrà più avanti quest’anno.
“Il raffreddamento sostenibile sarà una priorità alla COP30 perché le città, il clima e miliardi di persone dipendono da esso. Attraverso Beat the Heat in Cities, miriamo a trasformare le città in motori di adattamento, promuovere l’attuazione del Global Pledge e garantire che nessuno venga lasciato indietro dall’accelerazione del caldo estremo”, ha dichiarato Ana Toni, CEO della COP30.
Gli annunci sono stati fatti a Bonn, in Germania, durante il primo Incontro dei Punti Focali dei Firmatari del Global Cooling Pledge. Lanciato alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2023 (COP28) dalla Presidenza degli Emirati Arabi Uniti (EAU) e dalla Cool Coalition dell’UNEP, il Global Cooling Pledge (GCP) è il primo impegno collettivo al mondo a ridurre l’impatto climatico del raffreddamento del 68% entro il 2050 e ad aumentare la fornitura a prezzi accessibili per tutti coloro che ne hanno bisogno.
Il mondo ha appena registrato il terzo anno consecutivo di caldo record, rivelando che il caldo estremo è ora alla base del cambiamento climatico. Il Global Cooling Observatory 2023 dell’UNEP ha lanciato l’allarme: se le tendenze attuali dovessero continuare, la sola crescente domanda di raffreddamento potrebbe aggiungere 6,1 gigatonnellate di anidride carbonica entro il 2050, mentre più di un miliardo di persone non hanno ancora accesso al raffreddamento per mantenere cibo, medicine ed economie sostenibili.
“Il raffreddamento sostenibile è una leva fondamentale per l’adattamento e una misura di mitigazione correttiva che ci consente comunque di restare entro il limite di 1,5°C”, ha affermato Martin Krause, direttore della divisione Cambiamenti climatici dell’UNEP. “Integrare il raffreddamento nei nuovi piani nazionali per il clima, o NDC, sarà fondamentale per garantire un approccio olistico che allinei l’azione per il clima con i benefici sociali ed economici”, ha aggiunto.
Il Brasile ha confermato che il raffreddamento sostenibile e il caldo estremo saranno una priorità assoluta alla COP30 di Belém. L’Italia ha inoltre annunciato nuovi finanziamenti per l’attuazione del Global Cooling Pledge attraverso il nuovo strumento Enabling Pledge Implementation for Cooling (EPIC) Facility dell’UNEP.
“L'Italia non sta solo portando avanti i suoi obiettivi nazionali, ma sta anche sostenendo gli sforzi internazionali per tradurre il Global Cooling Pledge in azioni locali attraverso l’iniziativa EPIC”, ha affermato Alessandro Guerri, Direttore Generale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica italiano.
Fonte: ONU – Programa para o Meio Ambiente
Il risultato trimestrale ha posizionato il Brasile davanti a economie come Stati Uniti, Cina, Germania, Francia e Regno Unito
Di André Martins, giornalista | pubblicato il 30 maggio 2025
L’aumento dell’1,4% del Prodotto Interno Lordo (PIL) colloca il Brasile al 5° posto rispetto alla crescita dell’attività economica in 49 paesi nel primo trimestre del 2025, secondo le proiezioni elaborate da Alex Agostini, economista capo di Austin Rating.
Il calcolo si basa sul valore attuale del PIL e sulle proiezioni del Fondo Monetario Internazionale per le principali economie globali. Nel primo trimestre, il Brasile aveva un valore attuale in valuta locale di 3.000 miliardi di R$.
Il risultato trimestrale ha posto il Brasile davanti a economie come Stati Uniti, Cina, Germania, Francia e Regno Unito, che costituiscono le dieci maggiori economie mondiali. Il Paese che ha registrato la crescita maggiore nel periodo è stata l’Irlanda, con un aumento del 3,2%.
La nazione con le peggiori performance è stata l’Indonesia, che è scesa dell’1% nel periodo considerato, seguita dalla Slovenia, che è scesa dello 0,8%, e da Singapore, che è scesa dello 0,6%.
Gli Stati Uniti, la più grande economia mondiale, si sono classificati al 38° posto, in calo dello 0,2%. La Cina è avanzata dell’1,2%, raggiungendo il 7° posto. La media per i paesi membri del G7 – Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti – è stata dello 0,2%, per i BRICS dell’1,3% e la media complessiva per i 49 paesi analizzati è stata dello 0,5%.
Classifica dei PIL più grandi del mondo nel primo trimestre del 2025 (in allegato)
Il PIL cresce dell’1,4% trainato dall'agroalimentare
Il Prodotto Interno Lordo (PIL) brasiliano è cresciuto dell’1,4% nel primo trimestre del 2025, rispetto ai tre mesi immediatamente precedenti, secondo i dati del Sistema di Conti Nazionali Trimestrali dell’IBGE - Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica.
Il risultato è in linea con le aspettative del mercato finanziario, che si attendeva una crescita compresa tra l’1,2% e l’1,7%. La crescita dell’agricoltura e del settore dei servizi, unita alla crescita degli investimenti, spiega il risultato positivo dell’economia brasiliana.
Fonte: Exame.
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
La Spagna si consolida come seconda destinazione mondiale degli investimenti delle imprese latinoamericane e l'afflusso di capitali latinoamericani nel Paese è particolarmente intenso dal 2010, con una crescita del 103% e un trend in aumento da allora. Gli investimenti latinoamericani totali accumulati in Spagna ammontano già a 66.844 milioni di euro, pari al 9,4% del totale.
Questi sono alcuni dei dati raccolti nella settima edizione del rapporto Global LATAM 2025, condotto da ICEX-Invest in Spain insieme al Segretariato Generale Iberoamericano (SEGIB), che è stato presentato dall'amministratore delegato di ICEX España Exportación e Inversiones, Elisa Carbonell, e dal segretario generale iberoamericano, Andrés Allamand.
Il rapporto raccoglie l'origine, la destinazione e i settori degli investimenti latinoamericani in Spagna e include, per la prima volta, l'Indice GLOBAL LATAM delle Multilatinas, che misura le aziende latinoamericane più internazionalizzate. Analizza inoltre il ruolo della Spagna come ponte verso l'Europa per queste aziende e include una radiografia degli investimenti latinoamericani nel nostro Paese.
In questo senso, spiega che il “crescente sbarco” di capitali latinoamericani in Spagna è un “fenomeno strutturale” che conta numerosi fattori trainanti e che consentono di prevedere una maggiore crescita nei prossimi anni. La Spagna, in quanto mercato di reddito medio-alto (quarto in Europa per popolazione, con 48 milioni di persone), offre accesso al mercato europeo, il più grande mercato al mondo a reddito medio-alto. Gode inoltre di una grande stabilità politica, normativa e istituzionale, che può fungere da bene rifugio, con una moneta stabile e un'inflazione controllata, salvaguardata dalla Banca Centrale Europea, come sottolinea Global Latam.
Nel 2024, gli IDE ricevuti dalla Spagna dall'America Latina hanno raggiunto i 2,178 miliardi di euro, il 5,3% in meno rispetto al 2023, in linea con la media degli ultimi anni, in un contesto caratterizzato da tensioni geopolitiche globali, interruzioni delle catene di approvvigionamento e un contesto politico internazionale instabile.
Durante questa giornata di presentazione, l'amministratore delegato dell'ICEX, Elisa Carbonell, ha sottolineato che Global Latam è oggi uno strumento essenziale per comprendere l'evoluzione degli investimenti latinoamericani e per anticipare le tendenze future. In questa nuova edizione, il rapporto conferma che “la Spagna si consolida come ponte verso l'Unione Europea per i capitali e le imprese latinoamericane, sempre più internazionalizzate, nonostante il complesso panorama internazionale”, ha sottolineato.Il segretario generale iberoamericano,
Andrés Allamand, ha sottolineato che la crescita degli investimenti emessi dall'America Latina e dai Caraibi a livello globale è aumentata di quasi il 50% nel 2024, un dato che conferma la solidità del processo di internazionalizzazione delle imprese della regione. Ha inoltre sottolineato il fatto che l'America Latina è il quarto maggiore investitore in Spagna e che la Spagna è la seconda destinazione extra-regionale del capitale latinoamericano.
Comunità imprenditoriale in Spagna
In particolare, l'America Latina - quarto maggiore investitore in Spagna - è preceduta da Stati Uniti, Regno Unito e Francia, secondo il VII rapporto Global LATAM, che valuta che “il capitale latinoamericano guarda sempre più alla Spagna”. Un totale di 20 paesi latinoamericani hanno investimenti in Spagna, che costituiscono una comunità imprenditoriale di oltre 600 aziende e 44.000 posti di lavoro diretti.Per quanto riguarda i mercati di provenienza, il Messico è di gran lunga il primo paese latinoamericano per investimenti, con 33,902 miliardi di euro (50,2% del totale), ed è il primo paese a reddito medio per investimenti in Spagna, molto più avanti di qualsiasi altro paese emergente.Al secondo posto si trova l'Argentina con 10.569 milioni (15,8% del totale); seguita dal Brasile con 6.144 milioni (9,2%); dalla Colombia con 6.023 milioni (9%), il paese latinoamericano con il maggiore incremento degli investimenti in Spagna, e dall'Uruguay con 3.606 milioni (5,4%).
In totale, gli investimenti cumulativi provenienti dall'America Latina ammontano già a 47.291 milioni di euro in Spagna. Se a queste cifre si aggiungono gli investimenti latinoamericani in Entidades de Tenencia de Valores Extranjeros (ETVE), il loro volume sarebbe pari a 66.845 milioni di euro, il 9,4% del totale degli investimenti in Spagna.
Settori diversificati e ad alto valore aggiunto
Nel periodo 2020-2024, secondo i dati di FDI Markets analizzati da Global Latam 2025, in Spagna sono stati annunciati 360 progetti greenfield di nuovi investimenti provenienti dall'America Latina, preceduti dagli Stati Uniti (con 1.017 progetti acquisiti) e a grande distanza da altri paesi europei come la Francia, con 103; la Germania, con 89, il Portogallo con 83 e l'Italia con 34, mentre la Spagna riceve più progetti dall'America Latina che il resto dell'Unione Europea nel suo complesso. Allo stesso modo, nei ventuno anni dell'intera serie storica, la distribuzione settoriale dei progetti greenfield mostra chiaramente che le aziende latinoamericane presenti in Spagna hanno un profilo molto diversificato e operano principalmente in attività ad alto valore aggiunto. Infatti, il principale settore di attività è già quello del software e delle TIC, con 82 progetti di investimento, a conferma del “notevole sbarco” di aziende di servizi e startup latinoamericane sul mercato spagnolo.Il secondo settore per importanza è quello dei servizi finanziari, con 45 progetti, mentre il settore alimentare e delle bevande rimane significativo con 34 progetti, che comprendono attività produttive, di ricerca e commerciali di gruppi di spicco. Con 25 progetti, anche il settore tessile mostra una presenza considerevole.
Nel complesso, la presenza imprenditoriale latinoamericana in Spagna è straordinariamente diversificata, estendendosi a 25 settori diversi dell'economia, il che sottolinea il notevole impatto di questi investimenti sulla competitività e l'innovazione del tessuto imprenditoriale spagnolo. Questi dati confermano inoltre che le imprese latinoamericane puntano sulla Spagna come principale destinazione nell'Unione Europea e che, allo stesso modo, i cittadini latinoamericani considerano la Spagna il loro luogo preferito in Europa dove risiedere.
Imprese altamente qualificate
Nel complesso, i flussi di investimenti diretti esteri (IDE) provenienti dall'America Latina e dai Caraibi a livello globale nel 2024 hanno raggiunto un totale stimato di 53,035 miliardi di dollari, con un aumento del 49% rispetto all'anno precedente. Per questo motivo, il rapporto sottolinea la forza degli investimenti latinoamericani all'estero e sottolinea che il 2024 segna il terzo risultato annuale più alto della serie storica, solo dietro al 2022 (78.242 milioni) e al 2010 (63.152 milioni). Inoltre, si colloca ben al di sopra della media del periodo 2010-2024 e supera nettamente la media quinquennale precedente alla pandemia. Quattro economie concentrano la maggior parte degli investimenti diretti esteri in uscita dall'America Latina: Brasile, Messico, Cile e Colombia. Nel complesso, hanno rappresentato oltre l'85% del totale regionale nel 2024. Infatti, gli elevati volumi sostenuti di IDE emessi dimostrano che la regione dispone di un tessuto imprenditoriale altamente qualificato per competere a livello globale, sia da parte delle grandi società che di un numero emergente di società di servizi, per lo più tecnologiche. In questo contesto, gli investimenti latinoamericani in nuovi progetti (greenfield) all'estero hanno mantenuto nel 2024 una dinamica significativa, anche se inferiore al record raggiunto nel 2023. In termini di numero di progetti, l'attività di investimento è rimasta stabile, con un totale di 355 progetti realizzati da 251 imprese latinoamericane, cifre praticamente identiche a quelle dell'anno precedente (354 progetti e 246 imprese). Per quanto riguarda l'occupazione generata da questi investimenti, è stata leggermente superiore a quella dell'anno precedente, attestandosi a 48.546 posti di lavoro contro i 44.556 del 2023.
Anche l'investimento medio per progetto è leggermente diminuito, passando dai 68 milioni di dollari del 2023 ai 50 milioni di dollari, sebbene simile ai 53 milioni del periodo storico analizzato (2003-2024).
IGLM Multilatinas, un indicatore innovativo
Quest'anno, il rapporto include il nuovo Indice GLOBAL LATAM delle Multilatinas (IGLM), che presenta le aziende latinoamericane più internazionalizzate sulla base di quattro variabili: vendite e occupazione generate all'estero, copertura geografica ponderata e solvibilità finanziaria. L'IGLM costituisce uno strumento unico basato su una metodologia innovativa che consente di monitorare le aziende latinoamericane più globali.
L'IGML include 348 aziende dell'America Latina con un fatturato superiore a 2,5 miliardi di dollari. È guidato da Tenaris (Argentina, metalli); Orbia (Messico, petrolifero/chimico); Nemak (Messico, trasporti/manifatturiero); Bimbo (Messico, alimentare); Cemex (Messico, cemento); Mercadolibre (Argentina, servizi tecnologici); SQM (Cile, petrolifero/chimico); Gruma (Messico, alimentare); Vale (Brasile, minerario) e Minerva Foods (Brasile, alimentare).
Per paesi, il Brasile è in testa in termini assoluti (19 aziende), anche se il Messico registra il più alto IGLM medio, grazie a modelli di nearshoring finanziario e operativo, mentre per quanto riguarda i settori, quelli chimico, agroindustriale e dei servizi digitali superano in termini di performance altri settori storici come quello dei metalli o dell'energia fossile.Espansione degli investimenti
Dopo aver analizzato le tendenze attuali, Global Latam 2025 prevede che in futuro gli investimenti latinoamericani in Spagna continueranno ad espandersi, poiché “il consolidamento dei legami economici tra le due regioni sta generando un ecosistema imprenditoriale sempre più integrato e dinamico”. Sottolinea inoltre che nuovi settori come l'innovazione tecnologica, le energie rinnovabili, la digitalizzazione e l'esternalizzazione dei processi aziendali stanno acquisendo sempre più importanza, aprendo opportunità per una nuova generazione di imprese. In questo contesto, stanno nascendo “imprese guidate da giovani latinoamericani formati in Spagna, dove si trovano alcune delle business school più prestigiose al mondo, il che fa presagire un maggiore dinamismo e innovazione nel tessuto imprenditoriale”. Infine, il rapporto sostiene che con una pianificazione adeguata, un approccio adattivo e una strategia di alleanze intelligente “la Spagna continuerà a svolgere un ruolo chiave come ponte per l'internazionalizzazione delle imprese latinoamericane verso l'Europa e il mondo”.
Il ministro dell'Agricoltura, della Pesca e dell'Alimentazione, Luis Planas, ha sottolineato oggi che il consumo alimentare in Spagna nel 2024 è rimasto stabile, con un volume pressoché invariato in un anno caratterizzato dalla moderazione dei prezzi rispetto all'aumento dell'anno precedente.
Planas ha presentato lo scorso 30 maggio, a Madrid, il Rapporto sul consumo alimentare nel 2024, anno in cui il consumo totale di alimenti e bevande in Spagna, dentro e fuori casa, ha raggiunto i 30.668 milioni di chili/litri, lo 0,2% in meno rispetto al 2023, con una media di 680 kg/l pro capite (-1,5%).
La spesa totale è stata pari a 119.667 milioni di euro, il 2,4% in più rispetto all'anno precedente, pari a 2.797 euro pro capite. Sebbene continui a crescere, il ritmo di crescita della spesa ha subito un rallentamento. Nel 2023 gli spagnoli hanno speso il 7,5% in più rispetto all'anno precedente per l'acquisto di alimenti e bevande, secondo il rapporto sul consumo. In quell'anno l'inflazione dei prodotti alimentari si è attestata al 7,3%.
Inoltre, secondo il ministro, le nuove abitudini di consumo e la pianificazione per il 2024 hanno favorito acquisti più consapevoli, sostenibili ed efficaci contro lo spreco alimentare.
LA CASA, CENTRO DEL CONSUMO DI ALIMENTI SANI
Le famiglie concentrano l'87,5% del volume totale dei consumi, con 26.823 milioni di chili/litri e una spesa di 83.795 milioni di euro, il 2,6% in più rispetto all'anno precedente, nonostante un leggero calo dello 0,2% in volume. Il consumo pro capite si è attestato a 572 kg/l, ovvero 8,5 kg/l in meno rispetto al 2023.
Va sottolineato che le famiglie spagnole danno la priorità a prodotti essenziali, sani e accessibili, adattandosi alle nuove abitudini di consumo e ai nuovi canali di acquisto. Pertanto, il consumo giornaliero di latticini, frutta e verdura rimane stabile, con frutta e verdura presenti circa sette volte alla settimana nella maggior parte delle famiglie. Si può sottolineare che:
- Aumenta la presenza di alimenti freschi (+0,3%), che raggiungono il 37,9% del paniere.
- Cresce il consumo di carne (+2,4%) e uova (+2,9%).
- Il consumo di prodotti ittici è in calo (-3,7%), ad eccezione dei conservati di pesce e frutti di mare, che crescono del 2,1%.
- Il consumo di olio d'oliva è in calo (-2,0%), mentre quello di olio di girasole è in aumento (+7,9%).
- Le bevande sono in calo in generale, con cali significativi nei cocktail (-14,1%) e nei succhi (-9,6%).
I consumatori più giovani, sotto i 35 anni, preferiscono alimenti facili e veloci da preparare, come legumi cotti, piatti pronti, conserve di tonno, uova e prodotti surgelati o affumicati. Allo stesso tempo, mantengono un consumo abituale di prodotti freschi (frutta, verdura, riso, pasta e latticini), il che riflette un equilibrio tra salute, sostenibilità e funzionalità. I loro modelli di consumo tendono ad identificarsi con la dieta mediterranea.
I supermercati sono il principale canale di acquisto, con il 67,2% del volume totale, e crescono dell'1,8% rispetto al 2023. Al contrario, gli ipermercati (-3,0%) e i negozi tradizionali (-5,4%) perdono quote di mercato. Il commercio online, minoritario per l'acquisto di generi alimentari, cresce dello 0,8%, soprattutto nei prodotti non freschi.
IL CONSUMO FUORI CASA SI STABILIZZA
Il consumo fuori casa rimane stabile (-0,2% in volume), ma la spesa aumenta dell'1,9%, raggiungendo i 1.010 euro pro capite. Il 71,7% del volume si concentra in bar, ristoranti e altri esercizi, anche se in calo dello 0,6%. Aumenta il consumo nei luoghi di lavoro e nelle case altrui, mentre diminuisce per strada e nei centri scolastici.
- I prodotti più consumati sono il pane (37% delle occasioni), la carne (32%) e gli ortaggi (32%).
- Aumenta il consumo con la famiglia (+1,2%) e nei luoghi di lavoro, mentre diminuisce con gli amici (-1,9%).
PIÙ COLAZIONI SALATE E PIÙ FRIGGITRICI AD ARIA
Nel 2024, le famiglie spagnole hanno mantenuto un modello di consumo alimentare stabile, con una media di 22,4 pasti a persona (+0,5% rispetto al 2023). I pasti principali - colazione, pranzo e cena - hanno acquisito maggiore importanza a casa, soprattutto nell'ambiente di lavoro, dove è aumentato il consumo di cibi preparati in casa da portare via.
La colazione rimane un momento fondamentale della giornata, consumata dal 94% della popolazione a casa, che rappresenta il 28% del consumo domestico. Sebbene il formato dolce continui a prevalere, cresce l'interesse per la colazione salata (+1,5%), soprattutto per motivi di salute e in zone come Madrid, Barcellona e Andalusia.
Si riducono le preparazioni tradizionali a favore di piatti pronti o con l'aiuto di prodotti semilavorati. Aumenta l'uso della friggitrice ad aria (4% delle preparazioni), a scapito della frittura o della cottura alla piastra.
La motivazione principale per il consumo domestico rimane la praticità, seguita dal piacere e dal gusto. A livello culinario, si consolidano i piatti a base di verdure, patate, pasta e ricette etniche, mentre diminuiscono i piatti a base di carne, riso, pesce e insalate. Tuttavia, l'insalata verde rimane la ricetta più consumata, anche se perde terreno rispetto ai piatti a base di lenticchie e ceci.
PRINCIPALI CONCLUSIONI
- La dieta mediterranea, pilastro fondamentale dell'alimentazione in Spagna, guadagna peso tra i giovani.
- Stabilità dei consumi.
- Alimentazione e salute, fattori chiave nelle decisioni di acquisto.
- La vicinanza favorisce il supermercato come canale di acquisto principale.
- Maggiore pianificazione.
- Diminuisce la frequenza degli acquisti.
- Si semplificano i metodi di preparazione e i tempi, si cerca di risparmiare tempo e vince la praticità.
- L'atto di acquisto di un consumatore più consapevole si traduce in un minor spreco.
La Spagna è impegnata in un ambizioso processo di transizione energetica. Infatti, nel 2024 la Banca Europea per gli Investimenti ha stanziato oltre 5 miliardi di euro per progetti energetici in Spagna e l'Associazione delle Imprese di Energia Rinnovabile (APPA Renovables) stima che nel 2024 siano stati investiti 1,259 miliardi di euro nell'autoconsumo. Ciò si riflette sull'occupazione: un aumento del 15,6% nel 2024 e un aumento dell'11% su base annua nel primo trimestre di quest'anno.
Questi dati evidenziano la trasformazione del settore e il dinamismo che si sta generando. Ciò si traduce anche in opportunità e sfide per il mercato del lavoro. La transizione energetica sta creando posti di lavoro in settori quali l'installazione, la manutenzione e il funzionamento di questi impianti, il che spiega in parte la forte crescita dell'occupazione, come riportato nel rapporto Mercato del lavoro nel settore energetico, elaborato da Randstad Research.
L'occupazione nel settore energetico è ampiamente dominata dalla produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica, con 98.744 occupati che rappresentano il 91% del totale, secondo il rapporto di Randstad Research.
Nei primi tre mesi del 2025, questo sottosettore ha registrato un aumento del 16% dei lavoratori. Accanto ad esso, vi sono altri due sottogruppi minori: la produzione e distribuzione di gas (7% del settore) e la fornitura di vapore e aria condizionata (2%). In totale, il settore conta 109.000 affiliati alla chiusura del primo trimestre di quest'anno.
Analisi per variabili demografiche
Delle 109.000 persone che lavorano nel settore energetico, solo 32.000 sono donne, il che rappresenta una presenza femminile del 29%, inferiore alla media nazionale del 46,4%, una percentuale che è rimasta molto stabile nel corso della serie storica.
Il ricambio generazionale mostra segni di miglioramento, con una crescita negli ultimi trimestri del gruppo di età compresa tra i 35 e i 44 anni, che si è consolidato come il principale gruppo di età, superando quello tra i 45 e i 54 anni. Da segnalare anche l'importante crescita degli occupati tra i 25 e i 34 anni, con 24.000 dipendenti, uno su cinque.
La tendenza degli ultimi mesi è favorevole al ricambio. Nel primo trimestre del 2025, il settore energetico ha registrato una crescita su base annua del 49,9% nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni e del 10,5% in quella tra i 35 e i 44 anni. Nel frattempo, gli over 55 hanno registrato un calo del 25%.
L'occupazione nel settore energetico è altamente concentrata tra i tecnici e i professionisti scientifici e di supporto, che con 73.000 dipendenti rappresentano il 67% del totale. Seguono, a distanza, i lavoratori qualificati dell'industria con il 15% e i contabili e amministrativi con il 13%.
Il tasso di lavoratori dipendenti nel settore energetico, pari al 95%, è di dieci punti superiore alla media di tutti i settori (85%). Ciò significa che alla fine del 2024 c'erano 97.000 dipendenti e solo 5.000 lavoratori autonomi.
Questo settore mostra un'importante concentrazione geografica dell'occupazione. Madrid concentra poco più di un quarto (28,8%) dell'attività nazionale del settore, seguita dall'Andalusia con il 17,8% e dalla Catalogna con il 10,3%. Le altre comunità autonome rappresentano ciascuna meno del 6%. Ad esempio, la Castiglia e León rappresenta il 5,2%, l'Estremadura il 4,9%, la Galizia il 3,2% e la Castiglia-La Mancia il 3%.
Nei prossimi anni, le tendenze che avranno un maggiore impatto sul settore saranno gli investimenti per ridurre l'impronta di carbonio, adattarsi ai cambiamenti climatici o adeguarsi alle fluttuazioni della geopolitica.
Profili più richiesti nel settore energetico
La transizione energetica e il boom delle energie rinnovabili hanno stimolato una notevole domanda di diversi profili professionali. Infatti, secondo i dati di Red Eléctrica, il 56,8% di tutta l'elettricità generata nel nostro paese nel 2024 ha utilizzato fonti naturali come il vento, il sole o l'acqua per la sua produzione. Al secondo posto si trova l'energia nucleare con il 20%, seguita dal ciclo combinato con il 13,6%. In ultima posizione si trovano la cogenerazione, il gasolio e il gas, il carbone e i rifiuti.
Questi dati comportano una domanda di lavoro stabile. Infatti, secondo il rapporto Green Economy Global di Randstad, in Spagna si prevede che la domanda totale di posti di lavoro verdi aumenterà del 38% entro il 2030, con un deficit di 42.600 posti di lavoro se non verranno adottate misure adeguate. Per soddisfare le esigenze delle aziende in questo campo, Randstad sta promuovendo la divisione Green Energies, specializzata nella ricerca e gestione di talenti per la transizione e l'efficienza energetica.
In questo settore si stanno individuando nuove professioni e tra le più richieste figurano gli ingegneri delle energie rinnovabili con specializzazioni in energia eolica, solare fotovoltaica, termica, geotermica e idraulica, fondamentali per la progettazione e la gestione dei progetti. Sono inoltre richiesti tecnici installatori e manutentori di sistemi di energia rinnovabile, nonché specialisti in efficienza energetica e sviluppatori di progetti di idrogeno verde e stoccaggio di energia. L'ottimizzazione delle operazioni richiede analisti di dati, mentre la corretta integrazione delle energie rinnovabili nella rete richiede specialisti in qualità della rete.
Inoltre, sono ricercati project manager per la gestione efficiente dei progetti, commerciali specializzati in energie rinnovabili, consulenti in sostenibilità energetica, sviluppatori di software per soluzioni innovative e personale legale e finanziario con esperienza nel settore.
La continua crescita del settore delle energie rinnovabili in Spagna, spinta dalla decarbonizzazione, genera costantemente nuove opportunità di lavoro per professionisti qualificati in diversi settori. In questo senso, le professioni che registreranno un aumento della domanda saranno quelle legate all'intelligenza artificiale e alle energie rinnovabili. Si prevede inoltre un progresso nell'uso della tecnologia nell'attività lavorativa, con una maggiore interazione tra dipendenti o sistemi robotizzati.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna)
Barcellona sta portando avanti una strategia ambiziosa per diventare una capitale economica e scientifica di riferimento in Europa, puntando su innovazione, ricerca e sviluppo sostenibile. La città ha lanciato un vasto programma di investimenti e progetti per rafforzare il proprio ecosistema scientifico e creare nuove opportunità economiche e occupazionali.
Barcellona ha presentato Barcelona Impulsa, un piano economico che prevede 890 milioni di euro di investimenti nel periodo 2024‑2027, con l’obiettivo di generare 180 000 nuovi posti di lavoro e trasformare 1,8 milioni di m² nell’area metropolitana. Al centro della strategia: la scienza, riconosciuta come pilastro per la diversificazione economica, la creazione di occupazione di qualità e il rafforzamento del ruolo internazionale della città. Barcellona rilancia il proprio impegno nello sviluppo scientifico con una serie di progetti strategici pensati per rafforzare la competitività, promuovere la sostenibilità economica e incentivare il trasferimento di conoscenze tra pubblico e privato.
Principali fattori della trasformazione:
Con Barcelona Impulsa la città consolida la sua ambizione di diventare una capitale economica guidata da talento e conoscenza, puntando a un ecosistema scientifico di eccellenza che traini innovazione e sviluppo nei prossimi anni. Un investimento a lungo termine per un’economia più resiliente, competitiva e fondata sulla conoscenza, attraverso una visione integrata che unisce investimenti pubblici, infrastrutture strategiche, ricerca applicata e coinvolgimento della cittadinanza.
Negli ultimi decenni, la presenza italiana in Spagna è aumentata in modo significativo, dando forma a un fenomeno migratorio tanto silenzioso quanto rilevante. Secondo il rapporto “Italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes, oggi risiedono in Spagna quasi 256 mila cittadini italiani. Tuttavia, i dati ufficiali dell’Istituto Nazionale di Statistica spagnolo (INE) raccontano una realtà ancora più marcata: sono infatti oltre 325 mila le persone con passaporto italiano stabilmente presenti nel Paese iberico.
Un incremento impressionante, se si pensa che appena 25 anni fa erano poco più di 24 mila gli italiani residenti in Spagna. Una crescita che non accenna a rallentare, alimentata da motivazioni diverse: lavoro, qualità della vita, affinità culturale, clima, costo della vita più contenuto rispetto ad altre metropoli europee.
A favorire il primo contatto con il Paese è spesso il programma Erasmus, che ogni anno porta in Spagna circa 8 mila studenti italiani, pari a un terzo del totale nazionale. Ma sempre più spesso, quella che nasce come un’esperienza temporanea si trasforma in un progetto di vita.
Nel 2024, secondo i dati Istat, 18.894 italiani hanno scelto la Spagna come nuova destinazione, rendendola il secondo Paese più scelto dopo la Germania. Si tratta di un flusso costante, definito da molti esperti come una vera e propria “migrazione silenziosa”, che sta contribuendo a ridefinire, poco alla volta, il tessuto sociale ed economico delle principali città spagnole.
Un fattore determinante di questa attrattività è il buon momento economico che la Spagna sta vivendo. Il Paese è infatti protagonista di una fase di crescita intensa: il PIL è aumentato del 2,7% nel 2023 e si stima una crescita del 3,2% nel 2024, con proiezioni per il 2025 tra il 2,5% e il 2,7%. Questo slancio è stato sostenuto principalmente dalle esportazioni di beni e servizi, in particolare nei settori finanziario, consulenziale, tecnologico e delle comunicazioni. Cruciale anche lo sviluppo delle energie rinnovabili e l’adozione di una normativa favorevole alla nascita e crescita di start-up innovative, che rende il Paese sempre più attrattivo per professionisti e imprenditori.
A incentivare ulteriormente l’arrivo di lavoratori qualificati dall’estero contribuisce la cosiddetta “Beckham Law”, un regime fiscale agevolato che prevede, per sei anni, una tassazione fissa al 24% sul reddito percepito da fonti spagnole. Una misura pensata inizialmente per attrarre calciatori professionisti, ma oggi applicata anche a numerosi profili altamente specializzati.
Il fenomeno migratorio, però, non riguarda solo i giovani in cerca di lavoro. Negli ultimi anni si è assistito anche a un vero e proprio “esodo pensionistico”, con molti italiani anziani attratti dai servizi pubblici, dai trasporti agevolati e da un sistema sanitario efficiente. “Conosco tanti pensionati italiani che si sono trasferiti qui per vivere meglio”, racconta Freya, gelataia a Madrid.
Questa nuova ondata migratoria non è fatta di fughe improvvisate, ma di scelte consapevoli. È il segnale di un cambiamento in atto, che merita attenzione e riflessione: perché l’Italia continua a perdere cittadini attivi e formati, mentre la Spagna sembra accoglierli con crescente naturalezza.
Barcellona, e la Catalogna in generale, si confermano grandi Hub per startups. Dopo due anni di deserto finanziario, infatti, le startup tecnologiche catalane tornano con forza sotto i riflettori degli investitori. Nel 2024 non solo hanno più che raddoppiato i finanziamenti ricevuti nel 2023, ma hanno persino superato il record storico del 2021. La cifra? Ben 1.797 milioni di euro.
Quello fu un anno eccezionale per l’importanza che la tecnologia assunse dopo la pandemia, al punto che fino ad ora non si era riusciti a eguagliare quella cifra. Anzi, dopo quel picco, lo scenario geopolitico iniziò a complicarsi per molte ragioni, spingendo i fondi di investimento ad adottare un profilo più prudente e a sospendere ogni operazione considerata troppo rischiosa. Così il 2023 si è chiuso con meno della metà del capitale investito nelle startup rispetto a due anni prima.
Tuttavia, secondo il rapporto "Aziende tech e innovative" di Ecosistema Startup (una piattaforma statistica sviluppata dal media specializzato El Referente), la situazione si è ristabilizzata almeno in Catalogna: Le aziende catalane sfiorano i 500 milioni di euro di fatturato totale, con un incremento dell’85% rispetto all’anno precedente.
Questo balzo impressionante dimostra che, anche in un contesto globale ancora incerto, talento e innovazione continuano ad attrarre capitali quando le idee sono valide e i progetti solidi. Quattro grandi operazioni hanno segnato l’anno, ma anche senza di esse il flusso degli investimenti è tornato. La Catalogna si riafferma così, ancora una volta, come un polo tecnologico di riferimento.
Il boom catalano apre scenari di collaborazione: le startup italiane possono guardare a Barcellona non solo come benchmark, ma anche come hub per scalare nel mercato iberico o latinoamericano, vista la forte proiezione internazionale della città.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana - Barcellona)