Giovedì 1 Maggio 2025
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Nei prossimi sei anni, la Thailandia è prevista crescere economicamente in modo significativo, con stime di crescita del PIL che variano tra il 2,7% e il 3,6% per il 2023, in aumento rispetto al 2,6% del 2022. Questa crescita è alimentata principalmente dal rilancio del settore turistico, dal miglioramento dei consumi interni e dall'aumento delle esportazioni alimentari[1].
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, si prevede che il PIL della Thailandia crescerà del 38% nei prossimi cinque anni, con il PIL pro capite che aumenterà da 22.675 dollari a 29.131 dollari entro il 2028, corrispondente a un incremento del 28%[2].
Inoltre, il governo thailandese ha annunciato piani di investimento per circa 652 miliardi di baht (circa 17 miliardi di euro) in 150 progetti infrastrutturali nei prossimi due anni, tra cui importanti opere ferroviarie che miglioreranno la connettività e stimoleranno ulteriormente l'economia[4].
La Thailandia sta anche cercando di diversificare la sua economia, riducendo la dipendenza dal turismo e puntando su settori ad alta tecnologia e produzione avanzata. Ciò include investimenti nell'area Eastern Economic Corridor, che mira a sviluppare industrie come l'automazione e la logistica[2][3].
In sintesi, la Thailandia si prepara a una crescita economica robusta nei prossimi anni, sostenuta da investimenti in infrastrutture, un settore turistico in ripresa e un focus su produzioni tecnologiche avanzate.
Citations:
[1] https://www.aseanbriefing.com/news/la-rinascita-economica-della-thailand...
[2] https://forbes.it/2023/09/29/bangkok-cresce-innovazione-infrastrutture-d...
[3] https://www.sace.it/docs/default-source/e2e/kit_asean_thailand.pdf?sfvrs...
[4] https://www.esteri.it/it/sala_stampa/archivionotizie/approfondimenti/202...
Secondo un recente rapporto della banca Credit Agricole, le previsioni di crescita del PIL sono state riviste al ribasso: dal 2,8% al 2,3% per quest'anno e dal 4,6% al 3,5% per il prossimo anno, nonostante la crescita salariale sia superiore all'inflazione e l'afflusso di fondi da KPO (Piano Nazionale di Ripresa). Una delle cause principali sono le vendite al dettaglio e la produzione edilizia deludenti. Inoltre la crisi del settore industriale tedesco sta influenzando negativamente le esportazioni polacche e il PIL. Oltre ciò, la principale fonte di crescita, la spesa dei consumatori, è stata in parte reindirizzata verso il risparmio. Si osserva che gli investimenti sono in calo e si prevede una contrazione del 2% per quest'anno. La situazione è complicata dalla stagnazione economica in Europa, dalla guerra in Ucraina e dalle incertezze globali, come il rischio di guerre commerciali, che riduce la propensione a intraprendere progetti a lungo termine. Secondo gli economisti, per continuare a crescere rapidamente, la Polonia deve cambiare il suo modello di crescita economica, allontanandosi da quello basato sulla manodopera a basso costo e puntando sull’innovazione. Inoltre, è necessario liberare l’economia da una serie di vincoli burocratici e da tasse elevate. La Polonia, nonostante questi problemi, ha ancora molte opportunità da sfruttare e sta attirando investimenti innovativi, come quelli di Intel. Inoltre, il paese dispone di uno dei maggiori numeri di ingegneri IT al mondo e potrebbe beneficiare della re-militarizzazione dell'Europa.
Dei circa 3 milioni di imprenditori in Polonia, in media un'azienda su tre è fondata e gestita da una donna. In questo senso, la Polonia si colloca ai primi posti nell'Unione Europea. Le donne sono proprietarie del 31% delle microimprese fino a nove dipendenti, del 25,5% delle piccole imprese (da 10 a 50 dipendenti), del 15,7% delle medie imprese (da 51 a 250 dipendenti) e solo del 13,3% delle grandi imprese (oltre 250 dipendenti). Le statistiche mostrano anche che il mercato dei servizi è dominato dalle donne, con ben due terzi delle imprese del settore dei servizi di proprietà di donne polacche. Le donne sono motivate a gestire la propria attività principalmente per essere finanziariamente indipendenti. Per quanto riguarda l'uso della tecnologia nel contesto aziendale, secondo i dati citati dalla LBC Business Women Foundation, solo l'11% delle donne polacche imprenditrici si considera esperta di tecnologia. A sua volta, il 60% delle donne d'affari ritiene che il proprio livello di competenza in questo settore sia insufficiente.
Il Ministero delle Infrastrutture ha recentemente pubblicato un progetto di regolamento con l'obiettivo di ampliare la rete delle strade a pedaggio per i veicoli superiori a 3,5 tonnellate, riguarderà i tratti di superstrade e autostrade inaugurati nel 2017. Attualmente, la rete delle strade a pedaggio per i veicoli superiori a 3,5 tonnellate comprende circa 3660 km. Tuttavia, alla fine del 2023, gli autisti avevano già a disposizione oltre 5115 km di strade a scorrimento veloce. Con l'aggiornamento previsto i chilometri nel sistema e-TOLL aumenteranno di quasi il 40%. Il regolamento mira a portare equilibrio tra trasporto stradale e ferroviario aumentando la competitività del settore ferroviario. Inoltre, i nuovi introiti dei pedaggi andranno al Fondo nazionale per le strade (KFD) da cui vengono finanziati nuovi tratti. Le nuove tariffe colpiranno il settore TSL (Trasporto, Spedizione, Logistica), che rappresenta il 7% del PIL e il 6,5% dell'occupazione e attualmente sta affrontando una crisi. La situazione finanziaria del settore è difficile dopo la pandemia di COVID-19 e sta peggiorando sempre più a causa delle complicazioni derivanti dalla guerra in Ucraina, come gli alti prezzi del carburante, la chiusura di alcune frontiere e le restrizioni al commercio internazionale verso est.
Il governo polacco vuole convincere i polacchi a indirizzarsi verso i veicoli elettrici. A questo scopo verranno stanziati sette miliardi di zloty per i sussidi per l'acquisto di autovetture e camion e per l'acquisto di biciclette. L'elemento più importante del piano del governo è un programma di sostegno all'acquisto di veicoli elettrici per persone fisiche e imprese individuali; il progetto, finanziato dal Programma Operativo Nazionale, ha un budget di circa 1,6 miliardi di zloty e il suo lancio è previsto entro la fine dell'anno. Altre iniziative includono il cofinanziamento dell’acquisto di camion a emissioni zero, lo sviluppo di una rete di stazioni di ricarica accessibile al pubblico e sussidi per l’acquisto di nuove biciclette elettriche e passeggini per biciclette. Inoltre, il governo svilupperà reti elettriche per stazioni di ricarica ad alta potenza.
(Polonia Oggi, Gazzetta Italia)
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
Il governo del Regno Unito ha annunciato un importante passo avanti verso l’adozione di un salario minimo dignitoso per tutti i lavoratori. Questa mossa fa parte del piano "Make Work Pay" e mira a incrementare la disponibilita’ economica dei lavoratori.
La novità principale è la revisione del mandato della Low Pay Commission (LPC), l'organismo indipendente che ha la funzione di raccomandare al governo l’entita’ del salario minimo a livello nazionale. Per la prima volta infatti la LPC dovrà tenere conto del costo della vita nel formulare le sue raccomandazioni.
Il Segretario per il Commercio e l'Industria, Jonathan Reynolds, ha dichiarato: "Per troppo tempo i lavoratori hanno subito il peso peggiore della crisi ma questo governo sta adottando misure coraggiose per affrontarla e far sì che il lavoro paghi."
Tra le altre misure annunciate, il governo ha anche incaricato la LPC di ridurre il divario tra il salario minimo per i lavoratori di 18-20 anni e il resto della forza lavoro.
Si tratta del primo passo verso il raggiungimento di un unico salario per tutti gli adulti, eliminando le attuali discriminazioni basate sull'età. Il Ministro dell’Economia Rachel Reeves ha sottolineato l'importanza di questa mossa per la crescita economica e per migliorare le condizioni di tutti i cittadini. La decisione è stata accolta positivamente da sindacati e imprese. Paul Nowak, Segretario Generale del TUC (Trades Union Congress), ha definito questi cambiamenti "passi significativi verso l’adozione di un salario minimo che sia un vero salario di sussistenza".
Nel frattempo anche grandi marchi hanno espresso il loro sostegno all'iniziativa. Peter Jelkelby, CEO di IKEA UK & Ireland, ha dichiarato l'impegno dell'azienda a pagare un salario equo e sostenibile basato sul vero costo della vita in Regno Unito.
Il governo ha assicurato che continuerà a considerare l'impatto di queste misure sulle imprese, sulla competitività e sull'economia in generale. Emma Jones, fondatrice di Enterprise Nation, ha sottolineato l'importanza di un approccio equilibrato che garantisca la sopravvivenza e il successo delle piccole imprese. La riforma del salario minimo è vista come un passo cruciale all’interno dell’obiettivo del governo di far crescere l'economia e aumentare il tenore di vita in tutto il Paese.
(Contributo editoriale a cura della The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Il presidente argentino, Javier Milei, ha annunciato una serie di riforme economiche che promettono di rivitalizzare l'economia del paese e di portare importanti benefici anche per l’Italia nel breve e lungo termine.
Con l'eliminazione dei diritti di esportazione per varie categorie di bestiame e prodotti lattiero-caseari, insieme alla riduzione delle tariffe per gli impianti di irrigazione, l’Argentina aumenterà la produzione e l'esportazione di beni agroalimentari. Questo rappresenta una grande opportunità per l’Italia, che potrà accedere a prodotti più competitivi e diversificati, migliorando l’offerta per i consumatori e creando nuove opportunità per le imprese italiane impegnate nel commercio di questi beni.
Le misure annunciate da Milei faciliteranno ulteriormente le transazioni commerciali, rendendo gli scambi tra i due paesi più efficienti e meno costosi. Questo è particolarmente vantaggioso per le aziende italiane già operanti in Argentina o interessate a investire nel mercato argentino, offrendo loro un ambiente più favorevole e dinamico per le loro attività.
Il nuovo progetto di legge per le piccole e medie imprese (PMI) proposto dal governo argentino include incentivi fiscali e benefici per gli investimenti in beni capitali e aree marginali. Questi incentivi potrebbero portare a nuove opportunità di collaborazione tra le PMI italiane e argentine, rafforzando i legami economici e promuovendo lo scambio di tecnologie e conoscenze.
In sintesi, queste riforme non solo stimoleranno le forze produttive in Argentina, ma rafforzeranno anche le relazioni commerciali ed economiche con l’Italia, creando un futuro promettente per entrambi i paesi.
(Contributo editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
L’Ambasciatore Brasiliano a Roma, Renato Mosca de Souza, ha detto che l’“italianismo” è molto presente in Brasile e che l’Italia ha bisogno di lavoratori stranieri per la sua economia.
“I brasiliani hanno un affetto speciale per l'Italia e per gli italiani. Milioni di famiglie hanno parenti in Italia. Oltre alle affinità, la gente ammira la cultura, la lingua, i prodotti. Siamo simili nel comportamento, nei valori, persone creative, imprenditori”, ha sottolineato il diplomatico in un'intervista al quotidiano O Estado de S. Paulo.
Mosca de Souza ha ricordato che sono “quasi 1 milione i brasiliani con passaporto italiano” e “migliaia in fila per ottenere la cittadinanza”, molti dei quali scelgono l’Italia per vivere.
“A volte vengono avanzate proposte per limitare l’accesso agli stranieri, per riconoscere la cittadinanza, ma questa è una visione che non ha alcun legame con la realtà. La demografia italiana si sta contraendo, nonostante l’arrivo di molti immigrati. Il mercato del lavoro richiede professionisti in numero maggiore dell’offerta interna”, ha affermato l’Ambasciatore, aggiungendo che l’Italia sta affrontando un 'inverno demografico'.
“Non ha quindi senso bloccare l’accesso agli stranieri. L’economia italiana ha bisogno di queste figure professionali”, ha sottolineato.
Secondo Mosca de Souza, i brasiliani sono “qualificati” per soddisfare la domanda di lavoro nel Paese europeo, anche se ci sono “molte barriere, come la burocrazia e il costo della vita”. “Stiamo lavorando per facilitare l’accesso ai brasiliani che scelgono questa strada”, ha assicurato.
Il diplomatico ha inoltre affermato che i 150 anni di immigrazione italiana in Brasile motivano “un nuovo impulso nei nostri rapporti, dopo alcuni anni di letargo”. “L'origine italiana della mia famiglia è un ulteriore elemento che mi motiva a ricostruire questo rapporto” – ha detto (ANSA).
(Contributo editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
Il partito Diritto e Giustizia (PiS) ha presentato un progetto riguardante la riduzione dell'IVA e delle accise sui carburanti, oltre all'abolizione dell'imposta sulla vendita al dettaglio dei carburanti. Krzysztof Szczucki, deputato di PiS, ha dichiarato che queste misure porteranno a una riduzione immediata dei prezzi del carburante a partire dal 1° agosto, fino a circa 90 groszy.
Zbigniew Kuźmiuk, parlamentare di PiS, ha assicurato che l'obiettivo del progetto è prevenire un brusco aumento dell'inflazione, ricordando il monito del presidente della Banca nazionale polacca, Adam Glapiński, riguardo all’aumento dell’inflazione nel primo e del secondo trimestre del prossimo anno, ottimistico fino al 6% e pessimistico fino al 10%.
Mariusz Błaszczak, presidente dei parlamentari PiS, ha confermato che il progetto è già stato presentato alla Camera, sottolineando come il prezzo attuale della benzina nelle stazioni di servizio sia più alto che durante il precedente governo PiS, e che in alcune stazioni il prezzo al litro supera addirittura i 7 zloty. Tuttavia, il livello record dei prezzi della benzina, secondo il sito demagog.org.pl, si ebbe nel giugno del 2022, durante il governo PiS, quando il suo prezzo orbitò attorno i 7,80 zloty al litro, e nel novembre del 2022 quando il prezzo del gasolio superò gli 8 zloty al litro.
Fonte: Polonia Oggi, Gazzetta Italia
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
Sono stati pubblicati i dati del primo trimestre di quest'anno riguardanti i cambiamenti nel mercato automobilistico polacco, dai quali emerge che l’ammontare totale della vendita di automobili in Polonia, e precedentemente prodotte entro i confini polacchi, ha raggiunto il risultato record di 60 miliardi di zloty di fatturato. Il suo aumento è, comunque, inferiore rispetto ai primi trimestri degli anni precedenti. Anche l’occupazione in questo settore è aumentata, nonostante si registri un crollo del mercato delle automobili elettriche, con un impatto significativo sulle esportazioni polacche soprattutto verso la Germania. Secondo gli analisti, la situazione nel settore automobilistico sta diventando sempre più complicata e si prevede che nella seconda metà del 2024 i risultati della produzione, della vendita, dell’occupazione media e delle esportazioni di automobili saranno inferiori rispetto all’anno precedente.
Fonte: Polonia Oggi, Gazzetta Italia
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
Secondo il rapporto pubblicato dal consulente finanziario BIEC, a luglio l’indice di benessere in Polonia è sceso a 100,6 punti. Si tratta della prima riduzione significativa da molto tempo. I fattori decisivi che hanno decretato questa discesa sono stati il rallentamento dell’aumento dei salari e la diminuzione del numero di posti di lavoro.
Gli esperti del BIEC hanno inoltre indicato che i dati sul numero di dipendenti nel settore industriale non danno migliori auspici. “Il livello di occupazione non è aumentato da oltre due anni e da sei mesi sta diminuendo notevolmente. Dall’inizio dell’anno non andati perduti oltre 31mila posti di lavoro nel settore delle imprese”.
Fonte: Polonia Oggi, Gazzetta Italia
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
L'economia catalana si è ripresa dalla pandemia grazie alle esportazioni di servizi, soprattutto turismo, e agli investimenti pubblici. Nel 2023 ha chiuso l'anno con un aumento del PIL del 2,6%. Per l'anno in corso e per il prossimo, si prevede di mantenere una crescita elevata, anche se con motori molto più solidi come le esportazioni industriali, gli investimenti e l'aumento dei consumi privati.
Quest'anno l'economia catalana crescerà del 2,5%, quattro decimi di punto percentuale in più rispetto alle sue previsioni di maggio, e si stima la crescita del prossimo anno al 2,4%, tre decimi di punto percentuale in più.
In termini di esportazioni, finora il ruolo fondamentale è stato svolto dai servizi, soprattutto dal turismo. Tuttavia, l'industria sta giocando un ruolo sempre più importante. Nel periodo 2019-2023 c'è stato un aumento sia dei prezzi che dei volumi, il che ci fa pensare che vengano esportati prodotti di qualità superiore. In questo senso, i settori automobilistico e chimico stanno giocando un ruolo fondamentale. Ciò non toglie che il turismo continui a essere il maggior protagonista dell'economia catalana, anche senza registrare significative crescite.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana - Barcellona)
Mentre il mondo affronta una crisi climatica sempre più grave, con ondate di calore record e disastri naturali in aumento, i paesi ricchi stanno paradossalmente guidando una nuova corsa all'esplorazione di petrolio e gas. Questo fenomeno minaccia di vanificare gli sforzi globali per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, come stabilito nell'Accordo di Parigi.
Secondo un'analisi dell'International Institute for Sustainable Development (IISD), le nuove licenze per l'esplorazione di petrolio e gas previste per il 2024 potrebbero generare quasi 12 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra. Sorprendentemente, i paesi più ricchi e meno dipendenti dai combustibili fossili, come gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada, la Norvegia e l'Australia, sono in prima linea in questa espansione.
Gli Stati Uniti, sotto l'amministrazione Biden, hanno rilasciato 1.453 nuove licenze per petrolio e gas, rappresentando la metà del totale globale. Il Regno Unito prevede di concedere 72 licenze quest'anno, mentre la Norvegia potrebbe arrivare a 80, con conseguenti emissioni significative. Questa tendenza contrasta nettamente con gli impegni presi da questi stessi Paesi per guidare la transizione verso energia più pulita. Harjeet Singh, del Fossil Fuel Non-Proliferation Treaty Initiative, ha definito "sconcertante" l'ipocrisia delle nazioni ricche che continuano a investire pesantemente nei combustibili fossili mentre si proclamano leader climatici.
D'altra parte, alcuni Paesi stanno facendo progressi nella direzione opposta. Il Partito Laburista nel Regno Unito ha annunciato piani ambiziosi per l'energia rinnovabile, in particolare l'eolico offshore. Ed Miliband, Segretario per la Sicurezza Energetica e Net Zero, ha dichiarato che è tempo per lo Stato di "possedere e costruire di nuovo" servizi di pubblica utilità. Il piano prevede una partnership tra Great British Energy, una nuova azienda energetica di proprietà pubblica, e la Crown Estate per sviluppare parchi eolici offshore. L'obiettivo è produrre 30 GW di energia, sufficiente per alimentare 20 milioni di case.
Questo approccio mira non solo a raggiungere gli obiettivi di zero emissioni nette, ma anche a stimolare la crescita economica e ridurre le bollette energetiche per famiglie e imprese. Nel frattempo la situazione globale rimane complessa, con una corsa contraddittoria tra l'espansione dei combustibili fossili e gli sforzi per la transizione energetica. Mentre alcuni Paesi continuano a investire in petrolio e gas, altri stanno cercando di accelerare la transizione verso le rinnovabili. Il futuro energetico del mondo dipenderà da come queste forze contrastanti si bilanceranno nei prossimi anni.
(Contributo editoriale a cura della The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)