Notizie mercati esteri

Mercoledì 7 Febbraio 2024

Corte dei Conti: "la fusione tra Orlen e Lotos ha comportato una perdita di valore e un rischio per la Polonia"

In seguito a un'ispezione condotta dalla Corte dei Conti Suprema (NIK) polacca, è emerso che il Gruppo Lotos ha venduto i propri asset per un valore di almeno 5 miliardi di złoty al di sotto della loro valutazione stimata.

Particolarmente controversa è stata la cessione delle quote della Rafineria Gdańska ad Aramco, avvenuta al di sotto del valore stimato di circa 3,5 miliardi di złoty. La NIK ha osservato che Aramco ha acquisito una posizione forte nella Rafineria Gdańska, detenendo il diritto di veto nelle decisioni strategiche, generando così il rischio di paralizzare l'attività della società.

Il rapporto della NIK ha anche criticato il Ministro degli Affari Statali, Jacek Sasin, per aver raccomandato al governo la fusione senza un'adeguata analisi dei costi e dei benefici.

La NIK ha considerato ciò un'azione non affidabile, e il rapporto indica che la Polonia ha perso il controllo sulle direzioni di vendita del 20% della produzione nazionale di carburanti a seguito della fusione di Orlen e Lotos.

Questa situazione rappresenta un rischio significativo per la sicurezza energetica del paese. Orlen ha fortemente criticato la metodologia della NIK, definendo il rapporto non affidabile. La Commissione europea ha approvato la fusione tra Orlen e Lotos, ma la NIK ha sottolineato l'esistenza di un rischio per la sicurezza energetica nel settore petrolifero. Il vicepresidente di Orlen, Daniel Obajtek, coinvolto nel processo di fusione, ha deciso di dimettersi dopo la pubblicazione del rapporto della NIK.

Fonte: http://tinyurl.com/3hhhd42m

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)

Ultima modifica: Mercoledì 7 Febbraio 2024
Mercoledì 7 Febbraio 2024

Grenevia pianifica la produzione di pale eoliche in Polonia

Grenevia, un'azienda di proprietà della famiglia Domogała, sta progettando di avviare la produzione di pale eoliche basate sul know-how polacco. Famur, una società controllata di Grenevia, presenta il progetto delle pale eoliche polacche come elemento strategico della trasformazione energetica indipendente dai fornitori stranieri.

Grenevia sta cercando il supporto del governo, non solo finanziario ma anche politico, per realizzare un progetto che consentirebbe alla Polonia di raggiungere una trasformazione energetica indipendente.

L'azienda intende anche vendere dispositivi ad altri paesi europei. Famur, attualmente impegnata nella manutenzione e nell'assistenza delle turbine, pianifica di avviare la produzione in serie delle turbine entro due anni. La collaborazione con le società energetiche controllate dallo Stato dovrebbe fornire l'accesso all'infrastruttura di rete e indicare luoghi per i test e la certificazione.

Il progetto di Grenevia è destinato a essere parte della reindustrializzazione dei settori attualmente dominati dai fornitori asiatici. L'Associazione Polacca dell'Energia Eolica prevede che entro il 2040 la Polonia potrebbe raggiungere fino a 69 GW di potenza nelle centrali eoliche, ma ciò richiede lo sblocco degli investimenti fondiari.

Fonte: http://tinyurl.com/4vra8tku

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)

Ultima modifica: Mercoledì 7 Febbraio 2024
Venerdì 2 Febbraio 2024

Polonia - Ingenti investimenti nel settore del fotovoltaico

R.Power ha firmato un accordo di credito con la banca BNP Paribas per finanziare progetti fotovoltaici per una capacità totale di 32,7 MWp. Questi progetti, distribuiti in varie regioni della Polonia, saranno progressivamente messi in funzione nel corso del 2024.

Il finanziamento dei progetti è stato garantito attraverso accordi PPA (Power Purchase Agreement) e prezzi garantiti per la vendita di energia elettrica ottenuti nelle aste OZE del 2021. La società Nomad Electric gestirà il portafoglio di impianti fotovoltaici una volta completati.

R.Power, uno dei principali produttori indipendenti di energia solare in Polonia, opera anche in altri paesi europei. Tomasz Sęk, direttore operativo di R.Power, sottolinea l'importanza dell'espansione nel settore delle energie rinnovabili, mentre Łukasz Pobudejski, direttore generale della divisione di finanziamento specialistico presso la Banca BNP Paribas, vede il finanziamento di attività sostenibili come elemento chiave della strategia per gli anni 2022-2025. Attualmente, R.Power sta sviluppando un portafoglio di attività con una potenza complessiva superiore a 21 GW.

Fonte: http://tinyurl.com/3ddh6ynt

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)

Ultima modifica: Venerdì 2 Febbraio 2024
Venerdì 2 Febbraio 2024

Panoramica sull'economia ceca: PIL, lavoro e costo della vita

La Repubblica Ceca ha registrato un leggero calo dell'economia nel 2023, con una diminuzione dello 0,4% del Prodotto Interno Lordo (PIL) rispetto all'anno precedente. Tale contrazione è stata influenzata negativamente dalla riduzione dei consumi delle famiglie, mentre la domanda estera ha svolto un ruolo trainante, evidenziando la resilienza del settore industriale con un aumento del valore aggiunto lordo. Gli analisti, sebbene esprimano cautela per il 2024, vedono con ottimismo un possibile segnale di ripresa nel quarto trimestre.

Tuttavia, Pavel Sobíšek di Unicredit avverte che le imprese devono ancora affrontare "un forte vento contrario", con l'andamento economico sfavorevole della Germania che rappresenta una fonte di preoccupazione. La Germania, con cui la Repubblica Ceca ha significativi legami economici, ha visto anch'essa una contrazione economica l'anno scorso, sollevando preoccupazioni per la sua interconnessione con l'economia ceca.

La dipendenza dalle esportazioni verso la Germania mette a rischio l'economia ceca, spingendo le aziende a cercare nuovi mercati. Tuttavia, il vicepresidente dell'Associazione degli esportatori cechi, Otto Daněk, avverte che la correzione di tale calo richiederà tempo. Inoltre, l'Associazione Bancaria Ceca riporta dati incoraggianti sulla gestione dei debiti delle imprese ceche, con una significativa riduzione delle difficoltà finanziarie nel corso dell'ultimo anno.

La percentuale di mutui in sofferenza per le imprese non finanziarie è scesa dal 3,4% a dicembre 2022 al 2,6% a dicembre 2023, indicando un miglioramento nella gestione dei debiti aziendali. Anche per le famiglie, la situazione rimane stabile, con l'1,3% dei mutui in sofferenza nel dicembre dell'ultimo anno. La riduzione del divario tra i tassi d'interesse dei mutui erogati in corone ed euro nel settore del credito alle imprese è un ulteriore segnale positivo, pur mantenendo una preferenza per i mutui in euro.

Questi sviluppi positivi nei debiti aziendali suggeriscono una maggiore stabilità finanziaria per l'economia ceca. Tuttavia, la necessità di diversificare le fonti di reddito e trovare nuovi sbocchi commerciali diventa cruciale per affrontare le sfide economiche, soprattutto in un contesto complesso come quello attuale. L'analisi della situazione economica della Germania rimane essenziale per prevedere eventuali impatti sull'economia ceca e dell'Europa centrale nel complesso.

 

Incoraggianti dati sull'occupazione della popolazione in età lavorativa

Negli ultimi anni, la Repubblica Ceca ha registrato un costante miglioramento nel tasso di occupazione, con tre quarti della popolazione in età attiva, compresa tra i 15 e i 64 anni, attualmente impiegata, secondo i dati forniti dall'Ufficio di Statistica Ceco. Il tasso complessivo di occupazione nel paese è migliorato di circa sette punti percentuali negli ultimi dieci anni, evidenziando un trend positivo nell'entrata della popolazione nel mondo del lavoro.

Dalibor Holý, dell'Ufficio di Statistica Ceco, ha sottolineato questo miglioramento, attribuendolo in gran parte all'aumento dell'attività lavorativa delle donne. Tra gli uomini, l'81% è attualmente occupato, mentre tra le donne la percentuale di occupazione ha raggiunto il 68,5%. Questo indica un significativo aumento dell'interesse e dell'ingresso delle donne nel mercato del lavoro. La tendenza positiva è ulteriormente evidenziata dal basso tasso di disoccupazione, che a dicembre si attestava al 2,7%, mostrando solo un lieve aumento di mezzo punto percentuale rispetto all'anno precedente. Il governo ceco, nonostante i dati positivi, si sta impegnando per migliorare ulteriormente il tasso di occupazione nel paese. Uno degli obiettivi è incentivare il rientro delle donne nel mondo del lavoro dopo il periodo di maternità, attraverso la promozione di contratti part-time. Questa iniziativa mira a garantire una maggiore flessibilità alle donne che desiderano conciliare la vita familiare con l'attività lavorativa. Le aziende in Repubblica Ceca, tuttavia, stanno affrontando sfide legate alla mancanza di manodopera specializzata. Per risolvere questo problema, esse sostengono la necessità di incentivare l'arrivo di lavoratori dall'estero. Questo approccio non solo contribuirebbe a colmare il divario di competenze, ma potrebbe anche stimolare la crescita economica nel lungo periodo. In conclusione, mentre la Repubblica Ceca celebra il costante miglioramento del tasso di occupazione, è evidente che il paese si trova di fronte a sfide importanti. Il governo e le imprese stanno collaborando per implementare strategie mirate, allo scopo di garantire un mercato del lavoro dinamico, equo e sostenibile per tutti i cittadini.

​Fonte: http://tinyurl.com/5n74rmcy

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

 

Ultima modifica: Giovedì 15 Febbraio 2024
Venerdì 2 Febbraio 2024

Rep. Ceca - Acquisizioni nella difesa aeronautica, nel settore carburanti ed energia nucleare

La Repubblica Ceca firma ufficialmente il contratto per l'acquisto degli aerei F-35​

La Repubblica Ceca ha ufficialmente siglato un contratto per l'acquisto di 24 aerei caccia americani F-35, confermando un'approvazione già concessa dal governo lo scorso anno. Con un costo stimato di almeno 150 miliardi di corone, questa transazione rappresenta la più grande commessa militare nella storia del paese. La ministra della difesa Jana Černochcová sostiene che l'acquisto di questi aerei di quinta generazione notevolmente avanzati aumenterà in modo significativo la capacità di combattimento dell'esercito ceco. Tuttavia, le opposizioni hanno sollevato diverse critiche in merito al contratto, mentre il principale partito dell'opposizione, Ano 2011, ha dichiarato che manterrà gli impegni sottoscritti nel caso tornasse al governo.

Una parte di questi caccia sarà assemblata nello stabilimento del gruppo Leonardo a Cameri, in Piemonte, come dichiarato dal presidente ceco Petr Pavel durante la sua visita in Italia l'anno precedente. Inoltre, Cameri sarà designato come centro per la manutenzione straordinaria degli aerei da combattimento destinati all'Aeronautica Ceca.

 

Acquisizioni nel portafoglio di Čepro - azienda statale del settore petrolifero

​Nel settore energetico, l'azienda statale Čepro ha recentemente acquisito il distributore Robin Oil, ampliando notevolmente la sua presenza nel mercato delle stazioni di servizio. Con l'acquisizione di 75 nuove stazioni di rifornimento, Čepro si posiziona come il secondo operatore nel mercato ceco delle stazioni di servizio, superando l'operatore ungherese MOL, ma rimanendo dietro al gruppo statale polacco PKN Orlen.

 

L'americana Westinghouse esclusa dal bando per la fornitura di 4 nuovi reattori in Repubblica Ceca

Il governo ceco ha annunciato ufficialmente che la competizione per l'assegnazione dei nuovi reattori nucleari procederà senza la partecipazione dell'azienda americana Westinghouse, poiché la sua offerta non ha soddisfatto i requisiti richiesti. Invece, il governo ha rivolto la sua attenzione a società straniere, con richieste di offerte vincolanti da parte della francese EDF e della coreana KHNP. Questa decisione è parte di una strategia per ridurre i costi di costruzione e garantire la realizzazione di almeno uno dei quattro nuovi reattori. Il premier Petr Fiala ha indicato che la fornitura simultanea di più reattori potrebbe portare a una significativa riduzione dei costi, sebbene i dettagli precisi sui costi totali del progetto siano ancora da definire. La competizione stessa è destinata a diventare un evento storico per la Repubblica Ceca, con l'obiettivo di realizzare la più grande gara di questo genere nella storia del paese, contribuendo a potenziare la capacità energetica nazionale attraverso la costruzione di nuovi reattori presso le centrali nucleari di Dukovany e Temelín.

Fonte: http://tinyurl.com/5n74rmcy

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

Ultima modifica: Venerdì 2 Febbraio 2024
Giovedì 1 Febbraio 2024

Il settore della ristorazione in Spagna registra una notevole crescita nel 2023

Il 2023 è stato il migliore degli ultimi anni per il settore del foodservice in Spagna, soprattutto per gli esercizi di ristorazione, che attualmente rappresentano circa l’83% della spesa totale per il foodservice. Nonostante il 2023 abbia ancora risentito della ripresa post-covid, soprattutto nella prima prima metà dell’anno, durante la quale le restrizioni dovute alla variante Omicron erano ancora presenti, a partire dal periodo estivo il consumatore spagnolo ha iniziato a stabilizzare le sue abitudini e la frequenza di consumo nel foodservice, che si sono mantenute fino alla fine dell’anno.

È quanto emerge da un recente rapporto sul settore in Spagna, realizzato dalla società internazionale di ricerche di mercato Circana attraverso il suo Crest Panel – che raccoglie dati sul consumo di pasti, snack e bevande in Francia, Germania, Italia, Spagna e Gran Bretagna. In particolare, gli spagnoli hanno realizzato quasi 7.210 milioni visite preso locali e strutture di foodservice durante tutto l'anno, per una spesa di oltre 41.650 milioni di euro. Ciò rappresenta una forte crescita rispetto al periodo precedente, rispettivamente del 3,2% e dell’11% in visite e spesa.

 

La ristorazione guida il settore del foodservice

Attualmente, l’83% della spesa per il foodservice avviene in un esercizio di ristorazione, sia esso organizzato o indipendente. Il restante 17% corrisponde ad altri punti vendita che, grazie a nuovi sviluppi, offerte e innovazioni, offrono alternative dirette al consumatore per quelle occasioni di consumo immediato di cibi e bevande, in particolare:

  • Gli alberghi, che attraggono fortemente le nuove occasioni di consumo, generate dal nuovo modello di lavoro/studio a distanza.
  • L’offerta di cibi caldi dei supermercati, un canale che ha già un fatturato annuo di oltre 860 milioni di euro nel settore del foodservice.

Cambiamenti importanti si stanno verificando anche all’interno dello stesso settore della ristorazione:

  • Il consolidamento del QSR Fast Food – esercizi di ristorazione veloce senza cameriere – che cresce del +13% rispetto all’anno precedente, trainato da tutte le sue varietà (hamburger, pollo, etnico, poke, insalate individuali e personalizzate, ecc.) e che ora rappresenta il 12,7% della spesa totale in Spagna.
  • I consumatori spagnoli scommettono anche sulla nuova offerta che si sta sviluppando nel canale FSR (Full Service Restaurant) attraverso nuove offerte, nuovi locali ed espansioni territoriali nel segmento Casual Dining e FSR International (italiano, messicano, hamburger, ecc.), guidati dalla tendenza dei consumatori spagnoli che sono sempre più esigenti in quanto a innovazione nel settore della ristorazione.

 

Abitudini di consumo e nuove tipologie di servizi

La ristorazione continua ad essere il centro nevralgico e il punto preferito degli spagnoli, che destinano il 68% della loro spesa ai consumi all'interno degli stabilimenti, una percentuale ben al di sopra della media dei vicini europei.

Le raccomandazioni provenienti dall’ambiente di fiducia dei consumatori continuano a essere il principale driver per un consumatore su tre nella scelta di un ristorante o bar. Tuttavia, altri concetti entrano nell'elenco dei fattori determinanti della scelta, come la qualità del trattamento da parte del personale del locale, fondamentale per il 15% dei consumatori spagnoli, la scontistica sui prezzi, le recensioni pubblicate nella rete, i consigli degli influencer, ecc.

Sempre secondo i dati pubblicati dalla ricerca il 32% della spesa complessiva degli spagnoli in foodservice  è destinata al FoodDelivery e al Takeaway. 

In particolare, il FoodDelivery in Spagna chiude l’anno con un fatturato annuo di oltre 2.925 milioni di euro annui. Un utente su due del servizio afferma di aver mantenuto o addirittura aumentato il proprio utilizzo rispetto a un anno fa, come emerge dall'ultima inchiesta del Sentiments Survey realizzato da Circana. E non si può trascurare lo sviluppo continuo e sostenuto che sta avendo il take away in Spagna, che rappresenta già il 25% della spesa totale in Foodservice, quasi 8 punti in più rispetto a quanto rappresentava prima della pandemia.

In questo senso, Gli spagnoli si stanno avvicinando sempre di più al profilo del consumatore europeo. L'esplosione dei consumi da asporto si vede nelle Colazioni, dove già il 30% della spesa è destinata al take away (12 punti sopra i risultati pre-pandemia). Ma anche i pasti principali stanno registrando un aumento di questa modalità di consumo, visto che il 20% della spesa effettuata nel Foodservice riguarda cibo che viene ritirato direttamente e consumato fuori dal locale.

È possibile accedere ad ulteriori dati riguardo il foodservice in Spagna consultando l'Anuario de la Innovación 2023 pubblicato da Food Retail & Service, attraverso il seguente link (p.124 - 131): http://tinyurl.com/zh8ah8b8

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna)

Ultima modifica: Giovedì 1 Febbraio 2024
Giovedì 1 Febbraio 2024

Copenaghen Fashion Week: si punta sulla sostenibilità

Storia della CPHFW

La Settimana della Moda di Copenaghen affonda le sue radici negli anni '60, precisamente nel 1964 con il nome di Danish Fashion Week. Allora si trattava esclusivamente di una fiera di moda femminile che si teneva annualmente come “preparazione” per una fiera più grande che si teneva ad Herning Messecenter, uno dei principali punti di raccolta per l'industria della moda danese dopo la Seconda Guerra Mondiale. Durante il boom industriale anche il settore dell’abbigliamento conobbe un forte impulso e la capitale danese divenne il fulcro della moda dei paesi nordici.

La fiera ha subito diverse ridenominazioni nel corso degli anni: da Danish Fashion Week a Scandinavian Fashion Week (per promuovere l'esportazione ed aprirsi agli espositori stranieri). Successivamente cambiò in Future Fashion Scandinavia, negli anni '90 diventò Copenaghen International Fashion Fair, fino a divenire l’attuale Copenaghen Fashion week (CPHFW).

La prima CPHFW di rilevanza paragonabile alla New York, Milano, Londra e Paris Fashion Week, si è tenuta nel 2006, frutto della fusione delle precedenti fiere danesi dell'industria fashion.

Oggi, la Copenaghen Fashion Week è il più grande evento di moda del Nord Europa, attira ogni anno i migliori importatori, stilisti e la stampa di livello internazionale. Durante le due settimane della moda, Una estiva ed una invernale, ogni anno, dal 2008, si svolge anche il Copenaghen Fashion Festival, un evento inaugurato con lo scopo di rendere questo evento più aperto e accessibile a tutti.

 

CPHFW mette il pianeta al primo posto

Negli ultimi anni, la CPHFW ha iniziato a sviluppare nuovi piani d’azione per essere sempre più sostenibile: il primo “Piano d’Azione 2020-2022”, che aveva come obiettivi la riduzione degli impatti negativi sull’ambiente, la creazione di nuovi modelli di business più sostenibili e l’accelerazione dei cambiamenti nel settore, è diventato la base per formulare il nuovo “Piano d’Azione 2023-2025”. Quest’ultimo mira a educare, ridurre e accelerare la transizione verso una moda più sostenibile.  

«La sostenibilità è il principio fondamentale della nostra vision all’interno della Copenaghen Fashion Week: una rappresentazione lungimirante del talento nordico per la nostra comunità globale» afferma Cecilie Thorsmark, CEO della CPHFW, che con quest’anno non ha organizzato solo un evento di moda, ma ha voluto portarlo ad essere un esempio di chiara sostenibilità per i marchi e i partner che lavorano all’interno e all’esterno dell’evento.

Le aziende che partecipano alla settimana, quindi, devono necessariamente rispettare 18 criteri che ruotano intorno a 6 aree principali, tra cui la scelta dei materiali, l’inclusione di genere ed il rispetto degli standard sulle condizioni di lavoro. Tutti i marchi partecipanti sono infatti stati esaminati da un comitato esterno per la sostenibilità che ha avuto la responsabilità di ammetterli o meno nella scaletta ufficiale dello show.

 

Conclusioni

La settimana della moda ha una ricaduta positiva sulla città di Copenaghen in termini di turismo ed economia. I business locali, durante questo periodo, possono godere di un significativo incremento di fatturato, soprattutto in settori come ospitalità, ristorazione, trasporti e shopping. Non si tratta solamente di un evento di moda, ma di un vero e proprio boost all’economia della capitale danese.   

Inoltre, i designer che hanno deciso di presentare le loro collezioni, si sono dovuti presto adattare agli standard imposti dal nuovo piano d’azione. Con queste scelte, la CPHFW promuove un nuovo modo di “fare la moda”, più adatto ai tempi che corrono. Infatti, il mercato della moda danese, ormai da almeno un decennio, getta le basi per un futuro dell’industria più consapevole nell’uso delle risorse e sempre più proiettato verso i principi dell’economia circolare.

Limitare l’evento a partner che prendono scelte consapevoli ed impegnati nel rispetto degli standard di sostenibilità stabiliti è un ottimo esempio per le altre grandi città note al mondo per la settimana della moda.

Fonti: http://tinyurl.com/265dbu9m; http://tinyurl.com/4tehf8pv; http://tinyurl.com/ph9sr2em  

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Giovedì 1 Febbraio 2024
Mercoledì 31 Gennaio 2024

Pomodoro trasformato: l’Horeca traina l’import del Brasile

Secondo l’analisi condotta da Nomisma sui primi dieci mesi del 2023, il paese sudamericano è grande importatore di derivati del pomodoro dall’Italia con oltre il 50% dei valori movimentati dal segmento dei pomodori pelati

Tra i legami commerciali che uniscono l’Italia ai paesi dell’America del Sud c’è anche un non trascurabile flusso di trade legato al pomodoro trasformato che, importato in Europa dalle Americhe nella prima metà del millecinquecento, è diventato, nel corso del tempo, materia prima di pregio per l’industria alimentare nazionale.

Nei primi dieci mesi del 2023 (gennaio-ottobre), tra i paesi extra-comunitari, è stato proprio il Brasile, uno dei cinque membri del Mercosur, ad avere importato con continuità dall’Italia derivati del pomodoro, con incrementi tendenziali in doppia cifra, sia in valore che in volume. In Brasile, tra gli ortaggi di pieno campo, il pomodoro è quello che vanta i livelli di produzione più elevati, nell’ordine dei tre milioni di tonnellate annue, ma solo il 35% è assorbito dall’industria, concentrata negli stati di São Paulo e Bahia, lasciando quindi spazio anche all’import di trasformati. D’altra parte, i brasiliani discendenti da italiani sono stimati in oltre 35 milioni, cioè un bacino di utenti ampio, potenzialmente predisposto a un regolare utilizzo del pomodoro in cucina.

In effetti, la gamma dei derivati del pomodoro è diversificata, in quanto destinata sia al consumo domestico che all’utilizzo nel canale Horeca. L’offerta si compone quindi di un ampio bouquet di alternative: polpe, cubetti, triturati, passate, concentrati, pelati e succhi, tutti largamente usati in ambito famigliare oppure dalla ristorazione commerciale per la preparazione di piatti più o meno elaborati.

 

Dall’Italia oltre il 60% del prodotto trasformato

Nei primi dieci mesi del 2023 il Brasile ha importato pomodoro trasformato per un valore di 41,7 mln US$ (prezzi FOB), in buona parte proveniente dal nostro Paese. In dettaglio, nel periodo gennaio-ottobre 2023, l’import dall’Italia è in complesso ammontato a 26,3 mln US$, pari al 63% del totale. Il 57,2% dei valori movimentati ha riguardato partite di pomodori pelati, generando un giro d’affari medio mensile di 1,5 mln US$; il restante 42,8% è invece riconducibile ai concentrati, per un giro d’affari medio mensile di 1,1 mln US$ (Fig. 1).

 

 

Horeca, driver di crescita

La positiva evoluzione del quadro economico del paese sudamericano apre prospettive interessanti ai pomodori trasformati italiani. Nel 2022 il Prodotto Interno Lordo (PIL) del Brasile è cresciuto del +2,9 per cento. Nel 2023 si riteneva che, a causa dell’inflazione, la crescita sarebbe rallentata, ma la previsione tendenziale del Pil di inizio anno è stata periodicamente rivista al rialzo e ora è stimata al +3,1% (fonte: GTAI Trade and Invest – Dicembre 2023). Un’inflazione oscillante intorno al 5% comunque non ha mancato di erodere il potere d’acquisto della popolazione, influenzando il consumo di alcune bevande e alimenti. In generale, nel canale retail, la popolazione si è mostrata più attenta che in passato alla convenienza dei prezzi, mentre tra le classi di reddito più elevate la domanda di prodotti alimentari di alta qualità si è mantenuta stabile.

Per i derivati del pomodoro il driver della domanda è individuabile nella ripartenza dell’Horeca. Infatti, dopo il periodo di isolamento sociale causato dalle ricadute della pandemia i brasiliani hanno ripreso una più assidua frequentazione di ristoranti tradizionali e fast food, caffetterie e altri esercizi commerciali. Nel 2022, le vendite alimentari dell’industria nel foodservice sono cresciute del +18%, raggiungendo un giro d’affari di circa 40,4 mld US$, pari al 27% del mercato interno (fonte: Associação Brasileira da Indústria de Alimentos – ABIA). Il trend di crescita è proseguito anche nel 2023, a tutto vantaggio anche del consumo complessivo di derivati del pomodoro, come dimostrato dalla crescita delle importazioni dall’Italia. La Tab. 1 riporta le aspettative future per il Brasile relativamente al consumo di trasformato attraverso l’andamento prospettico del Cagr, riferito ai tonnellaggi contenuti nelle più diffuse categorie di prodotti alimentari a base di pomodoro (fonte: Survey Euromonitor per Tomato News).

In dettaglio, gli incrementi di crescita attesi per il Brasile sono più consistenti di quelli medi riferibili all’area dell’America del Sud, per quasi tutte le principali famiglie di alimenti che contengono un quantitativo, più o meno consistente, di pomodoro trasformato. Soltanto per salse varie, minestre e pizze è prevista una crescita del Brasile inferiore a quella complessiva dell’America del Sud. Anche in questo caso però le prospettive sono favorevoli: il numero di punti di vendita delle due più diffuse catene di ristorazione self-service che hanno nella pizza il loro core business (Domino’s Pizza e Pizza Hut) è cresciuto regolarmente negli ultimi cinque anni, anche in quelli della pandemia, e si prevede continuerà a farlo anche nel 2024 (Fig. 2).

In allegato: Fig. 2 – Trend dei punti di vendita delle principali catene di ristorazione di pizza in Brasile (unità)

Nel lungo termine, è quindi attesa una crescita del servizio di ristorazione più veloce del canale retail, nel solco di quanto già accadeva prima della pandemia che, paradossalmente, ha accelerato questo trend a seguito della rapida trasformazione digitale del settore.

Fonte: http://tinyurl.com/29an7zuz

 

(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)

Ultima modifica: Mercoledì 31 Gennaio 2024
Mercoledì 31 Gennaio 2024

I diplomatici di Brasile e Italia discutono dell'agenda bilaterale

La segretaria generale del Ministero degli Affari Esteri brasiliano, Maria Laura da Rocha, ha co-presieduto il 23 gennaio, a Roma, la 5ª Riunione di Consultazioni Politica Brasile-Italia, con la sua controparte italiana, l'Ambasciatore Riccardo Guariglia.

L'informazione è stata diffusa da Itamaraty in un post su X (ex Twitter), sottolineando che, nel 2024, i due Paesi festeggeranno 150 anni dell’immigrazione italiana in Brasile.

Secondo il testo, gli ambasciatori si sono occupati di questioni globali e bilaterali, concentrandosi su questioni di interesse per la comunità brasiliana in Italia, come la questione del riconoscimento delle patenti di guida.

I segretari generali hanno inoltre firmato un memorandum d'intesa sulla cooperazione reciproca per la formazione dei diplomatici.

Nel comunicato si ricorda inoltre che, con il Brasile alla presidenza di turno del G20, e l'Italia nel G7, i due Paesi cooperano sui temi della lotta alla fame e alle disuguaglianze, e sulla promozione della sostenibilità e delle riforme delle istituzioni globali.

"La partnership strategica Brasile-Italia beneficia dell'intenso commercio e degli oltre 30 milioni di discendenti di italiani in Brasile", ha concluso Itamaraty.

Al termine dell'incontro, la Farnesina ha inoltre sottolineato che le due nazioni sono al centro della scena politica e ha precisato che le iniziative per i 150 anni dell'immigrazione prevedono il "rafforzamento di solidi legami, anche culturali ed economici".

La Farnesina ha parlato anche di "ottima sinergia tra Ministeri" e di "collaborazione nella lotta alla criminalità organizzata".

Fonte: http://tinyurl.com/mrf4ffrm

 

(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)

Ultima modifica: Mercoledì 31 Gennaio 2024
Mercoledì 31 Gennaio 2024

Osservatorio sul settore agroalimentare in Spagna

La Spagna si posiziona come la quarta potenza agroalimentare a livello europeo e la decima a livello mondiale. Grazie alla qualità dei suoi prodotti e alla sua ampia tipologia, il settore agroalimentare spagnolo gode di grande prestigio sui mercati internazionali.

Attualmente, sono oltre 30.000 le aziende del settore che esportano prodotti alimentari e bevande dalla Spagna. Secondo i dati pubblicati dall’Observatorio sobre el sector agroalimentario español en el contexto europeo, relativi al 2022, redatto dall’Instituto Valenciano de Información Económica e dall’Università di Valencia, il settore agroalimentare spagnolo ha un peso preponderante nella struttura economica del paese, contribuendo per oltre 111,1 miliardi di euro all’economia spagnola, corrispondente al 9,2% del PIL nazionale e contribuendo per l’11,4% all’occupazione del paese.

Le principali tipologie di prodotti del comparto agroalimentare spagnolo sono:

Verdure fresche

La produzione di verdure fresche spagnole è aumentata del 5,9% nel 2022, posizionando la Spagna al secondo posto nella UE dietro l’Italia, con una quota di mercato del 19,2%.

Suini

La Spagna è al primo posto in Europa per allevamento di suini, con il 24,2% del totale UE nel 2022, davanti alla Germania (18,5%). La produzione suina è aumentata del 22,8% in Spagna nel 2022, il che si traduce in una crescita cumulata del 24,2% dal 2019, ben al di sopra del 9,1% dell'UE-27, che è in ripresa rispetto allo scorso anno grazie alla maggiore produzione della Germania (27,9%), Francia (18,9%) e Italia (15,1%), i tre maggiori produttori dopo la Spagna.

Bovini

La produzione di bovini in Spagna è cresciuta del 33,7% nel 2022, e rappresenta l’11,7% del totale UE, posizionando la Spagna al terzo posto dietro la Francia (24,3%) e la Germania (13,2%).  

Piante e fiori

Le statistiche aggiornate mostrano che la Spagna si posiziona come il secondo produttore più importante di piante e fiori nell'UE-27 dal 2021. Piante e fiori spagnoli contribuiscono per il 13,9% al totale comunitario nel 2022, dietro ai Paesi Bassi (leader di questo mercato con il 31,4%) e sopra Italia (12,8%), Francia (12,1%) e Germania (12,0%).

Vino

La Spagna è il terzo produttore mondiale di vino, con un totale di 36,4 milioni di ettolitri nel 2022. L’attività della filiera del vino rappresenta 20.330 milioni di euro di valore aggiunto, l’1,9% del Pil spagnolo. Il paese è leader nel vigneto biologico, con un totale di 142.100 di ettari.

Frutta fresca

La Spagna è il principale produttore di frutta fresca nell'UE-27 e contribuisce per il 16,7% al totale nel 2022, seguita dalla Francia (16,1%) e dall’Italia (14,6%). Da rilevare come nel 2022 l’importanza del comparto frutta fresca spagnola a livello comunitario è diminuita considerevolmente a causa della minore produzione (-15,7%), facendo sì che il peso della Spagna nell'UE-27 sia al livello più basso dell'ultimo decennio.

Olio d'oliva

La Spagna continua ad essere il principale produttore di olio d'oliva nell'UE-27 e rappresenta il 54% del totale prodotto. Insieme all'Italia contribuisce al 78,9% della produzione totale in Europa. Nel 2022, la produzione spagnola di olio d'oliva è cresciuta del 28,6% rispetto all’anno precedente.

Agrumi

Il 51,6% degli agrumi prodotti nell'Ue-27 proviene dalla Spagna, seguita dall’Italia (32,0%) e dalla Grecia (10,2%). La produzione spagnola di agrumi è diminuita dell'11,6% nel 2022, trascinando con sé la produzione totale dell'UE-27 (-3,0%).

 

Spesa per il consumo di alimenti e bevande in Spagna

Sempre secondo i dati pubblicati nell’Observatorio, la spesa per il consumo di alimenti e bevande delle famiglie spagnole è stata di 113.378 milioni di euro nel 2021 (ultimo anno disponibile), il 4,1% in più rispetto all'anno precedente. Nel 2021, rispetto al 2020, gli spagnoli hanno speso il 5,1% in più per il cibo e il 6,3% in più per le bevande analcoliche, mentre hanno ridotto del 6,1% il consumo di bevande alcoliche. Sia i prodotti alimentari che le bevande analcoliche crescono a un ritmo più lento rispetto all’anno della pandemia (6,4% in entrambi i casi) e la minore spesa per le bevande alcoliche contrasta con il forte aumento del 2020 (21,9%).

La Spagna è la quarta economia con la spesa più elevata per prodotti alimentari e bevande analcoliche nell'UE-27, dietro a Germania, Francia e Italia in entrambi i prodotti, e la quinta per le bevande alcoliche, contribuendo rispettivamente con il 10,1%, 9,0% e 7,6% al totale comunitario.

La spesa pro capite per cibo e bevande in Spagna è stata di 2.400 euro a persona nel 2021, inferiore ai 2.600 euro dell’UE-27. Le famiglie spagnole destinano 2.000 euro/persona all'acquisto dei soli prodotti alimentari rispetto ai 2.090 euro della media comunitaria, 190 euro per le bevande analcoliche contro 220 euro nell'Ue-27, con la differenza maggiore per le bevande alcoliche (210 euro contro 290 euro, rispettivamente).

 

Commercio estero

Secondo i dati pubblicati dall’Instituto de Comercio Exterior Agencia Tributaria, le esportazioni del settore agroalimentare spagnolo nel 2022 hanno raggiunto il valore di 66.662 milioni di euro nel 2022. I principali paesi destinatari dei prodotti agroalimentari spagnoli sono: Francia (15,5% del totale dell’export spagnolo), Germania (10,8%), Italia (9,9%), Portogallo, 9,5%) Regno Unito (6,9%) e Paesi Bassi (4,5%).

Le importazioni spagnole di prodotti agroalimentari hanno raggiunto un valore di 52.808 milioni di euro nel 2022. I principali paesi fornitori di prodotti agroalimentari per la Spagna sono: Francia (12,9% del totale dell’import spagnolo di prodotti agroalimentari), Paesi Bassi (7,7), Brasile (7,4%), Germania (6,6%), Portogallo, (6,5%) e Italia (4,6%).

L’Italia è il terzo cliente e sesto fornitore della Spagna nel comparto dell’agroalimentare. Nel 2022 le importazioni di prodotti agroalimentari italiani in Spagna hanno raggiunto un valore di 2.421 milioni di €, mentre l’export di prodotti agroalimentari spagnoli in Italia ha superato i 6.603 milioni di € nello stesso periodo. Le principali tipologie di prodotti italiani esportati in Spagna sono i latticini (261 Milioni di euro), Preparati alimentari diversi (246 M€) i prodotti da forno (179 M€) e le paste alimentari (177 M€). Per quanto riguarda l'export spagnolo in Italia, le principali tipologie di prodotti sono: pesce e frutti di mare (1.233 Milioni di €), olio d'oliva (1.185 M€), Carbne e frattaglie fresche (697,21) e Frutta fresca e congelata (504 M€).

Relativamente all’import di prodotti italiani in Spagna, la tendenza degli ultimi anni è positiva con una crescita del 125% negli ultimi 15 anni, a dimostrazione di un crescente interesse nei prodotti agroalimentari italiani, favorito anche da un aumento importante del numero di ristoranti italiani o comunque che si ispirano alla cucina italiana, soprattutto nelle grandi città e nelle aree costiere.

 

Il Canale HO.RE.CA. in Spagna

Sono poco più di 270.000 gli stabilimenti Ho.Re.Ca. in Spagna, l’8,3% dei quali è formato da franchigie e grandi aziende del settore.

Il rapporto “UVE Data Market Horeca 2022”, pubblicato dalla agenzia di consulenza UVE, relativo alle tendenze del comparto HO.Re.Ca. in Spagna nel 2022, evidenzia che le strutture ricettive sono 30.520, i ristoranti 100.872, mentre i bar e ristoranti 128.714, un numero molto elevato rispetto alla media UE.

Relativamente al comparto ristoranti e bar, il rapporto pubblicato da Ameba Research mostra come nel 2022 ha raggiunto i 33,3 miliardi di euro di fatturato, senza però aver recuperato il volume pre-pandemia (37,4 miliardi di euro nel 2019). In questo comparto, la quota di mercato delle grandi catene della ristorazione è del 31,8%, in crescita rispetto al 27,9% del 2019. Le grandi catene della ristorazione sono concentrate prevalentemente nelle regioni di Madrid e la Catalogna con circa il 43% del totale.

Centrandosi sulla ristorazione, la sottocategoria Ristoranti a Prezzo Medio (da 15 a 35 € circa) continua ad essere leader nel suo segmento in Spagna, con un totale di 57.430 esercizi. Con meno della metà (22.885) si trovano i ristoranti classificati come Economici (meno di 15 euro). I fast food/takeaway sono 12.039, mentre i ristoranti di alta fascia sono 8.518.

In riferimento al numero di ristoranti, le quattro città con il maggior numero di locali in Spagna (e la rispettiva crescita) sono Madrid, con 9.666 (+1,5%), Barcellona, ​​con 6.783 (+1,9%), Valencia, con 2.159 (+2,9%) e Siviglia, con 1.468 (+1,7%). Secondo i dati dell'INE (Instituto Nacional de Estadística), la spesa media per famiglia per ristorazione e alloggio fuori casa nel 2022 è aumentata del 29,1% nel 2022 a 2.953 euro, 665 euro in più rispetto al 2021. Di questa spesa totale, 2.568 euro sono stati destinati a ristoranti e mense e 385 agli alloggi, con un incremento rispettivamente del 28,7% e del 31,7%. Rispetto al periodo pre-pandemia vi è una ripresa maggiore nelle strutture ricettive, pari all'8,6%, mentre nella ristorazione non è stata ancora recuperata del tutto (-0,8%).

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna)

Ultima modifica: Mercoledì 31 Gennaio 2024