Martedì 29 Aprile 2025
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L’Italia si è confermata anche nel 2024 tra i principali fornitori di macchine utensili alle imprese della Repubblica Ceca. Lo indicano i dati elaborati dall’associazione di categoria SST.
Lo scorso anno l’Italia è stata il terzo fornitore più importante di macchine utensili in Repubblica Ceca dopo la Germania e il Giappone. Il volume di vendite ha superato il miliardo di corone con una quota del mercato del 10%. L’Italia da tempo è uno dei paesi, da cui provengono più macchine utensili comprate all’estero da imprese ceche. Nel 2023 era addirittura al secondo posto con un volume di vendite di 1,17 miliardi di corone.
Le importazioni di macchine utensili hanno registrato però lo scorso anno un calo del 15% rispetto al 2023. Le vendite delle imprese ceche all’estero sono invece cresciute del 5%. Il principale partner commerciale resta tuttavia la Germania.
La Repubblica Ceca ha aperto a fine gennaio un nuovo programma di sostegno agli investimenti in settori considerati strategici. Il gestore è il Ministero dell’Industria e del Commercio.
Il programma sosterrà i progetti di investimento nelle produzioni di tecnologie necessarie per la transizione green come le batterie, i pannelli fotovoltaici, le pompe di calore o le turbine eoliche. Il valore minimo dell’investimento dev’essere di 2,8 miliardi di corone, di cui al minimo 1,4 miliardi di corone spesi in macchinari, con la creazione di almeno 100 nuovi posti di lavoro.
Il programma ha una dotazione di 24 miliardi di corone. Il sostegno varia da 15% al 35% dei costi secondo il territorio interessato dall’investimento. La quota di sostegno massimo spetta a circa la metà del paese. Il programma accetterà le domande per ottenere l’incentivo entro il 30 settembre.
I numeri dei turisti italiani che hanno soggiornato almeno una notte in Repubblica Ceca hanno superato lo scorso anno i livelli precedenti alla pandemia di Covid-19, che aveva segnato una battuta d’arresto per il settore. Lo indicano i dati dell’Ufficio di Statistica Ceco.
Nel 2024, hanno soggiornato in Repubblica Ceca oltre 435.000 turisti provenienti dall’Italia, che hanno rappresentato il sesto gruppo più numeroso di visitatori esteri nel paese. Rispetto al 2023, si è registrato un incremento di oltre l’11%. Il numero è stato superiore a quello del 2019, quando gli arrivi dall’Italia erano stati 410.000. Anche i pernottamenti hanno superato i livelli antecedenti alla pandemia: nel 2024 sono stati 1,17 milioni, rispetto a 1,09 milioni nel 2019.
Il 2024 ha visto in generale una ripresa del turismo incoming in Repubblica Ceca. Gli arrivi dall’estero sono stati 10,49 milioni, con un aumento del 9,7% rispetto al 2023. Il gruppo più numeroso di turisti esteri è stato quello dei tedeschi, con 2,38 milioni di arrivi. Gli arrivi dei residenti nelle strutture ricettive sono stati 12,33 milioni, in calo dello 0,7% rispetto al 2023.
Il mercato dei mutui abitativi ha iniziato il 2025 con slancio. Lo indicano i dati dell’Associazione Bancaria Ceca (ČBA).
A gennaio le banche e le casse di risparmio hanno erogato nuovi mutui abitativi per 18,9 miliardi di corone per 18,7 miliardi di corone. Rispetto a gennaio di un anno fa si tratta di un incremento di circa l’80%. Il numero dei mutui concessi è aumentato del 50%. Il volume complessivo con i rifinanziamenti è stato di 22,6 miliardi di corone.
“Vediamo una partenza dell’anno sul mercato dei mutui abitativi molto promettente – ha commentato Zdeňka Kovářová di UniCredit Bank – Sulla base dei dati attuali il primo trimestre dell’anno potrebbe portare una ripresa significativa”. A spingere il mercato la ripresa del reddito reale e anche il calo dei tassi d’interesse scesi sotto il 4,8%.
La Borsa di Praga ha raggiunto martedì 18 febbraio livelli da record, superando per la prima volta la quota di 2000 punti.
L’indice PX si è rafforzato martedì dello 0,54%, raggiungendo quota 2003 punti. La Borsa di Praga aveva già registrato livelli da record la scorsa settimana, spinta dall’andamento dei titoli bancari. Martedì hanno contribuito alla crescita i titoli del settore industriale, ad esempio la new entry Doosan Škoda Power, il gruppo energetico ČEZ e il produttore di armi Colt.
La Borsa di Praga sta registrando un buon andamento anche in termini di volumi di scambio. Martedì, i volumi hanno superato il miliardo di corone, con circa la metà rappresentata dalla compravendita delle azioni del gruppo ČEZ.
L’attuale viceministro delle Finanze, Marek Mora, diventerà vicegovernatore della Banca Europea per gli Investimenti (BEI).
Il governo ha approvato mercoledì 19 febbraio la nomina di Mora a questa carica, che spetta alla Repubblica Ceca in rotazione con altri paesi. Mora è stato vicegovernatore della Banca Centrale Ceca dal 2018 al 2023 e, in precedenza, ha ricoperto ruoli di rilievo nell’apparato amministrativo della Commissione Europea. Assumerà il nuovo incarico alla BEI il primo ottobre.
La Banca Europea per gli Investimenti finanzia con crediti agevolati progetti infrastrutturali, di transizione digitale o green nei paesi dell’Unione Europea. In Repubblica Ceca, lo scorso anno ha avuto un ruolo importante nel finanziamento dell’acquisizione di nuovi treni. La Repubblica Ceca, insieme ad altri paesi dell’UE, vuole che la BEI inizi a finanziare anche progetti di difesa.
I prezzi degli immobili residenziali a Praga sono aumentati lo scorso anno di circa il 15%. Lo indicano i nuovi dati del Deloitte Real Index, calcolato sulla base dei contratti di compravendita depositati nel catasto.
Nel quarto trimestre dello scorso anno, il prezzo medio di un immobile residenziale a Praga era di 139.900 corone ceche per metro quadrato, in forte aumento rispetto alle 121.700 corone ceche per metro quadrato del quarto trimestre del 2023. Hanno registrato un rialzo quasi tutte le grandi circoscrizioni praghesi, ad eccezione di Praga 1, che ha subito un lieve calo del valore a 194.400 CZK/m². Molto dinamico, invece, l’andamento dei prezzi a Praga 2, dove si è verificato un balzo da 142.800 CZK/m² a 177.000 CZK/m².
In media, i prezzi delle case e degli appartamenti nei capoluoghi di regione in Repubblica Ceca sono aumentati lo scorso anno di oltre il 10%, passando da 95.500 CZK/m² a 110.100 CZK/m². A Brno, il secondo mercato locale più importante, i prezzi sono saliti di circa 6.000 corone, raggiungendo 108.000 CZK/m².
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il Ministro della Giustizia, On. Carlo Nordio, si è recato in Turchia per una serie di incontri istituzionali con le controparti turche e la comunità economica italo-turca.
Il 12 febbraio a Istanbul, presso Palazzo di Venezia, il Ministro è stato l’ospite del “MeeTurkItaly”, iniziativa dell’Ambasciata d’Italia in Turchia dedicata alla promozione delle iniziative italiane e allo scambio di buone pratiche tra Italia e Turchia. Il Ministro Nordio ha presentato in quell’occasione alla comunità imprenditoriale le riforme del settore giudiziario in Italia come opportunità per l’attrazione di nuovi investimenti.
Il 13 febbraio il Ministro si è poi spostato ad Ankara dove ha avuto incontri bilaterali con il Ministro della Giustiza turco Yilmaz Tunç e con il Presidente della Commissione Giustizia della Grande Assemblea Nazionale Turca, Cüneyt Yüksel. Al centro dei colloqui il rafforzamento della cooperazione giudiziaria bilaterale tra i due Paesi.
Il Ministro Nordio si è infine recato a rendere omaggio al Fondatore della Repubblica di Turchia, Mustafa Kemal Atatürk, presso il Mausoleo Anitkabir.
L’Ambasciata d’Italia in Turchia ha ospitato presso Palazzo di Venezia a Istanbul una nuova tappa del ‘Meetürkitaly’, il ciclo di incontri promosso per favorire la condivisione di storie di successo tra Italia e Turchia. Il 30 gennaio l’Ambasciatore d’Italia in Turchia, Giorgio Marrapodi, ha accolto l’esperto di imprese familiari Alessandro Scaglione, autore di numerose pubblicazioni sull’argomento, per un dialogo sul valore della continuità dell’impresa familiare come modello di successo socio-economico.
Il ruolo trainante delle imprese familiari nell’economia rappresenta un fattore accumunante tra i due Paesi. L’Ambasciatore Marrapodi ha evidenziato come, sia in Italia che in Turchia, le imprese familiari rappresentino la spina dorsale delle rispettive economie: “Si tratta di un punto di contatto, di un tratto caratterizzante, che avvicina le nostre economie, e che meritava quindi di essere messo al centro di questo nuovo appuntamento della nostra rassegna”. Nel corso dell’evento, a cui hanno partecipato rappresentanti del mondo economico e sociale, italiano e turco, si è discusso del grande contributo delle imprese familiari per i due Paesi e delle sfide che queste si trovano ad affrontare nell’attualità, in un mercato globale sempre più competitivo, interconnesso e digitale.
Non solo economia e gestione aziendale, il dialogo ha posto in evidenza anche e soprattutto il valore della famiglia che “da nucleo essenziale della società, di identità e tradizioni”, come sottolineato da Scaglione nel suo nuovo libro “Italia, che impresa!” “sa diventare, col genio e l’estro che contraddistinguono l’Italia e la Turchia, anche un volano economico”.
Secondo i dati diffusi dall’Agenzia ICE di Istanbul, nel 2024, l’interscambio tra Italia e Turchia è stato pari a USD 32,246 mld, registrando un incremento del 17,8% rispetto al periodo gennaio-dicembre 2023. In particolare, le esportazioni italiane verso la Turchia sono aumentate del 28,8% (USD 19,312 mld), mentre le importazioni sono cresciute del 4,5% e si sono attestate a USD 12,933 mld. La bilancia commerciale mostra un saldo positivo per l’Italia di USD 6,379 mld. Nell’arco temporale di riferimento, l’Italia si posiziona al quinto posto tra i partner commerciali della Turchia, risultandone il quarto fornitore (dopo Cina, Russia e Germania) e il quinto cliente (dopo Germania, Stati Uniti, Regno Unito e Iraq). Le esportazioni italiane costituiscono il 5,6% del totale delle importazioni turche, mentre le esportazioni dalla Turchia rappresentano il 4,9% delle importazioni complessive italiane.
In ambito UE, l’Italia si colloca in seconda posizione in termini di interscambio, preceduta solo da Berlino (USD 47,519 mld) e seguita da Parigi (USD 22,541 mld) e Madrid (USD 19,162 mld). Nell’area mediterranea, invece, l’Italia si conferma il primo partner commerciale di Ankara.
Nel 2024, la dinamica dell’export italiano è stata trainata dalle vendite di “pietre preziose e semi preziose, metalli preziosi, perle e bigiotteria” (+355,2% sul 2023 e in volume pari USD 6,1 mld); in calo, invece, l’export di “autoveicoli, trattori e parti di ricambio” (-19,5%) e di materie plastiche (-9,9%). In termini assoluti, se la principale voce del nostro export si conferma essere, dall’inizio del 2024, quella “delle pietre preziose e semi preziose, metalli preziosi, perle e bigiotteria” (che supera per la prima volta i 6 mld di USD), la voce “macchinari e apparecchiature meccaniche” risulta essere ancora in calo del 7,6% rispetto al 2023, con un valore di USD 3,01 mld.
La dinamica dell’export turco mostra invece un marcato aumento alle voci “ferro e acciaio” (+97,5%) e frutta commestibile e scorze di agrumi o meloni (+48,3%). In calo gli acquisti italiani di combustibili e oli minerali (-23%), di macchinari ed apparecchiature meccaniche (-9,3%), e di indumenti e accessori di abbigliamento a maglia, che si sono contratti del 15,3%. Gli “autoveicoli, trattori e parti di ricambio” si confermano la principale voce tra le importazioni italiane dalla Turchia, con un valore di USD 3,185 mld (+10,5%).
Secondo i dati diffusi il 13 gennaio scorso dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), il valore netto degli IDE in Turchia nel periodo gennaio-novembre 2024 è stato pari a USD 9,6 mld, con un calo del 3% rispetto all’analogo periodo del 2023.
Il dato degli IDE in Turchia nell’intervallo in esame comprende USD 5,5 mld in capitale azionario, USD 2,6 mld da vendite immobiliari a residenti stranieri, e USD 2,1 mld tramite strumenti di debito. Contestualmente, vi è stato un disinvestimento di USD 500 mln.
Nei primi undici mesi del 2024, con una quota pari al 28% del totale degli IDE, i Paesi Bassi occupano il primo posto nella classifica dei dieci principali investitori in Turchia, precedendo Germania (16%), Stati Uniti (11%) Francia (9%) e Svizzera (7%).
Nel 2024 Ankara ha lanciato la nuova strategia per il quadriennio 2024-2028 concepita per incrementare il flusso degli IDE globali all’1,5%, partendo dall’attuale 1,1%.
Secondo i dati diffusi il 31 gennaio scorso da Turkstat in collaborazione con il Ministero del Commercio, nel 2024 le esportazioni e le importazioni sono ammontate rispettivamente a USD 261,855 mld e USD 344,020 mld; se per le prime, rispetto al 2023, si è registrata una crescita del 2,4%, per le seconde si è avuta invece una contrazione del 5%.
Sempre nel 2024, il deficit commerciale della Turchia si è ridotto a USD 82,165 mld (-22,7%), mentre il rapporto di copertura tra esportazioni e importazioni è sceso di 6,2 punti percentuali, attestandosi di conseguenza al 72,8%.
Per quanto attiene invece ai dati diffusi dal Ministero del Commercio, nei mesi gennaio-dicembre 2024, i principali mercati di sbocco per le merci turche sono stati quelli di Germania (USD 20,434 mld), Stati Uniti (USD 16,349 mld), Regno Unito (USD 15,289 mld), Iraq (USD 13,34 mld) e Italia con USD 12,933 mld.
Relativamente alle importazioni, nel 2024, i primi Paesi fornitori sono stati Cina (USD 44,931 mld), Federazione Russa (USD 44,020 mld), Germania (USD 27,84 mld), Italia (USD 19, 312 mld) e Stati Uniti (USD 16,227 mld).
L’Italia, nel 2024, è balzata al quarto posto, dal quinto in cui era nel 2023, scavalcando cosi gli Stati Uniti tra i principali Paesi fornitori della Turchia.
Stando ai dati presentati dal Ministero della Cultura e del Turismo lo scorso 31 gennaio, nel periodo da gennaio a dicembre 2024 la Turchia ha accolto 52,6 milioni di visitatori stranieri, riportando un incremento del 6,95% rispetto al 2023. Il dato complessivo (residenti all’estero, visitatori stranieri ed escursionisti) ha invece fatto registrare 62,2 milioni di presenze e un +9,84% sul 2023.
Nel 2024 Istanbul ha accolto il 35,31% dei visitatori stranieri (18.582.322 presenze), seguita da Antalya con il 30,22% e con quasi 16 milioni di presenze. Seguono, con un numero inferiore, Edirne, Muğla e Izmir.
In termini di provenienza geografica, nell’arco del 2024, i turisti russi (12,8% del totale) si sono collocati al primo posto con 6,7 milioni di presenze, seguiti da tedeschi (6,6 mln di presenze), britannici (4,4 mln) e iraniani con 3,3 milioni di presenze.
Gli italiani che si sono recati per turismo in Turchia nel periodo gennaio-dicembre 2024 invece sono stati 720 mila (1,37% del totale), con un marcato aumento delle presenze di circa il 19,51% rispetto al 2023.
I ricavi del settore sono saliti al loro nuovo massimo storico nel 2024, facendo segnare +8,3% rispetto al 2023 con introiti pari a USD 61,1 mld. Un risultato brillante per un settore vitale su cui la Turchia fa molto affidamento per rivitalizzare la bilancia dei pagamenti e per contribuire a una crescita economica equilibrata a cominciare dall’occupazione.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Con l'inizio del secondo mandato di Donald Trump il 20 gennaio 2025, l'economia statunitense si prepara a una serie di politiche che potrebbero influenzare significativamente le aziende italiane operanti negli USA. Durante il suo primo mandato (2017-2021), l'amministrazione Trump ha implementato misure fiscali e commerciali che hanno avuto un impatto diretto sia sull'economia americana che sulle relazioni commerciali internazionali.
Politiche fiscali e investimenti esteri
Una delle iniziative chiave del primo mandato è stata l'approvazione del Tax Cuts and Jobs Act (TCJA), che ha ridotto l'aliquota dell'imposta sulle società dal 35% al 21%. Questa misura ha reso il mercato statunitense più attraente per gli investimenti esteri, incluse le aziende italiane. Nel 2017, gli Stati Uniti hanno registrato un afflusso di investimenti diretti esteri (IDE) pari a 277 miliardi di dollari, con un aumento del 20% rispetto all'anno precedente. Le imprese italiane hanno contribuito con circa 28 miliardi di dollari, rappresentando il 10% degli IDE totali negli USA. Questo trend positivo potrebbe continuare, considerando l'intenzione dichiarata di Trump di mantenere un regime fiscale favorevole alle imprese.
Politiche commerciali e protezionismo
Tuttavia, l'approccio protezionistico di Trump ha introdotto sfide per il commercio internazionale. L'imposizione di dazi su vari prodotti ha portato a tensioni con partner commerciali storici, inclusa l'Unione Europea. Nel 2018, gli Stati Uniti hanno imposto tariffe del 25% sull'acciaio e del 10% sull'alluminio provenienti dall'UE, misure che hanno colpito anche esportatori italiani. In risposta, l'UE ha applicato contromisure su prodotti americani per un valore di 2,8 miliardi di euro. Queste dinamiche hanno evidenziato la necessità per le aziende italiane di adattarsi rapidamente a un contesto commerciale in evoluzione.
Implicazioni per il Made in Italy
Gli Stati Uniti rappresentano un mercato chiave per il Made in Italy, con esportazioni che nel 2023 hanno raggiunto i 72,9 miliardi di dollari, segnando un incremento del 5,4% rispetto al 2022. I settori trainanti includono moda, agroalimentare, arredamento e automotive. La percezione positiva dei prodotti italiani tra i consumatori americani offre un vantaggio competitivo, ma le aziende devono essere pronte a navigare in un ambiente regolatorio e commerciale complesso.
Prospettive future
Nel suo secondo mandato, Trump ha espresso l'intenzione di continuare a promuovere politiche fiscali favorevoli alle imprese e di rinegoziare accordi commerciali per tutelare gli interessi americani. Per le aziende italiane, questo scenario presenta sia opportunità che sfide. Investire direttamente negli Stati Uniti potrebbe offrire vantaggi fiscali e una maggiore vicinanza al mercato locale, ma sarà fondamentale monitorare attentamente le evoluzioni politiche e commerciali per adattare le proprie strategie in modo efficace.
In conclusione, la nuova amministrazione Trump potrebbe rappresentare un periodo di trasformazione per le relazioni economiche tra Italia e Stati Uniti. Le aziende italiane dovranno adottare un approccio proattivo, sfruttando le opportunità offerte e mitigando i rischi associati a un contesto in continua evoluzione.
Nel bimestre conclusivo del 2024, le esportazioni di vino italiano verso gli Stati Uniti hanno registrato un incremento significativo, con un aumento del 20% in volume e del 21% in valore rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Questo picco è attribuito principalmente alla preoccupazione per l'introduzione di possibili dazi sulle importazioni, che ha spinto gli importatori statunitensi ad anticipare gli ordini, creando un effetto di "dopaggio" sul mercato.
L'Unione Italiana Vini (UIV) ha evidenziato come, nel mese di dicembre, siano stati i vini fermi imbottigliati a mostrare una crescita notevole, con un aumento del 21% in volume e del 34% in valore. Questo trend ha contribuito a una crescita complessiva del 10% in valore per l'intero 2024, superando i 1,9 miliardi di euro.
Tuttavia, Paolo Castelletti, segretario generale di UIV, ha messo in guardia riguardo a questo scenario, definendolo un mercato "commercialmente dopato" a causa del timore dei dazi. Ha inoltre sottolineato che, indipendentemente dall'effettiva introduzione di nuove tariffe, è probabile che nei prossimi mesi si verifichi un rallentamento, considerando che i consumi interni negli Stati Uniti hanno mostrato una diminuzione del 7% per il secondo anno consecutivo, con le vendite di vino italiano in calo del 4,4%.
Per affrontare queste sfide, sarà fondamentale intensificare le attività promozionali e diversificare i mercati di esportazione, al fine di ridurre la dipendenza dal mercato statunitense e sostenere la crescita del settore vinicolo italiano in un contesto globale incerto.
Fonte: https://www.reuters.com/markets/italys-sparkling-wine-exports-us-jumped-...
Il mercato statunitense rappresenta un'opportunità enorme per le startup italiane, ma affrontarlo richiede una preparazione adeguata e una buona comprensione delle dinamiche locali. Stefania Monda, avvocato esperta in diritto delle startup e fondatrice dello studio legale Tech Legal Partners a New York, offre utili spunti alle imprese italiane che desiderano entrare nel vivace ecosistema di New York, uno dei centri finanziari e tecnologici più dinamici al mondo.
Comprendere la cultura americana e pianificare i costi:
Il primo passo fondamentale per una startup italiana che vuole espandersi negli Stati Uniti è comprendere la cultura locale. Monda suggerisce che le aziende italiane dovrebbero concentrarsi sull’adattamento al modo di fare business in America, che può differire notevolmente da quello italiano. La mentalità degli americani è più orientata verso il rischio e la velocità nell’esecuzione, caratteristiche che contraddistinguono il panorama delle startup negli Stati Uniti.
Oltre alla cultura, un altro aspetto cruciale riguarda la pianificazione dei costi operativi. Monda sottolinea che le startup italiane dovrebbero avere una chiara visione dei costi associati all’apertura di una sede negli Stati Uniti, inclusi gli affitti, le tasse e i salari, che possono essere significativamente più alti rispetto all’Italia. Una pianificazione finanziaria accurata è fondamentale per evitare sorprese nei primi anni di attività.
Adottare una mentalità orientata alla crescita:
Un altro punto che Monda evidenzia è l’importanza di sviluppare una mentalità orientata alla crescita (growth mindset). Negli Stati Uniti, le startup sono spesso valutate per la loro capacità di adattarsi rapidamente e di crescere velocemente. Gli imprenditori italiani, quindi, devono essere pronti a confrontarsi con un ambiente estremamente competitivo, dove l’innovazione è la chiave per emergere. In questo contesto, una mentalità aperta all’apprendimento e all’innovazione è fondamentale per attrarre investitori e clienti.
La forza del networking:
Un altro consiglio essenziale riguarda l’importanza del networking. Monda sostiene che costruire una solida rete di contatti è fondamentale per il successo negli Stati Uniti. Le startup italiane devono fare leva su eventi, fiere, incontri professionali e associazioni locali per entrare in contatto con altre aziende e investitori. New York, in particolare, è una città che offre infinite opportunità di networking, con un ecosistema vivace e internazionale che permette alle startup di entrare rapidamente in contatto con i giusti partner.
Inoltre, un aspetto che non deve essere trascurato riguarda il supporto professionale. Le startup italiane dovrebbero considerare di collaborare con esperti locali, come avvocati, consulenti e commercialisti, che possano aiutarle a navigare la complessità delle normative americane. Le leggi fiscali, le regolamentazioni sul lavoro e le norme aziendali negli Stati Uniti sono diverse da quelle italiane, e avere un supporto legale qualificato può fare la differenza per evitare rischi legali e operativi.
Concludendo:
Per le startup italiane, il mercato di New York e degli Stati Uniti in generale offre enormi opportunità, ma richiede anche un approccio strategico e preparato. Comprendere le dinamiche culturali locali, pianificare accuratamente i costi, sviluppare una mentalità orientata alla crescita e costruire una rete di contatti professionali sono tutti passaggi fondamentali per emergere in un mercato altamente competitivo. Adottando questi principi, le startup italiane possono non solo entrare con successo nel mercato statunitense, ma anche costruire una presenza solida e duratura nel cuore di uno dei principali centri economici globali.
Negli ultimi anni, il calcio italiano ha attratto un crescente interesse da parte di investitori nordamericani, portando a significativi cambiamenti nella proprietà e nella gestione di numerosi club. Secondo un'analisi di Calcio e Finanza, dal 2020 al 2023, sono state effettuate 113 acquisizioni di club di prima divisione in Europa, di cui 25 (pari al 22%) da parte di investitori statunitensi e canadesi.
Principali investimenti e motivazioni
In Italia, attualmente, 13 società professionistiche sono sotto la proprietà di investitori nordamericani. Ecco un elenco dei club interessati:
Le motivazioni alla base di questi investimenti sono molteplici. Da un lato, il valore storico e culturale del calcio italiano attrae investitori con legami affettivi o familiari con l'Italia, come nel caso di Rocco Commisso, fondatore di Mediacom e proprietario della Fiorentina. Dall'altro, l'Italia offre opportunità di investimento a costi inferiori rispetto ad altri mercati europei, come la Premier League inglese, con potenziali margini di crescita significativi. Inoltre, la necessità di ristrutturare e modernizzare le infrastrutture calcistiche italiane rappresenta una sfida che può essere affrontata con investimenti mirati.
Investimenti finanziari e impatti sul sistema calcistico italiano
Gli investimenti nordamericani nel calcio italiano hanno comportato significativi esborsi finanziari. Per l'acquisizione dei club, gli investitori hanno speso complessivamente 1,7 miliardi di euro. A questi si aggiungono circa 2 miliardi di euro destinati a investimenti successivi, portando il totale a circa 3,7 miliardi di euro.
Questi capitali sono stati utilizzati per diversi scopi:
Questi investimenti hanno avuto un impatto positivo sul sistema calcistico italiano, contribuendo a elevare il livello competitivo delle squadre e a incrementare l'appeal del campionato italiano a livello internazionale.
Prospettive future
L'ingresso di investitori nordamericani nel calcio italiano rappresenta una tendenza in crescita, con potenziali benefici sia per i club coinvolti che per l'intero sistema calcistico nazionale. Tuttavia, è fondamentale monitorare l'efficacia di questi investimenti nel lungo termine, assicurandosi che gli obiettivi finanziari siano allineati con la valorizzazione del patrimonio sportivo e culturale italiano.
In conclusione, gli investimenti nordamericani nel calcio italiano hanno portato a significativi cambiamenti nella proprietà e nella gestione dei club, con impatti positivi sul sistema calcistico nazionale. È essenziale continuare a monitorare e valutare questi sviluppi per garantire che gli investimenti contribuiscano in modo sostenibile alla crescita e al successo del calcio italiano.
Ferrero rafforza la sua presenza negli Stati Uniti con l’apertura del Ferrero Open Innovation & Science Center a Chicago, un investimento strategico che consolida il ruolo dell’azienda nel mercato nordamericano e ne accelera l’innovazione nel settore dolciario.
Un polo d’innovazione nel cuore di Chicago:
Situato nel Marshall Field & Company Building, uno storico edificio nel centro di Chicago, il nuovo centro di ricerca e sviluppo si propone di essere un hub di innovazione, mettendo insieme scienziati, ricercatori e sviluppatori di prodotto. L’obiettivo è chiaro: anticipare le tendenze di consumo e sviluppare nuovi prodotti per il mercato americano e globale, con un focus su qualità, sostenibilità e innovazione tecnologica.
L’espansione di Ferrero negli Stati Uniti:
Negli ultimi anni, Ferrero ha investito significativamente negli Stati Uniti, un mercato chiave per la crescita internazionale del gruppo. Con l’acquisizione di brand come Fannie May, Ferrara Candy Company e la divisione dolciaria di Nestlé USA, l’azienda ha rafforzato il suo portafoglio prodotti e la capacità produttiva nel paese.
L’apertura del nuovo Innovation Center è un ulteriore passo in questa direzione, permettendo a Ferrero di sviluppare prodotti sempre più in linea con le preferenze dei consumatori americani, mantenendo al contempo l’eccellenza e il know-how che caratterizzano il marchio italiano.
Focus su ricerca, sostenibilità e nuove tendenze:
Il centro non sarà solo un laboratorio di ricerca, ma anche uno spazio dedicato alla collaborazione con università, startup e altri attori dell’industria alimentare. L’azienda intende esplorare nuove tecnologie e ingredienti innovativi, con particolare attenzione alla riduzione dell’impatto ambientale e alla sostenibilità delle materie prime.
Un segnale forte per il Made in Italy:
L’apertura del Ferrero Open Innovation & Science Center a Chicago rappresenta un chiaro segnale di come il Made in Italy possa giocare un ruolo di primo piano nell’industria alimentare globale. Investire in ricerca e sviluppo negli Stati Uniti significa avvicinarsi ai consumatori locali, comprendere meglio le loro esigenze e rispondere con prodotti innovativi che combinano tradizione e modernità.
Con questa mossa, Ferrero non solo consolida la sua crescita nel mercato americano, ma si posiziona come un leader nell’innovazione del settore dolciario, dimostrando ancora una volta che qualità e ricerca possono andare di pari passo per costruire il futuro del food.
fonte: https://www.foodweb.it/2022/07/ferrero-apre-innovation-center-negli-stat...
La storica azienda vinicola toscana Marchesi Antinori, fondata nel 1385 e attiva da 27 generazioni nel Chianti Classico, ha recentemente intensificato la sua espansione nel mercato statunitense, riconosciuto come principale sbocco per i vini italiani di qualità.
Nel 2023, Antinori ha acquisito la totalità di Stag's Leap Wine Cellars, rinomata cantina situata nella Napa Valley, California. Questa operazione, supportata da un finanziamento a medio-lungo termine del Gruppo CDP e da un investimento in equity di SIMEST, mira a consolidare la posizione dell'azienda negli Stati Uniti e a internalizzare la distribuzione dei propri marchi in Nord America.
L'espansione è proseguita nel giugno 2024 con l'acquisizione completa di Col Solare, una tenuta di 11 ettari nello Stato di Washington, precedentemente posseduta al 50%. Queste mosse strategiche evidenziano l'impegno di Antinori nel rafforzare la propria presenza internazionale e nel promuovere l'eccellenza del vino italiano nel mercato globale.
L'azienda molisana Colavita, leader nella produzione di olio extra vergine di oliva 100% italiano, sta rafforzando la sua presenza nel mercato statunitense attraverso strategie di espansione mirate. Nel 2023, Colavita ha acquisito O Olive Oil & Vinegar, un'azienda californiana specializzata in prodotti biologici al 100%, consolidando così la sua posizione come principale produttore di olio biologico in California.
Questa acquisizione rappresenta un passo significativo per penetrare il mercato americano con un brand locale di alta qualità, rispondendo alla crescente domanda dei consumatori statunitensi per prodotti autentici e sostenibili. Oltre all'olio, Colavita ha diversificato il suo portafoglio includendo pasta, aceto e pomodori, e ha ampliato la sua infrastruttura con tre stabilimenti negli Stati Uniti, di cui due in California e uno nel New Jersey.
Guardando al futuro, l'amministratore delegato di Colavita USA, Giovanni Colavita, ha espresso l'intenzione di effettuare nuove acquisizioni con cadenza annuale o biennale, includendo brand non italiani per portare la produzione anche in Italia. Questa strategia mira a consolidare la presenza globale dell'azienda e a promuovere l'eccellenza dei prodotti italiani nel mondo.
Con una presenza in 80 Paesi e un fatturato di circa 200 milioni di euro, di cui l'80% derivante dall'export, Colavita continua a crescere sia sul mercato internazionale che su quello italiano, rafforzando il legame tra tradizione e innovazione nel settore agroalimentare.
(Contributo editoriale a cura della Italian American Chamber of Commerce Midwest)
Il settore delle assicurazioni generali in Australia svolge un ruolo fondamentale nel fornire protezione finanziaria e soluzioni di gestione del rischio a individui e aziende. Coprendo una vasta gamma di prodotti, come assicurazioni per veicoli a motore, immobili, responsabilità civile e viaggi, questo settore aiuta a mitigare l'impatto finanziario di diverse tipologie di eventi imprevisti. Con un robusto quadro normativo supervisionato dall'Australian Prudential Regulation Authority (APRA), il settore pone un forte accento sulla protezione dei consumatori e sulla solvibilità. Poiché l'Australia affronta rischi unici come i disastri naturali, la domanda di soluzioni assicurative innovative continua a crescere, alimentando la competizione e i progressi tecnologici all'interno del mercato. In generale, l'industria delle assicurazioni generali è essenziale per promuovere la stabilità economica e la fiducia nel paese.
Indicatori Chiave
Nonostante l’aumentata esposizione ai rischi, la redditività del settore assicurativo generale in Australia è cresciuta rapidamente, grazie all’aumento dei premi che ha permesso di coprire le nuove spese. Le entrate del settore sono cresciute a un CAGR del 4,8% negli ultimi cinque anni, per raggiungere un valore stimato di $99,8 miliardi nel 2024 e si prevede che cresceranno a un tasso annuale del 4,8% nei cinque anni fino al 2023-24, raggiungendo $99,8 miliardi.
In Australia, i premi stanno aumentando a causa del sempre maggiore costo dei fenomeni meteorologici estremi, dell'aumento del valore degli asset, dell'inflazione nei settori della costruzione e delle riparazioni di veicoli, e dei crescenti costi di gestione per gli assicuratori.
Solamente a causa del peggioramento del clima estremo in Australia, i premi di riassicurazione globali sono aumentati fino al 30%. I disastri naturali, infatti, hanno causato oltre 34 miliardi di dollari in richieste di risarcimento assicurativo dal 2010, suddivisi tra alluvioni (38%), tempeste e grandinate (34%), cicloni (18%) e incendi boschivi (10%), oltre al fatto che il costo per riparare o ricostruire una casa è ora superiore del 27% rispetto all'inizio della pandemia di COVID-19.
Tendenze e Approfondimenti
Il mercato delle assicurazioni generali in Australia rappresenta un settore in forte crescita, con opportunità strategiche per le aziende italiane che desiderano entrare o espandere la propria presenza. La crescente domanda di soluzioni assicurative innovative, in particolare per far fronte a rischi legati a disastri naturali e all'aumento dei costi di gestione, offre un terreno fertile per l'introduzione di tecnologie avanzate e servizi personalizzati. Con l'aumento della frequenza e intensità dei fenomeni climatici estremi, le aziende italiane con expertise in soluzioni avanzate per la gestione del rischio potrebbero contribuire a sviluppare prodotti assicurativi in grado di rispondere alle nuove sfide climatiche, collaborando con i principali attori del settore per offrire polizze più competitive e mirate.
Il forte focus sulla protezione dei consumatori e sulla solvibilità, unito alla concentrazione geografica nel Nuovo Galles del Sud e Victoria, indica che l'ingresso o l'espansione delle aziende italiane potrebbe avvenire con successo attraverso partnership locali o acquisizioni mirate nelle aree urbane più sviluppate.
Infine, la crescente digitalizzazione del settore, con una spinta verso la personalizzazione e l’ottimizzazione dei servizi tramite piattaforme online, offre alle imprese italiane la possibilità di sviluppare nuove strategie di distribuzione e customer engagement, contribuendo a differenziare il proprio marchio e guadagnare quote di mercato in un panorama competitivo.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)
Lo scorso 20 e 21 ottobre 2024, Chicago ha ospitato il debutto di Vinitaly USA, il primo format fieristico dedicato esclusivamente al vino italiano negli Stati Uniti. L’evento, organizzato da Veronafiere e Fiere Italiane, con il sostegno dell’Italian Trade Agency (ITA), ha visto la partecipazione di oltre 230 aziende italiane, che hanno presentato più di 1.650 etichette su una superficie espositiva di 13.000 metri quadrati.
L’obiettivo della manifestazione è stato quello di rafforzare il posizionamento del vino Made in Italy nel mercato statunitense, creando nuove opportunità di business per i produttori italiani. Il mercato americano del vino vale circa 80 miliardi di dollari, e l'Italia è già il principale esportatore negli USA, con una quota di mercato del 34%. Tuttavia, la concorrenza da parte di Francia, Spagna e produttori locali è sempre più forte, rendendo necessaria una strategia di promozione mirata.
La scelta di Chicago come sede dell’evento non è casuale: la città rappresenta un hub strategico per il commercio di vini e ospita una comunità italiana ben radicata, oltre a numerosi operatori del settore vinicolo e della ristorazione. La fiera ha incluso 30 eventi B2B, masterclass e degustazioni con buyer americani, sommelier, importatori e distributori.
Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti il Ministro dell'Agricoltura italiano, Francesco Lollobrigida, e il Governatore dell'Illinois, Jay Robert Pritzker, che hanno sottolineato l'importanza di consolidare i legami commerciali tra Italia e Stati Uniti nel settore agroalimentare.
Vinitaly USA si è rivelato un successo e ha posto le basi per un’edizione ancora più ampia nel 2025. L’evento conferma il ruolo strategico del vino italiano nel panorama internazionale e dimostra come il Made in Italy possa espandersi con successo nel mercato americano.
Il 18 novembre 2024, Roncadin, azienda friulana leader nella produzione di pizze surgelate di alta qualità, ha ufficialmente inaugurato un nuovo stabilimento a Vernon Hills, nell’area metropolitana di Chicago, Illinois.
Il nuovo impianto, frutto di un investimento di 30 milioni di euro, si estende su 7.000 metri quadrati e ha una capacità produttiva di 30 milioni di pizze surgelate all’anno. Lo stabilimento darà lavoro a circa 100 dipendenti e permetterà a Roncadin di rafforzare la propria presenza nel mercato nordamericano, che oggi vale oltre 6 miliardi di dollari nel solo segmento delle pizze surgelate.
La scelta di Chicago come base operativa è strategica: la città è considerata una delle capitali del food negli Stati Uniti e offre un’infrastruttura logistica avanzata per la distribuzione di prodotti in tutto il Midwest e oltre. Roncadin ha inoltre firmato accordi con catene della grande distribuzione americana, con l'obiettivo di aumentare la visibilità del prodotto italiano.
L'inaugurazione è avvenuta in concomitanza con la fiera PLMA di Chicago, il più grande evento nordamericano dedicato alla Private Label, un settore in cui le aziende italiane stanno guadagnando crescente attenzione.
Dario Roncadin, CEO dell'azienda, ha dichiarato:
"Questo stabilimento rappresenta un passo fondamentale per l'espansione internazionale di Roncadin. Gli Stati Uniti sono un mercato strategico per noi, e con questa nuova struttura possiamo garantire qualità, freschezza e un'autentica esperienza italiana ai consumatori americani."
L’azienda ha inoltre annunciato un piano di investimenti in sostenibilità, con la realizzazione di un sistema di produzione a basso impatto ambientale, utilizzando fonti di energia rinnovabile e materiali ecosostenibili per il packaging.
Fonte: https://interprogettied.com/tecnologiealimentari/2024/12/roncadin-inaugu...
Il marchio "Made in Italy" rappresenta un'eccellenza riconosciuta a livello globale, ma è anche una delle denominazioni più contraffatte al mondo. Solo nel 2024, la Guardia di Finanza ha sequestrato prodotti alimentari e tessili per un valore superiore a 200 milioni di euro, commercializzati con etichette false che simulavano l'origine italiana.
Contraffazione: un danno economico e di reputazione
Secondo Coldiretti, il fenomeno dell’Italian Sounding – ovvero l’imitazione di nomi e design italiani per prodotti di origine straniera – genera un danno di oltre 100 miliardi di euro all'anno. Paesi come Stati Uniti, Brasile e Germania sono tra i principali mercati in cui si trovano prodotti contraffatti, spesso venduti senza reali controlli di qualità.
Le istituzioni italiane stanno rispondendo con iniziative di tutela: il Ministero dello Sviluppo Economico ha lanciato una campagna internazionale per sensibilizzare i consumatori e ha rafforzato le collaborazioni con le dogane europee per bloccare le importazioni illegali.
Strategie per l'export: digitalizzazione e nuovi mercati
Parallelamente alla lotta alla contraffazione, le imprese italiane stanno adottando nuove strategie per rafforzare la loro presenza all'estero. La digitalizzazione dell’export è una delle priorità, con piattaforme di e-commerce e strumenti di certificazione blockchain che garantiscono la tracciabilità del prodotto. Inoltre, il governo sta favorendo l’ingresso delle PMI italiane in mercati emergenti come India e Vietnam, dove cresce la domanda di prodotti di alta qualità.
L’obiettivo è duplice: difendere il valore del Made in Italy e creare nuove opportunità di crescita per le aziende italiane all’estero.
Fonte: https://www.coldiretti.it/
Chicago è una delle capitali gastronomiche degli Stati Uniti e la cucina italiana continua a essere una delle più amate dai consumatori americani. La recente crescita del turismo e della domanda di esperienze culinarie autentiche ha portato a un’espansione del numero di ristoranti italiani, con un’attenzione particolare ai prodotti certificati DOP e alle specialità regionali.
Il boom del Made in Italy nei ristoranti di Chicago
Secondo la National Restaurant Association, il mercato della ristorazione a Chicago ha superato i 20 miliardi di dollari nel 2023, con un incremento significativo delle aperture di ristoranti italiani di fascia alta. Questo trend è dovuto a diversi fattori:
Le sfide per gli imprenditori italiani
Nonostante il successo della ristorazione italiana a Chicago, ci sono anche delle sfide da affrontare:
Strategie di successo
Per le aziende italiane che vogliono entrare nel mercato della ristorazione a Chicago, è fondamentale puntare su:
L’espansione della ristorazione italiana a Chicago rappresenta un’ottima opportunità per gli imprenditori italiani che vogliono portare la vera tradizione culinaria italiana negli Stati Uniti.
Fonte: https://restaurant.org/
Il settore dell’arredamento e del design di lusso a Chicago è in piena espansione, grazie alla crescente domanda di prodotti esclusivi e su misura. Il Made in Italy è sinonimo di qualità, artigianalità e design raffinato, caratteristiche sempre più ricercate nel mercato statunitense.
Il boom dell’arredamento di lusso a Chicago
Negli ultimi anni, Chicago ha visto una forte crescita del settore real estate di fascia alta, con un aumento delle richieste di arredamenti personalizzati. Quartieri come Gold Coast, Lincoln Park e West Loop ospitano una clientela disposta a investire in mobili e complementi d’arredo di lusso, spesso realizzati da aziende italiane.
Secondo il report di IBISWorld, il mercato dell’arredamento di lusso negli Stati Uniti ha raggiunto un valore di 46 miliardi di dollari nel 2023, con una crescita costante del 5% annuo.
Opportunità per le aziende italiane
Il design italiano continua a essere un elemento di grande prestigio nel mercato americano e Chicago rappresenta una delle città chiave per la sua espansione.
Fonti: https://www.ibisworld.com/
(Contributo editoriale a cura della Italian American Chamber of Commerce Midwest)
L’export agroalimentare Made in Italy batte ogni record raggiungendo, nel 2024, quota 70 miliardi di euro. La dieta mediterranea viene scelta da tutte le popolazioni e questo spinge i prodotti enogastronomici italiani ad essere preferiti ad altre opzioni. Una splendida notizia per tutti i produttori di olio extravergine d’oliva (che segna +56% in valore esportato, ovvero oltre 2 miliardi di euro), per il comparto ittico (+12%), per i pastifici (+5%) e per i coltivatori e trasformatori di pomodoro (6%). Altre punte di questa stella nel firmamento dell’export agroalimentare Made in Italy sono il vino, la frutta, la verdura ed i legumi che totalizzano un +7% nel valore di prodotto venduto all’estero.
La dieta mediterranea alleata della salute
Ad incoronare la dieta mediterranea come la scelta migliore per la salute è anche una ricerca del Best Diets Ranking elaborato da U.S. News & World Report. Longevità, controllo del peso, salute del cuore e del sistema nervoso, prevenzione delle malattie degenerative e croniche, controllo del diabete.
Secondo i dati, l’export agroalimentare italiano è spinto anche da queste considerazioni che vedono l’Unione Europea con la Svizzera, tra le principali destinazione dei prodotti, seguite da Stati Uniti (+10%), Cina (8%) e Giappone.
Leggi l'articolo completo: https://ccis.ch/export-agroalimentare-made-in-italy-nel-2024-record-a-70...
La piazza finanziaria di Zurigo è caratterizzata da cifre che parlano da sole:
- 32,8 miliardi di franchi di valore aggiunto lordo nel 2023
- 103.400 posti di lavoro a tempo pieno, che corrispondono al 43% dei posti di lavoro in Svizzera e al 44% del valore aggiunto del mercato finanziario elvetico globale.
Che si tratti di istituzioni finanziarie internazionali o di aziende a vocazione nazionale, tutte contribuiscono a far sì che 1 posto di lavoro su 10 e 1 valore aggiunto su 6 nel Cantone di Zurigo siano attribuibili al settore finanziario. Nella sola città di Zurigo, il settore finanziario rappresenta ¼ della produzione economica regionale, più che in centri finanziari globali come Hong Kong o New York.
Rafforzare Zurigo come hotspot per l'innovazione e gli investimenti?
Il Cantone di Zurigo è uno dei principali centri internazionali per l'innovazione e la tecnologia, anche grazie alla sua dinamica realtà fatta anche di start-up che, tuttavia, soprattutto nella fase di scaleup, si trovano di fronte a una carenza di finanziamenti che ne ostacola il potenziale.
È qui che entrano in gioco società di private equity e venture capital, family office e fondazioni: sono la chiave per promuovere l'innovazione e garantire la competitività a lungo termine del Cantone. Molti di questi attori sono già attivi nella regione di Zurigo, ma il loro potenziale è lungi dall'essere esaurito.
Nell'ambito dell’ “Investor Location 2030”, saranno sviluppate misure specifiche per il Cantone di Zurigo al fine di migliorare le condizioni quadro per gli investitori e le start-up, rafforzando così Zurigo come “investor location”.
Titola così un articolo comparso su Enterprise Romande, e scritto dalla giornalista Flavia Giovannelli che sottolinea l'ottima salute delle relazioni eocnomiche finanziarie tra la Svizzera e l'Italia.
Nell'articolo si sottolineano rapporti solidi tra sostegno politico e dinamismo economico, con il commercio bilaterale tra Svizzera e Italia che continua a prosperare. "Lo scorso novembre" ricorda Giovannelli "il ministro italiano degli Affari esteri Antonio Tajani ha sostenuto apertamente la necessità che la Svizzera trovi un accordo con l'Unione europea. Guardando al futuro, i due Stati intendono espandere ulteriormente la loro cooperazione in numerosi settori, come l’energia, l’innovazione e le biotecnologie".
Ottime notizie per le casse federali. Le stime iniziali indicano che, alla fine del 2024, il disavanzo di bilancio sarà di soli 80 milioni di franchi, rispetto ai 2,6 miliardi previsti. La ministra delle finanze, Karin Keller-Sutter, si è dichiarata "sollevata e soddisfatta" durante una conferenza stampa a Berna, sottolineando però che questo risultato potrebbe non riflettere la realtà futura, essendo stato raggiunto grazie a entrate straordinarie e ai 4 miliardi di franchi risparmiati con le misure adottate negli ultimi due anni.
La reazione politica è stata variegata, secondo quanto riportato dalla radio pubblica svizzera SRF. I partiti si stanno concentrando sulle misure di risparmio proposte dal Governo, che dovranno essere presto discusse in Parlamento. Verdi e socialisti hanno accolto la notizia con soddisfazione, ma anche con critiche, sostenendo che i risparmi siano stati fatti a scapito di progetti sociali, ambientali e climatici, e affermando la necessità di un cambiamento.
La deputata socialista Sarah Wyss ha espresso la speranza che la maggioranza parlamentare comprenda l'importanza di investire, sottolineando che possiamo permettercelo. All'opposto, Lars Guggisberg dell'Unione democratica di centro, partito di destra conservatrice, ha affermato che le misure di risparmio sono "più indispensabili che mai". Secondo lui, negli ultimi 30 anni le spese sono cresciute molto più rapidamente rispetto all'economia, superando le nostre possibilità.
Gli svizzeri tornano a spendere con maggior fiducia. A dirlo è l'indicatore dei consumi calcolato da uno dei più grandi istituti di credito elvetici, sulla valutazione anonima e neutrale dei pagamenti effettuati dai propri clienti con le carte di credito. Il dato che emerge parla di una crescita netta, a gennaio 2025, dell’1.2% rispetto a gennaio del 2024.
Secondo PostFinance, la domanda interna continua il trend positivo in ascesa osservato a fine anno. Una crescita positiva che dà forza anche all’economia generale del paese e anche all’import Made in Italy verso la confederazione.
L'analisi della società evidenzia che, all'inizio del nuovo anno, le spese per i beni di consumo quotidiani hanno avuto un sensibile incremento percentuale rispetto al 2024, mantenendosi tutto sommato stabili. I settori libreria e stampa hanno visto un incremento leggero, mentre sono in diminuzione gli acquisti nel settore automotive.
Salgono i valori medi degli scontrini per trattamenti sanitari e farmaci così come quelli per la bellezza e il benessere in generale. Una notizia positiva per l’export Made in Italy del settore farmaceutico, tra i primi indici che segnano il successo del 2024.
Per lo svago e il tempo libero, le spese degli svizzeri sono risultate stabili a gennaio.
Dopo aver raggiunto un picco storico a dicembre 2024, le spese per i viaggi si sono ridimensionate a un livello più contenuto nel mese di gennaio 2025, con un calo evidente in tutte le sottocategorie, incluse le prenotazioni alberghiere e il noleggio auto.
Quale può essere il ruolo della Svizzera nella complessa situazione geopolitica internazionale? Se ne è discusso durante il Congresso mondiale della Sicurezza che si è tenuto a Monaco in questi giorni.
Ciò che emerge è che, se dovessero sorgere delle schermaglie o addirittura delle guerre commerciali o se dovesse essere messo in discussione un “cessate il fuoco”, la Svizzera rivestirà un ruolo cruciale. Un segnale forte e chiaro per Bruxelles per ribadire la centralità della Confederazione che, pur non facendo parte della UE, è parte attiva dell’Onu e, per questo, fortemente interessata a mantenere ottimi rapporti sia con l’Europa che con gli Stati Uniti d’America.
Una posizione che però deve rimanere libera da condizionamenti. Un punto fermo emerso con chiarezza durante le conferenze di questi giorni a Monaco, durante le quali l’intervento del vicepresidente statunitense J.D Vance alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza ha creato un netto malumore tra i leader europei, per le critiche mosse al vecchio continente su più punti, tra i quali la politica migratoria.
La presidente della Confederazione Elvetica Karin Keller-Sutter ha preso le distanze da queste rimostranze generalizzate, definendo il discorso del vicepresidente Usa “liberale, in un senso molto svizzero”. In una intervista riportata su Le temps, e proprio Keller-Sutter a dare un taglio preciso alle parole di J.D Vance. “Ha parlato di valori che dobbiamo difendere e che condividiamo, come la libertà e la possibilità per il popolo di esprimersi. È stato un appello alla democrazia diretta. Si può leggere come tale” ha spiegato Keller-Sutter. Un’analisi che non è piaciuta a tutti i partiti della Confederazione ma che sono invece state apprezzate dal suo (PLR-partito Radicale Liberale) che le ha definite equilibrate e neutrali.
“Non ha preso posizione né per gli Stati Uniti, né per l’Europa in un contesto geopolitico complicato. Riaffermare la neutralità svizzera […] offre spazio di dialogo”, ha detto alla stampa la Presidente della Svizzera.
Ed è proprio sulla propria neutralità e sulle basi di cosa questa possa essere di grande aiuto all’Europa, che ci si interroga ora.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Si stima che il prodotto interno lordo (PIL) pro capite della Corea del Sud abbia superato la soglia dei 36.000 dollari nel 2024, superando i suoi pari economici come il Giappone e Taiwan, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI) di ottobre, pubblicate dal governo domenica.
Secondo i dati del Ministero delle Finanze, della Banca di Corea e di Statistics Korea, il PIL pro capite del paese nel 2024 è stimato a 36.024 dollari, con un aumento di 454 dollari (+1,28% su base annua).
Il PIL pro capite viene calcolato dividendo il PIL totale per la popolazione, come riportato dai dati statistici nazionali, e convertendo il valore in dollari in base al tasso di cambio medio won-dollaro.
Il valore si attestava a 30.839 dollari nel 2016 e a 35.359 dollari nel 2018, ma è sceso a 33.503 dollari nel 2020 a causa della pandemia di COVID-19. Nel 2021 ha raggiunto i 37.503 dollari, sostenuto dalla ripresa delle esportazioni, ma è poi calato a 34.810 dollari l'anno successivo, prima di risalire a 35.570 dollari nel 2023.
Sebbene il PIL pro capite del paese sia aumentato per due anni consecutivi, il tasso di crescita annuo è passato dal 2,18% nel 2023 all'1,28% nel 2024.
Tuttavia, la stima di 36.024 dollari suggerisce che la Corea abbia superato il Giappone e Taiwan.
A ottobre, il Fondo Monetario Internazionale aveva previsto che il PIL pro capite del Giappone sarebbe sceso a 32.859 dollari nel 2024, con un calo del 3,1% su base annua, mentre per Taiwan era stata stimata una crescita del 2,6%, raggiungendo i 33.234 dollari nel 2023. Nelle sue previsioni, il FMI stimava che il PIL pro capite della Corea sarebbe aumentato a 36.132 dollari nel 2024, segnando un incremento dell'1,6%.
Secondo i media locali, la crescita del PIL nominale, che misura la produzione economica di un paese senza aggiustamenti per l'inflazione, potrebbe aver contribuito all'aumento del PIL pro capite.
Il PIL nominale della Corea è cresciuto del 5,9% lo scorso anno, registrando il maggiore incremento dal 2021, quando aveva segnato un +7,9%, secondo i dati governativi.
Tuttavia, il rafforzamento del dollaro ha limitato la crescita del PIL pro capite. Il valore medio annuo del won rispetto al dollaro nel 2024 è stato di 1.363,98, segnando una svalutazione di 58,57 won rispetto all'anno precedente. Se il tasso di cambio fosse rimasto al livello del 2023 (1.305,41), il PIL pro capite del 2024 avrebbe raggiunto i 37.641 dollari.
Se nel 2025 il PIL nominale dovesse crescere del 3,8%, come previsto dal governo, e il tasso di cambio won-dollaro rimanesse al livello del 2024, il PIL pro capite per quest'anno raggiungerebbe i 37.441 dollari, con un aumento di 1.417 dollari.
Secondo le stime di ottobre, il FMI prevede che il PIL pro capite della Corea supererà la soglia dei 40.000 dollari nei prossimi anni, raggiungendo i 41.031 dollari nel 2027.
La Corea del Sud investirà 414,2 miliardi di won (285 milioni di dollari) nello sviluppo di tecnologie avanzate per favorire l’innovazione in vari settori entro il 2031, con l’obiettivo di potenziare nuove fonti di sviluppo economico, ha annunciato mercoledì il Ministero dell’Industria.
Il progetto di investimento è stato avviato nel 2022 con l'obiettivo di sostenere lo sviluppo di tecnologie innovative destinate a trasformare le industrie del futuro, secondo quanto dichiarato dal Ministero del Commercio, dell'Industria e dell'Energia.
Per il 2024, il ministero ha selezionato tre nuove aree di investimento: superamento delle limitazioni spazio-temporali nella trasmissione dell’energia;meccanismi avanzati di cybersicurezza; tecnologia di fusione tra neuro-scienza e intelligenza artificiale per potenziare le capacità fisiche umane.
Il ministero destinerà un totale di 414,2 miliardi di won al progetto entro il 2031, di cui 68,1 miliardi di won saranno investiti nelle tre nuove aree.
"Dobbiamo concentrarci sullo sviluppo delle migliori tecnologie industriali al mondo e garantire una leadership globale per creare nuovi mercati futuri e rispondere alla guerra tecnologica globale," ha dichiarato Je Kyung-hee, direttore generale per la politica di convergenza tecnologica industriale del ministero, in un comunicato stampa.
Pascucci, il marchio di caffè italiano operato dal gruppo SPC, ha annunciato un'importante operazione di rebranding per rafforzare la sua immagine legata all'Italia. Il restyling comprenderà anche un rinnovamento degli interni dei negozi, che saranno decorati con tonalità legno, evocando l'atmosfera del caffè espresso. Inoltre, Pasucci presenterà nuovi piatti signature, tra cui l'"Esophl" e il "Casata Tiramisu", entrambi ispirati alla tradizione culinaria italiana. La notizia è stata riportata da yna.co.kr. Questo cambiamento mira a connettere i consumatori sudcoreani con l'autenticità e la qualità del caffè italiano, un elemento sempre più apprezzato nel mercato locale.
È stata inaugurata l'Italia Jewelry House presso il centro commerciale Hyundai di Seoul, un boutique che ospita quattro prestigiosi marchi italiani: FOPE, Marco Bicego, Serafino Consoli e Annamaria Cammilli. L'evento ha visto la partecipazione delle attrici sudcoreane Jung Eun-chae e Uhm Ji-won, che hanno indossato gioielli delle diverse collezioni, esaltando l'eleganza e la tradizione orafa italiana. Ogni marchio presenta un approccio unico alla gioielleria di alta classe, combinando artigianato tradizionale e innovazione. La notizia è stata riportata da thepublic.kr, evidenziando l'importanza della cultura italiana nel panorama della moda e del lusso in Corea del Sud.
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Korea)
Presidenza del Brasile - BRICS 2025
Nota concettuale del Governo
"Nel 2025, il Brasile assumerà due grandi responsabilità, la Presidenza dei BRICS e della COP-30 - Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, in un contesto di tensioni approfondimento della geopolitica che sfida l’attuale fragile ordine multilaterale internazionale.
Il ricorso insensato all’unilateralismo e l’ascesa dell’estremismo in varie parti del mondo minacciano la stabilità globale e aggravano le disuguaglianze. Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha sottolineato il potenziale dei BRICS come spazio in cui costruire le soluzioni di cui il mondo ha così disperatamente bisogno. Più che mai, la capacità collettiva di negoziare e superare i conflitti attraverso la diplomazia è fondamentale. Il nostro gruppo interagisce con tutti ed è in prima linea tra coloro che sostengono la riforma della governance globale.
I BRICS si consolidano come una piattaforma di cooperazione tra paesi che rappresentano circa la metà della popolazione mondiale e il 39% del PIL globale (ppp), impegnati a promuovere un ordine mondiale multipolare più equo, giusto, democratico ed equilibrato. Negli ultimi 16 anni la nostra partnership ha prodotto risultati concreti nell’ambito dei tre pilastri della cooperazione - politica e sicurezza, economia e finanza, scambi culturali e società civile.
Lo scorso anno, la presidenza brasiliana del G20 ha dimostrato che è possibile raggiungere un consenso per superare le principali sfide globali. Ora è il momento di riaffermare la vocazione dei BRICS nella lotta per un mondo multipolare e per relazioni meno asimmetriche tra i paesi.
In questa nota concettuale vengono delineate le priorità e gli obiettivi chiave per quest’anno. Saranno inoltre predisposte note tematiche dettagliate su argomenti o gruppi di lavoro specifici.
Guidata dal motto “Rafforzare la cooperazione nel Sud del mondo per una governance più inclusiva e sostenibile”, la presidenza brasiliana dei BRICS nel 2025 si concentrerà su due priorità: (i) Cooperazione con il Sud del mondo e (ii) Partenariati BRICS per lo sviluppo sociale, economico e ambientale.
Nell’ambito di queste priorità, il Brasile propone di focalizzare l’attenzione politica in sei ambiti fondamentali descritti in dettaglio nell’allegato (in inglese): Issue Note - Brazil's BRICS Presidency. English.
Fonte: BRICS Brasil 2025
(Contributo editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
Il settore dei servizi ha registrato nel 2024 un andamento positivo dei ricavi. Lo ha indicato l'Ufficio di Statistica Ceco.
Lo scorso anno, il settore dei servizi ha registrato un incremento dei ricavi al netto dell'inflazione del 2,4%. Si tratta di un netto miglioramento rispetto al 2023, quando i ricavi avevano subito un calo del tre percento. Nell'ultimo trimestre, i servizi hanno registrato un incremento anno su anno del 2,1%.
Tutti i principali comparti del terziario non hanno registrato ribassi rispetto al 2023. Il settore più dinamico è stato quello dei trasporti e della logistica, con un incremento di oltre il quattro percento. I comparti dei servizi amministrativi e del settore IT sono cresciuti intorno al 2%. La ristorazione e l'accoglienza hanno registrato un aumento dello 0,7% rispetto al 2023.
I numeri dei turisti italiani che hanno soggiornato almeno una notte in Repubblica Ceca hanno superato lo scorso anno i livelli precedenti alla pandemia di Covid-19, che aveva segnato una battuta d’arresto per il settore. Lo indicano i dati dell’Ufficio di Statistica Ceco.
Nel 2024, hanno soggiornato in Repubblica Ceca oltre 435.000 turisti provenienti dall’Italia, che hanno rappresentato il sesto gruppo più numeroso di visitatori esteri nel paese. Rispetto al 2023, si è registrato un incremento di oltre l’11%. Il numero è stato superiore a quello del 2019, quando gli arrivi dall’Italia erano stati 410.000. Anche i pernottamenti hanno superato i livelli antecedenti alla pandemia: nel 2024 sono stati 1,17 milioni, rispetto a 1,09 milioni nel 2019.
Il 2024 ha visto in generale una ripresa del turismo incoming in Repubblica Ceca. Gli arrivi dall’estero sono stati 10,49 milioni, con un aumento del 9,7% rispetto al 2023. Il gruppo più numeroso di turisti esteri è stato quello dei tedeschi, con 2,38 milioni di arrivi. Gli arrivi dei residenti nelle strutture ricettive sono stati 12,33 milioni, in calo dello 0,7% rispetto al 2023.
La Banca Centrale Ceca (ČNB) ha ripreso a ridurre i suoi tassi d’interesse. Lo ha approvato il direttivo dell’istituto.
I consiglieri hanno approvato un taglio di un quarto di punto percentuale, portando il principale tasso d’interesse al 3,75%. Durante la seduta di dicembre, il consiglio aveva interrotto la serie di tagli, che aveva ridotto il tasso d’interesse di base dal 7% al 4%. “I nuovi dati economici indicano che non si stanno avverando i rischi pro-inflattivi di breve termine”, ha dichiarato il governatore della banca centrale, Aleš Michl.
La Banca Centrale Ceca ha anche rivisto le sue stime di crescita. Il PIL ceco dovrebbe crescere del 2% quest’anno e del 2,6% nel 2026. La crescita rimarrà sotto il potenziale dell’economia ceca, ha osservato la ČNB.
Il presidente della Repubblica, Petr Pavel, ha firmato giovedì 6 febbraio l’atteso pacchetto legislativo sulle criptomonete.
Le due principali leggi che compongono i provvedimenti legislativi hanno quindi completato il loro iter e attendono solo la pubblicazione nella Raccolta delle Leggi. I provvedimenti regolano il mercato delle criptomonete, che verrà sorvegliato dalla Banca Centrale Ceca. Molte norme vengono recepite dalla legislazione comunitaria.
Il pacchetto legislativo contiene anche le nuove regole per la tassazione delle criptomonete, che avranno un regime simile a quello delle azioni quando detenute da persone fisiche. Le plusvalenze saranno esenti dall’imposta qualora la criptomoneta sia stata detenuta per più di tre anni. Le plusvalenze da criptomonete verranno inserite nel nuovo limite di 40 milioni di corone, entro il quale si applica l’esenzione dal pagamento dell’imposta sul reddito.
Il volume del commercio estero tra l’Italia e la Repubblica Ceca ha sfiorato lo scorso anno i 18 miliardi di euro. Lo indicano i dati dell’Ufficio di Statistica Ceco.
Il volume espresso in euro ha registrato lo scorso anno un leggero calo dell’1%, attestandosi a 17,8 miliardi di euro. In corone ceche, invece, il valore è cresciuto del 3,6%, raggiungendo i 447 miliardi. Le esportazioni italiane in Repubblica Ceca hanno toccato gli 8,3 miliardi di euro, pari a 209 miliardi di corone, con un aumento del 2,5%. Continuano a crescere anche le esportazioni ceche, con un volume di 238 miliardi di corone, pari a 9,5 miliardi di euro.
Complessivamente, le esportazioni ceche nel mondo sono aumentate del 4,9%, mentre le importazioni in Repubblica Ceca sono cresciute del 2,7%. Il saldo commerciale è stato positivo per 223 miliardi di corone, in aumento rispetto al 2023.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Secondo i dati raccolti nel IV trimestre del 2024, il valore dei lavori edilizi eseguiti sul territorio della Repubblica di Serbia è diminuito dello 0,40% secondo i prezzi correnti, mentre ai prezzi costanti la diminuzione è stata dell’1,90% rispetto al IV trimestre del 2023.
Secondo i dati raccolti nel quarto trimestre del 2024, il valore dei lavori edili eseguiti sul territorio della Repubblica di Serbia è diminuito dello 0,40% ai prezzi correnti, mentre ai prezzi costanti la diminuzione è stata dell’1,90% rispetto al quarto trimestre del 2023. Analizzando per tipo di costruzione, il valore dei lavori edili in questo trimestre, rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente, è aumentato dell’11,90% sugli edifici, ma per quanto riguarda le altre costruzioni è diminuito dell’8,60% ai prezzi costanti.
Nel IV trimestre 2024, il valore dei lavori edilizi eseguiti ai prezzi costanti è aumentato nella regione di Belgrado del 18,20%, mentre il valore dei lavori eseguiti nelle altre regioni è diminuito: nella regione della Serbia centrale e occidentale del 2,80%, nella regione della Serbia meridionale e orientale del 6,50% e nella regione della Vojvodina del 18,10% rispetto allo stesso trimestre del 2023.
Del valore totale dei lavori edilizi, il 97,30% è stato eseguito sul territorio della Repubblica di Serbia, mentre il restante 2,70% è stato eseguito sui cantieri all'estero.
Il valore dei lavori edilizi eseguiti dagli imprenditori serbi nel IV trimestre 2024, per i lavori eseguiti sul territorio della Repubblica di Serbia e all'estero, è aumentato dello 0,10% rispetto al IV trimestre del 2023 ai prezzi correnti, mentre ai prezzi costanti la diminuzione è stata dell’1,40%.
Il primo bando pubblico nell'ambito della Misura 3 – Investimenti in beni fisici che riguardano la trasformazione e il marketing dei prodotti agricoli e della pesca, nell'ambito del programma IPARD III, è stato pubblicato il 10 febbraio 2025.
Il termine per la presentazione delle domande di autorizzazione dei diritti sui fondi è dal 10 febbraio al 14 marzo 2025.
I beneficiari di questa misura sono le aziende agricole registrate, ovvero: imprenditori, società commerciali e cooperative, mentre i settori supportati riguardano la trasformazione e il marketing di latte, carne, uova, pesce, frutta, verdura, uva, cereali e piante industriali.
Gli investimenti in beni fisici relativi alla trasformazione e al marketing dei prodotti agricoli e della pesca comprendono investimenti nella costruzione e nell'arredamento degli edifici, nell'acquisto di nuove attrezzature, macchine e mezzi, hardware e software informatici.
L'intensità del supporto nella Misura 3 arriva fino al 50% dei costi ammissibili totali, mentre per gli investimenti relativi alla gestione delle acque reflue, all'economia circolare e alle energie rinnovabili, il supporto è in aumento del 10%. Nell'ambito della Misura 3, il beneficiario può richiedere il supporto per i costi ammissibili da 20.000 euro a 1.300.000 euro, indipendentemente dal valore complessivo dell'investimento. Il supporto massimo che un beneficiario può ottenere nell'ambito di questa misura durante il periodo di attuazione del programma IPARD III è di 2.500.000 euro.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Serba)