Giovedì 1 Maggio 2025
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Srettha Thavisin è stato destituito dalla carica di Primo Ministro della Thailandia a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato la sua elezione non valida. La decisione è arrivata dopo che è emerso che Thavisin aveva violato le normative elettorali.
La Corte ha stabilito che ci sono state irregolarità significative durante il processo di elezione e che Thavisin non soddisfaceva i requisiti legali necessari per assumere la carica. Questa situazione ha creato una crisi politica in Thailandia, con il paese ora in attesa di nuove elezioni o di un altro candidato idoneo per la posizione di Primo Ministro.
Paetongtarn Shinawatra è stata eletta il 20 agosto 2024 come 31° Primo Ministro della Thailandia, segnando un momento storico nella politica thailandese. Figlia dell'ex Primo Ministro Thaksin Shinawatra e leader del partito Pheu Thai, Paetongtarn ha ottenuto il sostegno della maggioranza dei parlamentari, dimostrando il suo forte radicamento nella politica del paese.
Il suo governo si propone di affrontare le sfide economiche e sociali della Thailandia attraverso una serie di riforme, con un focus particolare su sviluppo economico, giustizia sociale e lotta alla corruzione. La sua elezione rappresenta un ritorno al potere per la famiglia Shinawatra, che ha avuto un'influenza significativa sulla politica thailandese negli ultimi decenni. Paetongtarn si trova ora di fronte alla sfida di mantenere le promesse di cambiamento e di navigare le complesse dinamiche politiche del paese.
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
La piantagione degli alberi è un’iniziativa green comune. L’utilità di tale pratica deriva dal noto processo di fotosintesi clorofilliana che permette alla pianta l’assorbimento dell’energia della luce solare poi utile per trasformare l’anidride carbonica contenuta nell’aria in nutrimento per la pianta stessa, sotto forma di zuccheri. Dunque, siffatto scambio risulta del tutto naturale ed evita all’anidride carbonica rimossa dall’atmosfera di alimentare l’effetto serra, principale causa dell’alterazione climatica. Consegue un’equazione alquanto elementare secondo cui meno alberi sono presenti sul suolo terrestre, più CO2 vi è in atmosfera, quindi temperature più alte ed un clima sempre più in squilibrio.
Alla luce di tali premesse è chiaro come l’attività di deforestazione praticata nella Repubblica Federale del Brasile, nelle parti dell’Amazzonia, sia un problema non di poco conto. Gli effetti disastrosi di tale processo di disboscamento, avviato a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso - principalmente per permettere l'allevamento intensivo e lo sfruttamento del territorio per fini agricoli, minerari o legato al mercato del legname –, si propagano all’intero pianeta. Essendo il problema di natura globale, l’interesse ad una rapida risoluzione (sebbene parrebbe più consono l’utilizzo della locuzione “pronta ed efficace risoluzione”, dal momento che risulta difficile pensare che gli effetti legati a fenomeni naturali su larga scala possano davvero mostrare i propri risvolti positivi in tempi “rapidi”), nonché il contributo pratico per un pronto intervento sono di responsabilità mondiale e non possono essere relegati a quella (tenace) parte della comunità locale dello Stato brasiliano impegnata costantemente a combattere tale deleteria attività.
In prima linea anche la Svezia. La Banca Mondiale ha recentemente emesso un green result bond da 225 milioni di dollari; tra gli investitori vi è infatti anche il fondo pensione svedese AP2 (che presta poco più di 100 milioni di corone svedesi). L’obbligazione ha una scadenza di nove anni e vuole finanziare un progetto di piantagione di alberi (tramite l'acquisto di terreni agricoli ovvero una collaborazione con i proprietari terrieri della zona) in quelle parti dell’Amazzonia colpite dalla deforestazione. Il successo di tale iniziativa green deriverebbe da un successivo processo di vendita e acquisto dei benefici climatici (crediti di carbonio) apportati dagli alberi piantati (principalmente da parte di Microsoft che si è impegnato ad acquistarne una grande parte).
La natura dell’investimento realizza un ragguardevole punto di unione tra economia ed emergenza climatica giacché risponde ad esigenze contrapposte: promuove investimenti responsabili, dando l’opportunità di sostenere progetti che contribuiscono a un futuro più sostenibile, ma non sacrifica i rendimenti, rendendo al contempo possibile una redditività finanziaria.
«Valutiamo che investendo in questo prodotto otterremo un buon ritorno e allo stesso tempo faremo uno sforzo per il clima, la diversità biologica e i diritti umani». Così Ole Petter Langeland, responsabile della gestione degli interessi presso AP2.
(Fonti:
«Credo che la rimozione del biossido di carbonio abbia il potenziale per svilupparsi in uno dei principali mercati mondiali delle materie prime». Così Fredrik Ekström, presidente del consiglio di amministrazione del Nasdaq Stockholm, nonché capo del consiglio di Puroearth, start-up finlandese -di cui il Nasdaq è proprietario di maggioranza dal 2021- che funge da centro di sicurezza per i crediti di carbonio e verifica e monitora i prodotti scambiati.
Pare che cresca rapidamente il nuovo mercato per la riduzione del biossido di carbonio: secondo gli analisti, il suo enorme potenziale risiede nell’ottima capacità dei c.d. crediti di carbonio (e quindi la decarbonizzazione) di raggiungere, in prospettiva, il medesimo status dei mercati globali delle materie prime per gas e petrolio; la “Tesla del settore”, così vengono chiamati. Insomma, l’entusiasmo per la promozione di questo nuovo mercato non manca: tra le prime aziende svedesi, Stockholm Exergi (tra i cui clienti emergono Microsoft e Meta) propone di investire tali somme con l’obiettivo ultimo di catturare le emissioni di anidride carbonica (derivanti dalla combustione della biomassa) e immagazzinare quest’ultima in pozzi vuoti di gas e petrolio nel Mare del Nord, così da abbassarne il livello nell’atmosfera. Tuttavia, per quanto le aziende siano disposte a pagare un prezzo elevato per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica, mancano ancora grandi impianti capaci di concretizzare tale nuova tecnologia. Infatti, in Svezia, pare che Stockholm Exergi, nonostante abbia già ottenuto il lascia passare del tribunale per costruire un impianto svedese su vasta scala in grado di procedere allo stoccaggio dell’anidride carbonica, abbia intenzione di voler attendere un sostegno statale (dal momento che l’investimento, il più grande finora effettuato dall’azienda, si aggira intorno ai 5 miliardi di corone svedesi). Benefattore principale? Il clima; questa nuova tecnologia si propone infatti come un’iniziativa “rivoluzionaria” sulla strada per il raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi. Effettivamente, secondo l'azienda, un tale impianto avrebbe il potenziale di ridurre la quantità di anidride carbonica nell'atmosfera di 800.000 tonnellate all'anno (corrispondenti a più delle emissioni fossili del traffico stradale di Stoccolma nello stesso periodo). L’idea sarebbe quella di prendere una decisione di investimento per l’impianto di bio-CCS su vasta scala entro la fine del 2024.
D’altra parte, si attendono anche chiarimenti dal punto di vista normativo, di modo che risulti chiaro come le “emissioni negative”, o crediti di carbonio, possano essere acquistate e vendute. Emergono infatti mercati in cui le aziende possono vendere crediti di carbonio, che corrispondono alla rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera, alle aziende che vogliono compensare le emissioni climatiche di cui non sono riuscite a sbarazzarsi. Recentemente, Stockholm Exergi ha firmato un accordo con Frontier per la vendita di emissioni negative permanenti del valore di 48,6 milioni di dollari per la consegna dal 2028 al 2030. Tale accordo, che rappresenta un punto di svolta in termini di efficienza e sostenibilità nell’ottica di promuovere e raccogliere una serie di finanziamenti pubblici e privati, «rappresenta una pietra miliare importante nel percorso verso la nostra decisione finale di investimento», così quanto afferma Anders Egelrud, CEO di Stockholm Exergi.
(Fonti:
La questione del nucleare in Svezia è tornata di attualità dopo le previsioni di aumento del fabbisogno energetico del paese per il 2050, la crisi energetica e la transizione dell’energia verso fonti rinnovabili. Nel 1980 si tenne un referendum per chiedere ai cittadini in che modo gestire l’energia nucleare e i reattori presenti nel paese, vinse l’opzione che portava ad una graduale riduzione dell’input nucleare, smantellando le varie centrali, sostituendo l’energia nucleare con altre fonti come l’idroelettrico e eolico.
La linea espressa nel referendum sembra però non essere più attuale, vista la spinta del governo verso l’incremento dell’energia nucleare, con un piano che prevede la costruzione di 4 o 5 grandi reattori nucleari per far fronte all’incremento della richiesta di energia, producendo un aumento di 4000-6000 megawatt annui. Il capitale richiesto è 400 miliardi di SEK e lo Stato ha deciso di investire ben 300 miliardi di corone svedesi nel progetto, mentre i restanti 100 miliardi sono a carico delle società proprietarie dei reattori. Il partito dei Verdi, in questo momento all’opposizione, ha promesso di ribaltare e annullare qualsiasi provvedimento sul nucleare, costringendo quindi il governo in carica a dover prendere una decisione rapida, per evitare l’opposizione dei partiti anti-nucleare.
Attualmente la Svezia dispone di 6 reattori nucleari in attività, che però richiedono dei grossi investimenti da parte dello stato per mantenersi operativi, circa 50 miliardi di corone svedesi( 43 milioni di euro) che il governo deve stanziare se non vuole privarsi di questi reattori. L’azienda statale che gestisce questi reattori, Vattenfall, afferma che è necessario un piano di manutenzione delle centrali, e una loro eventuale chiusura porterebbe a destabilizzare una situazione energetica futura già poco sicura per la Svezia, come dichiarato da Torbjörn Wahlborg, CEO di Vattenfall: ”È allo stesso tempo che si prevede che la domanda di elettricità della Svezia sarà aumentata notevolmente e sarà raddoppiata o più rispetto ad oggi. Mettere fuori servizio questi reattori contemporaneamente potrebbe creare enormi problemi per l'approvvigionamento elettrico, se allo stesso tempo il consumo di elettricità fosse così elevato".
La Svezia ha bisogno di aumentare la propria produzione energetica, e il nucleare è una delle strade possibili per raggiungere l’obiettivo energetico del 2050, una strada che però non convince tutti. Diversi analisti sostengono che un aumento così elevato di energia possa portare ad un crollo dei prezzi nel mercato energetico, causando grossi problemi alle aziende che forniscono energia e riducendo la loro possibilità di investire per incrementare la produzione.
La decisione è in mano al governo svedese, che dopo le valutazioni e previsioni degli esperti deve decidere che strada seguire per guidare la Svezia verso un futuro energetico sicuro e più sostenibile possibile.
(Fonti:
[https://www.di.se/nyheter/industrin-behover-forutsagbar-el/]
[https://www.di.se/nyheter/investeringar-pa-50-miljarder-ska-halla-reakto...
[https://www.di.se/ledare/nodvandigt-att-staten-delar-karnkraftsrisken/]
[https://www.di.se/nyheter/forslag-staten-lanar-ut-300-miljarder-for-att-...
[https://en.wikipedia.org/wiki/1980_Swedish_nuclear_power_referendum])
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svezia)
Nel primo trimestre del 2024, l'Italia ha raggiunto il Giappone in termini di esportazioni di merci, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore. Questo compiuto anche in un periodo di instabilità economica caratterizzato dalla crisi dei mercati finanziari, la recessione imminente negli Stati Uniti e la persistente stagnazione economica in Germania. L'export italiano, nonostante sia stato penalizzato dalla crisi tedesca, è diventato sempre più competitivo: le esportazioni del Made in Italy, malgrado una diminuzione del 1,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, hanno raggiunto i 168 miliardi di dollari, pari al valore di quelle giapponesi (che hanno registrato una diminuzione del 3%). Questo colloca l'Italia al quarto posto nel mondo a pari merito con il Giappone, considerando che l'export olandese, ufficialmente il quarto più alto, è costituito per il 60% da riesportazioni e merci in transito.
Maggiori dettagli qui: https://ccis.ch/vola-lexport-made-in-italy-italia-al-iv-posto-nel-mondo/
Novità in vista per i frontalieri. Il decreto Omnibus, introdotto il 9 agosto 2024, presenta un regime fiscale opzionale per lavoratori frontalieri che risiedono entro 20 km dal confine svizzero. Il Sole24Ore spiega che questi lavoratori possono scegliere questa tassazione sostitutiva dell'Irpef e delle addizionali, pari al 25% delle imposte pagate in Svizzera sui loro redditi lavorativi. Questa opzione è disponibile per i residenti di comuni italiani riconosciuti come "frontalieri" secondo un nuovo accordo Italia-Svizzera del 2020. I beneficiari devono anche versare una quota al servizio sanitario nazionale. Tuttavia, sono idonei solo i lavoratori che erano impiegati nei cantoni Grigioni, Ticino o Vallese per un datore di lavoro svizzero tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023. L'adesione al nuovo regime va indicata nella dichiarazione dei redditi.
Maggiori info qui: https://ccis.ch/decreto-omnibus-novita-per-i-frontalieri/
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
L’anno 2024 è “ un’anno particolarmente complicato”, secondo Maxime Toubart, co-presidente del comitato interprofessionale del vino di Champagne.
Infatti, le vendite sono costantemente diminuite per 21 mesi consecutivi. Le ragioni ? Da un lato, questo calo proviene dalle condizioni metereorologiche durante tutto l’anno, le quali hanno causato la diminuzione e una sgradevole qualità dei raccolti ; dall’altro, corrisponde alle conseguenze del contesto geopolitico (principalmente con l’inflazione, il potere d’acquisto e l’aumento dei tassi di interesse). Se dopo un’anno disastroso causato dal covid nel 2020, l’attività ha conosciuto una grande accelerazione, nel 2024, c’è stato un calo del 12% rispetto al 2023 e del 16,5% rispetto al 2022.
Se la tendenza sul mercato mondiale è di ribasso, alla fine di giugno, le esportazioni francesi soffrono di un calo del 10% su dodici mesi. Per lottare contro le difficultà attuali, tutti i protagonisti della regione di Champagne hanno deciso di limitare, a 10 000kg per ettaro la resa vendibile per 2024.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Francia di Marsiglia)
Pubblicato l’8 maggio 2024
I rappresentanti di 13 aziende italiane del settore ferroviario e della mobilità sostenibile hanno partecipato a un incontro d’affari a San Paolo per esplorare le “grandi opportunità” disponibili in Brasile, che vuole raddoppiare la quota del trasporto ferroviario nella matrice logistica del Paese dal 20% al 40% entro il 2035.
La missione è passata anche da Brasilia, dove è stata ricevuta dal governo federale, e rientra nel programma di “diplomazia della crescita” promosso dal vicepremier e ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani.
“Il bilancio è molto, molto positivo, superiore anche alle nostre più ottimistiche previsioni”, ha detto all’ANSA il vicedirettore centrale all’Internazionalizzazione economica della Farnesina, Carlo Romeo, che faceva parte di una delegazione composta anche da rappresentanti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, della banca di sviluppo Cassa Depositi e Prestiti e delle agenzie italiane di sviluppo ICE, Sace e Simest.
“Le aziende notano un grande interesse e hanno potuto conoscere le opportunità del Brasile, che sono grandi perché è un Paese che ha bisogno di modernizzare il sistema”, ha aggiunto il diplomatico durante l’incontro presso la Federazione delle Industrie dello Stato di San Paolo (Fiesp).
Uno dei progetti nel mirino delle imprese italiane è il treno ad alta velocità tra la capitale San Paolo e Rio de Janeiro, vecchio sogno del Brasile e promesso per l’inizio del prossimo decennio. “Di certo attira la nostra attenzione, certo che bisogna conoscerlo bene, per questo siamo venuti, per cercare di capirne meglio la fattibilità”, l’ha detto all’ANSA Carlo Palasciano, CIO del gruppo Ferrovie dello Stato, la principale azienda italiana del settore ferroviario. “Abbiamo osservato un forte interesse da parte delle autorità brasiliane per i treni come soluzione sostenibile per i trasporti”, ha sottolineato.
Il console generale italiano a San Paolo, Domenico Fornara, ha sottolineato durante l’evento la complementarità delle economie dei due Paesi, soprattutto nel campo della mobilità sostenibile. “L'Italia ha eccellenza ed esperienza nel settore, il che può essere molto positivo per il partenariato bilaterale”, ha affermato.
(Fonte: Terra/ANSA Brasil)
Territorio doganale
Facilitazione degli scambi e controllo doganale? Portale Unico del Commercio Estero (Comex)
Di Fernando Pieri Leonardo e Alexandre Zambrano | Pubblicato il 25 giugno 2024
La CQR (Convenzione Rivista di Kyoto) dell’OMD (Organizzazione Mondiale delle Dogane), nella sua Appendice I, ha cercato, in considerazione delle sfide esistenti al momento della sua pubblicazione nel 1999, di stabilire misure per promuovere il commercio internazionale legittimo.
Nuove sfide, come la globalizzazione e la crescita del commercio globale, nonché le minacce alla sicurezza delle nazioni, presenti nelle azioni terroristiche, nel traffico di droga, nel traffico di armi, nella tratta di esseri umani e nel riciclaggio di denaro, hanno evidenziato la necessità di adattare il documento originale del 1973.
In questo ambito, la CQR ha sostenuto, nella sua Appendice I, il riconoscimento dell’indispensabile conciliazione tra i benefici derivanti dall’agevolazione del commercio internazionale e le norme che regolano il controllo doganale, nonché scegliendo, per raggiungere i propri obiettivi, alcuni principi, evidenziando, per scopi di questo articolo, “l’adozione di tecniche moderne, quali sistemi di gestione del rischio e di controllo di audit, nonché l’uso più ampio possibile delle tecnologie dell’informazione”.
In questo senso, l’Allegato Generale della CQR afferma, nella sua Regola 6.9: “Le Amministrazioni Doganali devono fare il più ampio uso possibile della tecnologia dell’informazione e del commercio elettronico per rafforzare il controllo doganale”.
Per quanto riguarda l’uso più ampio possibile dell’IT, in specifico sviluppo, l’articolo 10.4 dell’AFC/WTO, indirizza i paesi firmatari a stabilire un unico punto di ingresso per la presentazione di documenti e informazioni richiesti per l’importazione, l’esportazione e il transito di merce provenienti dall’estero.
L’idea di un Portale Unico o uno Sportello Unico è una delle migliori risposte alle sfide affrontate dalle dogane. Centralizzare in un unico portale tutti i controlli doganali, siano essi diretti, da parte delle dogane o degli enti consenzienti, unificando l'invio delle informazioni, consentendo la verifica anticipata delle informazioni, ottimizzando il pagamento delle imposte, consentendo un unico controllo da parte di tutti gli enti coinvolti, tutto ciò, apportando maggiore prevedibilità e sicurezza giuridica per le parti coinvolte, costituisce una risposta intelligente ed efficiente alla sfida di controllare e agevolare il commercio legittimo.
Il commercio estero gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’economia globale, ed è fondamentale cercare di migliorare gli scambi commerciali riducendo le misure burocratiche che appesantiscono inutilmente le procedure doganali. In Brasile sono state implementate diverse misure con questo obiettivo, tra le quali lo sportello unico, chiamato Portale Unico del Commercio Estero (Siscomex), è uno delle principali.
Sulla base di standard e pratiche internazionali, lo sviluppo del Portale Unico è iniziato nel 2014, come parte di un’iniziativa del governo federale per modernizzare e semplificare i processi di importazione ed esportazione nel Paese.
Il coordinamento del progetto viene svolto congiuntamente dal Ministero delle Finanze e dal Ministero dello Sviluppo, dell'Industria, del Commercio e dei Servizi (MDIC), in stretta collaborazione con altri enti pubblici e, soprattutto, con diversi soggetti rappresentativi del settore imprenditoriale. Questa partnership tra il settore pubblico e quello privato è stata fondamentale per garantire che il sistema potesse soddisfare le esigenze di tutti gli attori coinvolti.
Tra gli obiettivi del Portale Unico spicca l’integrazione dei processi doganali, centralizzando lo scambio di informazioni. Pertanto, ai sensi dell’articolo 9º-C del Decreto n. 660/92, 22 organi ed entità della pubblica amministrazione federale dovrebbero agire nello sviluppo e nell’attuazione del Portale Unico, in collaborazione con il Ministerio delle Finanze (MF) e il MDIC.
In questo contesto, il decreto n. 660/92, al comma 1 dell’articolo 4, ha stabilito che tutti i requisiti, licenze o autorizzazioni direttamente applicabili alle operazioni commerciali debbano essere richiesti agli operatori attraverso il Portale Unico. Oltre all’integrazione, viene evidenziata la semplificazione delle procedure, considerando che la piattaforma consente l’invio elettronico di documenti e informazioni necessarie allo sdoganamento.
Ciò elimina la necessità di procedure fisiche e ridondanze nella fornitura di informazioni, automatizzando passaggi precedentemente costosi e riducendo tempi e costi associati. Il Portale Unico promuove inoltre una maggiore trasparenza e prevedibilità delle operazioni commerciali, consentendo una migliore gestione dei processi logistici e un maggiore controllo sulle transazioni, contribuendo anche alla riduzione degli errori e all’aumento della conformità doganale.
È anche importante ricordare che il sistema offre notevoli vantaggi agli organismi di controllo, favorendo la gestione del rischio e, quindi, un rapido rilascio del carico.
Dal punto di vista economico, in uno studio pubblicato dalla Confederazione Nazionale delle Industrie (CNI) nel 2021, valutando l’impatto economico del programma, si è riscontrato che i costi indiretti con la burocrazia relativa alle operazioni di commercio estero sono diminuiti notevolmente.
Tra il 2014 e il 2020, il cosiddetto “Costo-Brasile” è passato da un equivalente tariffario del 14% al 7% sulle importazioni e dal 13% al 4% sulle esportazioni. Ciò rappresenta un risparmio stimato di oltre 50 miliardi di dollari all’anno per gli operatori (se si considera il flusso commerciale del 2022 e si elimina il “Costo-Brasile” dal 2014), a dimostrazione del miglioramento del contesto imprenditoriale promosso dalla modernizzazione dei mercati esteri brasiliani. commercio.
Riprogettazione dei processi
Sulla base dell’analisi dei punti di inefficienza dei processi doganali e delle opportunità di miglioramento, è stata effettuata una riprogettazione dei processi di esportazione e importazione. Il Nuovo Processo di Esportazione è già pienamente attuato, utilizzando la Dichiarazione Unica di Esportazione (DU-E). L’integrazione di DU-E con la fattura elettronica ha consentito di generare la dichiarazione di esportazione sulla base dei dati della fattura di esportazione, riducendo gli errori di compilazione e aumentando la sicurezza.
È in fase di sviluppo e progressiva implementazione il Nuovo Processo di Importazione (NPI), attraverso l’utilizzo della Dichiarazione Unica di Importazione (Duimp), con un’importante fase di migrazione prevista per ottobre 2024. Da quella data in poi la maggior parte delle operazioni di importazione verranno effettuate con registrazione Duimp e impedimento alla registrazione di DI (Dichiarazione di Importazione).
Ci sarà un aggiornamento dell’IN RFB [Agenzia delle Entrate del Brasile] 680/06 per collegarlo all’Ordinanza Coana (Coordinamento Generale dell’Amministrazione Doganale) 77/2018. Con la Duimp, la registrazione e il trattamento anticipato delle dichiarazioni diventeranno la regola generale.
Di conseguenza, effettuare una gestione del rischio, anche in anticipo, garantirà maggiore sicurezza nei controlli doganali, al tempo stesso, maggiore efficienza logistica, con la previsione di tempi ancora più brevi di permanenza delle merci nelle aree doganali. Nella maggior parte dei casi, la merce arriverà nel Paese già sdoganata e pronta per essere consegnata all’importatore.
Controllo del Carico e dei Transiti (CCT) sulle importazioni
Attuato nell’agosto 2023, questo sistema consente di controllare le merci trasportate via aerea sui voli regolari. In un’ottica di semplificazione dei processi, maggiore fluidità nel flusso logistico delle merci, minori interventi manuali da parte dell’Agenzia delle Entrate e maggiore efficienza nei controlli doganali, il CCT si basa sull’informazione anticipata, attraverso l’adozione dello standard internazionale dell’International Air Transport Association – Iata Cargo-XML per la manifestazione elettronica dell’Air Wailbill (e-AWB).
Con l’uso intensivo dell’IT e della gestione del rischio, si stima una riduzione del 90% degli interventi umani nei flussi logistici e una riduzione dell’80% del tempo medio di rilascio delle merci aeree.
Altri esempi di strumenti del Portale Unico
Oltre il CCT Importazione, ci sono innovazioni e strumenti del Portale Unico: catalogo prodotti: consente all’importatore di descrivere, in modo standardizzato, le caratteristiche della propria merce, facilita il riutilizzo delle informazioni per transazioni future, riduce il numero di errori nella compilazione delle dichiarazioni e velocizza l’analisi delle operazioni da parte della Pubblica Amministrazione.
Pagamenti Centralizzati del Commercio Estero (PCCE): consente la gestione di tutti i pagamenti fiscali relativi alle operazioni di commercio estero. In questo modo, oltre alle tasse federali, è possibile pagare l’ICMS (Imposta sulla Circolazione delle Merci e sulla Prestazione di Servizi) – importazione, eliminando anche la necessità di presentare qualsiasi prova per rilasciare il carico.
Automazione del controllo dei crediti d'imposta: PCCE ha consentito anche l’integrazione dei sistemi di commercio estero con i sistemi di riscossione e controllo del credito d’imposta dell’Agenzia delle Entrate del Brasile. Con ciò sarà possibile automatizzare lo svincolo dei crediti, magari eccedenti, a favore del contribuente in maniera automatica in caso di annullamento o rettifica della DI/Duimp.
Licenze, autorizzazioni, certificati e altri documenti (LPCO): licenze di importazione, che, dopo la pubblicazione del Decreto n. 11.577/23, sono diventate valide per più spedizioni, sia per quantità (peso, volumi, ecc.) che per periodo determinato. Mentre nel vecchio processo l’importatore doveva ottenere una nuova licenza per ogni nuova dichiarazione di importazione (anche con informazioni identiche), riscuotere tasse e controllare un numero di licenza, con il nuovo processo potrà riutilizzare la stessa licenza.
API-Recinti: attraverso un’integrazione tra i sistemi delle concessionarie e il Portale Unico, gli amministratori di recinti, depositi e operatori portuali invieranno all’Agenzia delle Entrate (in modo automatico e istantaneo) le informazioni di interesse ispettivo, relative alle operazioni di ingresso e uscita delle persone e veicoli, movimento delle merci, scansione dei veicoli e stoccaggio delle merci.
Canale Unico Dichiarativo e Sportello Unico Ispettivo: consente un’azione coordinata e parallela di tutti gli organi consenzienti, favorendo una maggiore efficienza e agilità nel flusso delle merci basata sul coordinamento e parallelismo di azione tra l’Agenzia delle Entrate e gli organi, in particolare l’Agenzia Nazionale per la Sorveglianza Sanitaria (Anvisa) e il Ministero dell’Agricoltura, dell’Allevamento dell’Approvvigionamento (Mapa).
Ispezione fisica a distanza delle merci: con le prime soluzioni implementate nel 2019, è stata di fondamentale importanza durante la pandemia, preservando la salute dei lavoratori e garantendo il buon funzionamento delle operazioni nei porti dove la soluzione era già operativa, essendo regolamentata dall’Ordinanza Coana n. 75/22.
Uso intensivo dell’intelligenza artificiale
L’Agenzia delle Entrate del Brasile è in prima linea nello sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale, come il Sistema di Selezione Doganale tramite Apprendimento Automatico (Sisam). Il Sisam viene utilizzato per rilevare varie infrazioni doganali, soprattutto in caso di errori di classificazione tariffaria.
È interessante notare che gli strumenti di intelligenza artificiale di cui dispone l’Agenzia delle Entrate non sono limitati al proprio utilizzo. Questi strumenti dirompenti sono stati integrati con i moduli del Portale Unico, consentendone l’utilizzo da parte degli operatori del commercio estero.
Ad esempio, quando l’importatore presenta la Duimp per la registrazione, il sistema attiva automaticamente lo strumento diagnostico. Questo strumento è integrato nel sistema di gestione dei rischi doganali e utilizza le funzionalità del Sisam per verificare se ci sono eventuali discrepanze. Qualora vengano individuati possibili errori, il sistema informa i contribuenti, consentendo eventuali modifiche ritenute necessarie, prima che la dichiarazione venga effettivamente registrata.
Un altro sistema che utilizza l’intelligenza artificiale per favorire gli adempimenti doganali è il Classif (Classificazione Fiscale delle Merci), disponibile gratuitamente e senza restrizioni attraverso il Portale Unico. Questo sistema contiene simulatori di trattamento amministrativo (relativo a licenze, divieti e restrizioni) e fiscale (aliquote fiscali, preferenze tariffarie, dazi antidumping, tariffe ex, ecc.) per ciascun codice NCM (Nomenclatura Comune del Mercosur).
Inoltre, Classif fornisce le Regole Generali di Interpretazione, le Note Esplicative del Sistema Armonizzato (Nesh), le note complementari della NCM e le Soluzioni di Consultazione, assistendo nelle ricerche e negli studi finalizzati alla corretta classificazione da parte dell’utente.
Conclusione
La realizzazione e la progettazione del Portale Unico Siscomex sono esempi di collaborazione di successo tra lo Stato e il settore privato. Nonostante i progressi raggiunti, restano ancora sfide da affrontare per la completa migrazione delle operazioni di importazione sul Portale, nel rispetto dei tempi stabiliti, soprattutto in relazione alle integrazioni di sistema di altri attori pubblici, come i dipartimenti delle finanze statali e alcuni organismi consenzienti.
La comunità del commercio estero attende con impazienza la piena attuazione del Portale Unico. La totale automazione dei processi e l’integrazione dei sistemi comporterà una maggiore prevedibilità delle transazioni e una significativa riduzione dei costi e delle scadenze per il rilascio delle merci. Si spera che questo processo garantisca un maggiore inserimento del Brasile nel commercio internazionale, stimolando le esportazioni brasiliane, l’accesso a nuovi mercati e la competitività delle aziende brasiliane sulla scena globale.
Questo risultato è già visibile osservando l’espansione della filiera commerciale brasiliana, che ha superato per la prima volta i 600 miliardi di dollari nel 2022 e ha mantenuto le esportazioni in crescita nel 2023, con una crescita dell’1,7% rispetto all’anno precedente.
(Fonte: ConJur – Consultor Jurídico)
Il Brasile è il sesto paese al mondo ad avere un proprio indice
Pubblicato il 05/08/2024 - Di Mariana Tokarnia – Giornalista presso Agência Brasil
San Paolo, Santa Catarina, Paraná, Rio de Janeiro e Rio Grande do Sul sono le economie più innovative del Brasile, secondo la prima edizione dell’Indice Brasile per l’Innovazione e lo Sviluppo (IBID), pubblicato questo lunedì (5) dall’Istituto Nazionale di Proprietà Industriale (INPI), agenzia collegata al Ministero dello Sviluppo, dell’Industria, del Commercio e dei Servizi.
L’IBID si misura su una scala che varia da 0 a 1. L’indice tiene conto di diversi aspetti per identificare i leader nazionali e regionali nell'innovazione. L’indice è composto da 74 indicatori, suddivisi in sette pilastri: istituzioni, capitale umano, infrastrutture, economia, business, conoscenza e tecnologia ed economia creativa. Questi pilastri, a loro volta, sono suddivisi in 21 dimensioni, come credito, investimenti, istruzione, contesto normativo, sostenibilità, creazione di conoscenza, beni immateriali, tra gli altri.
San Paolo è il grande leader nazionale con IBID 0,891. Al secondo posto c’è lo stato di Santa Catarina, con un indice di 0,415; segue il Paraná, con 0,406; Rio de Janeiro, con 0,402; e Rio Grande do Sul, con 0,401. La media nazionale è 0,291.
Primo indice brasiliano
L’IBID è stato sviluppato sulla base della metodologia del Global Innovation Index (IGI), dell’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (OMPI). Secondo l’INPI, l’indice brasiliano è il sesto indice nazionale creato utilizzando questa metodologia. A livello mondiale, solo l’Unione Europea, la Cina, l’India, la Colombia e il Vietnam hanno i propri indici.
L’IGI viene pubblicato dal 2007 e classifica 132 paesi in base al loro potenziale e alle sfide. Nell’edizione più recente, nel 2023, il Brasile occupava la 49esima posizione nella classifica mondiale e la prima posizione nella classifica regionale (America Latina e Caraibi), risalendo di cinque posizioni rispetto all’anno precedente.
“Il Brasile è un Paese di dimensioni continentali e presenta una profonda diversità in tutto il suo vasto territorio. E questa diversità in Brasile è visibile, è rappresentata da un insieme di indicatori economici, sociali, ambientali, culturali e demografici. E l’obiettivo dell’IBID in questo contesto è proprio quello di colmare un’importante lacuna nel sistema statistico nazionale”, spiega il capo economista dell’INPI, Rodrigo Ventura.
“Fino ad oggi nel campo dell’innovazione c’era una lacuna. Una lacuna importante nel sistema statistico nazionale, cioè un indicatore che consentirebbe al Brasile di avere un ritratto della sua realtà nel campo dell’innovazione da una prospettiva regionale, da una prospettiva territoriale”, sottolinea.
Disuguaglianze
Le classifiche prodotte sulla base dei risultati dell’IBID evidenziano le disuguaglianze e le diversità nazionali. Mentre le regioni del Sud-Est e del Sud concentrano l’innovazione nel Paese, con gli Stati che occupano sette delle prime otto posizioni nella classifica generale, le regioni del Nord e del Nord-est si concentrano in fondo alla classifica. Le ultime 15 posizioni sono occupate da Stati di entrambe le regioni. Il Centro-Ovest occupa una posizione intermedia nella classifica generale IBID.
Dai dati emerge, però, che considerando il livello di reddito della popolazione – misurato dal Prodotto Interno Lordo (PIL) pro capite, cioè la somma della produzione e della ricchezza prodotta nello Stato, divisa per il numero degli abitanti – le economie del Nord-Est ottengono risultati migliori del previsto in termini di innovazione.
In totale, 14 delle 27 unità federative registrano risultati di innovazione superiori a quelli attesi per il loro livello di sviluppo economico. Si chiamano esponenti dell'innovazione IBID. Otto sono stati del nord-est: Maranhão, Paraíba, Piauí, Ceará, Sergipe, Rio Grande do Norte, Pernambuco e Bahia.
D’altro canto, lo studio mostra che 13 economie hanno ottenuto risultati inferiori alle aspettative in termini di innovazione. Questo gruppo comprende Alagoas, Espírito Santo, oltre ai sette stati della Regione Nord - Amapá, Acre, Roraima, Pará, Amazonas, Rondônia e Tocantins - il Distretto Federale e gli altri stati del Centro-Ovest: Mato Grosso, Mato Grosso do Sul e Goiás.
Innovazione
Secondo l’INPI, l’innovazione è “una chiave per il progresso economico e la competitività delle economie, indipendentemente dal loro livello di reddito”, si legge nel rapporto.
L’istituto sottolinea che la definizione di innovazione è stata ampliata e non è più limitata ai laboratori di ricerca e sviluppo o agli articoli scientifici pubblicati. In questo senso, ritiene essenziale che l’innovazione avvenga “in modo socialmente inclusivo, ambientalmente sostenibile e territorialmente integrato”, si legge nel testo.
I risultati, secondo Ventura, potrebbero evidenziare pratiche replicabili a livello nazionale. “Ogni Stato presenta sfide diverse, potenzialità diverse e questa è la ricchezza in termini di dati, in termini di informazioni portate da IBID. Le diverse dinamiche e profili degli ecosistemi locali di scienza, tecnologia e innovazione”, afferma e aggiunge: “Rafforza, porta informazioni e dati sulle sfide e sul potenziale di ogni Stato, di ogni regione. Non solo le sfide, gli ostacoli, ma anche quali Stati si distinguono su determinati temi e che, quindi, probabilmente hanno le soluzioni o hanno seguito percorsi copiabili dai loro pari”.
(Fonte: Agência do Brasil | Economia)
(Contributo editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
Alla fine di luglio il disavanzo di bilancio ammontava a 82,8 miliardi di PLN, che rappresenta circa il 45% della previsione annuale. Rispetto al piano per il 2024 i ricavi sono stati realizzati nel 52,2% e le spese nel 50,7%. La maggior parte dei soldi è stata spesa per lo ZUS, per le amministrazioni locali, nonché per la difesa. Le entrate del bilancio statale ammontano a circa 365,5 miliardi di PLN, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La maggiore crescita di entrate provengono dal PIT, cioè dalle persone fisiche e dai piccoli imprenditori. Le entrate dal CIT sono aumentate del 23% e quelle dal VAT del 20%. Meno sono aumentate le entrate derivanti dalle accise (7,5%). Le spese più elevate sono state registrate nelle seguenti parti del Bilancio: ZUS (Istituto delle assicurazioni sociali) 91,5 miliardi di PLN, le sovvenzioni generali agli enti locali 77,7 miliardi di PLN, la difesa nazionale 49,2 miliardi di PLN, il servizio del debito del Tesoro 35,8 miliardi di PLN, i bilanci provinciali 30,2 miliardi di PLN, gli affari interni 24,1 miliardi di PLN, le risorse proprie dell’UE 18,7 miliardi di PLN e l’istruzione superiore 17,9 miliardi di PLN.
Secondo l'ultimo rapporto Eurostat le esportazioni polacche sono aumentate di 21,5 miliardi di euro l'anno scorso. Ciò si riferisce all'esportazione sia di beni che di servizi. Di conseguenza, la Polonia ha raggiunto 434 miliardi di euro di vendite all'estero. In soli sette anni, ha raddoppiato il risultato, che rafforza il tasso di cambio dello zloty e migliora la ricchezza della Polonia che registra buoni dati sulla disoccupazione e una crescita salariale record. Negli ultimi cinque anni, le esportazioni polacche di beni e servizi sono aumentate del 65%, mentre quelle tedesche solo del 24%. Solo Serbia (+92%), Montenegro (+74%), Irlanda (+67%), Albania (+66%) e Lituania (+65%) possono vantare una dinamica di vendite all'estero in Europa più elevata, ma i tre paesi balcanici menzionati partano da un livello basso. Le esportazioni polacche di merci verso la Germania sono aumentate di 3,3 miliardi di euro, verso la Francia di 2,05 miliardi di euro, verso l'Ucraina di 1,7 miliardi di euro, verso la Spagna di 883 milioni di euro. Nel caso delle esportazioni verso la Germania, l'aumento maggiore può essere vantato dalle fabbriche automobilistiche e dalle aziende di trasporto situate in Polonia. Al secondo posto si è classificata la produzione di cibo, legno e sigarette e al terzo posto la produzione di materiali da costruzione. Le esportazioni dell'industria automobilistica e dei servizi di trasporto verso la Francia, così come le esportazioni di materiali da costruzione, sono cresciute in modo simile alla Germania. Le esportazioni di armi verso l'Ucraina sono cresciute principalmente, da 502 milioni di euro a 1,4 miliardi di euro (+56%). La Polonia esporta lì anche apparecchiature informatiche e attrezzature di trasporto. Queste sono le cose più necessarie in guerra, per le quali l'Ucraina paga con fondi ottenuti principalmente dagli USA e dai paesi dell'Unione Europea. Infine, verso la Spagna, si sono registrati i maggiori incrementi nell'esportazione di attrezzature e servizi di trasporto e di cibo.
(Fonte: Polonia Oggi, Gazzetta Italia)
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
Secondo i dati sul settore resi noti a luglio dall’Associazione degli esportatori dell’industria automobilistica (OİB) in collaborazione con l’Assemblea degli esportatori della Turchia (TİM), l'industria dell’auto nei mesi gennaio-giugno 2024 ha consolidato la sua posizione di principale settore esportatore della Turchia (14,1% sul totale). Il primo semestre si è chiuso con vendite all’estero pari a USD 17,7 mld, prevalentemente nei Paesi europei, con un incremento del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2023.
I Paesi dell’Europa rappresentano il primo mercato di sbocco dell’industria automobilistica turca, assorbendo il 53% delle esportazioni totali della Turchia. La Germania si colloca al primo posto, con importazioni pari a USD 2,44 mld, seguita dalla Francia (USD 2,07 mld), dal Regno Unito (USD 1,94 mld) e dall’Italia (USD 1,66 miliardi mld). L’Italia precede Spagna (con importazioni pari a USD 1,23 mld), Polonia, Slovenia, Belgio, Stati Uniti e Romania. Nel semestre in considerazione, OİB ha osservato un incremento delle vendite verso l’Arabia Saudita (+238%) e verso l’Australia (+114,7%).
“Kastamonu Entegre” ha aperto una nuova linea di produzione, operativa dallo scorso mese di giugno, presso il suo stabilimento di pannelli di legno truciolato a Pomposa (FE), con un investimento pari a 30 mln di Euro. Gli investimenti totali in Italia della Holding turca hanno raggiunto i 215 mln milioni di Euro, confermando la Holding Kastamonu come uno dei più grandi investitori turchi nel nostro Paese.
Haluk Yildiz, CEO di Kastamonu Entegre ha affermato che il recente nuovo investimento è un ulteriore fondamentale tassello nell’espansione del Gruppo nella rete di distribuzione in Italia.
L’azienda turca ha iniziato a produrre in Italia acquisendo nel 2017 il Gruppo Trombini, terzo produttore di pannelli in legno in Italia. Oggi Kastomonu possiede stabilimenti di produzione, oltre che in provincia di Ferrara, in Romania, Bulgaria, Bosnia ed Erzegovina e Federazione Russa e si colloca al 7° posto nel mondo e al 4° in Europa per la produzione di pannelli in legno truciolato, pavimenti in laminato e pannelli per porte.
Secondo i dati presentati lo scorso 25 giugno dal Ministero della Cultura e del Turismo, la Turchia ha accolto nei primi sei mesi del 2024 circa 21,6 milioni di stranieri, con un incremento del 10,3% rispetto al medesimo periodo del 2023.
Nel semestre gennaio-giugno 2024, Istanbul ha accolto il 39,5% dei visitatori stranieri, pari a 8.562.167 di presenze, seguita da Antalya 27,2% (5.886.594), Edirne (2.049.794) e Muğla (1.232.255), rispettivamente con il 9,5% e il 3,5% dei visitatori.
In termini di provenienza geografica, i turisti russi si sono collocati al primo posto (2.688.924), seguiti dai tedeschi (2.467.162) e dai britannici (1.773.427).
Gli italiani che si sono recati per turismo in Turchia nel periodo gennaio-maggio 2024 sono stati invece 257 mila (1,2% del totale), con un aumento di circa il 14,9% rispetto all’analogo intervallo del 2023.
Secondo i dati diffusi il 31 luglio scorso da Turkstat in collaborazione con il Ministero del Commercio, nei primi sei mesi del 2024 le esportazioni e le importazioni turche sono state rispettivamente pari a USD 126,3 mld e USD 168,9 mld. In rapporto allo stesso intervallo del 2023, per le prime si è registrata una crescita del 2,6% e per le seconde si è registrata invece una contrazione del 8,4%.
Nel primo semestre del 2024 è stato registrato un deficit complessivo di USD 42,6 mld, in diminuzione del 30,5% se comparato all’analogo semestre del 2023.
A livello geografico, nei mesi in osservazione, i principali mercati di sbocco per le merci turche sono stati Germania (USD 10,2 mld), USA (USD 7,8 mld), Regno Unito (USD 6,9 mld), Italia (USD 6,4 mld) e Iraq (USD 6,2 mld).
Relativamente alle importazioni, nel periodo gennaio-giugno 2024, i primi Paesi fornitori sono stati Russia (USD 22 mld), Cina (USD 21,2 mld), Germania (USD 12,7 mld), Italia (USD 9,6 mld) e Stati Uniti (USD 8,1 mld).
Secondo i dati diffusi il 12 luglio scorso dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), il valore netto degli IDE in Turchia nel periodo gennaio-maggio 2024 è stato pari a USD 3,8 mld, con una contrazione del 15% rispetto all’analogo periodo del 2023. Tali afflussi hanno rappresentato il 22% del deficit di parte corrente.
Il dato degli IDE in Turchia nell’intervallo in esame comprende USD 2,3 mld in capitale azionario, USD 1,4 mld da vendite immobiliari a residenti stranieri e USD 547 mln per strumenti di debito. Contestualmente, vi è stato un disinvestimento pari a USD 436 mln.
Nel mese di maggio 2024, con una quota pari al 39% del totale degli IDE, la Norvegia guida la classifica dei dieci principali investitori in Turchia.
Il recente rapporto “UNCTAD WIR 2024” che analizza i flussi degli IDE a livello mondiale indica che la Turchia ha raccolto lo 0,8% del totale dei flussi IDE rispetto all’obiettivo dichiarato di raggiungere l’1,5% della quota globale.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
L'economia del Regno Unito ha registrato una crescita dello 0,6% nel secondo trimestre del 2024, confermando la tendenza positiva iniziata nei primi mesi dell'anno. Questo dato, in linea con le previsioni degli analisti, segna solo un lieve rallentamento rispetto al robusto +0,7% del primo trimestre.
La crescita è stata trainata principalmente dal settore dei servizi, che ha visto un incremento dello 0,8% nei tre mesi fino a giugno. In particolare, hanno contribuito positivamente le nuove tecnologie, i servizi legali e la ricerca scientifica. Al contrario, i settori della produzione e delle costruzioni hanno subito un calo dello 0,1%.
Nonostante la crescita trimestrale, a giugno l'economia è rimasta stagnante, con una crescita zero. Questo è stato in parte attribuito agli scioperi dei medici specializzandi, che hanno influenzato negativamente il settore sanitario.
Il governo laburista, guidato dal Primo Ministro Sir Keir Starmer, ha posto la crescita economica al centro della sua agenda e la cancelliera Rachel Reeves ha commentato che il governo è "consapevole della portata della sfida ereditata dopo oltre un decennio di bassa crescita economica".
Gli economisti avvertono che il ritmo di crescita potrebbe rallentare nella seconda metà dell'anno, a causa di fattori come una debole crescita salariale e tassi di interesse ancora elevati nonostante il recente taglio di un quarto di punto.
Nel frattempo, il settore del commercio al dettaglio ha mostrato segni di ripresa a luglio, con un aumento delle vendite dello 0,5%. Questo rimbalzo è stato attribuito in parte all'effetto positivo degli Europei di calcio 2024 e ai saldi estivi. Tuttavia, il quadro rimane eterogeneo: mentre i grandi magazzini e i negozi di articoli sportivi hanno registrato buone performance, i negozi di abbigliamento, mobili e distributori di carburante hanno visto un calo delle vendite.
Nonostante i segnali positivi, gli esperti sottolineano che la sfida per il nuovo governo sarà quella di migliorare in modo sostenibile le prestazioni di crescita del Regno Unito nel lungo termine, affrontando questioni come la bassa produttività, le finanze pubbliche sotto pressione e le inadeguatezze infrastrutturali. Il Governo sembra orientato a investire fortemente nel settore delle costruzioni con la promessa di costruire 1,5 milioni di case nei prossimi 5 anni.
(Contributo editoriale a cura della The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Il mercato dei mangimi animali in Thailandia è previsto crescere significativamente nei prossimi anni, sostenuto dall'aumento della domanda di carne e di altri prodotti zootecnici. Ecco alcuni punti chiave:
Crescita della Domanda di Mangimi Animali
- Si prevede che il mercato dei mangimi animali thailandese cresca a un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 2,96%, raggiungendo 6,985 miliardi di dollari entro il 2026, rispetto ai 5,697 miliardi di dollari del 2019.
- I fattori che guidano questa crescita includono l'aumento del consumo di carne, latte e uova, l'espansione dei supermercati e dei ristoranti a servizio rapido, e l'incremento delle esportazioni di pollo.
- Si stima che la dimensione del mercato dei mangimi composti in Thailandia raggiunga 10,25 miliardi di dollari nel 2024 e arrivi a 12,78 miliardi di dollari entro il 2029, con una crescita del 4,5% CAGR.
Segmenti Chiave dei Mangimi Animali
- Bovini e pollame si prevede che detengano una quota significativa nel mercato dei mangimi animali thailandese, grazie alla grande popolazione di bovini del paese e al suo status di importante esportatore di carne bovina e latticini.
- Ruminanti, pollame, suini e acquacoltura sono i principali tipi di animali nel mercato dei mangimi composti thailandese.
Sfide e Opportunità
- La pandemia di COVID-19 ha portato a un calo del consumo di carne nel 2020, impattando negativamente il mercato dei mangimi animali.
- La Thailandia ha un surplus di mangimi energetici, ma una carenza di mangimi proteici per la formulazione dei mangimi animali.
- I costi dei mangimi rappresentano la spesa più alta per gli allevatori di suini in Thailandia, pari al 65-70% dei costi totali, superiore a molti altri paesi come il Brasile.
In sintesi, il mercato dell'allevamento animale e dei mangimi in Thailandia è pronto per una crescita sostenuta dall'aumento del consumo e delle esportazioni di carne, ma affronta sfide legate all'impatto della pandemia, alle carenze di ingredienti per mangimi e ai costi elevati. Si prevede che l'espansione continua della produzione animale industriale guiderà la domanda di mangimi composti.
Nel Sud-est asiatico, gli aumenti salariali sono generalmente osservati, ma con notevoli disparità tra i vari paesi. Ad esempio, mentre si prevede che i salari in Thailandia aumenteranno di circa il 4,9% nel 2024, paesi come il Vietnam e le Filippine si aspettano aumenti più elevati, rispettivamente dell'8,0% e del 5,5%. Al contrario, Malesia e Singapore prevedono tassi di crescita più modesti, intorno al 4,0% e al 5,0%.
Nonostante questi aumenti, molti adeguamenti salariali in Thailandia e in altri paesi non riescono a tenere il passo con l'inflazione, con circa il 70% degli aumenti salariali che non riesce a coprire i costi crescenti. Questa situazione riflette le sfide economiche più ampie, comprese le pressioni inflazionistiche che i datori di lavoro devono considerare quando pianificano gli adeguamenti salariali.
Panoramica dei salari in Thailandia
Lo stipendio medio mensile in Thailandia è di circa 97.300 THB (circa 2.705 USD), con uno stipendio mediano di circa 88.900 THB (circa 2.472 USD). Il salario minimo varia in base alla regione, oscillando tra 328 e 354 THB al giorno (circa 9,71 - 10,48 USD), che è superiore a quello di molti paesi vicini come Indonesia e Vietnam.
Fattori che influenzano i salari
1. Istruzione ed esperienza: Qualifiche educative più elevate si correlano con salari più alti. Ad esempio, le persone con una laurea guadagnano circa il 24% in più rispetto a coloro che hanno solo un diploma.
2. Variazione settoriale: I salari differiscono significativamente tra i settori. Ad esempio, i responsabili dello sviluppo commerciale possono guadagnare tra 45.000 e 150.000 THB al mese, mentre i grafici possono guadagnare tra 25.000 e 80.000 THB.
3. Differenze regionali: I salari sono generalmente più alti nelle aree urbane come Bangkok rispetto alle regioni rurali, riflettendo la concentrazione di attività commerciali e economiche nelle città.
L'attrattiva della Thailandia per gli investimenti diretti esteri
La Thailandia offre diversi vantaggi per attrarre investimenti diretti esteri:
1. Costi del lavoro competitivi: Rispetto ai paesi sviluppati, la Thailandia presenta salari medi più bassi, rendendola una località attraente per le aziende che cercano di ottimizzare i costi pur accedendo a una forza lavoro qualificata.
2. Posizione strategica: Situata nel cuore del Sud-est asiatico, la Thailandia funge da porta d'accesso ad altri mercati della regione, aumentando la sua attrattiva per le aziende che mirano a un'espansione regionale.
3. Supporto governativo: Il governo thailandese promuove attivamente gli investimenti esteri attraverso incentivi come esenzioni fiscali e sovvenzioni per gli investimenti, in particolare nei settori della tecnologia e della produzione.
4. Infrastrutture e connettività: La Thailandia vanta un'infrastruttura ben sviluppata, comprese reti di trasporto e comunicazione, che facilitano le operazioni aziendali e la logistica.
5. Compatibilità culturale: La compatibilità culturale del paese con le nazioni occidentali e il crescente pool di professionisti qualificati aumentano ulteriormente la sua attrattività per le aziende straniere che cercano di esternalizzare servizi.
In sintesi, mentre il panorama salariale della Thailandia è in evoluzione con aumenti previsti, il paese rimane una destinazione competitiva per gli investimenti diretti esteri grazie ai suoi vantaggi strategici e alle politiche governative di supporto.
(Contributo editoriale a cura della Thai-Italian Chamber of Commerce)
Come riporta il giornale “Dziennik Gazeta Prawna”, dall’inizio di 2025 il governo intende realizzare la promessa fatta dal Presidente del Consiglio dei Ministri Donald Tusk nel suo discorso programmatico. Si tratta dell’introduzione dei limiti di frequenza delle ispezioni condotte da un'autorità presso un imprenditore. Come indicato nell’articolo “ispezioni sanitarie o veterinarie saranno escluse dalle nuove regolamentazioni”. "Nella nuova bozza della legge sulla deregolamentazione (i cui lavori sono in corso da aprile di quest'anno) ospitata dal Ministero dello Sviluppo e della Tecnologia, propone una divisione degli imprenditori in tre categorie di rischio: basso, medio e alto e assegnargli i limiti alla frequenza delle visite da un'agenzia di controllo”. Un'entità commerciale classificata nella categoria a basso rischio verrà ispezionata al massimo una volta ogni cinque anni, quelle nella categoria a medio rischio una volta ogni tre anni e le aziende ad alto rischio una volta ogni due anni. Ormai un’agenzia, l'Ufficio delle Imposte oppure l'Ispettorato Nazionale del Lavoro (PIP), può effettuare un’ispezione presso un'azienda per un periodo compreso tra 12 e 48 giorni lavorativi all'anno. L'articolo indica che "la classificazione dell'imprenditore in una categoria di rischio sarebbe effettuata dall'agenzia di controllo stesso". Gli imprenditori temono che “lo farebbe sulla base di un’analisi periodica della probabilità di violazione della legge nel corso dello svolgimento dell'attività aziendale, sviluppata se stesso e annunciata dopo il completamento del ciclo di controllo, solitamente coincidente con l'anno", è stato spiegato.
Dopo molti sforzi il ministro delle Finanze polacco ha dichiarato che nel 2025 ci saranno i fondi per ridurre i contributi dell’assicurazione sanitaria in Polonia. A questo scopo il Ministero delle Finanze stanzierà 4 miliardi di zloty all'anno. Il ministro delle Finanze Andrzej Domański ha assicurato che il governo è consapevole della necessità di ridurre il costo dei contributi dell'assicurazione per il bene degli imprenditori e per questo tutti i partner della coalizione presentano le loro proposte sulo tema. Le nuove regole per il calcolo dei contributi entreranno in vigore a partire da gennaio 2025.
“Siamo in una conversazione con la Commissione Europea per quanto riguarda una piccola estensione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (KPO). Un grande prolungamento di KPO è una conversazione di tutti gli stati membri, che richiede un consenso e la modifica dell'intero progetto, invece una piccola estensione significa ulteriori 6-8 mesi, semplicemente per risolvere i progetti” ha detto Katarzyna Pełczyńska-Nałęcz, la ministra dei Fondi e della Politica Regionale (MFiPR). Secondo le leggi attuali dell’UE, il termine per la spesa dei fondi KPO scade alla fine del 2026. “Nell’Unione Europea c'è un gruppo, soprattutto di paesi del nord, che sono scettici circa l'esistenza stessa del KPO”, ha indicato il viceministro di MFiPR. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (KPO) è un programma per rafforzare l’economia polacca. I fondi del programma dovrebbero aiutare la Polonia a raggiungere più rapidamente i propri obiettivi, attuare nuovi investimenti e accelerare la crescita dell’economia e aumentare l’occupazione. I fondi saranno investiti, tra l’altro, nello sviluppo di economia, innovazione, ambiente, digitalizzazione, istruzione e salute. Nell'ambito del programma, la Polonia riceverà i fondi come i sussidi a fondo perduto (parte sussidi) e prestiti agevolati (parte prestito). La Polonia riceverà 59.8 miliardi di euro da KPO, di cui 25,27 miliardi di euro in sovvenzioni e 34,54 miliardi di euro in prestiti. In linea con gli obiettivi dell'UE, quasi il 45% del bilancio di KPO è destinato agli obiettivi climatici e oltre il 21% alla trasformazione digitale.
Secondo le nuove normative, gli imprenditori possono decidere una volta all'anno, in qualsiasi mese, di non versare i contributi previdenziali. Le nuove normative si applicano alle ditte individuali e a quelle che impiegano fino a nove dipendenti. Paweł Żebrowski, portavoce dell'Associazione per le Assicurazioni Sociali (ZUS), ha spiegato che gli imprenditori che presentano un'apposita domanda possono essere esentati dal versamento dei contributi per l'assicurazione sociale obbligatoria (pensione, invalidità e assicurazione contro gli infortuni), l'assicurazione volontaria per le malattie, il fondo del lavoro e il fondo di solidarietà. Tuttavia, durante questo periodo, il contributo per l'assicurazione sanitaria deve essere versato. Żebrowski ha aggiunto che l'esenzione si applica ai contributi calcolati dalla base di valutazione più bassa, applicabile all'imprenditore. I contributi per il mese in cui l'imprenditore riceve l'esenzione saranno coperti dal bilancio statale. Questa agevolazione è una forma di aiuto "de minimis", pertanto l'imprenditore dovrà fornire informazioni su altre forme di aiuto pubblico di cui ha usufruito. Nel 2024, le "vacanze contributive" saranno disponibili solo per il mese di dicembre. Le domande possono essere presentate elettronicamente sulla Piattaforma di Servizi Elettronici (PUE) o eZUS, ma solo dal conto del contribuente.
La Polonia ha registrato l’aumento più rapido del salario minimo espresso in euro tra i paesi dell’UE dell’Europa centrale e orientale. Come hanno notato gli esperti, ha superato, tra gli altri, Grecia, Portogallo e Malta. Dal 1 luglio di quest'anno, il governo polacco ha confermato un altro aumento del salario minimo, che attualmente ammonta a 4.300 zloty lordi, mentre la tariffa oraria è di 28,10 zloty. Rispetto al 2014, il salario minimo è aumentato addirittura del 156%. Secondo le analisi della PKO BP, la Banca nazionale polacca, la Polonia si colloca al 10° posto su 22 paesi dell'UE in termini di salari. Sebbene il salario minimo in rapida crescita sia fonte di soddisfazione per i dipendenti, può anche rappresentare un problema per gli imprenditori; molte aziende potrebbero non essere in grado di sostenere questi costi.
Il piano di bilancio del Senato per il prossimo anno prevede un aumento dei fondi del 50%. La maggior parte di questa somma non sarà destinata direttamente al Senato, ma al sostegno dei polacchi residenti all'estero. La Cancelleria del Senato ha proposto una somma di 268,2 milioni di zloty come budget per il prossimo anno. Anche la Cancelleria del Sejm ha richieste simili. Il suo bilancio prevede una somma di 849,6 milioni di zloty. All'interno del bilancio, la Cancelleria del Sejm prevede, tra l'altro, l'acquisto di un autobus per oltre 2 milioni di zloty, un aumento degli stipendi del 4,1% e il proseguimento dei lavori di ristrutturazione. La ragione principale di un aumento così significativo del bilancio della Cancelleria del Senato, come stabilito, è l'incremento di 75 milioni di zloty dei fondi destinati alla comunità polacca, che fa aumentare il bilancio complessivo di 85 milioni di zloty.
Secondo gli economisti la Polonia ha un livello di debito sicuro, più della metà del prodotto interno lordo. È un risultato migliore di quello della Francia o Grecia, tuttavia il servizio del debito costa di più in Polonia rispetto a questi paesi a causa delle realtà del mercato e della posizione della Polonia. In realtà, la Polonia è al livello dei paesi più indebitati dell’Unione. L’estate del 2024 e quella del 2025, come risultato dell’elevata spesa militare della Polonia, saranno periodi molto difficili per le finanze pubbliche. Nella prima metà di quest’anno ha speso a questo scopo 26,6 milioni di PLN, cioè il 128% in più rispetto a due anni fa. La Commissione Europea ha proposto di includere la Polonia nella procedura per i disavanzi eccessivi insieme a Francia, Italia, Belgio, Ungheria, Malta e Slovacchia. Il PIL della Polonia è aumentato di 1,9 punti percentuali. Il debito della Polonia nel primo trimestre è stato del 51,4% che sembra un risultato buono però è un’illusione. La Polonia pagherà le obbligazioni a 10 anni circa il 5,2-5,3% all'anno, il Giappone solo lo 0,9%. Se l’intero debito fosse costituito da queste obbligazioni, il costo degli interessi sul solo debito per la Polonia sarebbe pari al 2,7% del PIL ed al 2,3% per il Giappone. La Polonia è al 27° posto sui 54 paesi analizzati per quanto riguarda il carico di debito pubblico sull'economia. La difficoltà più grande nel ripagare il debito pubblico ce l'ha l'Egitto che costringe lo stato a pagare somme pari al 23% del PIL. Gli altri paesi in questa classifica sono Pakistan, Brasile e Turchia. Invece la Russia paga il 15% di interessi e utilizza fino al 3,6% del PIL per ripagarlo. Mentre la Svizzera, Taiwan, Svezia, Danimarca, Bulgaria, Irlanda e Vietnam pagano gli interessi sui titoli di stato non superiori all’1% del PIL.
(Fonte: Polonia Oggi, Gazzetta Italia)
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)