Domenica 4 Maggio 2025
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Nella cornice di Palazzo di Venezia a Istanbul, l’Ambasciatore d’Italia in Turchia, Giorgio Marrapodi, ha ospitato la cerimonia di consegna del ‘Premio Leonardo da Vinci’, organizzato dalla Camera di Commercio e dell’Industria Italiana ad Istanbul, per premiare un’azienda italiana e una turca distintesi nel corso del 2022 per gli investimenti bilaterali diretti.
Ospite d’eccezione della serata è stato il Ministro dell’Industria e della Tecnologia Mehmet Fatih Kacir. Nel corso del suo intervento, l’Ambasciatore Marrapodi ha messo in risalto come, in un momento di grande complessità internazionale, “la Turchia rimane un partner commerciale strategico e amico dell’Italia, come dimostrato dagli intensi contatti ad ogni livello”.
Sono stati inoltre ricordati gli importanti traguardi di cooperazione economica raggiunti dai due Paesi, in particolare la cifra record di 25 miliardi di euro di interscambio nel 2022, indicando nella JETCO e nel connesso business forum previsti in Turchia nel 2024 due momenti chiave per il rafforzamento del partenariato economico. Da parte sua, il Ministro dell’Industria Kacir ha voluto rimarcare l’intenso rapporto bilaterale, auspicando un’ulteriore crescita degli investimenti. In particolare, il Ministro ha invitato a cogliere le opportunità di collaborazione offerte dal mercato turco, soprattutto nei settori chiave della transizione ecologica e digitale, sempre più centrali nelle strategie di sviluppo del Paese.
Come investitore turco in Italia è stata premiata Desa, società che opera nel settore dell’abbigliamento, in particolare nella pelletteria, con sede a Istanbul. L’azienda possiede in Italia un proprio showroom a Milano inaugurato nel 2013 e nel luglio 2022 ha investito in un nuovo stabilimento in Toscana. Come investitore italiano in Turchia il riconoscimento è andato al Gruppo Pietro Fiorentini S.p.A., attivo nel settore del gas naturale e dell’energia. La società, attraverso anche una strategia di fusioni e acquisizioni, ha consolidato la sua posizione nel mercato turco.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Il Presidente Erdogan, durante un intervento pubblico ad Ankara all'inizio di gennaio, ha anticipato i dati preliminari sul commercio estero.
"Le esportazioni hanno superato il record dell'era repubblicana, raggiungendo 255 miliardi 809 milioni di dollari nel 2023, con un aumento dello 0,6% rispetto all'anno precedente" ha dichiarato il Presidente. "Con questa cifra, abbiamo persino superato l'obiettivo di 255 miliardi di dollari stabilito nel Programma di Medio Termine. A dicembre 2023, le nostre esportazioni hanno raggiunto i 23 miliardi di dollari, con un aumento dello 0,44%. Il rapporto tra esportazioni e importazioni nel 2023 è salito di 0,8 punti percentuali al 70,7%."
Il Presidente Erdogan ha anche sottolineato un primo miglioramento con riferimento al deficit di conto corrente. Infatti, rispetto al 2023, questo è sceso del 3,2%, passando da 109 a 106 miliardi di dollari. Il merito di questo risultato è dell’espansione dell’export dei servizi, a cui si è accompagnata una riduzione del deficit della bilancia commerciale.
Questi dati, se confermati nei prossimi mesi, potrebbero essere considerati tra i primi risultati positivi raggiunti dal nuovo corso economico della Turchia. Proprio la riduzione dello strutturale deficit di conto corrente e il rilancio delle esportazioni sono due dei capisaldi della svolta economica "ortodossa" del nuovo Governo, attribuibile al Ministro dell'Economia e delle Finanze Mehmet Şimşek, al fine di rendere la crescita della Turchia più stabile e sostenibile.
Secondo tali dati preliminari, l'Italia e la Turchia hanno raggiunto un interscambio commerciale di oltre 27 miliardi di dollari nel 2023. L'Italia si conferma come il secondo partner commerciale a livello dell'UE e il primo nell'area del Mediterraneo della Turchia.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Secondo i dati diffusi l’11 dicembre scorso dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), il dato degli IDE in Turchia da gennaio a ottobre 2023, è stato pari a USD 4,1 mld in capitale azionario, USD 3,1 mld da vendite immobiliari a residenti stranieri e USD 900 mln tramite strumenti di debito. Contestualmente, vi è stato un disinvestimento di USD 300 mln. Il valore netto degli IDE è stato nei primi dieci mesi del 2023 pari a USD 7,8 mld in calo del 31% rispetto al periodo gennaio-ottobre 2022.
Nel periodo in considerazione, con una quota pari al 69% del totale degli IDE, i Paesi UE complessivamente considerati si sono confermati i principali investitori in Turchia.
Per quanto riguarda i singoli Paesi, nel mese di ottobre, al primo posto troviamo la Francia (25%), seguita da Olanda (21%), EAU (16%), Germania (15) e Regno Unito (9%). Se invece vengono considerati i primi dieci mesi del 2023, al primo posto resta saldamente l’Olanda seguita da Germania, EAU e Russia.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Secondo i dati diffusi il 29 dicembre scorso da Turkstat, in collaborazione con il Ministero del Commercio, nel mese di novembre le esportazioni e le importazioni turche sono ammontate rispettivamente a USD 22,99 mld (20,77 se si scorporano energia e oro) e USD 28,92 mld (21,65 se si scorporano energia e oro).
In rapporto allo stesso mese del 2022, si è registrato un aumento, per le prime, del 5,2% (1,6% se si scorporano energia e oro) mentre, per le seconde, si è registrato un decremento del 5,7% (+6,7% se invece si scorporano energia e oro).
Nei primi undici mesi del 2023, invece, le esportazioni sono equivalse a USD 232,81 mld (+0,7% rispetto al periodo intercorso tra gennaio e novembre del 2022), a fronte di importazioni per USD 332,74 mld (+0,5%). Tra gennaio e novembre dello scorso anno, è stato riportato un deficit complessivo di USD 99,93 mld, in leggero aumento dello 0,1% se comparato ai primi undici del 2022.
A livello geografico, lo scorso novembre, i principali mercati di sbocco per le merci turche sono stati Germania (USD 1,75 mld), UAE (USD 1,36 mld), Iraq (USD 1,28 mld), Stati Uniti (USD 1,26 mld) e Italia (1,1 mld).
Nei primi undici mesi del 2023, invece, essi sono stati Germania (USD 19,4 mld), USA (USD 13,5 mld), Iraq (USD 11,5 mld), Italia (USD 11,4 mld), e Regno Unito (USD 11,3 mld).
Relativamente alle importazioni, a novembre 2023, i primi Paesi fornitori sono stati Cina (USD 3,5 mld), Russia (USD 3,4 mld), Germania (USD 2,4 mld), UAE (USD 1,5 mld), e Stati Uniti (USD 1,3 mld).
Nel periodo intercorso tra gennaio e novembre dell’anno passato, invece, essi sono stati Cina (USD 41,7mld), Russia (USD 41,4 mld), Germania (USD 26,2 mld), Svizzera (USD 18,8 mld) e Stati Uniti (USD 14,4 mld).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Paese giovane e dinamico, l’Australia – una delle maggiori economie dell’Asia-Pacifico –, presenta un quadro economico ricco di opportunità, segnato da una crescita costante che ha fatto dell’economia del Paese la dodicesima economia mondiale per Prodotto Interno Lordo e la nona per PIL pro capite a fronte di solo 26.574 milioni di abitanti con una crescita annua di 2,4%. Il Paese ha vissuto un’espansione costante di tre decenni, smorzata unicamente dalla recessione seguita alla pandemia di COVID-19. Fondamenta economiche solide e una gestione economica prudente sono indice di una crescita economica stabile, con una previsione di crescita dell’1,6% nel 2023. La stabilità di cui il sistema gode dal punto di vista giuridico, politico, finanziario e sociale, rappresenta un sicuro mercato di sbocco per le aziende propense all’espansione nel Paese e nell’intera zona. Esso gode di una valutazione del merito di credito pari ad AAA ed è proprio la sicurezza offerta da una salda e duratura condizione economica, abbinata ad un diritto commerciale chiaro e ad uno dei più alti livelli medi di benessere al mondo, ad attrarre continuamente nel Paese fondi di sviluppo ed investimento.
Il Paese è una economia altamente globalizzata di cui il commercio ne rappresenta circa il 45%; L'apertura al commercio e agli investimenti esteri è stata fondamentale per il suo successo a lungo termine. Il mercato è incline ad attività di import/export di beni e servizi, tendenza che ne ha incrementato la produttività interna, stimolato la crescita e reso l'economia più flessibile. In particolare, si segnala l’interscambio commerciale con la Cina come uno dei motori dell’economia del Paese, soprattutto nel campo delle esportazioni di materie prime, prodotti agricoli e, più di recente, turismo e istruzione universitaria. Questo rapporto ha vacillato negli ultimi due anni, anche se le relazioni tra Australia e Cina sono migliorate sostanzialmente in seguito alla vittoria elettorale del governo laburista australiano a maggio 2022. In seguito a questo, sono stati conclusi nuovi accordi per l'importazione di carbone dopo che le autorità cinesi hanno segnalato l'allentamento di un divieto informale sui carichi australiani, imposto nel 2020 quando le relazioni si sono inasprite su questioni come le origini della pandemia di coronavirus. I recenti cambiamenti negli equilibri globali, inoltre, hanno aperto le porte per un dialogo di più ampio respiro anche con l’Unione Europea; la ripresa dei trattati del Free Trade Agreement tra Unione Europea ed Australia ne è stata una chiara dimostrazione. Le negoziazioni per l’accordo di libero scambio in questione hanno subito una battuta d’arresto nell’estate 2023, ma rimane chiara l’ambizione dei due Paesi a collaborare per ridurre le barriere commerciali e cogliere nuove opportunità.
Il Paese inoltre svolge un ruolo attivo nel WTO, OMC, nell'APEC, nel G20 e in altri forum commerciali, oltre ad essere membro dell’OECD ed aver partecipato al recente COP27 per la lotta al cambiamento climatico. La sua posizione strategica, infine, affiancata a numerosi accordi consolidati in materia commerciale, fiscale e di immigrazione, ne fa un baluardo per i collegamenti diretti con i mercati in rapido sviluppo dell’Asia.
Le determinanti macroeconomiche del Paese sono un’ulteriore riprova della floridità di cui esso gode. La forte crescita del 2021 ha consolidato la posizione dell'Australia come la dodicesima economia più grande al mondo nel 2021. Il PIL nominale era di circa 2,2 trilioni di dollari australiani nel 2021. L'Australia ospita solo lo 0,3% della popolazione mondiale, ma contribuisce per l'1,7% all'economia globale. Mentre molte delle principali economie sono a rischio di recessione nel 2023, il Fondo Monetario Internazionale prevede che l'economia australiana crescerà del 1,6% nel 2023. Ciò significa che l'Australia supererà nuovamente le altre economie avanzate, le quali si prevede che cresceranno in media solo dell'1,3%. L’Australia è un grande mercato consumatore e le famiglie australiane dispongono di un reddito disponibile elevato. Secondo l'Unità di Intelligence Economica (EIU), quasi 6 milioni di famiglie generano un reddito superiore a 75.000 dollari statunitensi all'anno. Ciò posiziona l'Australia al sesto posto nelle classifiche globali. L'EIU prevede una crescita continua, con 7,6 milioni di famiglie ad alto reddito entro il 2030.L'economia australiana ha mostrato resilienza di fronte a un'inflazione elevata, tassi di interesse più alti e un ambiente internazionale volatile, posizionandosi bene per crescere più di tutte le principali economie avanzate nel periodo previsto. La crescita economica è stata solida al 3,1 per cento nel 2022-23. La crescita salariale è aumentata al suo tasso annuale più veloce dal 2009 e, dopo due trimestri consecutivi di crescita reale positiva dei salari, ci si aspetta che la crescita reale annua dei salari torni all'inizio del 2024.
Le prospettive per l'economia globale rimangono incerte, e l'inflazione rappresenta ancora una sfida chiave in molte economie. L'invasione della Russia in Ucraina, il conflitto tra Hamas e Israele, il declino del settore immobiliare cinese e gli effetti ritardati di una marcata stretta monetaria costituiscono tutti rischi al ribasso per le prospettive di crescita globale. Si prevede che la crescita globale rallenterà dal 3,4 per cento nel 2022 al 3 per cento nel 2023 e nel 2024, poiché l'inflazione persistente e i tassi di interesse più elevati gravano sull'attività economica. Si prevede un modesto aumento al 3¼ per cento nel 2025.L'economia australiana ha rallentato nei modi attesi di fronte all'incertezza globale, ai tassi di interesse più alti e a un'inflazione elevata ma in diminuzione. Tuttavia, l'economia affronta queste sfide da una posizione di forza. Il mercato del lavoro rimane robusto, con oltre 600.000 persone occupate in più negli ultimi 18 mesi e la il tasso di occupazione si mantiene vicina ai livelli record, a un ritmo più veloce rispetto a tutte le principali economie avanzate. Il tasso di disoccupazione ha registrato la sua più lunga serie consecutiva al di sotto del 4 per cento il livello più basso da quasi cinquanta anni, e i salari stanno crescendo al ritmo più rapido da oltre un decennio. Si prevede che la crescita economica si modererà nel 2023-24 a causa delle pressioni inflazionistiche e dei tassi di interesse più alti che pesano sul consumo delle famiglie e sugli investimenti immobiliari. Il mantenimento del momentum degli investimenti pubblici e aziendali e il continuo recupero nei settori degli studenti internazionali e del turismo stanno contribuendo a compensare questa debolezza e a sostenere la crescita nel 2023-24. Questi sviluppi si riflettono in un modesto miglioramento della crescita del PIL rispetto al bilancio del 2023-24.Si prevede che la crescita economica riprenderà nel 2024-25 con la diminuzione dell'inflazione dopo il suo picco nel 2022 e il miglioramento dei redditi disponibili delle famiglie. Con l'inflazione che si attenua, si prevede che la crescita reale annua dei salari tornerà all'inizio del 2024. Ciò supporterà il consumo delle famiglie e guiderà il ritmo di crescita economica a una previsione del 2¼ per cento nel 2024-25.
L'inflazione è ancora elevata e al di sopra dell'obiettivo, ma è scesa in linea con le aspettative dopo il picco nel 2022. Si prevede che l'inflazione tornerà nell'intervallo target entro il 2024-25 e si prevede che sarà del 2¾ per cento nel trimestre di giugno 2025. Tuttavia, i prezzi globali più alti del petrolio sono stati trasmessi ai prezzi della benzina, aggiungendo ¼ di punto percentuale all'inflazione annua nel trimestre di settembre 2023. Le misure del governo per il costo della vita forniscono un sollievo mirato ai bilanci familiari e i dati dell'ABSmostrano che hanno ridotto l'inflazione generale di mezzo punto percentuale nell'anno fino al trimestre di settembre 2023. Si prevede che ridurranno direttamente l'inflazione annua generale di ¾ di punto percentuale nell'anno fino al trimestre di giugno 2024.La posizione fiscale si è rafforzata. Si prevede un deficit di 1,1 miliardi di dollari nel 2023-24 (pari allo 0,0 per cento del PIL), un miglioramento di 12,8 miliardi di dollari rispetto al bilancio del 2023-24. Nel quadriennio fino al 2026-27, il saldo di cassa sottostante è migliorato di un totale cumulativo di 39,5 miliardi di dollari. Il debito lordo come percentuale del PIL ora si prevede raggiungerà 1,1 punti percentuali in meno rispetto alla previsione al bilancio del 2023-24, al 35,4 per cento del PIL nel 2027-28.
Attualmente i settori chiave dell’output del paese sono settore minerario (14,3%), sanità ed educazione (12,8%), settore finanziario (7,4%), settore delle costruzioni (7.1%) settore manifatturiero (5,7%), con una contribuzione di ogni singolo Stato al PIL nazionale pari a NSW (30,3%), VIC (22,2%), QLD (19,7%), WA (17,4%), SA (5.5%), (TAS 1.6%). L’Australia, con una popolazione di 26 milioni di abitati, presenta uno dei più alti indici di sviluppo umano: nell’intervallo di valori che va tra un minimo di 0 e un massimo di 1, l’Australia si assesta a 0,951, posizionandosi quinta a livello globale (UN Human Development Report, settembre 2022), dato più alto rispetto alla media dei Paesi OECD. La popolazione urbana rappresenta l’85% della popolazione totale (2022) con un previsto tasso di urbanizzazione in crescita del 1.27% nel quinquennio 2020-25. I maggiori centri sono Sydney (4,627 milioni di abitanti), Melbourne (4,246 mln), Brisbane (2,189 mln), Perth (1.896 mln), Adelaide (1.225 mln) ed infine la capitale Canberra (367,752).
Il Paese presenta una ragione di scambio positiva, mantenuta in modo continuativo per quasi due decenni, contribuendo così ad un debito pubblico molto basso e un sistema finanziario forte e stabile. Con un aumento dell’export del 29.9% ed un aumento dell’import del 24.2% nel biennio 2021-22, i principali asset di esportazione sono le risorse naturali (61,5%), i servizi (17,6), i prodotti agricoli (11,1%) e i prodotti del settore manifatturiero (7,4%). In particolare, le abbondanti risorse naturali sono un asset strategico che attrae constanti livelli di investimenti esteri. Tale economia propensa all’export, principalmente di prodotti non lavorati, è bilanciata invece da un import riguardante prodotti finiti. Implicazione di questa dipendenza del Paese dalle attività di scambio è una certa vulnerabilità alle fluttuazioni dei prezzi sul mercato, all'inflazione dei Paesi fornitori e alle variazioni di crescita economica dei paesi cui sono destinate le materie prime. Di conseguenza, la Banca centrale australiana gestisce con molta attenzione i tassi di interesse per garantire stabilità alla crescita, aiutata dal basso numero di istituzioni finanziarie di respiro nazionale. Di pari passo con la politica monetaria, l’Australia ha un sistema di gestione microeconomica che protegge le imprese dalla concorrenza internazionale e che assicura notevoli flussi di risparmio interno.
Le principali nazioni destinatarie delle esportazioni sono Cina (36%), Giappone (12,2%), Corea (7,1%), USA (6,2%), India (4,7%) ed infine Europa (3,7%). È in questo quadro di apertura a mercati esteri, che si inseriscono una serie di accordi commerciali con le economie dell’area e non solo. L’accordo commerciale di libero scambio con la Cina è entrato in vigore nel 2015, aggiungendosi agli accordi di libero scambio esistenti con la Repubblica di Corea, Giappone e Nuova Zelanda. Inoltre, nel 2018, Australia ed Unione Europea hanno avviato i negoziati per un accordo di libero scambio a beneficio dei rapporti tra le due parti; Le negoziazioni hanno subito nell’estate del 2023 una battuta d'arresto ma rimane forte l'ambizione dei due Paesi di collaborare. L'Unione Europea, infatti, si presenta come un mercato che conta quasi 450 milioni di persone e con un PIL di circa 23.000 miliardi di dollari. L’UE è stata il terzo partner commerciale australiano di beni e servizi nel 2021, nonché la sesta destinazione di esportazione nel 2021, il quarto mercato di esportazione di servizi nel 2021 e la seconda fonte di investimenti esteri in termini di stock totali nel 2021. A fronte di ciò, il governo australiano incentiva fortemente le attività e gli investimenti internazionali: la sua politica di investimento estero, infatti, riconosce il valore del capitale internazionale e il suo contribuito allo sviluppo economico australiano.
A fine 2021 gli Stati Uniti rappresentavano il 25,5% dell’investimento estero totale, seguiti dal Regno Unito con il 17,4% e dal Belgio con il 9,5%. Nella regione dell’Asia-Pacifico, il Giappone rimane un investitore fondamentale per l’Australia, mentre si è assistito ad una forte crescita per Hong Kong e la Cina. In questo quadro si inserisce anche l’istituzione dell’ente statale Investment NSW che ha di recente aperto uffici in Francia e Germania, con il forte interesse ad aprirne uno in Italia.
La riduzione delle emissioni di gas a effetto serra rimane una priorità del Governo australiano che ha preso l’impegno di ad azzerare le emissioni entro il 2050 ed ha recentemente innalzato l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra per il 2030 a un taglio del 43% rispetto ai livelli del 2005. Tra le misure per ridurre la dipendenza del Paese dai combustibili fossili, importanti sono gli investimenti nelle energie rinnovabili.
In conclusione, il Paese Australia si presenta come fonte di risorse e molteplici opportunità per attività economiche di diverso stampo. La florida economia, la cui crescita non è stata fermata dall’impatto recessivo della pandemia, costituisce un buon punto di riferimento per flussi commerciali provenienti da tutto il mondo. Attività di business appartenenti a diversi settori possono qui trovare un fertile terreno di crescita e sviluppo, alimentati dal continuo interscambio internazionale.
Fonte: http://tinyurl.com/387tuauh
(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia)
Il Governo australiano, nel 2023 ha annunciato iniziative tramite cui desidera attirare gli investimenti esteri per raggiungere l’obiettivo finale di costruire un'economia "più resiliente, più inclusiva e più moderna".
Il focus su temi come il cambiamento climatico, il rafforzamento dei legami con partner strategici, la diversificazione del commercio e degli investimenti continua ad essere una prerogativa.
Il Governo ha reso disponibili notevoli fondi per diversi settori, tra i principali:
Sono stati allocate anche:
Entrando nello specifico:
Il settore agricolo occupa una posizione significativa nell'economia australiana, con un solido track record nelle esportazioni e nell'attrazione di investimenti internazionali. Le principali iniziative nel settore agricolo includono:
Le principali iniziative di produzione alimentare includono:
Il Governo sta lavorando per istituire il National Reconstruction Fund (NRF) da $15 miliardi. Il NRF diversificherà e trasformerà l'industria e l'economia australiane attraverso investimenti mirati nelle seguenti aree prioritarie:
Miglioramento della connettività nelle aree rurali dell'Australia Il Bilancio fornirà a NBN Co un'iniezione di capitale di $2,4 miliardi in 4 anni. I fondi saranno utilizzati per espandere la fibra e consentire a quasi 10 milioni di abitazioni e imprese di accedere a velocità fino a 1 Gigabit al secondo entro la fine del 2025. Questo investimento estenderà l'accesso alla fibra ottica a ulteriori 1,5 milioni di locali, compresi oltre 660.000 locali nelle aree rurali dell'Australia.
Il Piano Migliore Connessione per l'Australia Rurale e Regionale vedrà oltre $1,1 miliardi consegnati a comunità rurali e regionali, inclusi:
Il Governo manterrà un ulteriore $2 miliardi per il Northern Australia Infrastructure Facility per sostenere le sue agende regionali e del Nord dell'Australia. Sosterrà anche obiettivi più ampi, tra cui:
Le principali iniziative per il cambiamento climatico includono:
Le principali iniziative per l'ambiente e l'acqua includono:
(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia)
Si stima che il fatturato delle vendite di lusso dovrebbe crescere a un tasso annuo del 5,4 % nei prossimi cinque anni, a partire dal 2027, raggiungendo un totale superiore a 5 miliardi di dollari. Questo significa un notevole incremento del numero di borse di alta moda, gioielli e abbigliamento di lusso.
Brunello Cucinelli e Missoni apriranno i loro primi negozi in Australia presso il MLC Centre a Sydney, segnando un importante passo per entrambi i marchi. Il gruppo Graaf, gestito da Gennaro Autore, è la holding dei marchi Missoni e Brunello Cucinelli, che si uniranno a Valentino Sydney, primo store ufficiale del marchio nell'Asia del Sud-Est, al 25 Martin Place, all'angolo tra Castlereagh e King Streets, Graaf ha piani per portarne altri nel paese. Anche Valentino, progetto da 170 milioni di dollari, ha aperto a novembre 2022 e il negozio di 617 metri quadrati in una posizione strategica che segna un importante passo avanti nella strategia di espansione fisica e di rete del marchio.
La scelta della posizione è stata fondamentale per questa apertura. Si tratta del primo passo in un piano più ampio che prevede l'apertura di nuovi negozi a Melbourne nel 2024 e nei principali aeroporti australiani. Entrambi i marchi italiani hanno già presenza online sul mercato australiano e ora si uniscono a una prestigiosa schiera di marchi di moda internazionali.
La Graaf Group cerca destinazioni in tutto il mondo per i suoi negozi, evitando luoghi con un traffico pedonale eccessivo, in linea con la filosofia dei marchi di lusso, che puntano a offrire ai clienti un'atmosfera rilassata in cui possono godersi l’esperienza di fare shopping senza fretta. La scelta della posizione dei negozi è stata fatta con attenzione, preferendo un'area dove le persone possano prendersi il loro tempo, piuttosto che una strada ad alta velocità come George Street.
Secondo Autore, l'obiettivo principale è creare una forte presenza fisica, anche se i marchi continueranno a offrire vendite online. La Graaf Group è attiva in diversi settori, tra cui l'immobiliare, con una preferenza per edifici storici di valore culturale, come la sede centrale di Napoli in una villa del XVII secolo.
Questo inizio rappresenta l'attrattiva crescente dell'Australia per i marchi di lusso internazionali e l'impegno della Graaf Group nel fornire agli australiani un accesso esclusivo a un mondo di eleganza e stile di vita tutta italiana.
L'apertura di questi negozi rappresenta un'opportunità per gli appassionati di moda di sperimentare i prodotti italiani di nicchia e l'atmosfera unica offerti da Brunello Cucinelli e Missoni nella capitale della moda australiana, Sydney.
(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia)
Contesto
La Danimarca si distingue per essere uno dei precursori nell'utilizzo dell'energia eolica, con grandi risultati sia nel settore dei parchi eolici onshore che negli innovativi progetti offshore, ossia i parchi con turbine poste in mare aperto.
Il Paese è pioniere nella realizzazione di parchi eolici. Il parco eolico Vindeby, è stato il primo parco offshore realizzato al mondo, mentre il Kriegers Flak, ad oggi, può alimentare fino a 600.000 abitazioni all’anno, classificandosi come il più esteso sul territorio danese.
Nel settembre 2019, la produzione eolica ha superato la richiesta nazionale per la prima volta nella storia della Danimarca, evidenziando il notevole sviluppo del paese in questo campo.
Nel 2022, l’energia eolica è stata la terza fonte energetica più sfruttata nel Paese, raggiungendo una percentuale del 53,6% della produzione energetica totale. Il clima favorevole, caratterizzato da costanti brezze e temporali, ha agevolato la crescita del settore eolico danese, che produce quasi il doppio dell'energia eolica pro capite rispetto ad altri paesi industrializzati dell'OCSE - l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.
Prospettive future
La Danimarca si sta impegnando nella costruzione di nuovi parchi energetici sulla terraferma, tramite un’iniziativa presentata dal governo nell’ottobre 2023 che mira a semplificare la costruzione dei parchi e fornire dei compensi ai cittadini e alle comunità locali che vivono vicino alle turbine eoliche. L’obiettivo è riuscire a produrre un quantitativo di energia rinnovabile che equivalga al consumo di oltre 11 milioni di famiglie. Entro il 2030, inoltre, il governo danese mira a quadruplicare la produzione totale di energia eolica onshore e solare, aspirando a diventare indipendente dai combustibili fossili entro il 2050.
Per evitare di esporre il sistema ad eventuali vulnerabilità future, il Klimarådet (Consiglio Danese sul Cambiamento Climatico) ha suggerito al governo le misure necessarie per garantire un sufficiente approvvigionamento energetico nei momenti di clima sfavorevole:
Una rete di energia rinnovabile per l’Europa
Nel dicembre 2023, è entrato in funzione il cavo elettrico più lungo al mondo, che collega Danimarca e Regno Unito per sfruttare l'energia del vento dal Mare del Nord. In questo modo i due paesi potranno vendere o acquistare energia eolica reciprocamente, in base alle esigenze specifiche. L'Italia è stata coinvolta nell'installazione, contribuendo a una transizione energetica ed al raggiungimento di alcuni obiettivi di decarbonizzazione. Quest’ultima impresa testimonia la necessità di trovare metodi per esportare l’eccesso inutilizzato di energia eolica ai paesi vicini, in modo da promuovere una rete di energia rinnovabile in tutta l’Europa. È chiara la volontà del governo di promuovere il progetto: «Grazie agli accordi promossi dal governo, la Danimarca diventerà un hub di energia verde per l’Europa, con un’enorme espansione del nostro settore delle energie rinnovabili» afferma Dan Jørgensen, ministro del clima, dell'energia e dei servizi pubblici.
Fonte: http://tinyurl.com/2scd9ahy
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Il gruppo Volkswagen potrebbe rivedere nell’arco di pochi anni la sua decisione di non costruire una nuova gigafactory nel centro Europa. Lo ha indicato in un’intervista al quotidiano E15 il membro di CdA della Škoda Auto Martin Jahn.
Secondo Jahn la Repubblica Ceca è in una buona posizione di partenza per ospitare la nuova gigafactory del gruppo tedesco. La Volkswagen potrebbe rivedere la sua decisione di non costruire la fabbrica per le batterie nell’arco di pochi anni. “La Repubblica Ceca non ha perso con la Polonia o un altro paese” ha sottolineato Jahn.
A influenzare la decisione della Volkswagen è l’andamento delle vendite delle auto elettriche in Europa e la competitività del continente. “Gli Stati Uniti offrono sovvenzioni enormi sia per la costruzione degli stabilimenti che (per l’acquisto) delle auto elettriche” ha ricordato il manager, secondo cui la produzione di macchine elettriche con costi inferiori ai 20.000 euro non è per ora all’ordine del giorno.
Fonte: http://tinyurl.com/bdzfawmp
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
La Banca Centrale Ceca (ČNB) ha deciso per la prima volta dal maggio del 2020 di ridurre i tassi d’interesse di base. La decisione è stata presa all’unanimità poco prima delle vacanze di fine anno.
Il board della ČNB ha deciso di diminuire il tasso di base repo di un quarto di punto percentuale al 6,75%. “È arrivato il momento di fare passi prudenti verso un lento calo dei tassi d’interesse” ha indicato il governatore della banca centrale Aleš Michl. Una parte del mercato attendeva un calo più deciso ma la ČNB ha preferito agire con minore slancio a causa delle potenziali spinte inflattive che potrebbero arrivare all’inizio di quest’anno, ha spiegato Michl.
Gli analisti ritengono che la banca centrale continuerà a diminuire i tassi d’interesse anche nel corso di quest’anno. Dovrebbe quindi chiudersi parzialmente il gap tra i tassi applicati dalla ČNB e quelli della Banca Centrale Europea che aveva spinto una parte delle imprese ceche ad accedere a mutui in euro.
Fonte: http://tinyurl.com/ytevcb5b
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)