Notizie mercati esteri

Lunedì 18 Dicembre 2023

Rep. Ceca - Il Ministero delle Finanze prevede per il prossimo anno la ripresa

Il Ministero delle Finanze prevede per il prossimo anno la ripresa dell’economia ceca con il ritorno della crescita del PIL.

Secondo il Ministero, l’economia ceca crescerà il prossimo anno dell’1,9% grazie soprattutto alla ripresa dei consumi delle famiglie. Si prevede che il prossimo anno i consumi privati aumenteranno di quasi il quattro percento. “Sosteranno l’attività economica anche gli investimenti privati e la crescita dei mercati delle esportazioni” ha indicato il dicastero. La manovra di consolidamento avrà invece un impatto negativo sulla crescita di circa tre decimali di punti percentuali.

Per quest’anno le previsioni del dicastero indicano un calo del PIL dello 0,5% a causa soprattutto dei consumi privati, che diminuiranno di oltre il tre percento. Stima simile è stata pubblicata anche dall’Associazione Bancaria Ceca, che prevede un calo dello 0,4%. Per il prossimo anno l’associazione stima una crescita dell’1,8%.

 Fonte: https://tinyurl.com/mu9a9rnp

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

Ultima modifica: Lunedì 18 Dicembre 2023
Lunedì 18 Dicembre 2023

Frontalieri - Telelavoro: concordata la regolamentazione fiscale durevole

L'accordo sui frontalieri, che è stato firmato nel dicembre 2020 tra Italia e Svizzera, entrerà in vigore il 1° gennaio 2024 e consentirà ai lavoratori di svolgere la loro attività professionale in modalità di telelavoro per il 25% del tempo. Non ci sono effetti sullo status dei lavoratori frontalieri o sullo Stato, che ha il potere di imporre l'attività di lavoro dipendente. La soluzione è stata quindi trovata. Tuttavia, non è tutto: La soluzione transitoria concordata dalle parti è stata estesa fino al 20 aprile 2023. Entro la fine di novembre 2023, le autorità competenti di entrambi gli Stati dovranno stabilire norme speciali per l'imposizione del telelavoro dei lavoratori frontalieri dal 1° febbraio 2023 al 31 dicembre 2023.

Soddisfatta Karin Keller-Sutter, consigliera federale che spiega come la soluzione a cui la Svizzera è pervenuta con l’Italia nell’ambito dell’imposizione futura dei lavoratori frontalieri sia favorevole alle imprese svizzere e ai loro dipendenti perché apporta chiarezza e certezza nell’imposizione del telelavoro permettendo anche di ridurre gli oneri amministrativi e garantendo la parità di trattamento di tutti i lavoratori interessati.

Fonte: https://tinyurl.com/57s6tbac

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Lunedì 18 Dicembre 2023
Lunedì 18 Dicembre 2023

Food Made in Italy? Il preferito dagli svizzeri

Il mercato agroalimentare svizzero apprezza i prodotti Made in Italy. È quando emerge dall’intervista fatta dalla Tvsvizzera.it a Irene Forzoni, responsabile Export Agroalimentare e Beni di Consumo della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera.

È la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo (13-19 novembre 2023) ad offrire l’occasione per analizzare i dati dell’export agroalimentare Made in Italy verso la Svizzera. Ciò che balza agli occhi è che la Confederazione Elvetica, che conta 8 milioni di abitanti, è uno dei mercati d’esportazione dei prodotti alimentari italiani più importanti al mondo e ha un valore di 60 miliardi di euro l’anno.

Un paniere non trascurabile per le imprese agroalimentari italiane che, in questi mesi, si è fatto ancor più interessante per quelle che si occupano delle produzioni di Burro e uova e della coltivazione di patate. Tra i beni più ricercati dal mercato svizzero che ha aperto alle importazioni aumentando il quantitativo importabile fino alla fine del 2023.

Fonte: https://tinyurl.com/yc3kfzds

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Lunedì 18 Dicembre 2023
Lunedì 18 Dicembre 2023

Idrogeno verde - Il Brasile potrebbe essere il più grande produttore mondiale di carburante del futuro

Considerato il “carburante del futuro”, l’idrogeno verde (H2V) costituisce una scommessa energetica, poiché è classificato come energia pulita, per il fatto di avere zero emissioni di carbonio. E l’uso dell’idrogeno rinnovabile potrebbe essere fondamentale per la decarbonizzazione del pianeta.

L'H2V è ottenuto attraverso un processo chimico noto come elettrolisi, in cui la corrente elettrica proveniente da una fonte rinnovabile viene utilizzata per separare l'idrogeno dall'ossigeno presente nell'acqua.

Il Brasile ha un grande potenziale per diventare uno dei maggiori produttori di idrogeno verde al mondo, grazie ai suoi vantaggi naturali.

Uno studio internazionale, condotto dalla società di consulenza tedesca Roland Berger, mostra che il Brasile ha un potenziale per diventare il più grande produttore mondiale di idrogeno verde.

Da ricerca effettuata dalla Green Hydrogen Opportunity in Brazil risulta che il Brasile potrebbe guadagnare 150 miliardi di reais all’anno dal mercato dell’H2V, entro il 2050. Di questi, 100 miliardi provenienti dalle esportazioni della commodity.

Nel 2021 la domanda globale di idrogeno nel mondo è stata di 94 milioni di tonnellate.

Si stima che, entro il 2050, la domanda di carburante a basse emissioni di carbonio raggiungerà tra 350 e 530 milioni di tonnellate all’anno.

Con l’aumento dei consumi, i paesi di tutto il mondo stanno cercando di utilizzare l’energia rinnovabile per rispettare l’accordo di Parigi, al fine di ridurre l’effetto serra, aggravato dalle emissioni di carbonio.

Fonte: https://tinyurl.com/24jd55c6

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italiana Commercio e Industria SC - Brasile)

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Lunedì 18 Dicembre 2023

UniCredit e la greca Alpha Services and Holdings (ALPHA BANK) si sono fuse

UniCredit e la greca Alpha Services and Holdings (ALPHA BANK) hanno effettuato una operazione di fusione in Romania e una partnership strategica in Grecia. È quanto si legge in una nota. Prevista la fusione delle rispettive banche in Romania con conseguente creazione di un istituto che sarà la terza banca del Paese per totale attivi e consolidamento della presenza di UniCredit in un mercato chiave e in crescita, con Alpha Bank che manterrà una quota del 9,9%.

Prevista inoltre la creazione di un framework contrattuale per l'implementazione di una partnership commerciale in Grecia per distribuire prodotti di asset management e unit-linked di UniCredit ai 3,5 milioni di clienti di Alpha Bank e la creazione di una joint venture nel settore dei prodotti di investimento assicurativo e pensionistici con UniCredit che diventa azionista al 51% di AIl lphaLife.

Il Fondo per la stabilità finanziaria ellenico (TXS) ha annunciato la vendita di 211.138.299 azioni di Alpha Services and Holdings SA. a favore di UniCredit S.p.A. a fronte di un prezzo complessivo di € 293.482.235,61.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Ellenica di Salonicco)

Ultima modifica: Lunedì 18 Dicembre 2023
Lunedì 18 Dicembre 2023

Porto di Salonicco: la gara per il 6° molo è stata annullata

Porto di Salonicco: la gara per il 6° molo è nulla! L'OLTH (la società che gestisce il Porto di Salonicco) sta procedendo con un nuovo bando di gara.

Come annunciato dalla stessa Autorità Portuale, non è valido il bando indetto a fine 2019 per la costruzione del sesto molo del Porto.

Secondo le ultime informazioni, la data ultima per le manifestazioni di interesse delle imprese di costruzione è stata fissata per il 22 dicembre, per il resto delle procedure da seguire (offerte vincolanti, valutazione, ecc.).
Va segnalato che il consorzio "MYTILINEOS SA - ROVER MARITIME SL - HDK SA" era stato selezionato come contraente temporaneo della gara d'appalto ora annullata, per il progetto con un budget di 150 milioni di euro.
La gara era stata indetta alla fine del 2019 e il contraente temporaneo era stato annunciato nel febbraio 2022.

Per maggiori info: https://www.thpa.gr/

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Ellenica di Salonicco)

Ultima modifica: Lunedì 18 Dicembre 2023
Lunedì 18 Dicembre 2023

Riforma fiscale brasiliana approvata al Senato

In discussione in Brasile da 30 anni, la riforma fiscale (PEC 45/2019) è stata approvata in due tornate al Senato nel mese di novembre.

In entrambe le fasi, la proposta è stata approvata con 53 voti favorevoli e 24 contrari. Sono stati necessari 49 voti favorevoli (3/5 della composizione della Camera) perché la Proposta di Emendamento alla Costituzione (PEC) fosse approvata al Senato.

La proposta è stata approvata in una prima votazione alla Camera dei Deputati nel luglio di quest'anno, ma ha subito modifiche significative da parte dei senatori. Il testo tornerà quindi alla Camera per l'analisi delle modifiche apportate al Senato.

Solo se entrambe le Camere saranno completamente d'accordo con il testo, la riforma verrà approvata sotto forma di emendamento costituzionale in una sessione del Congresso Nazionale. L’aspettativa del governo e del Congresso è che questo processo possa essere completato quest’anno.

Considerando il testo approvato al Senato, cosa cambia concretamente con la riforma fiscale? Scopri i principali cambiamenti in 5 punti.

 

1. Semplificazione delle imposte

La riforma fiscale prevede la sostituzione di cinque imposte (PIS, Cofins e IPI, sotto la giurisdizione federale, e ICMS e ISS, rispettivamente sotto la giurisdizione statale e comunale) con un'imposta sul valore aggiunto (IVA). L'IVA è un'imposta che viene riscossa in modo non cumulativo, cioè solo su ciò che è stato aggiunto in ciascuna fase della produzione di un bene o servizio, esclusi gli importi pagati nelle fasi precedenti. Il modello mette fine all’incidenza delle tasse a cascata, uno dei problemi storici del sistema fiscale brasiliano.

Attualmente, più di 170 paesi adottano l’IVA, tra cui Canada, Australia, diversi paesi membri dell’Unione Europea e paesi emergenti come l’India, nonché vicini dell’America Latina come Messico, Colombia, Cile e Argentina.

L'IVA brasiliana sarà una Dual IVA, divisa in due parti: il Contributo su Beni e Servizi (CBS), sotto la giurisdizione federale; e l'imposta su beni e servizi (IBS), da parte di Stati e comuni.

Con la riforma, la riscossione delle imposte non avverrà più all’origine (luogo di produzione) ma verrà effettuata a destinazione (luogo di consumo), cambiamento che mira a porre fine alla cosiddetta guerra fiscale – la concessione di benefici fiscali da parte di città e Stati, con l’obiettivo di attrarre investimenti da parte delle imprese.

Secondo la proposta, i prodotti importati dovranno pagare l’IVA allo stesso modo degli articoli prodotti in Brasile, mentre le esportazioni e gli investimenti saranno esenti. Ci sarà una tariffa standard e un’altra diversa, per coprire settori come la sanità. La tariffa generale sarà definita dalla legge complementare, previa approvazione della PEC.

Il testo proposto dal relatore al Senato prevede anche un “blocco” della riscossione delle imposte sui consumi – limite che non potrà essere superato in futuro. Questo limite sarà rappresentato dal carico fiscale in percentuale del PIL, in media per il periodo dal 2012 al 2021 – che equivarrebbe al 12,5% del PIL, secondo la Segreteria Straordinaria per la Riforma Fiscale del Ministero delle Finanze. I critici su questo punto sostengono, tuttavia, che il blocco impedirà al governo di promuovere aumenti temporanei della riscossione in tempi di crisi.

 

2. La “Tassa sul Peccato”

L’Imposta Selettiva, conosciuta anche come "Tassa sul Peccato", sarà un tipo di sovrattassa che si applicherà alla produzione, vendita o importazione di beni e servizi dannosi per la salute o l'ambiente. Questi prodotti includono, ad esempio, sigarette e bevande alcoliche.

L'Imposta Selettiva sarà di responsabilità federale, con riscossione condivisa con altri enti della federazione.

In origine, l'Imposta Selettiva sarebbe stata utilizzata anche per mantenere la competitività della Zona di Libero Scambio di Manaus, ma il relatore della riforma al Senato ha proposto la creazione di un nuovo Cide (Contributo per l'Intervento nel Settore economico) a questo scopo. Se approvato, il nuovo Cide ricadrà “sull'importazione, produzione o commercializzazione di beni che hanno favorito l'industrializzazione nella Zona di Libero Scambio di Manaus”, come modo per mantenere il vantaggio del polo industriale.

La Zona di Libero Scambio e il Simples (sistema fiscale semplificato per le piccole imprese) devono continuare a costituire eccezioni al sistema, mantenendo le regole attuali, cosa criticata da alcuni esperti, che valutano i regimi fiscali speciali come inefficienti.

 

3. Paniere alimentare di base e cashback

La riforma fiscale prevede anche la creazione di un Paniere Nazionale di Alimenti di Base, i cui prodotti – come riso, fagioli, tra gli altri – saranno esenti da tasse. I prodotti nel paniere saranno definiti dalla legge complementare, che dovrà tenere conto della diversità regionale e culturale dell'alimentazione del Paese. Ci sarà anche un paniere “esteso” con altri prodotti, come carni e articoli per l'igiene personale e la pulizia, che avranno uno sconto fiscale del 60% per i consumatori a basso reddito.

Questo sconto sarà concesso attraverso il rimborso delle tasse, chiamato cashback. Secondo la proposta del relatore al Senato, anche la popolazione più povera dovrebbe avere diritto al cashback applicato sulle bollette dell'elettricità e del gas da cucina.

Alcuni esperti criticano il mantenimento dell'esenzione da una parte del paniere alimentare di base nella riforma fiscale. Sostengono che l’esenzione fiscale riduce la riscossione pubblica e avvantaggia sia i ricchi che i poveri. Secondo questi analisti, i rimborsi fiscali rappresentano una politica più economica ed efficace per ridurre l’ingiustizia fiscale.

Originariamente, la proposta di riforma del governo prevedeva il rimborso del paniere alimentare di base e un cashback per i più poveri. Il Congresso, tuttavia, ha optato per un modello intermedio, mantenendo l'esenzione per alcuni beni di prima necessità e il cashback per i più poveri del paniere “esteso”.

 

4. Liberi professionisti e altre eccezioni

Una novità introdotta nella riforma fiscale dal Senato è la creazione di una tassazione specifica per i servizi forniti da professionisti indipendenti, come avvocati, ingegneri e commercialisti, pari al 70% dell'aliquota fiscale generale.

All'ultimo minuto, il relatore della riforma ha accettato anche delle eccezioni che vanno a vantaggio delle banche, dei tassisti, delle società di calcio e dell'industria automobilistica, ampliando l'elenco dei settori privilegiati da aliquote diverse. La proposta approvata dalla Camera comprendeva già settori quali istruzione, sanità, strumenti e attrezzature mediche, medicinali e articoli per la salute mestruale, servizi di trasporto pubblico, prodotti e input agricoli, attività artistiche e culturali, tra gli altri.

Il problema con le eccezioni è che, poiché la riforma mira a essere neutrale dal punto di vista della riscossione delle imposte – cioè, l’aspettativa del governo è di continuare a riscuotere proporzionalmente la stessa somma che riscuote attualmente –, gli sconti concessi a settori specifici devono essere compensati con una tariffa generale più elevata per tutti gli altri prodotti e servizi.

Ad agosto, il Ministero delle Finanze ha pubblicato uno studio in cui si stima che l'aliquota IVA standard sarebbe compresa tra il 25,45% e il 27%. All'inizio di novembre, il ministro Fernando Haddad stimava che, con le nuove concessioni inserite dal relatore nel progetto del Senato, il tasso potrebbe raggiungere il 27,5%, uno dei più alti al mondo. Questo calcolo è stato fatto prima delle eccezioni dell'ultimo minuto previste da Eduardo Braga (MDB-AM), relatore per la riforma al Senato. “Questo business delle eccezioni è una festa della cocada. Il tasso di riferimento aumenterà ancora, e le eccezioni saranno rafforzate”, ha dichiarato alla fine Felipe Salto, capo economista e partner del gestore degli investimenti Warren Rena, in un'intervista al quotidiano O Globo alla fine di ottobre. Braga ha riconosciuto martedì, durante la votazione sul testo presso la CCJ, che la riforma che sarà sottoposta alla plenaria del Senato non è l'ideale. “Il rapporto non è un'opera d'arte perfetta, ma, in democrazia, è la costruzione di ciò che è possibile”, ha affermato Braga. “Si tratta della prima riforma fiscale che il Brasile attua in un regime democratico, il che è molto difficile”, ha aggiunto il senatore.

 

5. Tempo di transizione

Secondo la proposta di riforma fiscale, il periodo transitorio per l’unificazione fiscale durerà sette anni, tra il 2026 e il 2032. Dal 2033 verranno abolite le tasse attuali. La transizione è stata pianificata per evitare perdite di riscossione per Stati e comuni.

Secondo il calendario proposto, nel 2026 ci sarà un’aliquota di prova dello 0,9% per la CBS (IVA federale) e dello 0,1% per l’IBS (IVA ripartita tra stati e comuni). Nel 2027, PIS e Cofins cesseranno di esistere e il CBS sarà pienamente implementato. Il tasso IBS rimane allo 0,1%. Tra il 2029 e il 2032 è prevista una graduale riduzione delle tariffe ICMS e ISS e un graduale aumento delle IBS, fino alla piena entrata in vigore del nuovo modello nel 2033.

Il passaggio dalla riscossione delle imposte dall’origine alla destinazione dovrebbe avvenire nell’arco di 50 anni, dal 2029 al 2078. Questo lungo periodo di transizione divide le opinioni tra gli economisti.

Per Samuel Pessôa, ricercatore dell’Ibre-FGV (Istituto brasiliano di economia della Fondazione Getulio Vargas) e responsabile della ricerca economica presso il Julius Baer Family Office, ​​la separazione tra le due transizioni – unificazione fiscale e migrazione dall’origine alla destinazione – è l’“Uovo di Colombo” della riforma. “Questa riforma cambierà molto, in meglio, la struttura fiscale. Ma cambia la struttura federale, chi la percepisce e chi smette di percepirla. Non è neutrale dal punto di vista degli Stati”, ha affermato Pessôa in un’intervista con la BBC News Brasil a luglio. “Quindi l'idea, separando le due transizioni, è quella di dare tempo - molto tempo - agli Stati per adattarsi alle nuove strutture di accoglienza e anche dare tempo affinché gli effetti benefici della riforma si trasformino in crescita economica.”

Salto, di Warren Rena, ritiene invece che il lungo periodo di transizione per l'unificazione fiscale potrebbe significare che la guerra fiscale non avrà fine, danneggiando uno degli obiettivi della riforma. Secondo la proposta di riforma, l'IBS sarà istituita con un'aliquota dello 0,1% nel 2026. Fino al 2028, la nuova imposta coesisterà con l'ICMS e l'ISS senza modificare le aliquote delle vecchie imposte. Dal 2029 in poi, le vecchie tasse inizieranno a essere ridotte, del 10% all'anno, fino al 2032. Così, alla fine del 2032, ICMS e ISS avranno aliquote equivalenti al 60% di quelle attuali. “Affinché [la tassazione] possa migrare verso la sua destinazione, dobbiamo credere che non ci saranno pressioni affinché questo ICMS al 60% non continui ad essere in vigore oltre il 2032. In altre parole, che da un giorno all'altro questo ICMS al 60% scomparirà a zero”, ha detto Salto alla BBC a luglio. “Questo è un rischio perché, mantenendo elevata l'aliquota di una cattiva tassa che dà luogo a benefici fiscali – cosa non vietata dalla PEC –, si può dare luogo alla concessione di nuovi incentivi fiscali. Poi c'è il rischio di non avendo migrazione verso il destino nemmeno tra un decennio.”

 

Fonte: https://tinyurl.com/49t2kraw

 

(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)

Ultima modifica: Lunedì 18 Dicembre 2023
Venerdì 15 Dicembre 2023

La legge tedesca sugli imballaggi e gli obblighi in vigore per le aziende che esportano in Germania: informazioni e dati

Dal 1° luglio 2022 le aziende che esportano in Germania sono tenute all’adempimento degli obblighi previsti dalla legge tedesca degli imballaggi (VerpackG o – per esteso - Verpackungsgesetz).

Il mercato tedesco costituisce da sempre uno dei target principali di sbocco per i prodotti made in Italy e per questo motivo, al fine di poter iniziare o continuare attività di export in questo paese, è necessario conoscere e rispettare le relative normative e gli obblighi di legge.

La legge entrata in vigore lo scorso anno mira a ridurre al minimo l'impatto dei rifiuti di imballaggio sull'ambiente in Germania e ad attuare la Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti derivanti dagli imballaggi stessi. L'obiettivo della legge è quindi di far sì che i produttori (ovvero le aziende che immettono imballaggio) si assumano maggiori responsabilità e in generale contribuiscano maggiormente al riutilizzo, al riciclaggio o all’eliminazione dei materiali di imballaggio. A tal fine è stato creato il Zentrale Stelle Verpackungsregister (ZSVR, Ufficio centrale del registro degli imballaggi), cui è stato affidato legalmente il compito di mettere in atto la legge sugli imballaggi e sorvegliare che la legge venga rispettata. Tutte le aziende che mettono in circolazione prodotti imballati sul mercato tedesco sono tenute ad iscriversi al registro pubblico LUCID.

La legge prevede l’obbligo di iscrizione al registro per tutti gli immissori di prodotti imballati sul territorio tedesco, non solo con destinazione mercato B2C, ma anche B2B. Tutte le aziende italiane che spediscono beni che arrivano imballati in Germania devono quindi attenersi agli obblighi di legge e iscriversi al portale del registro imballaggi LUCID (https://www.verpackungsregister.org/en).

A seguito della registrazione, le aziende dovranno comunicare le quantità di imballaggi esportate in Germania e stipulare un contratto con un ente di smaltimento tra quelli autorizzati (elenco disponibile a questo link). Con la registrazione si attesta che l’azienda riconosce la propria responsabilità per lo smaltimento del packaging che viene usato per i prodotti in quanto responsabile dei rifiuti messi in circolazione sul suolo tedesco.

L’obbligo è quindi previsto per: produttori, gestori di negozi online, importatori ed intermediari.

Una violazione di questi obblighi costituisce un illecito amministrativo e si può incorrere in multe fino a 200.000 EUR oltre al divieto di vendita e distribuzione nella Repubblica Federale.

Link utili in lingua inglese sono disponibili:

https://www.verpackungsregister.org/en/information-orientation/instructions-further-information/explanatory-films/registration-in-lucid

https://www.ice.it/it/mercati/germania/normativa-imballaggi
https://www.ice.it/it/sites/default/files/inline-files/ITA_ZSVR_presentazione_webinar_28062023.pdf

https://www.verpackungsregister.org/en/information-orientation/instructions-further-information/systems-overview

https://www.s-ge.com/it/article/novita/20191-c7-germania-legge-imballaggi?ct

 

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Tedesca)

Ultima modifica: Venerdì 15 Dicembre 2023
Venerdì 15 Dicembre 2023

Work – Life Balance in Danimarca

Il contesto

Il popolo danese ha ben chiaro il concetto di work-life balance. In generale, i danesi sono orgogliosi del loro lavoro e soddisfatti della loro carriera lavorativa, ma non sentono la necessità di dedicare al lavoro più delle ore concordate dai contratti lavorativi, a scapito della vita personale.

Sono numerosi gli studi che dimostrano come lunghe giornate di lavoro e troppo stress collegato all’ambito lavorativo facciano stare male fisicamente e mentalmente. Questo i lavoratori ed i datori di lavoro danesi l’hanno capito da diverso tempo. Secondo l’OCSE - l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – infatti, in Danimarca solo il 2% dei dipendenti ha orari di lavoro prolungati, mentre la media degli altri Paesi è dell’11%. Nonostante ciò, la Danimarca ha uno dei tassi di produttività più alti al mondo.

Lavorare meno ore non significa “fare meno”. Anzi, l’OCSE ha dimostrato che lunghi orari di lavoro, a lungo termine riducono la produttività anziché aumentarla.

In aggiunta, il lavoro part-time è ampiamente diffuso in Danimarca, tanto che secondo le statistiche di Eurostat, il Paese si posiziona tra i primi cinque in Europa per la percentuale di persone impiegate in modalità non full-time.

Nuove tendenze

L’orario di lavoro settimanale danese è sancito dai contratti collettivi, cioè quegli accordi stipulati tra sindacati e le organizzazioni di imprenditori o ditte singole. Nel 1990 i contratti collettivi hanno sancito 37 ore di lavoro settimanali, ma negli ultimi anni i danesi hanno scelto di ridurre queste ore. Da un’analisi realizzata da KL, un’associazione che riunisce gli interessi di 98 municipalità danesi, è apparso che la settimana lavorativa media dei danesi è diminuita da 32.3 ore settimanali nel 2000 a 30.7 ore nel 2021. Inoltre, i danesi lavorano 1.380 ore all’anno, un numero di ore limitato rispetto ad altri Paesi europei.

Il Primo Ministro Mette Frederiksen ha analizzato il trend e, preoccupata di questa tendenza, ha indirizzato diverse sue conferenze ai lavoratori danesi. In una di queste, afferma «I danesi sono uno dei popoli con la più alta frequenza lavorativa al mondo ed è questa la linea che dovrebbero continuare a seguire. Negli ultimi anni si possono però notare tendenze opposte. È l’elevata etica al lavoro che ha creato prosperità e opportunità: è questo che ha creato la Danimarca». In un altro discorso, il Primo Ministro continua citando Thorvald Stauning, politico danese e Primo Ministro danese da 1924 al 1926 e dal 1929 al 1942: «L'ozio e la pigrizia sono nemici dell'uomo. Attraverso la diligenza e il lavoro, gli individui progrediscono. E ogni individuo contribuisce a creare una società che possa offrire una vita dignitosa». 

C’è sicuramente un desiderio comune da parte dei politici: una società che lavori di più per continuare a mantenere lo stile di vita ed il welfare raggiunto negli anni. Statistics Denmark raffigura però che i danesi non sono d’accordo ed 1 su 6, nonché il 17% degli occupati di età compresa tra 15 e 64 anni, vuole lavorare di meno.

Considerazioni finali

In Danimarca i cittadini dedicano il 66% della giornata alla cura personale e al tempo libero, una percentuale ben al di sopra della media calcolata da OCSE.

Dato la scelta dei danesi di voler lavorare meno ore e avere più tempo libero per i loro interessi e le loro famiglie, una possibile soluzione per invertire la tendenza temuta dal Primo Ministro, è lavorare di più sulla possibilità di offrire maggiore flessibilità e migliori condizioni lavorative.

Ma è anche vero che, per uno Stato, è difficile sia accogliere richieste di orari lavorativi più brevi e maggiore libertà, e sia, allo stesso tempo, garantire il progredire del welfare statale in risposta alle esigenze dei cittadini. 

Fonte: https://www.dr.dk/

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Venerdì 15 Dicembre 2023
Venerdì 15 Dicembre 2023

Nuove proposte in Danimarca: eliminare l’obbligo di accettare contanti nei negozi

La Danmarks Nationalbank, la banca centrale di Danimarca, ha proposto che i politici inizino a valutare un futuro in cui i negozi possano decidere volontariamente se accettare o meno i contanti come mezzo di pagamento.

In un comunicato stampa rilasciato giovedì dalla Danmarks Nationalbank si legge «Potrebbe avere un risultato positivo allentare l'obbligo di contante al fine di sostenere pagamenti sicuri ed efficienti nella società».

Anche secondo l’associazione di categoria Dansk Detail dovrebbe essere nelle mani dei negozianti la decisione di accettare o meno il denaro contante. In Danimarca il contante è sempre più un problema: i costi di gestione sono elevati e un numero sempre più numeroso di banche non accetta banconote e monete nelle loro filiali rendendo difficile ai negozi accettare pagamenti in contanti a loro volta.

Brian Mikkelsen, direttore della Camera di commercio danese sostiene «Poiché sempre meno persone hanno a che fare con il contante e ci sono fisicamente meno banche, il costo della fornitura del servizio di questo mezzo di pagamento è diventato troppo costoso rispetto al numero di persone che ancora lo utilizzano. In Svezia l'obbligo di contante è già stato abolito; la Camera di Commercio danese spera che ciò possa avvenire anche in Danimarca».

Nonostante tante voci favorevoli, l’associazione nazionale DaneAge Association ha una visione differente. L’associazione è contraria a qualsiasi modifica alle regole sul contante. Una delle motivazioni principali è che si rischierebbe di ignorare le persone più anziane o con disabilità che vogliono (o devono) usare il contante nelle loro operazioni di pagamento giornaliere. Anche se si tratta di una percentuale piccola rispetto al resto delle persone, è comunque importante da includere.

In sintonia con la DaneAge Association, il governo, per ora, non ha preso nessuna decisione in merito all’abolizione dell’obbligo di accettare contanti da parte dei negozianti.  

Il ministro degli affari Morten Bødskov (socialdemocratico) afferma «Può darsi che le nuove generazioni e le persone più tecnologiche usino le carte di credito, di debito, il mobilepay o i telefoni cellulari per i pagamenti, ma ci sono altre persone che preferiscono usare il contante, e c’è anche un importante fetta del settore della vendita al dettaglio che vuole ancora usare il contante; perciò, dovrebbero essere autorizzati a farlo».

Oltre al dibattito appena citato, la Danimarca ha annunciato da poco l’abolizione della banconota da mille corone che non sarà più valida a partire dal 31 maggio 2025.  Le motivazioni che hanno spinto alla decisione sono diverse: sicuramente una delle più importanti è la possibilità di diminuire la criminalità finanziaria. Inoltre, il governo introdurrà un disegno di legge per diminuire il limite di pagamenti in contanti, dalle attuali 20.000, a 15.000 corone danesi.

Grazie alla diminuzione dell’uso di denaro contante negli ultimi anni, nel 2022 la Danimarca ha registrato il suo primo anno senza rapine in banca.

Considerazioni finali

La scelta di abolire il denaro contante può danneggiare le fasce più fragili della società. Non tutti sono in possesso di carte d credito ed è ancora sostanzioso il numero di persone che continua a preferire il contante. L'istituto di statistica governativo Statistics Denmark in una delle sue ultime pubblicazioni afferma che ancora il 20% dei danesi avrebbe difficoltà nel vivere in una Danimarca senza contanti.

La proposta simboleggia certamente un significativo cambiamento per la società danese, un'opzione che al momento potrebbe non sembrare realizzabile, ma che nel futuro non può essere esclusa.

 

Fonte: http://tinyurl.com/2bza88ct

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Venerdì 15 Dicembre 2023