Domenica 27 Luglio 2025
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Premessa
Il Sudafrica, uno dei principali attori economici del continente africano, offre alle aziende italiane nel settore delle calzature e pelletteria nuove opportunità di crescita. Sebbene il Paese si distingua per la produzione locale di calzature e articoli in pelle, esso rimane un'importante destinazione per le importazioni di prodotti di alta qualità, particolarmente apprezzati per il design e la manifattura. Il mercato sudafricano è caratterizzato da un profondo dualismo economico: da un lato vi è una ristretta classe medio-alta che detiene la maggior parte del potere d’acquisto, dall’altra una vasta fascia della popolazione con un potere d’acquisto molto limitato. Questo contesto presenta sia sfide che opportunità per le imprese italiane, che possono rivolgersi al piccolo segmento di consumatori di fascia alta alla ricerca di prodotti di qualità e/o di lusso e, contemporaneamente, esplorare il segmento - ristretto ma in crescita - della classe media per l’export di articoli di qualità che abbiano prezzi competitivi.
Il settore calzaturiero sudafricano
Nonostante il Sudafrica sia uno dei primi tre esportatori di calzature del continente africano, insieme a Tunisia e Marocco, resta un importatore netto di calzature[1].
Secondo la Southern African Footwear & Leather Industries Association (SAFLIA[2]), il tasso di crescita complessivo della produzione locale di calzature degli ultimi anni è stato inferiore al tasso di crescita complessivo delle importazioni[3]. La maggior parte delle importazioni riguardano prodotti a basso costo dall’Asia[4].
Sebbene nel 2022 la produzione sudafricana di calzature sia aumentata del 20% rispetto al 2021, passando da 51.119.332 paia a 61.334.614 paia, secondo Jirka Vymětal, Direttore Esecutivo di SAFLIA, la maggior parte dell’aumento è dovuta alla produzione di soluzioni economiche come, per esempio, le infradito. «Le sfide sono ben note e relativamente semplici da individuare, ma i rimedi sono molto complessi e temo che entro il 2030 non rimarrà molto dell’industria calzaturiera sudafricana», ha affermato Vymětal nel 2022[5].
Le vendite di scarpe da ginnastica sono in aumento, e i marchi di abbigliamento sportivo continuano a detenere posizioni forti nel mercato sudafricano delle calzature; questi includono marchi internazionali come Nike e Adidas, e marchi locali come Bathu e Drip. Infine, segnaliamo che la domanda di calzature prodotte utilizzando materiali rispettosi dell’ambiente e alternativi alla pelle è in aumento[6].
Come già menzionato, le importazioni sudafricane di calzature a basso costo dall’Asia dominano, seguite dalle importazioni di prodotti provenienti dall’Italia, molto più costosi (almeno quattro volte tanto)[7].
Le importazioni dall’Italia più importanti in termini di valore sono quelle di calzature con tomaie in pelle o cuoio (codice HS 6403), con un valore di oltre 37.381.000 dollari statunitensi nel 2023 (valore CIF).
In generale, nel 2023 il valore delle importazioni sudafricane dall’Italia per le calzature e le parti di calzature è stato pari a 62.018.000 dollari statunitensi (valore CIF).
Il settore sudafricano della pelletteria
Anche il settore della pelletteria, così come quelli del tessile, dell’abbigliamento e delle calzature, dopo il 1994 è stato minato dalla rapida liberalizzazione e dalla scarsa regolamentazione che hanno portato a grandi importazioni di prodotti a basso costo[8], in particolare da Cina, India e Brasile, con conseguente diminuzione del numero di concerie e perdita di competenze[9]. La distanza geografica del Sudafrica dai centri di eccellenza europei, inoltre, fa sì che i tempi di consegna delle soluzioni tecniche e l’arrivo di consulenti esteri per la lavorazione di quei prodotti che richiedono tecnologie più all’avanguardia e competenze specifiche sia spesso un processo prolungato[10].
Nonostante queste premesse è importante sottolineare che, oggi, la composizione della catena del valore della pelle del Sudafrica (insieme a quella della Tanzania) è unica per tutta la regione SADC. Qui, infatti, hanno luogo tutte le fasi della catena (allevamento, abbattimento, conciatura e manifattura), contrariamente a ciò che accade negli altri Stati della regione, dove hanno luogo solo una o poche fasi della catena del valore. Il Sudafrica è, inoltre, il Paese SADC con la manifattura più forte, ed esporta gran parte dei propri prodotti[11] (tuttavia, non figura come uno dei principali produttori a livello mondiale). Ma non solo; il Paese è anche il maggior importatore di prodotti in pelle della SADC. Esso, infatti, funge da hub commerciale, configurandosi come il principale fornitore di accessori e calzature in pelle per la maggior parte dei Paesi della regione SADC[12]. In conclusione, il Sudafrica è, al tempo stesso, un produttore ancora relativamente importante, ma anche un importatore e un esportatore.
Una nicchia di prodotti in pelle sicuramente interessante è quella costituita dalle borse in pelle, per le quali il valore delle importazioni sudafricane ha superato i 19.980.000 dollari statunitensi nel 2023. L’export italiano è in testa con un valore di oltre 5.710.000 dollari statunitensi (valori CIF). In questo caso, il principale competitor dell’Italia è la Francia (4.304.000 dollari statunitensi), seguita a una certa distanza da India e Cina.
Infine, con riferimento agli articoli e agli accessori di abbigliamento in pelle, i dati riportati da Trade Map dimostrano che anche queste categorie di prodotto debbano essere prese in considerazione dall’export italiano, il quale si trova nel 2023 in terza posizione dopo Pakistan e Cina, con un valore delle importazioni sudafricane pari a quasi 2.640.000 dollari statunitensi (CIF).
In conclusione, riteniamo interessante evidenziare come, con riferimento alle categorie prese in esame, le importazioni dall’Italia siano più significative rispetto a quelle da altri paesi europei e occidentali.
Conclusioni
Il Sudafrica rappresenta un mercato interessante e dinamico per le aziende italiane nel settore delle calzature e pelletteria. Nonostante la concorrenza di prodotti a basso costo, la crescente domanda di prodotti di lusso e la presenza di un segmento di consumatori che apprezza la qualità, l’artigianalità e il design italiano, offre spazi significativi per le esportazioni italiane. Le aziende italiane, puntando sull’eccellenza e sulla notorietà del brand Made in Italy hanno l’opportunità di ritagliarsi una nicchia di mercato e di espandersi in un contesto in crescita, sempre più attento alla sostenibilità e all'innovazione.
Dati Trade Map 2023: “Calzature, ghette e oggetti simili; parti di tali articoli” (HS 64): valore esportazioni = 161.670.000 USD. Bilancia commerciale negativa = - 676.551.
[3] The Footwear Industry in South Africa – March 2022 | Who Owns Whom
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Sudafricana)
[4] Dati Trade Map 2023: “Calzature, ghette e oggetti simili; parti di tali articoli” (HS 64): importazioni dalla Cina = 55,2%.
[5] Local production up in 2022, but ‘Masterplan has failed footwear’
[6] Footwear Industry in South Africa 2022: Growing Demand for
[7] Vedere dati Trade Map 2023 relativi alle importazioni sudafricane di calzature (settore fashion) per i codici 6402 – 6406 (valori CIF).
[8] Dati Trade Map 2023: le importazioni recenti a basso costo interessano soprattutto semilavorati scamosciati, verniciati, laccati e metallizzati importata (HS 4114); bauli, valigie, portadocumenti ecc (HS 420211); e articoli e accessori di abbigliamento (HS 4203), dominate da Cina e Pakistan.
[9] Leather Industry Summary Report | Productivity SA
[10] south-african-lri-final-report-2017-jan-2017.zp113270.pdf
[11] Dati Trade Map 2023: le esportazioni interessano principalmente pelli grezze, e cuoi e pelli conciati e ulteriormente preparati.
[12] GZ Inception Report 2022 (ANNEX 5) 83417533.pdf
Martedì, è stato pubblicato il progetto del Ministero delle Finanze che prevede una riduzione dell'importo dei contributi sanitari, in particolare per i piccoli e medi imprenditori. Secondo i calcoli del Ministero delle Finanze la riforma riguarderà circa 2,6 milioni di imprenditori. Le modifiche nel pagamento dei contributi sanitari da parte degli imprenditori entrerebbero in vigore dal 1 gennaio 2026. La riforma dovrebbe riguardare circa 2,6 milioni di imprenditori di cui circa 2,45 milioni beneficeranno dei cambiamenti. La società di consulenza Grant Thorton ha effettuato dei calcoli per determinare il tasso dei contributi sanitari per i singoli gruppi. Il maggior beneficio derivante dall'entrata in vigore delle norme previste dalla proposta avranno gli imprenditori che utilizzano la scala fiscale. “Del 9% attuale, pagheranno un premio al tasso di solo il 4,9%. Per esempio, un imprenditore che guadagna 20 mila zloty al mese pagherà solo 678 zloty, cioè 1121 zloty in meno rispetto alle condizioni attuali. Se guadagna 50 mila zloty al mese invece degli attuali 4500 zloty pagherà solo 2148 zloty. Tuttavia, va notato che gli imprenditori con i migliori redditi al di sopra di un certo livello di solito scelgono forme diverse di tassazione piuttosto che la scala fiscale” ha detto Małgorzata Samborska, consulente fiscale e partner presso Grant Thorton. Gli imprenditori con un 19% di imposta forfettaria che guadagnano più 1,5 stipendio medio guadagneranno circa 300 zloty. “Si tratta di un vantaggio derivante dal congelamento del contributo al reddito di 1,5 salario medio a livello forfettario per il quale la base di calcolo sarà pari al 75% del salario minimo. Ciò significa che un imprenditore con un reddito mensile di 20 mila zloty pagherà un contributo sanitario inferiore rispetto a un dipendente con un salario minimo” ha detto Samborska. Gli imprenditori che utilizzano un importo forfettario sui redditi registrati con redditi al di sopra di livello superiore a 3 volte il salario medio si dimetteranno dal tasso forfettario. Le modifiche avvantaggeranno i redditi più bassi ottenendo un vantaggio compreso tra 133 e 762 zloty a seconda del reddito. Con redditi superiori a 50 mila di zloty al mese si perderà.
Il Ministro delle Finanze Andrzej Domański ha annunciato che l'imposta sui guadagni di capitale (nota come tassa Belka) sarà ridotta. Ha espresso la speranza che la riduzione possa entrare in vigore a partire dal 2026. Domanski ha sottolineato che si tratterà di una riduzione dell'imposta, non di una sua abolizione. "Non ci sarà alcuna abolizione della tassa sui guadagni di capitale", ha precisato. Domański ha inoltre informato che il Ministero delle Finanze sta valutando diverse proposte di riduzione, alcune delle quali avanzate da rappresentanti interessati allo sviluppo del mercato dei capitali in Polonia. "Naturalmente, loro vorrebbero una riduzione più significativa della tassa Belka, mentre noi dobbiamo tener conto delle nostre condizioni di bilancio", ha spiegato. Il Ministro non ha voluto rivelare se la riduzione sarà pari al 50%. "In questo momento non parlerò di cifre precise (...). Tuttavia, questa tassa sarà ridotta", ha aggiunto. La tassa Belka, introdotta nel 2002 su iniziativa di Marek Belka, all'epoca Ministro delle Finanze, è pari al 19%. Si applica ai guadagni derivanti da investimenti in borsa, ma anche da depositi bancari, obbligazioni e conti di risparmio. Il nome colloquiale deriva proprio dal suo promotore.
“Per accelerare la crescita del PIL è necessario un aumento degli investimenti che dovrebbe essere favorito dall'afflusso di fondi dall'Unione Europea” ha scritto Dawid Pachucki, l’economista principale di PZU (Società di Assicurazione Universale). Secondo lui, il sentimento dei consumatori non dà la possibilità di un grande aumento della domanda dei consumatori. Dawid Pachucki ha ricordato che il GUS (Ufficio Generale di Statistica) ha recentemente pubblicato una stima rapida del prodotto interno lordo per il terzo trimestre di quest'anno. Questo mostra che il PIL a prezzi medi annui costanti dell'anno precedente è aumentato del 2,7% in relazione di anno in anno che "leggermente" si discostano dalle previsioni di mercato al livello del 2,9%. Dawid Pachucki ha anche sottolineato che il GUS ha presentato i risultati dell'economia dopo la cosiddetta destagionalizzazione. In questa prospettiva il PIL nel terzo trimestre si è ridotto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Nel secondo trimestre di quest'anno dopo la destagionalizzazione, l'aumento dell'attività economica in Polonia è stato pari all’1,2% e nel primo trimestre è stato dello 0,6%. Nel contesto dei più recenti dati del GUS e le previsioni per quanto riguarda il ritmo di crescita economica, Pachucki ha sottolineato i dati sfavorevoli nel settore delle vendite al dettaglio. “Sebbene la differenza sembri piccola non può essere sottovalutata. Le vendite al dettaglio hanno inviato un segnale preoccupante in precedenza che a settembre è sceso del 3% di anno in anno. In tutto il terzo trimestre, è diminuito del 1,5% di anno in anno che è un grande contrasto con gli aumenti del 4,8% e il 5% nei trimestri precedenti” afferma Pachucki nel comunicato. Secondo Dawid Pachucki le ricerche sulla situazione dei consumatori dell'Ufficio Centrale di Statistica mostrano che sempre più persone considerano il momento attuale come un buon momento per accumulare risparmi. Secondo lui ciò è causato, tra l'altro, dall'aumento dei timori di disoccupazione nonostante il suo livello storicamente basso. L’economista ritiene inoltre che i consumatori si aspettano un aumento dei prezzi almeno altrettanto rapido di quello registrato finora nel prossimo anno. Dawid Pachucki nota che la nostra economia nel terzo trimestre ha registrato risultati più bassi a causa della crescita più lenta della domanda dei consumatori rispetto al primo semestre dell'anno. “È difficile accelerare in modo significativo il tasso di crescita del PIL. Per riuscire a farlo abbiamo bisogno di mobilitare gli investimenti. Una soluzione efficace sarà l'uso di fondi dell’Unione Europea” ha concluso Pachucki.
Il ministro della Digitalizzazione, Krzysztof Gawkowski ha annunciato la costruzione del centro IA in Polonia. Il ministro ha detto che vuole che la Polonia sia un leader nella digitalizzazione e nel IA in Europa. La prima fabbrica di IA sarà realizzata grazie all’ampliamento del Centro Accademico di Informatica Cyfronet AGH, a Cracovia. Ieri, durante il Congresso Internazionale di Economia del valore a Cracovia il ministro ha detto che la costruzione della fabbrica sarà molto importante per gli scienziati polacchi e sarà una delle prime fabbriche di questo tipo nell’Europa. La fabbrica dovrebbe facilitare la previsione dei fenomeni meteorologici, la diagnosi delle malattie, la creazione di farmaci e il miglioramento dell’agricoltura. Cyfronet possiede uno dei migliori computer in tutto il mondo (Supercomputer Helios), tuttavia, come ha sottolineato il ministro, è necessario migliorare costantemente il suo sviluppo. Al tutto progetto saranno destinati 70 milioni di PLN ed è cofinanziato dalla Commissione Europea. Il Supercomputer Helios farà parte dell’ecosistema europeo dell’intelligenza artificiale. Gawkowski ha menzionato un’altra collaborazione tra Cyfronet, Consorzio del Modello Linguistico Polacco (PLLuM) ed Istituto centrale di Informatica e Ministero della Digitalizzazione che è molto importante per facilitare una comunicazione tra cittadini e amministrazione pubblica.
(Fonte: Gazzetta Italia, Polonia Oggi)
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
Le relazioni economiche italo-tedesche sono molto forti nonostante le sfide in ambito geopolitico ed economico, anche legate al periodo di difficoltà che sta affrontando l’economia tedesca e che mettono alla prova le relazioni tra paesi. Infatti, secondo i dati pubblicati da Infomercatiesteri e da Destatis (Statistisches Bundesamt), la Germania si conferma il primo partner commerciale dell’Italia sia in relazione all’import che all’export. Se consideriamo invece il punto di vista tedesco, l’Italia si colloca al sesto posto per le esportazioni e al quinto posto per le importazioni.
Andamento interscambio italo-tedesco
Nel primo semestre del 2024, l’Italia ha esportato beni per oltre 36 miliardi di euro verso la Germania: questo dato è in calo del 6,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. Tuttavia, tra il 2021 e 2022 si è registrata una forte crescita delle esportazioni italiane in Germania, grazie alla spinta post-pandemica.
L’Italia ha poi importato oltre 43 miliardi di euro di beni/servizi dalla Germania: questo dato è in calo del 7,9% rispetto al primo semestre del 2023. Dopo il periodo della pandemia si è registrata una forte crescita. Nel 2023, invece, il volume delle importazioni ha subito una lieve frenata, registrando un calo del –0,1%.
L’andamento complessivo dell’economia è stato influenzato negativamente da prezzi elevati che hanno frenato la congiuntura su diversi livelli economici. Le condizioni finanziarie sfavorevoli, dovute all’aumento dei tassi di interesse e a una minore domanda sia interna che estera, hanno contribuito a questa tendenza. Nonostante un recupero rispetto all’anno pandemico del 2020, il PIL del 2023 ha registrato comunque un aumento dello 0,7% rispetto al 2019, l’anno precedente alla pandemia.
L’incognita congiunturale tedesca
Tuttavia, il periodo di debolezza dell’economia tedesca persiste nel 2024, che continua a registrare leggeri cali in percentuale del PIL, come evidenziato nelle statistiche pubblicate da Destatis.
È notizia recentissima, diffusa da Hcob, che elabora gli indici Pmi per conto di S&PGlobal, che in Germania è "in corso una recessione tecnica".
Secondo Cyrus de la Rubia, capo economista di Hcob, la stima del Pil per il trimestre in corso (luglio-settembre), che considera il Pmi Hcob tra gli altri indicatori, vede una diminuzione dello 0,2% rispetto al trimestre precedente (aprile-giugno), dopo che già nel secondo trimestre il Pil si è ridotto ad un tasso dello 0,1%".
Nonostante il trend in calo e contrariamente alle aspettative, l'economia tedesca è cresciuta nel terzo trimestre, spinta alle spese in crescita dei consumatori tedeschi. Ciò nonostante, gli esperti non vedono ancora un'inversione di tendenza. L'economia tedesca è cresciuta sorprendentemente nel terzo trimestre. Il prodotto interno lordo (PIL) è cresciuto dello 0,2% tra luglio e settembre rispetto al trimestre precedente, secondo la prima stima dell'Ufficio federale di statistica. Secondo le previsioni, doveva verificarsi un calo dello 0,1%.
Italia e Germania hanno vissuto momenti di crisi che hanno colpito negativamente il settore finanziario, a partire dalla pandemia sino all’attuale conflitto russo-ucraino e alla conseguente crisi energetica, che conferma ulteriormente la necessità di una transizione. Per questo motivo, diventa sempre più urgente dirigere i flussi finanziari verso la transizione energetica, che richiede grandi costi economici: è stato stimato che a livello comunitario saranno necessari 1,5 trilioni di euro all’anno per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. L’obiettivo comune della carbon neutrality entro il 2050 e i cambiamenti annessi a livello sistemico rappresenta una sfida per i due Paesi. Quale potrebbe essere un piano d’azione comune possibile?
Nonostante i piani di ripresa a livello nazionale ed europeo, i due governi stanno avendo difficoltà a garantire un finanziamento a lungo termine per il processo di transizione tramite investimenti in progetti green. In Germania, secondo ricerche della Bundesbank, sono necessari oltre 120 miliardi di euro in finanziamenti l’anno entro il 2030 per la transizione, mentre in Italia secondo una ricerca di ECCO Think Tank, gli investimenti necessari sarebbero anche maggiori: si parla di un range compreso tra 122 e i 134 miliardi di euro l’anno entro il 2030. In merito agli investimenti necessari per la transizione, da un lato sono presenti le difficoltà causate dal blocco da parte dalla Corte costituzionale Federale dei fondi stanziati dal governo per il clima, che miravano a una modernizzazione più sostenibile delle infrastrutture e degli impianti di produzione. La compagine italiana si presenta ancora fragile, con tassi di crescita della produttività e di investimenti bassi e costi di finanziamento sempre più alti. Quali sono le soluzioni possibili?
La collaborazione tra il settore pubblico e privato La transizione energetica richiede ingenti investimenti, rendendo indispensabile non solo la mobilitazione di capitale privato, ma anche una stretta collaborazione tra attori pubblici e privati per raccogliere i fondi necessari al suo finanziamento. Gli enti pubblici svolgono un ruolo cruciale nell'intervento normativo, creando condizioni favorevoli per ridurre i rischi a carico degli investitori. Due strumenti chiave che esemplificano questa sinergia sono il fondo tedesco per la transizione energetica e i green bonds.
Il fondo tedesco per la transizione energetica integra diversi strumenti finanziari e rafforza il capitale proprio delle aziende senza alterarne permanentemente la struttura proprietaria. Pur essendo un'iniziativa privata, è sostenuto da garanzie statali, che attraverso meccanismi di derisking, riducono i rischi per gli investitori. Un altro strumento strategico disponibile anche in Italia per il finanziamento della transizione sono i green bonds, titoli emessi da enti pubblici che le aziende private possono utilizzare per finanziare progetti sostenibili.
Oltre alla collaborazione tra pubblico e privato, è fondamentale promuovere una cooperazione internazionale per accelerare la transizione energetica. Questa cooperazione facilita la definizione di strategie di finanziamento comuni, lo scambio di informazioni e la creazione di standard condivisi per la certificazione vincolante dei green bonds. Nel contesto europeo, la collaborazione tra Italia e Germania è particolarmente strategica, grazie all'integrazione delle rispettive economie e ai progetti già avviati nel settore delle energie rinnovabili.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
Secondo i dati pubblicati dalla Commissione Europea, il settore edilizio è responsabile del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni totali all'interno dell'Unione. Questo accade principalmente perché molti edifici non sono adeguatamente isolati e presentano un'efficienza energetica insufficiente.
Di conseguenza, la Commissione mira a rendere sostenibili oltre 35 milioni di edifici entro il 2030, con l’obiettivo di creare 160.000 nuovi posti di lavoro. Tuttavia, nonostante le misure adottate a livello comunitario, i progressi verso la sostenibilità degli edifici variano significativamente tra i diversi Paesi membri.
Il mercato dell’edilizia in Italia
In Italia, l’interesse e la sensibilità verso la sostenibilità in ambito edilizio sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi anni. Nel 2022, infatti, gli investimenti nazionali nel settore hanno raggiunto i 176 miliardi di euro, segnando un aumento del 15,4% rispetto all’anno precedente, secondo i dati pubblicati da ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili). Nello stesso anno, gli investimenti nell’edilizia abitativa hanno registrato una crescita ancora più rilevante, arrivando a 87,4 miliardi di euro, pari a un incremento del 21,7% rispetto al 2021.
Questo trend positivo si è mantenuto anche nel 2023 e nel primo semestre del 2024. Un fattore determinante sono stati i fondi del PNRR destinati al settore: sono previsti infatti investimenti per oltre 108 miliardi di euro nel settore edilizio entro il 2027. Anche il Superbonus 110% ha contribuito significativamente alla crescita della domanda di servizi in ambito edilizio: dalla sua introduzione nel 2020 fino al 2023, il programma ha previsto la copertura del 100% dei costi per interventi di miglioramento dell’efficienza energetica nelle abitazioni private, con un ulteriore sgravio fiscale del 10% in caso di diminuzione di almeno due classi energetiche.
Il mercato dell’edilizia in Germania
L’obiettivo della Germania in termini di edilizia sostenibile è ambizioso: entro il 2045, il paese punta a rendere il proprio patrimonio immobiliare a impatto ambientale zero. Tuttavia, i dati attuali indicano una riduzione significativa degli investimenti nel settore: mentre nel 2022 la spesa per l’edilizia sostenibile ammontava a circa 11 miliardi di euro, nel 2023 gli investimenti sono scesi a 4,77 miliardi di euro, con un calo del 56,64%.
Inoltre, nonostante nel 2021 il governo federale abbia annunciato l’obiettivo di costruire 400.000 nuovi appartamenti all'anno, questo traguardo è stato mancato sia nel 2022 che nel 2023, a causa dell’inasprimento degli standard energetici e della riduzione dei fondi destinati alle nuove costruzioni.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
La Banca Nazionale Polacca (NBP) ha pubblicato i dati sull'inflazione di fondo, che saranno fondamentali per le decisioni del Consiglio di Politica Monetaria (MPC) sulle modifiche ai tassi di prestito. L'inflazione al consumo in ottobre si è attestata al 5%, il doppio dell'obiettivo di inflazione della NBP, ma l'inflazione di fondo, un indicatore più autorevole, si è rivelata più bassa. Questo indicatore è sceso dal 4,3% di settembre al 4,1% di ottobre, superando le aspettative degli economisti, che avevano previsto solo un calo minimo al 4,2%. I dati indicano un aumento dei prezzi più morbido di quello implicito nei dati complessivi sui consumi. L'inflazione di fondo, che esclude i prezzi dei prodotti alimentari e dell'energia a causa della loro volatilità, consente di valutare meglio la sostenibilità dei fenomeni inflazionistici nell'economia. È particolarmente importante perché consente di identificare con maggiore precisione le fonti dell'inflazione e di prevedere l'andamento futuro dei prezzi. Questo indicatore è fondamentale per la politica monetaria in quanto riflette i beni e i servizi su cui la banca centrale può influire in termini reali. Ad esempio, l'inflazione di fondo al netto dei prezzi amministrati dallo Stato ha registrato un leggero aumento al 3,5% dal precedente 3,4%, mentre l'inflazione al netto dei prezzi più volatili è rimasta stabile al 5,3%. La NBP spiega che l'analisi delle diverse varianti dell'inflazione di base permette di fare previsioni precise sull'andamento futuro dei prezzi. La banca centrale sottolinea inoltre che le differenze tra gli indicatori derivano dall'eliminazione dell'impatto delle fluttuazioni dei prezzi a breve termine causate da fattori globali o da eventi imprevedibili. I valori dell'inflazione core sono attualmente inferiori alle previsioni, il che potrebbe suggerire un approccio più morbido da parte del MPC nei confronti dei futuri tagli dei tassi di interesse. Nel complesso, gli ultimi dati della NBP portano notizie positive sul calo dell'inflazione core e sulla sua stabilizzazione a livelli inferiori rispetto ai mesi precedenti. Questi indicatori saranno cruciali per le ulteriori decisioni di politica monetaria, in particolare nel contesto della spinta a ridurre i tassi di prestito e a sostenere la stabilità economica.
Domani il governo si occuperà del progetto di modifica dei premi dell'assicurazione malattie. Secondo le ipotesi, dal 1° gennaio del prossimo anno il contributo minimo per l'assicurazione sanitaria per gli imprenditori ammonterà al 9% e sarà calcolato dal 75% del salario minimo (prima era calcolato dal 100% del salario minimo). Il cambiamento sarà rivolto agli imprenditori più piccoli e con i redditi più bassi. Secondo l'analista di inFakt Piotr Juszczyk, questi imprenditori risparmieranno circa 100 PLN al mese (circa 23 di euro). Un'ulteriore novità è l'abolizione dell'obbligo per gli imprenditori di versare un contributo sulla vendita delle cosiddette immobilizzazioni (ad esempio vendita di mobili o di un'auto). A causa della mancanza di fondi, la riduzione completa dei premi dell'assicurazione sanitaria per tutti gli imprenditori, promessa dall'attuale governo durante la campagna elettorale, per ora non avrà luogo. Uno dei gruppi politici che ha cercato di ridurre il premio dell’assicurazione sanitaria e ha avuto un impatto significativo sui negoziati è stato Polska 2050. Il ministro dei fondi e della politica regionale e vicepresidente di questo partito, Katarzyna Pełczyńska-Nałęcz, ha annunciato che i lavori per ridurre il calcolo del premio dell’assicurazione sanitaria continuerà anche l’anno prossimo per ulteriori modifiche che entreranno in vigore nel 2026.
“Questo è un altro passo per diventare una banca di prima scelta per i clienti in Polonia” informa Revolut. La popolarità del servizio BLIK tra i clienti delle applicazioni di mobile banking in Polonia sta prendendo piede. Alla fine del secondo trimestre del 2024 quasi 17 milioni di utenti lo hanno utilizzato attivamente. Pagamenti BLIK sono già disponibili per i clienti di tutte le banche in Polonia. Revolut recentemente si è vantato che ha già 4 milioni di clienti in Polonia. I clienti della Banca Revolut possono ora effettuare i pagamenti con BLIK nell'e-commerce polacco, in un numero crescente di piattaforme di shopping estere, nei terminali di pagamento in negozi fissi e anche prelevare i contanti da oltre 20 mila bancomat in tutto il paese. La maggior parte dei clienti Revolut in Polonia dovrebbe avere accesso alla nuova funzione da ieri ma prima che copra tutti i clienti, potrebbero essere necessarie altre 2-3 settimane. “Siamo contenti che BLIK abbia aderito ai metodi di pagamento in Polonia come Apple Pay, Google Pay e carte virtuali Revolut usa e getta che vengono utilizzate quotidianamente dai nostri clienti. Vogliamo che la nostra offerta globale includa anche soluzioni locali apprezzate e comunemente utilizzate come BLIK” ha detto Michał Szczotka, il direttore per i metodi di pagamento alternativi in Revolut. “BLIK è ampiamente disponibile per tutti gli utenti di applicazioni bancarie mobili in Polonia, questo è un momento importante per noi” ha detto Dariusz Mazurkiewicz, il presidente dello Standard di Pagamento Polacco (BLIK). “Revolut e BLIK sono società tecnologiche. Revolut sta costruendo la sua posizione di banca di prima scelta nei paesi europei e l'integrazione con i sistemi di pagamento locali svolge un ruolo chiave in questo. Abbiamo recentemente reso disponibile Tikkie nei Paesi Bassi, Bizum in Spagna e ora BLIK in Polonia. La Polonia è al terzo posto in Europa per numero dei nostri clienti” ha detto David Tirado, il vicepresidente di Profitability e Global Business, partner in Revolut. Revolut è stata fondata nel 2015 e ha sede a Londra. La Banca Centrale Europea ha concesso alla società una licenza bancaria completa nel dicembre 2021 e Revolut e i suoi servizi bancari sono disponibili in 30 paesi. Nel 2023 ha impiegato oltre 8,1 mila dipendenti.
(Fonte: Gazzetta Italia, Polonia Oggi)
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
Il Ministero dell'Economia, in collaborazione con l'Agenzia per lo Sviluppo della Serbia, ha pubblicato un Bando Pubblico per partecipare al Programma di Supporto al Miglioramento della Sicurezza e della Qualità dei Prodotti e dei Servizi.
L'obiettivo generale del Programma è migliorare la competitività, la sicurezza e la qualità dei prodotti e dei servizi sul mercato, per facilitare così l'accesso ai mercati e aumentare la competitività delle micro, piccole e medie imprese e degli imprenditori, con un impatto positivo sull'economia nel suo complesso.
Il Programma contribuirà a incrementare il livello di utilizzo degli standard nella produzione e nell'organizzazione aziendale, la certificazione dei prodotti, dei sistemi di gestione e l'impiego di altri servizi nel campo dell'infrastruttura di qualità.
Il Programma è destinato al cofinanziamento delle seguenti attività progettuali (ammissibili):
Le risorse a fondo perduto disponibili per l'attuazione del Programma sono stanziate dalla Legge sul Bilancio della Repubblica di Serbia per l'anno 2024 ("Gazzetta Ufficiale RS", n. 92/2023), per un importo di 90 milioni di dinari. I contributi saranno concessi ai beneficiari come cofinanziamento, pari al 40% o al 60% delle spese ammissibili al netto dell'IVA, a seconda della dimensione dell'impresa e della tipologia di costi cofinanziati, fino all'esaurimento dei fondi disponibili.
Di norma, il cofinanziamento fino al 60% è destinato a micro e piccole imprese e imprenditori, mentre il 40% è riservato alle medie imprese.
L'importo massimo del rimborso che un beneficiario può ottenere per una o più attività è:
L'importo minimo delle risorse approvate è di 100.000,00 dinari.
Hanno diritto a partecipare al Programma i beneficiari che soddisfano cumulativamente le seguenti condizioni generali:
Ogni richiedente può presentare una sola domanda, che includa una o più attività progettuali, le quali devono essere specificate nella domanda stessa.
Le domande devono essere presentate elettronicamente, creando un account utente, e ogni richiedente deve inviare tutta la documentazione prevista sul portale dell'Agenzia per lo Sviluppo. Una volta inviate elettronicamente, le domande saranno sottoposte alla Commissione per la revisione e valutazione delle richieste. La decisione finale sarà presa dal direttore dell'Agenzia, contro la quale i richiedenti hanno il diritto di presentare un ricorso entro 15 giorni dal ricevimento della decisione. Il ricorso sarà valutato dal Ministro dell'Economia.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Serba)
A trainare l’incremento sono i settori dei macchinari, del caffè e quello farmaceutico; la proiezione di crescita per l’anno è del 7,5%
Le relazioni commerciali tra Brasile e Italia hanno registrato una crescita significativa nei primi nove mesi del 2024, con un aumento del 13% del volume degli scambi tra i due paesi. Secondo i dati del Ministero Brasiliano dello Sviluppo, dell’Industria e del Commercio, le importazioni brasiliane di prodotti italiani sono ammontate a 4,53 miliardi di euro, con un incremento del 9,8% rispetto allo stesso periodo del 2023. In forte aumento anche le esportazioni brasiliane verso l’Italia, passate da 2,85 miliardi di euro a 3,36 miliardi di euro, con una crescita del 17,7%. In totale, l’interscambio bilaterale ha raggiunto i 7,89 miliardi di euro, con un saldo commerciale favorevole all’Italia pari a 1,17 miliardi di euro.
Secondo Lorenzo Galanti, direttore generale dell’ICE - Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, questi numeri riflettono la ripresa economica tra i due Paesi, che negli ultimi 35 anni hanno visto i loro rapporti commerciali crescere quasi cinque volte, nonostante la crisi sfide portate dalla pandemia.
Le proiezioni per il 2024 indicano una crescita del 7,5%, trainata principalmente dai settori dei macchinari e delle attrezzature meccaniche, che rappresentano il 20% del commercio bilaterale e dovrebbe crescere del 10% rispetto al 2023. Il caffè, che rappresenta l’8,6% del commercio tra i paesi, dovrebbe crescere del 30%, mentre il settore farmaceutico, responsabile del 7,3% del totale, registrerebbe un aumento del 37%.
Galanti sottolinea che, nonostante ostacoli quali barriere tariffarie e distanza geografica, il Brasile, con la sua significativa popolazione di discendenza italiana e la presenza di circa 1.000 aziende italiane con investimenti diretti nel Paese, offre grandi opportunità, soprattutto nel settore dei consumi, cibo, abbigliamento, mobili, decorazioni e gioielli. Lo scorso anno lo stock di investimenti italiani in Brasile ha raggiunto i 13,2 miliardi di euro, concentrati nei settori dell’elettricità, del gas, dell’industria manifatturiera e delle telecomunicazioni.
L’ICE, che opera in Brasile dal 1968, ha realizzato nel 2024 nel Paese 55 iniziative imprenditoriali, tra fiere, ricevimenti per operatori esteri e workshop in diversi settori. “Siamo fermamente impegnati a promuovere l’eccellenza italiana e a rafforzare i rapporti commerciali con il Brasile, contribuendo alla crescita e alla competitività delle imprese italiane nel mercato brasiliano”, conclude Galanti.
(Fonte: Portal do Agronegócio)
(Contributo editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
Il 23 ottobre scorso il ministro della Difesa, Guido Crosetto, si è recato a Istanbul incontrare il suo omologo turco, Yaşar Güler.
Nel corso della visita sono state affrontate diverse tematiche bilaterali e regionali: le tensioni in Medio Oriente, in particolare in Libano, con l'intento di individuare ogni possibile iniziativa per promuovere una de-escalation ed un immediato cessate il fuoco.
Si tratta della seconda visita in Turchia quest’anno, dopo quella dello scorso marzo quando il Ministro Crosetto ha incontrato il Ministro Güler ad Ankara.
Il 4 novembre scorso l’Ambasciatore Giorgio Marrapodi ha presieduto presso l’Ambasciata d’Italia ad Ankara la riunione di coordinamento del Sistema Paese in Turchia. All’incontro hanno preso parte tutti gli attori parte del “Sistema Italia” operante nel Paese, inclusi i funzionari responsabili del Consolato Generale d’Italia a Istanbul, del Consolato d’Italia a Izmir, i rappresentanti del Ministero dell’Interno e della Banca d’Italia, dell’Istituto di Cultura e dell’Ufficio del Commercio Estero di Istanbul e delle Camere di Commercio e Industrie Italiane a Istanbul e Izmir.
Durante la riunione sono stati ricordati gli importanti risultati raggiunti quest’anno sul piano bilaterale che consolidano ulteriormente il dinamico ed eccellente partenariato tra Italia e Turchia. Segnalato in particolare il successo di MeeTurkItaly, l’originale formato ideato dall’Ambasciata che valorizza storie ed esperienze italiane e turche, attraverso il confronto diretto con i protagonisti di tutti i settori, ispirando il pubblico e stimolando la partecipazione e la collaborazione tra idee ed esperienze.
La riunione di Sistema ha posto le basi per un’ambiziosa programmazione delle attività per il 2025, che intende ulteriormente rafforzare le sinergie tra tutti gli attori e consolidare l’azione su settori di interesse strategico.
Il Sistema Italia in Turchia, ha concluso l’Ambasciatore Marrapodi, continuerà a svolgere la propria azione, sinergica e coordinata, per il raggiungimento di nuovi ambiziosi traguardi nel contesto del continuo rafforzamento delle relazioni bilaterali tra i due Paesi.
Secondo i dati diffusi l’11 ottobre scorso dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), il valore netto degli IDE in Turchia nel periodo gennaio-agosto 2024 è stato pari a USD 6,4 mld in diminuzione del 2% rispetto all’analogo periodo del 2023. Tali afflussi hanno rappresentato il 66% del deficit di parte corrente.
Il dato degli IDE in Turchia nell’intervallo in esame comprende USD 3,7 mld in capitale azionario, USD 2 mld da vendite immobiliari a residenti stranieri, USD 1,1 mln tramite strumenti di debito. Contestualmente, vi è stato un disinvestimento di USD 500 mln.
Nel mese di agosto 2024, con una quota pari al 22% del totale degli IDE, la Germania è il primo nella classifica dei dieci principali investitori in Turchia precedendo Svizzera (11%) e Paesi Bassi (10%). L’Unione Europea nei mesi gennaio-agosto 2024 è stato il primo investitore in Turchia.
Secondo i dati diffusi il 31 ottobre scorso da Turkstat, in collaborazione con il Ministero del Commercio, nei primi nove mesi del 2024 le esportazioni e le importazioni turche sono ammontate rispettivamente a USD 192,7 mld e USD 252,6 mld. Rispetto al 2023, per le prime si è registrata una crescita del 3,2% mentre per le seconde si è avuta una contrazione dell’8%.
Nei mesi gennaio-settembre 2024 è stato riportato un deficit complessivo di USD 59,9 mld, in diminuzione del 31,7% se comparato all’analogo intervallo del 2023.
Nei mesi in osservazione, i principali mercati di sbocco per le merci turche sono stati: Germania (USD 15,3 mld), USA (USD 11,8 mld), Regno Unito (USD 11,2 mld), Iraq (USD 9,5 mld) e Italia (USD 9,3 mld).
Relativamente alle importazioni, nel periodo gennaio-settembre 2024, i primi Paesi fornitori sono stati Cina (USD 33,2 mld), Federazione Russa (USD 32,5 mld), Germania (USD 19,8 mld), Italia (USD 13,8 mld) e Stati Uniti (USD 12,2 mld).
Secondo i dati diffusi dall’Agenzia ICE di Istanbul, nei primi nove mesi del 2024, l’interscambio tra Italia e Turchia è stato pari a USD 23,2 mld, registrando un incremento del 15,7% rispetto al periodo gennaio-settembre 2023. In particolare, le esportazioni italiane verso la Turchia sono aumentate del 26,8% (USD 13,8 mld), mentre le importazioni sono cresciute del 2,5% e si sono attestate a USD 9,4 mld. La bilancia commerciale mostra un saldo positivo per l’Italia di USD 4,4 mld.
Nell’arco temporale di riferimento, l’Italia si posiziona al quinto posto tra i partner commerciali della Turchia, risultandone il quarto fornitore (dopo Cina, Russia e Germania) e il quinto cliente (dopo Germania, Stati Uniti, Regno Unito e Iraq). Le esportazioni italiane costituiscono il 5,5% del totale delle importazioni turche, mentre le esportazioni dalla Turchia rappresentano il 4,9% delle importazioni complessive italiane.
In ambito UE, l’Italia si colloca in seconda posizione in termini di interscambio, preceduta da Berlino (USD 35,1 mld) e seguita da Parigi (USD 16,7 mld) e Madrid (USD 14,2 mld). Nell’area mediterranea, invece, l’Italia si conferma il primo partner commerciale di Ankara.
Nei primi nove mesi del 2024, la dinamica dell’export italiano è stata trainata dalle vendite di pietre preziose e semi preziose, metalli preziosi, perle e bigiotteria (+364,8%); in calo, invece, l’export di autoveicoli, trattori e parti di ricambio (-17,4%) e di materie plastiche (-11,3%). In termini assoluti, la principale voce del nostro export si conferma dall’inizio del 2024 quella delle pietre preziose e semi preziose, metalli preziosi, perle e bigiotteria (che sfiora i 4 mld di USD), mentre la voce macchinari e apparecchiature meccaniche risulta essere ancora in calo del 7,2% rispetto ai primi nove mesi del 2023, con un valore di USD 2,3 mld.
La dinamica dell’export turco mostra invece un marcato aumento della voce ferro e acciaio (+96,5%) e frutta commestibile e scorze di agrumi o meloni (+50,5%). In calo gli acquisti italiani di combustibili minerali e oli minerali (-22,8%), dei macchinari ed apparecchiature meccaniche (-14,4%), e degli indumenti ed accessori di abbigliamento a maglia che si sono contratti del 13%. Gli autoveicoli, trattori e parti di ricambio si confermano la principale voce tra le importazioni italiane dalla Turchia, con un valore di USD 2,2 mld (+10,4%).
Da gennaio a settembre di quest’anno la Turchia ha accolto 49,2 milioni di stranieri secondo i dati presentati lo scorso 31 ottobre dal Ministero della Cultura e del Turismo. Si rileva un incremento dell’8,74% rispetto all’analogo intervallo del 2023. Su base mensile, nel mese di settembre, il numero di presenze dall’estero ha registrato un aumento del 4,64% rispetto all’anno passato.
Nei mesi gennaio-settembre 2024, Istanbul ha accolto il 33,50% dei visitatori stranieri (14.023.143) seguita da Antalya con il 31,71 e oltre 13 milioni di presenze; con un numero inferiore vi sono poi Edirne, Muğla e Izmir.
In termini di provenienza geografica, nell’arco dei primi nove mesi del 2024, i turisti russi si sono collocati al primo posto (5 milioni e mezzo di presenze), seguiti da tedeschi e britannici.
Gli italiani che si sono recati per turismo in Turchia nel periodo gennaio-settembre 2024 invece sono stati circa 543 mila (1,13% del totale) con un aumento delle presenze di circa il 22% rispetto all’analogo intervallo del 2023.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Il vice primo ministro e ministro della Digitalizzazione Krzysztof Gawkowski e il ministro della Difesa Władysław Kosiniak-Kamysz hanno firmato una lettera di intenti relativa all'istituzione di un Fondo per l'Intelligenza Artificiale. “L'istituzione del Fondo per l'Intelligenza Artificiale serve a costruire una base solida per l'economia polacca, di cui potranno beneficiare i piccoli e medi imprenditori e le startup. Costruiremo un grande istituto di intelligenza artificiale in Polonia e questo processo è già iniziato”, ha dichiarato Gawkowski durante la conferenza stampa. Ha aggiunto che la Polonia parteciperà anche alla costruzione del modello linguistico PLLuM (Polish Large Language Model), il che, ha valutato, “dà anche la sensazione che la Polonia sia all'avanguardia in questa corsa all'intelligenza artificiale”. Il ministro della Digitalizzazione ha inoltre dichiarato che i relativi “processi” sono già iniziati e continueranno “nelle prossime settimane e mesi”. Ha aggiunto che il denaro che verrà speso per “vari quadri relativi all'intelligenza artificiale” è una “somma enorme”. “Per l'intelligenza artificiale polacca verrà speso un importo dell'ordine di un miliardo di zloty”, ha sottolineato Gawkowski. Ha aggiunto che nel primo trimestre del 2025 sarà possibile presentare “la spesa esatta”. Il Consiglio del Fondo per L'intelligenza Artificiale riunirà le più importanti istituzioni che distribuiscono fondi pubblici per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale in Polonia: Ministero della Digitalizzazione, Ministero della Scienza, Ministero della Difesa, Fondo Polacco per lo Sviluppo, Centro Nazionale per la Ricerca e lo Sviluppo, Centro Scientifico Nazionale, Banca Gospodarstwa Krajowego. Il Consiglio sarà un organo consultivo il cui obiettivo principale sarà quello di sostenere lo sviluppo e l'implementazione dell'intelligenza artificiale in Polonia.
Il Presidente Andrzej Duda ha firmato una legge che introduce una tassa aggiuntiva. Secondo le dichiarazioni del viceministro delle Finanze Jarosław Neneman, la nuova imposta dovrebbe riguardare circa 7.000 aziende. Le nuove norme sviluppano la direttiva dell'UE relativa al livello minimo globale di tassazione per i gruppi multinazionali e i grandi gruppi nazionali di imprese. L’imposta si applica alle aziende che negli ultimi anni hanno registrato i ricavi di almeno 750 milioni di euro. La legge definisce i gruppi multinazionali come quelli in cui almeno un’entità opera al di fuori della Polonia, mentre i gruppi nazionali comprendono solo aziende che operano esclusivamente nel paese. Le aziende saranno obbligate a effettuare un test dell’aliquota fiscale effettiva. Se risulterà inferiore al 15%, sarà necessario pagare la tassa aggiuntiva. La legge entrerà in vigore il 1° gennaio 2025, ad eccezione di alcune disposizioni che saranno valide a partire dal giorno della pubblicazione
Nell’economia polacca si registra una mancanza di investimenti. Gli investimenti nel PIL polacco sono solo il 17,8% in un ottimo anno scorso mentre la media nell'Unione Europea è stata pari al 22,2%. Secondo il rapporto dell’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, l'Unione Europea dovrebbe aumentare gli investimenti di 5 punti percentuali del PIL se non vuole ampliare il divario di sviluppo rispetto agli Stati Uniti. Il divario è quindi enorme e risulta più di 300 miliardi di zloty all'anno. Una delle ragioni di questo è la politica anti-imprenditoriale del governo PiS, la creazione da parte dei governi precedenti di un'incredibile confusione nell'ordine legale, la pandemia, la guerra, l'incertezza del futuro. Inoltre, le ragioni sono anche nella struttura dell'economia polacca. Durante il Congresso, PKO Bank Polski ha presentato il rapporto in cui evidenzia alcuni dei seguenti fatti importanti. Su oltre 2 milioni di imprese operanti in Polonia, solo 100 mila impiegano più di 9 persone. Il numero di grandi imprese con più di 249 dipendenti è aumentato del 20% dal 2010 ma ben il 44% di loro sono imprese a capitale straniero. Parallelamente il numero di microimprese è aumentato del 40% circa. Queste proporzioni non sono favorevoli al miglioramento della produttività nell'economia polacca perché: “più l'impresa polacca è piccola e meno efficiente, mentre la produttività aumenta con la crescita dell'impresa. Per quanto riguarda il capitale disponibile nelle imprese per dipendente la Polonia è l'ultima nell'Unione Europea. La crescita così rapida come negli anni precedenti è impossibile con un aumento così debole della produttività” ha detto Marta Petka-Zagajewska, direttrice dell'Ufficio di Analisi Macroeconomica della PKO Bank Polski. La crescita economica polacca è stata lenta nel periodo successivo alla post-trasformazione utilizzando riserve semplici. Una di queste riserve era la manodopera a basso costo. Con l'invecchiamento della popolazione tali riserve semplicemente non esisteranno. “Dopo il 2035 a causa della demografia, la crescita dell’economia polacca potrebbe perdere il suo divario dalla media dell'Unione Europea” ha detto Tomasz Marciniak, socio dirigente di McKinsey & Company. durante il dibattito di apertura del Congresso. La Polonia deve aumentare la produttività dell'intera economia. La produttività è il fatto che un dipendente può produrre più PIL non perché lavorerà più a lungo ma dandogli un capitale più produttivo, cioè macchine, dispositivi, robot e tecnologie che consentono una produzione più efficiente. Sebbene l'economia polacca sia stata la più rapida a crescere in Europa dopo la trasformazione e il PIL polacco sia raddoppiato negli ultimi due decenni, la produttività in Polonia è solo al livello del 60% della produttività nell'eurozona, nel 2000 era solo del 40%. Tuttavia, la crescita della produttività non è stata il principale motore della crescita del PIL polacco. Gli analisti di PKO BP affermano che in questa situazione le imprese polacche possono solo investire, altrimenti non riusciranno a far fronte. Le imprese hanno bisogno di credito. In Polonia, il prestito per il settore non finanziario è sceso a poco più del 30% del PIL da quasi il 50% di qualche anno fa, e il credito alle imprese è solo l'11% del PIL che colloca la Polonia al penultimo posto dell'intera Unione Europea. La media dell'Unione Europea è pari al 31% del PIL e in Danimarca, paese che si trova al primo posto, raggiunge il 57% del PIL. “Il settore bancario può sostenere le aziende in modo più forte in tre aree che sono trasformazione energetica e digitale e anche finanziamento di fusioni e acquisizioni. (...) L'espansione estera delle imprese polacche è una possibilità del loro successo. Il valore degli investimenti esteri polacchi è a un livello storicamente alto” ha detto Katarzyna Perkuszewska, la direttrice dell'Ufficio Strategico della PKO Bank Polski. Gli esperti sono convinti che gli investimenti in Polonia inizieranno e le esigenze di investimenti della Polonia sono stimate in trilioni di zloty nei prossimi anni. “Con la ripresa di una forte domanda di investimenti, la domanda di credito può superare la capacità di offerta” ha aggiunto Marta Petka-Zagajewska.
(Fonte: Gazzetta Italia, Polonia Oggi)
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
Alstom (l’azienda del settore dei trasporti sostenibili a basse emissioni) ha consegnato i suoi primi treni a due piani in Germania. In totale Alstom si è impegnata a realizzare un contratto di 130 treni elettrici per il Baden-Württemberg.
All’inizio di novembre, l’azienda ha completato la costruzione del primo treno bipiano, Coradia Max.
I treni Coradia Max sono composti da quattro vagoni: due bipiano e due a un piano. All’interno delle carrozze del treno ci sono tante comodità per l’utente: aria condizionata, connessione WiFi gratuita, tanti punti di ricarica del telefono e laptop, lampade da lettura e spazi per bagagli di grandi dimensioni.
Nel treno possono viaggiare fino a 380 persone e la velocità massima del treno raggiunge 200 km/h.
Questo contratto è il primo, nonché il più importante, eseguito interamente in Polonia, secondo quanto dichiarato dalla presidente di Alstom, Beata Rusinowicz.
(Fonte: Gazzetta Italia, Polonia Oggi)
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)