Lunedì 5 Maggio 2025
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Secondo i dati diffusi il 31 ottobre da TURKSTAT, in collaborazione con il Ministero del Commercio, nel mese di settembre le esportazioni e le importazioni turche sono ammontate rispettivamente a USD 22,5 mld (20,26 se si scorporano energia e oro) e USD 27,5 mld (20,3 se si scorporano energia e oro). In rapporto allo stesso mese del 2022, si è registrato un decremento, per le prime, dello 0,5% (del 2,3% se si scorporano energia e oro) e, per le seconde, del 14,6% (1,5% se si scorporano energia e oro). Il disavanzo commerciale, pari a USD 5,12 mld nel settembre 2023, è sceso del 47,8% rispetto al medesimo periodo del 2022.
Nei primi nove mesi del 2023, invece, le esportazioni sono equivalse a USD 187,2 mld (-0,5% rispetto al periodo intercorso tra gennaio e settembre del 2022), a fronte di importazioni per USD 274,4 mld (+1,2%). Tra gennaio e settembre di quest’anno, è stato riportato un deficit complessivo di USD 87,3 mld, in aumento del 4,9% se comparato ai primi nove mesi del 2022.
A livello geografico, lo scorso settembre, i principali mercati di sbocco per le merci turche sono stati Germania (USD 1,7 mld), Stati Uniti (USD 1,2 mld), Iraq (USD 1,1 mld), Italia (USD 1,09 mld) e Regno Unito (USD 1,06 mld). Nei primi nove mesi del 2023, invece, essi sono stati Germania (USD 15,9 mld), USA (USD 11,7 mld), Italia (USD 9,2 mld), Regno Unito (USD 9,08 mld) e Iraq (USD 8,9 mld).
Relativamente alle importazioni, nel settembre 2023, i primi Paesi di provenienza sono stati Cina (USD 3,7 mld), Russia (USD 3,1 mld), Germania (USD 2,4 mld), USA (USD 1,3 mld) e UAE (USD 1,2 mld). Nel periodo intercorso tra gennaio e settembre di quest’anno, invece, essi sono stati Russia (USD 34,7 mld), Cina (USD 34,4 mld), Germania (USD 21,2 mld), Svizzera (USD 16,5 mld) e USA (USD 11,8 mld).
Nel commentare l’andamento del commercio estero turco, il Ministro del Commercio Bolat, ha affermato che l’export turco ha mostrato una forte resilienza durante tutto l’anno, malgrado la recessione globale e i devastanti sismi che hanno colpito il sud-est del paese all’inizio del 2023. Bolat ha poi aggiunto che le esportazioni nei primi nove mesi dell’anno hanno quasi eguagliato quelle del 2022. Il deficit elevato, ha poi concluso il Ministro, è derivato principalmente dalle importazioni di oro e di autovetture, dal dollaro forte e dalla contrazione del commercio in Europa che rappresenta un mercato importante di sbocco delle merci turche.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Secondo i dati diffusi l’11 ottobre dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), il dato degli IDE ad agosto 2023, è stato pari a USD 287 mln in capitale azionario, USD 255 mln da vendite immobiliari a residenti stranieri e USD 109 mln tramite strumenti di debito. Contestualmente, vi è stato un disinvestimento di USD 9 mln. Il valore netto degli IDE è stato nel mese di agosto pari a USD 642 mln rispetto agli USD 843 mln fatti registrare nel mese di luglio 2023.
Nel mese in osservazione, con una quota pari al 69% del totale degli IDE, i Paesi UE complessivamente considerati si sono confermati i principali investitori nel Paese, a partire da Germania (26%), Paesi Bassi (16%), Lussemburgo (13%) e Irlanda (8%). L’Italia esce dalla top 10 nel mese di agosto dopo aver ottenuto la quarta posizione nel mese di luglio a seguito delle acquisizioni di quote e fusioni di aziende turche nel settore della digitalizzazione per le PMI. Lo stock al 2022 degli IDE netti italiani in Turchia superava la cifra di 6 mld di euro.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Il 18 ottobre scorso, i locali della Residenza dell’Ambasciatore d’Italia ad Ankara hanno accolto il Segretario Generale della Farnesina, Ambasciatore Riccardo Guariglia in visita nella Capitale.
Il Segretario Generale, prima di iniziare la sua missione ad Ankara, ha voluto rivolgere un caloroso ringraziamento al personale dell’Ambasciata d’Italia. “Curiosità, entusiasmo, orgoglio rappresentano gli elementi essenziali per garantire un’azione efficace al servizio dell’Italia” ha voluto sottolineare l’Ambasciatore Guariglia.
Il Segretario Generale nella sua visita in Turchia ha incontrato i Viceministri degli Affari Esteri, Ambasciatori Ahmet Yıldız e Mehmet Kemal Bozay, con i quali si è intrattenuto soffermandosi sulle principali tematiche bilaterali, e in particolare sui soddisfacenti rapporti economici esistenti tra i due Paesi, e su quelle multilaterali. L’Ambasciatore Guariglia ha infine auspicato una calendarizzazione della IV edizione del Vertice intergovernativo in Italia e la convocazione in Turchia della JETCO nel 2024.
L’Ambasciatore Guariglia, entrato in carriera diplomatica nel 1985 presso il Servizio Stampa e Informazione, ha prestato i suoi primi incarichi all’estero a Il Cairo, a Bruxelles, alla Rappresentanza Permanente presso la NATO e a Brasilia. Ambasciatore d’Italia a Varsavia dal 2011 al 2014, è stato Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica dal 2014 al 2018 e Capo di Gabinetto del Ministro degli Affari Esteri nel 2018 e nel 2019. Ha ricoperto inoltre l’incarico di Ambasciatore d’Italia a Madrid dal 2020 al 2023. Ha assunto l’incarico di Segretario Generale della Farnesina il 6 marzo del 2023.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Le associazioni imprenditoriali ceche hanno criticato il rialzo della componente regolata dei prezzi dell’energia elettrica e del gas.
L’Autorità per l’Energia ha pubblicato la sua proposta per la componente regolata per il 2024. Rispetto a quest’anno si prevede un rialzo del 100% e 200% per i grandi consumatori dell’energia elettrica, mentre il rialzo per le famiglie e i piccoli consumatori dovrebbe essere del 70%. Il rialzo della componente regolata del gas dovrebbe essere di circa il 40%.
Gli aumenti potrebbero minare la competitività delle imprese ceche, avvertono le associazioni imprenditoriali ceche. “Stimiamo che rispetto a quest’anno, i costi per l’energia elettrica potrebbero raddoppiare o triplicare in alcune aziende del manifatturiero” ha indicato la Camera di Commercio della Repubblica Ceca. L’Unione dell’Industria e del Trasporto ha esortato il Governo a intervenire sulla materia.
Fonte: http://tinyurl.com/yy4basjm
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
A penalizzare la crescita del PIL ceco nel terzo trimestre sono stati i consumi interni e anche il debole andamento dell’economia tedesca. Lo indicano gli analisti.
Secondo Pavel Sobíšek di UniCredit Bank, l’andamento del PIL è stato il risultato “del grande peso dell’industria in un momento di globale rallentamento, dell’intensa onda inflattiva che ha eroso i redditi reali delle famiglie e dell’ampliamento dell’economia grigia”. Gli analisti di Generali e di Raiffeisenbank hanno poi sottolineato il peso sull’andamento dell’economia ceca dei risultati economici non eccellenti della Germania, il più grande partner commerciale del paese.
Per quest’anno gli analisti prevedono un lieve calo del PIL. Nel terzo trimestre l’economia ceca ha registrato una variazione negativa dello 0,6% nel confronto annuo e dello 0,3% in confronto al trimestre precedente.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il PIL della Repubblica Ceca ha registrato nel terzo trimestre una leggera frenata. Lo indica l’Ufficio di Statistica Ceco nella sua stima iniziale.
Rispetto a un anno fa, l’economia ceca ha registrato una variazione negativa dello 0,6%. Rispetto al secondo trimestre di quest’anno il calo è stato dello 0,3%. Una performance negativa era attesa dai principali analisti.
Il risultato trimestre su trimestre è stato determinato soprattutto dal calo dei consumi interni e degli investimenti. “Ha avuto invece un effetto positivo la domanda estera” ha indicato Vladimír Kermiet dell’Ufficio di Statistica. Nel confronto annuo ha poi pesato la variazione negativa della produzione del valore aggiunto lordo in industria, commercio e alcuni settori dei servizi.
Fonte: http://tinyurl.com/42rumzuk
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Il governo britannico ha deciso di riformare il settore vitivinicolo a partire dal 2024, grazie al Retained EU Law Act. Le modifiche normative includeranno la rimozione dei requisiti sugli imballaggi costosi e ingombranti - riducendo il numero di rifiuti da smaltire e i costi di imballaggio a carico delle imprese - e delle regole relative alle forme delle bottiglie, consentendo ai produttori di utilizzare forme diverse.
Il governo rimuoverà poi l'obbligo per i vini importati di riportare sull'etichetta l'indirizzo dell'importatore: l'operatore (OSA) responsabile dell’importazione dovrà comunque garantire che tutti i requisiti legali siano soddisfatti e identificati sull'etichetta. L’eliminazione delle norme restrittive sull’etichettatura ridurrà significativamente l’impatto post-Brexit, con gli operatori del settore alimentare che adotteranno un'etichetta comune sia per i mercati UK che per quelli dell'UE.
I produttori avranno infine maggiore libertà di utilizzare varietà ibride di uva, garantendo ai coltivatori di scegliere la varietà che funziona meglio.
Ned Awty, Direttore e CEO ad interim di Wines of Great Britain, ha dichiarato: “Sostenibilità e innovazione sono al centro dell’industria vinicola nazionale. Attendiamo con ansia eventuali futuri cambiamenti legislativi che aiuteranno il settore agricolo a crescere più velocemente. Oltre allo status del Regno Unito come centro globale del commercio di vino, Inghilterra e Galles hanno un’industria vinicola fiorente e in rapida crescita, che ha visto una crescita del 74% della superficie destinata alla viticoltura negli ultimi cinque anni. Queste riforme modernizzeranno le normative e incoraggeranno nuovi investimenti”.
Il mercato di vino in UK ha toccato oltre 10 miliardi di sterline nel 2022 in vendite off-trade e on-trade: il paese ospita un settore vitivinicolo diversificato e dinamico, ed è il secondo maggiore importatore di vino al mondo. Nel 2022, le vendite off-trade di vino fermo, spumante e fortificato tramite supermercati, minimarket e punti vendita specializzati ha sfiorato i 7,6 miliardi di sterline, mentre le vendite horeca attraverso i punti vendita hanno toccato i 3,5 miliardi sterline.
Fonte: www.gov.uk
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Mancano Tuberi in Svizzera. È questa la notizia che giunge sulle tavole della popolazione in una stagione in cui il consumo di patate inizia ad aumentare. Complici le difficoltà legate ai cambiamenti climatici, la coltivazione di patate accusa il colpo e rallenta.
L’Unione svizzera dei coltivatori di patate (USPPT) prevede un calo del 30% rispetto alla media degli anni passati. Mancano all’appello 100'000 tonnellate. Nelle ultime settimane la Svizzera è dovuta ricorrere all’importazione dall’Italia e dai Paesi limitrofi. Si aprono quindi opportunità interessanti per i coltivatori italiani interessati ad esportare le patate Made in Italy, anche perché, la stagione invernale, prevede sempre un aumento della richiesta del tubero in tutto il territorio elvetico.
Fonte: http://tinyurl.com/57hdyawp
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Ancora una volta gli stipendi dei frontalieri salgono agli onori della cronaca. L’Italia, infatti, non intende cedere il passo e procede con l’intenzione di tassarli chiedendo un contributo netto che oscilla tra il 3% e il 6% del loro reddito netto mentre la Svizzera riconosce loro un aumento sui salari effettivi del 2,5%.
La confederazione aveva fatto questa promessa e l’ha mantenuta, tenendo fede agli accordi salariali conclusi nel corso dell'anno con i settori produttivi, e che prevedevano un aumento di stipendio certificato dall'Ufficio Federale di Statistica che ha quantificato in 2.5 punti percentuali l’incremento degli stipendi effettivi e dell'1,9% quello del salario minimo. L'aumento medio dei salari convenzionali per il 2023 (+2,5%) è stato principalmente distribuito a titolo collettivo (+2,1%) e per lo 0,4% a titolo individuale, ne consegue che ben l’86% della massa salariale devoluta agli aumenti è stata equamente distribuita agli aventi diritto.
Fonte: http://tinyurl.com/yaap57a5
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Secondo i dati pubblicati dalla BCE, gli ultimi decenni hanno visto un incremento sostanziale degli investimenti all’estero a livello globale; si è passati difatti dal 22% del PIL globale a inizio millennio, al 35% nel 2016. Il trend si è mantenuto in crescita anche per gli anni successivi.
Vi sono diverse motivazioni per cui un’azienda decide di attuare degli investimenti diretti all’estero: l’ingresso facilitato nei mercati esteri, la disponibilità di manodopera qualificata e di risorse naturali assenti o scarse nel Paese di origine dell’investitore; infine, essi permettono l’accesso a tecnologie più avanzate. È proprio l’aspetto tecnologico a giocare un ruolo centrale nell’ambito degli investimenti diretti all’interno dell’Unione Europea. Quali vantaggi offre l’allocazione di capitale in un mercato estero? I principali sono la riduzione dei costi di produzione e manodopera, soprattutto in relazione all’aspetto energetico; l’accesso alle agevolazioni fiscali offerte dalle Zone Economiche Speciali (ZES) e dalle Zone Logistiche Semplificate (ZLS) e la vicinanza a clienti e fornitori.
Gli investimenti diretti tra Italia e Germania
I rapporti commerciali dei due paesi sono tradizionalmente molto stretti; la Germania resta il primo partner commerciale dell’Italia, sia per quanto riguarda l’import che per l’export. Anche l’Italia si posiziona tra i primi partner commerciali della Germania. Ciò si riflette anche a livello degli investimenti diretti esteri (IDE), infatti, l’Italia rientra tra i primi dieci Paesi di origine degli investimenti esteri in Germania e, a sua volta, è tra i primi dieci Paesi nei quali gli investitori tedeschi decidono di allocare capitale. Secondo i dati pubblicati da Banca d’Italia, gli investimenti diretti tra i due paesi crescono in continuazione: nell’ultimo decennio, si è verificato un incremento del 76% degli investimenti diretti tedeschi in Italia. Per quanto riguarda gli investimenti italiani in Germania, la quota ammontava a 33MLD/€ nel 2013, mentre nel 2021 essa ha raggiunto i 36MLD/€: la crescita è stata perciò pari al 7,7%.
Come dimostrato dai dati pubblicati dalla Banca Centrale Tedesca, alla fine del 2021 la quota degli investimenti tedeschi diretti all’estero corrispondeva a oltre 1,4 MLD/€: questo dato rappresenta una crescita di oltre 120MLD/€ rispetto all’anno precedente. Gli Stati Uniti d’America, da soli, hanno ricevuto investimenti per circa 409 MLD/€, il 29% del totale, confermandosi al primo posto. Considerando il capitale investito in entrata in Germania, nel 2021, la quota ammontava a 609 MLD/€: la maggior parte di esso, circa il 78%, proveniva dall’Unione Europea. A essere maggiormente coinvolti sono stati i settori IT, quello chimico e il bancario-assicurativo: è proprio quest’ultimo ambito a raccogliere la maggior parte degli IDE relativi alla Germania, sia in entrata che in uscita.
L’attrattività dell’Italia in continua crescita
Secondo il rapporto del 2022 di EY Europe Attractiveness 2022, l’Italia risulta essere il Paese europeo con il maggiore incremento di investimenti diretti in Europa. Infatti, nel 2022, sono stati 243 i progetti di IDE in Italia: ciò rappresenta una crescita del 17% rispetto all’anno precedente. L’Italia si posiziona tra i primi dieci Paesi europei destinatari di investimenti diretti per la prima volta dopo diversi anni, mentre la Germania, con una quota pari all’11% sul totale, continua a collocarsi tra i primissimi paesi di provenienza degli IDE diretti in Italia. Il settore trainante in Italia per gli investimenti diretti è il settore IT, seguito dal Retail e dai servizi B2B alle aziende.
Fonti: http://tinyurl.com/mwrh24jd; http://tinyurl.com/523dpycs; http://tinyurl.com/3kp2kdse; http://tinyurl.com/mws4wjax; http://tinyurl.com/2es6jfa4; http://tinyurl.com/8b6y8592
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)