Lunedì 28 Luglio 2025
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Il presidente argentino, Javier Milei, ha annunciato una serie di riforme economiche che promettono di rivitalizzare l'economia del paese e di portare importanti benefici anche per l’Italia nel breve e lungo termine.
Con l'eliminazione dei diritti di esportazione per varie categorie di bestiame e prodotti lattiero-caseari, insieme alla riduzione delle tariffe per gli impianti di irrigazione, l’Argentina aumenterà la produzione e l'esportazione di beni agroalimentari. Questo rappresenta una grande opportunità per l’Italia, che potrà accedere a prodotti più competitivi e diversificati, migliorando l’offerta per i consumatori e creando nuove opportunità per le imprese italiane impegnate nel commercio di questi beni.
Le misure annunciate da Milei faciliteranno ulteriormente le transazioni commerciali, rendendo gli scambi tra i due paesi più efficienti e meno costosi. Questo è particolarmente vantaggioso per le aziende italiane già operanti in Argentina o interessate a investire nel mercato argentino, offrendo loro un ambiente più favorevole e dinamico per le loro attività.
Il nuovo progetto di legge per le piccole e medie imprese (PMI) proposto dal governo argentino include incentivi fiscali e benefici per gli investimenti in beni capitali e aree marginali. Questi incentivi potrebbero portare a nuove opportunità di collaborazione tra le PMI italiane e argentine, rafforzando i legami economici e promuovendo lo scambio di tecnologie e conoscenze.
In sintesi, queste riforme non solo stimoleranno le forze produttive in Argentina, ma rafforzeranno anche le relazioni commerciali ed economiche con l’Italia, creando un futuro promettente per entrambi i paesi.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
L’Ambasciatore Brasiliano a Roma, Renato Mosca de Souza, ha detto che l’“italianismo” è molto presente in Brasile e che l’Italia ha bisogno di lavoratori stranieri per la sua economia.
“I brasiliani hanno un affetto speciale per l'Italia e per gli italiani. Milioni di famiglie hanno parenti in Italia. Oltre alle affinità, la gente ammira la cultura, la lingua, i prodotti. Siamo simili nel comportamento, nei valori, persone creative, imprenditori”, ha sottolineato il diplomatico in un'intervista al quotidiano O Estado de S. Paulo.
Mosca de Souza ha ricordato che sono “quasi 1 milione i brasiliani con passaporto italiano” e “migliaia in fila per ottenere la cittadinanza”, molti dei quali scelgono l’Italia per vivere.
“A volte vengono avanzate proposte per limitare l’accesso agli stranieri, per riconoscere la cittadinanza, ma questa è una visione che non ha alcun legame con la realtà. La demografia italiana si sta contraendo, nonostante l’arrivo di molti immigrati. Il mercato del lavoro richiede professionisti in numero maggiore dell’offerta interna”, ha affermato l’Ambasciatore, aggiungendo che l’Italia sta affrontando un 'inverno demografico'.
“Non ha quindi senso bloccare l’accesso agli stranieri. L’economia italiana ha bisogno di queste figure professionali”, ha sottolineato.
Secondo Mosca de Souza, i brasiliani sono “qualificati” per soddisfare la domanda di lavoro nel Paese europeo, anche se ci sono “molte barriere, come la burocrazia e il costo della vita”. “Stiamo lavorando per facilitare l’accesso ai brasiliani che scelgono questa strada”, ha assicurato.
Il diplomatico ha inoltre affermato che i 150 anni di immigrazione italiana in Brasile motivano “un nuovo impulso nei nostri rapporti, dopo alcuni anni di letargo”. “L'origine italiana della mia famiglia è un ulteriore elemento che mi motiva a ricostruire questo rapporto” – ha detto (ANSA).
(Contributo editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
Il partito Diritto e Giustizia (PiS) ha presentato un progetto riguardante la riduzione dell'IVA e delle accise sui carburanti, oltre all'abolizione dell'imposta sulla vendita al dettaglio dei carburanti. Krzysztof Szczucki, deputato di PiS, ha dichiarato che queste misure porteranno a una riduzione immediata dei prezzi del carburante a partire dal 1° agosto, fino a circa 90 groszy.
Zbigniew Kuźmiuk, parlamentare di PiS, ha assicurato che l'obiettivo del progetto è prevenire un brusco aumento dell'inflazione, ricordando il monito del presidente della Banca nazionale polacca, Adam Glapiński, riguardo all’aumento dell’inflazione nel primo e del secondo trimestre del prossimo anno, ottimistico fino al 6% e pessimistico fino al 10%.
Mariusz Błaszczak, presidente dei parlamentari PiS, ha confermato che il progetto è già stato presentato alla Camera, sottolineando come il prezzo attuale della benzina nelle stazioni di servizio sia più alto che durante il precedente governo PiS, e che in alcune stazioni il prezzo al litro supera addirittura i 7 zloty. Tuttavia, il livello record dei prezzi della benzina, secondo il sito demagog.org.pl, si ebbe nel giugno del 2022, durante il governo PiS, quando il suo prezzo orbitò attorno i 7,80 zloty al litro, e nel novembre del 2022 quando il prezzo del gasolio superò gli 8 zloty al litro.
Fonte: Polonia Oggi, Gazzetta Italia
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
Sono stati pubblicati i dati del primo trimestre di quest'anno riguardanti i cambiamenti nel mercato automobilistico polacco, dai quali emerge che l’ammontare totale della vendita di automobili in Polonia, e precedentemente prodotte entro i confini polacchi, ha raggiunto il risultato record di 60 miliardi di zloty di fatturato. Il suo aumento è, comunque, inferiore rispetto ai primi trimestri degli anni precedenti. Anche l’occupazione in questo settore è aumentata, nonostante si registri un crollo del mercato delle automobili elettriche, con un impatto significativo sulle esportazioni polacche soprattutto verso la Germania. Secondo gli analisti, la situazione nel settore automobilistico sta diventando sempre più complicata e si prevede che nella seconda metà del 2024 i risultati della produzione, della vendita, dell’occupazione media e delle esportazioni di automobili saranno inferiori rispetto all’anno precedente.
Fonte: Polonia Oggi, Gazzetta Italia
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
Secondo il rapporto pubblicato dal consulente finanziario BIEC, a luglio l’indice di benessere in Polonia è sceso a 100,6 punti. Si tratta della prima riduzione significativa da molto tempo. I fattori decisivi che hanno decretato questa discesa sono stati il rallentamento dell’aumento dei salari e la diminuzione del numero di posti di lavoro.
Gli esperti del BIEC hanno inoltre indicato che i dati sul numero di dipendenti nel settore industriale non danno migliori auspici. “Il livello di occupazione non è aumentato da oltre due anni e da sei mesi sta diminuendo notevolmente. Dall’inizio dell’anno non andati perduti oltre 31mila posti di lavoro nel settore delle imprese”.
Fonte: Polonia Oggi, Gazzetta Italia
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
L'economia catalana si è ripresa dalla pandemia grazie alle esportazioni di servizi, soprattutto turismo, e agli investimenti pubblici. Nel 2023 ha chiuso l'anno con un aumento del PIL del 2,6%. Per l'anno in corso e per il prossimo, si prevede di mantenere una crescita elevata, anche se con motori molto più solidi come le esportazioni industriali, gli investimenti e l'aumento dei consumi privati.
Quest'anno l'economia catalana crescerà del 2,5%, quattro decimi di punto percentuale in più rispetto alle sue previsioni di maggio, e si stima la crescita del prossimo anno al 2,4%, tre decimi di punto percentuale in più.
In termini di esportazioni, finora il ruolo fondamentale è stato svolto dai servizi, soprattutto dal turismo. Tuttavia, l'industria sta giocando un ruolo sempre più importante. Nel periodo 2019-2023 c'è stato un aumento sia dei prezzi che dei volumi, il che ci fa pensare che vengano esportati prodotti di qualità superiore. In questo senso, i settori automobilistico e chimico stanno giocando un ruolo fondamentale. Ciò non toglie che il turismo continui a essere il maggior protagonista dell'economia catalana, anche senza registrare significative crescite.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana - Barcellona)
Mentre il mondo affronta una crisi climatica sempre più grave, con ondate di calore record e disastri naturali in aumento, i paesi ricchi stanno paradossalmente guidando una nuova corsa all'esplorazione di petrolio e gas. Questo fenomeno minaccia di vanificare gli sforzi globali per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, come stabilito nell'Accordo di Parigi.
Secondo un'analisi dell'International Institute for Sustainable Development (IISD), le nuove licenze per l'esplorazione di petrolio e gas previste per il 2024 potrebbero generare quasi 12 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra. Sorprendentemente, i paesi più ricchi e meno dipendenti dai combustibili fossili, come gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada, la Norvegia e l'Australia, sono in prima linea in questa espansione.
Gli Stati Uniti, sotto l'amministrazione Biden, hanno rilasciato 1.453 nuove licenze per petrolio e gas, rappresentando la metà del totale globale. Il Regno Unito prevede di concedere 72 licenze quest'anno, mentre la Norvegia potrebbe arrivare a 80, con conseguenti emissioni significative. Questa tendenza contrasta nettamente con gli impegni presi da questi stessi Paesi per guidare la transizione verso energia più pulita. Harjeet Singh, del Fossil Fuel Non-Proliferation Treaty Initiative, ha definito "sconcertante" l'ipocrisia delle nazioni ricche che continuano a investire pesantemente nei combustibili fossili mentre si proclamano leader climatici.
D'altra parte, alcuni Paesi stanno facendo progressi nella direzione opposta. Il Partito Laburista nel Regno Unito ha annunciato piani ambiziosi per l'energia rinnovabile, in particolare l'eolico offshore. Ed Miliband, Segretario per la Sicurezza Energetica e Net Zero, ha dichiarato che è tempo per lo Stato di "possedere e costruire di nuovo" servizi di pubblica utilità. Il piano prevede una partnership tra Great British Energy, una nuova azienda energetica di proprietà pubblica, e la Crown Estate per sviluppare parchi eolici offshore. L'obiettivo è produrre 30 GW di energia, sufficiente per alimentare 20 milioni di case.
Questo approccio mira non solo a raggiungere gli obiettivi di zero emissioni nette, ma anche a stimolare la crescita economica e ridurre le bollette energetiche per famiglie e imprese. Nel frattempo la situazione globale rimane complessa, con una corsa contraddittoria tra l'espansione dei combustibili fossili e gli sforzi per la transizione energetica. Mentre alcuni Paesi continuano a investire in petrolio e gas, altri stanno cercando di accelerare la transizione verso le rinnovabili. Il futuro energetico del mondo dipenderà da come queste forze contrastanti si bilanceranno nei prossimi anni.
(Contributo editoriale a cura della The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
L'economia catalana si è ripresa dalla pandemia grazie alle esportazioni di servizi, soprattutto turismo, e agli investimenti pubblici. Nel 2023 ha chiuso l'anno con un aumento del PIL del 2,6%. Per l'anno in corso e per il prossimo, la Camera di Commercio di Barcellona prevede di mantenere una crescita elevata, anche se con motori molto più solidi come le esportazioni industriali, gli investimenti e l'aumento dei consumi privati.
Il capo del dipartimento di ricerca dell'istituto, Joan Ramon Rovira, prevede che l'economia catalana crescerà del 2,5% quest'anno, quattro decimi di punto percentuale in più rispetto alle sue previsioni di maggio, e stima la crescita del prossimo anno al 2,4%, tre decimi di punto percentuale in più. “C'è un cambiamento di scenario con fattori che creano una crescita di qualità”, ha spiegato Rovira, che ha sottolineato come anche gli investimenti siano un fattore fondamentale per aumentare la produttività.
Rovira ha sottolineato che in termini di esportazioni, finora il ruolo fondamentale è stato svolto dai servizi, soprattutto dal turismo. Tuttavia, l'industria sta giocando un ruolo sempre più importante. “Nel periodo 2019-2023 c'è stato un aumento sia dei prezzi che dei volumi, il che ci fa pensare che vengano esportati prodotti di qualità superiore”, ha spiegato. In questo senso, i settori automobilistico e chimico stanno giocando un ruolo fondamentale. Ciò non toglie che il turismo continui a essere il maggior protagonista dell'economia catalana, anche senza registrare significative crescite.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana - Barcellona)
L'Argentina si trova al sesto posto nella classifica del Fondo Monetario Internazionale (FMI) per la preparazione all'integrazione dell'intelligenza artificiale (IA). Kristalina Georgieva, direttrice generale dell'FMI, ha sottolineato che l'IA rimodellerà l'economia globale, aumentando la produttività e stimolando la crescita economica.
Parallelamente, l’Italia è tra i paesi più preparati per quel che riguarda l'IA. Questo indica il potenziale per uno scambio reciproco molto vantaggioso: l'Italia potrebbe fornire know-how tecnologico all'Argentina, mentre l'Argentina potrebbe offrire manodopera e servizi informatici a prezzi competitivi. Questa collaborazione tecnologica rafforzerebbe la posizione dell'Italia come leader nell'innovazione e ne amplierebbe l'influenza globale. Inoltre, aprirebbe nuove opportunità di mercato per le aziende italiane, consentendo l’espansione in settori emergenti e migliorando la resilienza economica.
Una partnership sinergica tra Italia e Argentina accelererebbe l’innovazione in entrambe le nazioni, favorendo la crescita economica e l'occupazione.
In conclusione, l’integrazione dell’IA rappresenta una straordinaria opportunità per rafforzare i legami tra Argentina e Italia, promuovendo la crescita economica e l’innovazione, e creando un futuro tecnologico più sostenibile e prospero per entrambe le nazioni.
Il Servicio Nacional de Sanidad y Calidad Agroalimentaria (Senasa) argentino ha annunciato la ripresa delle esportazioni di embrioni bovini 'in vivo' verso l'Unione Europea. Un significativo passo avanti nel settore zootecnico dopo la sospensione temporanea delle operazioni nel 2021 a causa delle modifiche delle normative europee riguardanti l'importazione di embrioni bovini.
Questa decisione è di fondamentale importanza anche per l'Italia, poiché offre la possibilità di accedere a risorse genetiche bovine di alta qualità, contribuendo così al miglioramento genetico del bestiame italiano. Con l'approvazione del nuovo regolamento, l'Italia può beneficiare di embrioni bovini provenienti da zone libere dalla febbre aftosa, garantendo la sicurezza sanitaria degli allevamenti e promuovendo una maggiore efficienza nella produzione di carne e latte.
Il regolamento recentemente approvato include un nuovo modello di Certificato Veterinario Internazionale (CVI), che stabilisce le condizioni per l'importazione di embrioni bovini in vivo e in vitro. Tale certificato garantisce che gli embrioni provengano da donatrici vaccinate contro la febbre aftosa o, nel caso degli embrioni in vitro, da donatrici non vaccinate contro questa malattia. Inoltre, il regolamento richiede che il seme utilizzato per l'inseminazione provenga da paesi autorizzati dall'UE, garantendo la qualità e la sicurezza dei processi riproduttivi.
Si tratta di un'opportunità cruciale per l'Italia, non solo perché favorirà la diversificazione genetica delle mandrie italiane, ma anche perché contribuirà a rafforzare il settore zootecnico del paese, promuovendo una maggiore competitività e sostenibilità nell'industria lattiero-casearia e nella carne bovina.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)