Giovedì 8 Maggio 2025
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Segnali positivi provengono dal settore turistico, uno dei più importanti dell’economia turca, che contribuisce per il 12% all’economia del Paese. Le entrate derivanti dal turismo secondo TurkStat, l’Istituto di Statistica nazionale, sono aumentate del 181,8% su base annua nel terzo trimestre del 2021, dopo il crollo del 2020 causato dal Covid-19. Gli ultimi dati messi a disposizione dall’ente statistico, evidenziano un crescente numero di visitatori stranieri da gennaio a settembre 2021 (+86% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) raggiungendo i 21,5 milioni di visitatori stranieri (di cui 3,9 cittadini turchi che risiedono stabilmente all’estero). Il Ministero della Cultura e del Turismo ha stimato per la fine del 2021 un totale di 28 milioni di turisti; un risultato molto positivo ma ancora al di sotto dei livelli pre-pandemici del 2019, quando la Turchia accolse nell’analogo periodo 40,7 milioni di turisti stranieri. Le mete più gettonate sono state le città mediterranee di Antalya con una quota vicina al 40% sul totale, seguita da Istanbul che ha attirato 5,8 milioni di visitatori stranieri con una quota del 33% e Edirne, città nordoccidentale del Paese ai confini con Grecia e Bulgaria. Per quanto riguarda le nazionalità, si trovano i russi al primo posto (3,5 milioni), seguiti da tedeschi (13%), francesi, americani, ucraini e bulgari.
L’obiettivo del Paese, secondo il Ministro della Cultura e del Turismo, Mehmet Nuri Ersoy, resta quello di raggiungere i 50 milioni di turisti che consentirebbero un aumento delle entrate del settore pari a 50 miliardi di dollari entro il 2023 ed un allineamento ai mercati di prossimità, in primis Spagna e Grecia, principali concorrenti della Turchia. Ersoy ha anche sottolineato il ruolo che la svalutazione della Lira ha avuto nel favorire il rilancio del comparto turistico. L’obiettivo, secondo il Ministro, sarà quello di aumentare anche il turismo domestico, in particolare quello religioso, e al contempo favorire le opportunità nel turismo sanitario (il trapianto dei capelli e in genere la chirurgia plastica sono settori molto apprezzati all’estero), in quello culinario nonché potenziare i progetti turistici, ad esempio nella regione Egea della Turchia.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
Come previsto, le Camere federali in seduta plenaria hanno eletto il presidente della Confederazione per il 2022 e il vice presidente del Consiglio federale.
Un appuntamento – dall’esito, perlopiù scontato – che può fornire il tasso di gradimento di un Consigliere federale fra i parlamentari sulla base dei voti ricevuti.
Con 156 voti su 197 schede valide (ne erano state distribuite 237) Ignazio Cassis sarà il presidente della Confederazione nel 2022. Il 1. Gennaio succederà a Guy Parmelin, che un anno fa era stato eletto con 188 voti.
Ignazio Cassis sarà il quinto svizzero italiano ad assumere la carica. L’ultimo presidente della Confederazione ticinese è stato Flavio Cotti, carica che l’ormai defunto ministro locarnese ricoprì per ben due volte, nel 1991 e nel 1998, l’ultima volta quando era a capo della diplomazia elvetica, esattamente come Ignazio Cassis che guida il Dipartimento federale degli affari esteri dal 2017, anno della sua elezione in Consiglio federale.
Per il consigliere federale ticinese, la carica arriva in un momento difficile: il suo principale dossier, quello delle relazioni con l'Unione Europea, è arenato. I sondaggi lo danno come il meno influente e il meno popolare dei sette membri del Governo. La presidenza potrebbe però giovargli, come ha spiegato alla RSI il politologo Georg Lutz, professore dell'Università di Losanna, direttore della Fondazione svizzera per la ricerca nelle scienze sociali (FORS), per diversi anni direttore di progetto dello Studio elettorale svizzero (SELECTS).
Anche se il presidente della Confederazione non ha più potere, essendo un primus inter pares, è lui che conduce le sedute del Consiglio federale, e quindi ha un influsso sul tenore della discussione. Difficile dire se ce la farà, perché le dinamiche sono confidenziali, segrete. Di certo in caso di conflitti tra alcuni consiglieri federali, il presidente ha un ruolo importante.
Inoltre, Cassis avrà l’opportunità di contribuire a migliorare la coesione sociale durante la pandemia. Se poi riuscisse a sbloccare i rapporti bilaterali con l'Unione Europea sarebbe una conquista. Non va poi dimenticato il suo ruolo per il partito, il PLR, che in vista delle elezioni del 2023 rischia di perdere un posto in Consiglio federale. Se Cassis saprà cogliere le opportunità nell’anno presidenziale, ne trarrà vantaggio anche l'immagine del suo partito.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1469
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
Al via i colloqui per la formazione del nuovo governo tedesco. In seguito alle elezioni del parlamento tedesco del 26 settembre 2021, 22 gruppi di lavoro tematici si incontreranno nelle prossime settimane per varare l’esecutivo entro i primi giorni di dicembre. Le tre coalizioni interessate sono SPD, FDP e i Verdi che cercheranno un’intesa su molteplici temi al fine di dare inizio al nuovo governo. Tra i temi, salario minimo, età elettorale e limite di velocità autostradale, che in Germania è 130km/h per il 70% dei tratti autostradali. Accordo comune vi è sulla protezione del clima e dell’ambiente, digitalizzazione e formazione. Tema discusso è l’innalzamento delle tasse. Un punto certo è la volontà di voler puntare su energie rinnovabili e avvicinare al 2038 la deadline già preannunciata per il definitivo declino del carbone nel Paese.
La cancelliera Merkel proprio prima di lasciare le redini del governo al futuro cancelliere, Olaf Scholz, ha rappresentato la Germania al summit G20 a Roma e presso la conferenza sul clima di Glasgow. Due appuntamenti di massima importanza per ribadire “l’importanza di reagire prima del declino”, posizione che sembra essere condivisa anche dal governo ancora in embrione. La cancelliera ha ricordato che gli stessi Paesi partecipanti al G20 emettono in totale il 75% delle emissioni di CO2 e non tutti hanno ratificato il trattato di Parigi sull’inquinamento climatico. È infatti fondamentale che si avvii velocemente il processo di trasformazione energetica verso un sempre più ampio utilizzo di fonti di energia rinnovabile.
Recenti analisi del Segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) mostrano un grande divario tra i contributi nazionali determinati (NDC) presentati finora e gli obiettivi dell'accordo di Parigi sul clima. Un non rispetto delle leggi approvate dagli stati porterebbe a un innalzamento totale delle temperature di 2,7°C. L’implementazione da parte degli stati di ciò che è stato stabilito nel trattato di Parigi invece porterebbe a una diminuzione della temperatura di 2,2°C entro la fine del secolo. In ogni caso, molte organizzazioni ed enti internazionali si mostrano molto rigidi su questo tema, poiché come osservato dall’UNEP, gli annunci fatti finora per il 2030 dovrebbero essere sette volte superiori a quelli precedenti per limitare l'aumento della temperatura a 1,5°C entro la fine del secolo.
La “nuova Germania” di Scholz si appresta a condividere tutte queste posizioni, come già affermato in una conferenza stampa da Annalena Baerbock, la leader dei Verdi. L’impegno della Germania affianco a una Europa sempre più verde, sostenibile e a impatto zero sembra dunque continuare senza dubbio, mentre i grandi produttori dell’est sembrano non volere arrestare il loro passo in nome di qualcosa di molto più prezioso: la vita del nostro pianeta.
Fonti: https://bit.ly/3mmSAbi; https://bit.ly/3efkfWX; https://bit.ly/32aVYz7; https://bit.ly/3mpGmP6; https://bit.ly/3ssknee
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
I disoccupati registrati in novembre 2021 - Secondo i rilevamenti effettuati dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO), alla fine di novembre 2021 erano iscritti 116’244 disoccupati presso gli uffici regionali di collocamento (URC), ossia 489 in meno rispetto al mese precedente. Nel mese in rassegna, il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 2,5%. Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, il numero di disoccupati è diminuito di 37’026 unità (-24,2%).
Disoccupazione giovanile
Il numero di giovani disoccupati (15-24 anni) è diminuito di 420 unità (-3,8%) arrivando al totale di 10’751, ciò che corrisponde a 6’739 persone in meno (-38,5%) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Disoccupati di 50-64 anni
Il numero dei disoccupati di 50-64 anni è aumentato di 195 persone (+0,5%), attestandosi a 36’063. In confronto allo stesso mese dell’anno precedente ciò corrisponde a una diminuzione di 6’226 persone (-14,7%).
Persone in cerca d’impiego
Complessivamente le persone in cerca d’impiego registrate erano 206’349, 2’496 in più rispetto al mese precedente e 44’790 (-17,8%) in meno rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
Posti vacanti annunciati
Il 1° luglio 2018 è stato introdotto in tutta la Svizzera l’obbligo di annunciare i posti vacanti per i generi di professioni con un tasso di disoccupazione pari almeno all’8%; dal 1° gennaio 2020 questo valore soglia è stato ridotto al 5%. Il numero dei posti annunciati all’URC è diminuito in novembre di 2’654 raggiungendo le 50’552 unità. Dei 50’552 posti, 36’015 sottostavano all’obbligo di annuncio.
Lavoro ridotto conteggiato nel mese di settembre 2021
Nel mese di settembre 2021 sono state colpite dal lavoro ridotto 52’555 persone, ovvero 7’211 in meno (-12,1%) rispetto al mese precedente. Il numero delle aziende colpite è diminuito di 978 unità (-9,8%) portandosi a 9’028. Il numero delle ore di lavoro perse è diminuito di 367’139 unità (-12,7%), portandosi a 2’523’190 ore. Nel corrispondente periodo dell'anno precedente (settembre 2020) erano state registrate 11’872’123 ore perse, ripartite su 204’191 persone in 20’190 aziende.
Persone che hanno esaurito il loro diritto all’indennità nel mese di settembre 2021
Secondo i dati provvisori forniti dalle casse di disoccupazione, nel corso del mese di settembre 2021, 2’869 persone hanno esaurito il loro diritto alle prestazioni dell’assicurazione contro la disoccupazione.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1468
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
I ministri dell'Energia e dell'Economia hanno annunciato un budget di 40 milioni di euro specificamente per sostenere l'installazione di punti di ricarica nei garage, stazioni di servizio e supermercati in Lussemburgo. Ma non solo lì.
Questo segna una nuova tappa nella diffusione delle stazioni di ricarica per i veicoli elettrici nel Granducato. La proposta di concedere sovvenzioni ai concessionari d'auto, alle stazioni di servizio e ad altri supermercati che vogliono dotarsi di stazioni di ricarica sarà presto presentata al consiglio di governo.
L’elenco delle aziende che beneficiano delle sovvenzioni annunciate dovrebbe essere molto più ampio dei soli rappresentanti del settore automobilistico. Così, la sovvenzione sarà destinata a sostenere qualsiasi tipo di azienda per iniziare a installare punti di ricarica per la sua flotta o i veicoli dei suoi dipendenti. Una richiesta fatta da molte aziende che desiderano passare a una flotta più elettrica o incoraggiare i loro dipendenti ad adottare la mobilità elettrica.
Nel suo discorso sullo stato della nazione lo scorso ottobre, il primo ministro aveva già detto qualche parola su questo aiuto per la diffusione delle stazioni di ricarica. Xavier Bettel (DP) aveva notato che il "successo delle auto elettriche" in Lussemburgo risiede nella dimensione dell'attuale rete di stazioni di ricarica. Da qui l'intenzione dichiarata: "Il governo sta lavorando su un programma di sovvenzioni per le stazioni di ricarica sul posto di lavoro. Questo piano dovrebbe essere lanciato all'inizio del prossimo anno.
Lo scorso luglio, l'Associazione europea dei costruttori di automobili ha contato più di 1.000 siti alimentati. Infatti, il Lussemburgo aveva 34,5 punti di ricarica elettrica per ogni 100 km di rete stradale. Questo rapporto la colloca al secondo posto in Europa in termini di concentrazione di punti di ricarica elettrica.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Lussemburghese)
Il tasso di crescita dell'economia turca raggiunge il 7,4% su base annua nel terzo trimestre del 2021 grazie, in particolare modo, alla crescita delle esportazioni secondo i dati ufficiali presentati lo scorso 30 novembre dall’Istituto statistico turco (TUIK).
“Il PIL è aumentato del 2,7% su base tendenziale” ha commentato il Ministro del Commercio Mehmed Muş in un recente Tweet aggiungendo poi che l’export sarà il motore di crescita del Paese anche nei prossimi mesi. Una performance tra le migliori tra i Paesi del G20 e seconda in assoluto in ambito OCSE dopo il Cile (17,3%) e precedendo il Regno Unito (6,6%) e l’Ungheria (6,1%).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Con la legge finanziaria 2021, il parlamento, ha apportato alcune modifiche alle norme in materia di credito d’imposta ricerca al fine di uniformarsi alla regolamentazione europea sugli aiuti di stato.
Creato nel 1983, come incentivo temporaneo per le imprese francesi al fine di favorire gli investimenti in R&S, e reso permanente dalla legge finanziaria del 2004, il C.I.R., è rappresentato da una percentuale dei costi, deducibili per destinazione, che può essere dichiarato alle autorità fiscali da parte delle imprese. Tale credito di imposta può essere imputato a diminuzione delle imposte dovute sugli utili.
In casi eccezionali, laddove in particolare tale credito non venga interamente utilizzato dall’impresa, è consentita la possibilità di farne richiesta di rimborso all’amministrazione fiscale, ma non prima di tre anni.
Le PMI ai sensi della legislazione comunitaria e le imprese oggetto di una procedura concorsuale possono, in deroga alle disposizioni di cui sopra, ottenere il rimborso immediato del saldo non utilizzato, già alla fine del primo anno.
Gli importi del credito d’imposta per la ricerca concessi da parte dello stato possono arrivare fino al 30% dei costi deducibili, per importi fino a 100 milioni di euro, con un limite del 5% dei costi al di sopra di tale importo.
Possono beneficiare del C.I.R. tutte le imprese indipendentemente dalla dimensione e dallo statuto, che esercitino una attività industriale, commerciale, artigianale o agricola, siano sottoposte alternativamente all’imposta sulle società o all’imposta sui redditi, agiscano in regime fiscale BIC (Benefici industriali e commerciali).
Fra i costi, che sulla base dell’art. 244 del CGI costituiscono la base di calcolo del credito d’imposta, troviamo quelli per il personale, i costi di gestione, costi per lavori di ricerca esternalizzati, alcuni ammortamenti e costi per brevetti.
I costi di cui sopra dovranno in ogni caso aver un carattere innovante ed essere riconducibili ad attività di ricerca fondamentale, ricerca applicata e/o di sviluppo sperimentale, come stabilito dal manuale di Frascati che costituisce, nei paesi membri dell’Ocse, il testo di riferimento per la definizione del perimetro delle attività di R&D.
Rispetto alla legge finanziaria precedente il parlamento sulla base dell’art 35 ha previsto ora che a partire dal 1° gennaio 2022, le spese di ricerca affidate a terzi saranno trattate allo stesso modo sia che il prestatore di servizi che esegue i lavori sia un ente privato o un ente pubblico.
Le spese di ricerca esternalizzate saranno prese in considerazione per l’importo sostenuto, il fornitore del servizio dovrà essere accreditato, il massimale delle spese ora ammissibili sarà di 10 milioni di euro (2 milioni di euro in caso di dipendenza tra l’impresa committente e il fornitore di servizi) e le spese esternalizzate saranno trattenute fino a un limite di tre volte l’importo delle altre spese di ricerca ammissibili.
Le spese di ricerca effettuate in Corsica (a seguito della risposta negativa da parte della commissione europea) non beneficeranno dell’aliquota CIR maggiorata del 50 %, così come era stato inizialmente previsto con la LF 2019, e resteranno quindi soggette all’aliquota normale del 30 %, gli adeguamenti si applicheranno alle spese sostenute a partire dal 1° gennaio 2020.
Infine, a partire dal 01 gennaio 2021 le imprese non avranno più la possibilità di indirizzare sulla base di quanto previsto dalla LPF, art. L. 80 B, 3° bis domanda di interpello per la verifica preventiva dell’ammissibilità del progetto.
Fonte: https://bit.ly/3J5Qm9N
(Contenuto editoriale a cura della Chambre de Commerce Italienne Nice, Sophia-Antipolis, Cote d'Azur)
Ramón Goyo, presidente dell'Associazione degli esportatori venezuelani (AVEX), ha riferito che le esportazioni nel paese sono aumentate del 30% rispetto al 2020.
Goyo ha spiegato che il settore privato ha pensato di generare reddito attraverso le esportazioni, per compensare le perdite dovute al calo dei consumi interni.
Goyo ha anche affermato che i maggiori prodotti di esportazione attualmente sono quelli del mare, come gamberetti, gamberi, granchi, pesce fresco, tra gli altri.
Ha anche aggiunto che rum, cacao, cioccolato, legno, frutti tropicali, prodotti per l'igiene personale e il settore automobilistico sono altri prodotti che hanno mostrato dati di esportazione migliori nel 2021.
Fonte: https://bit.ly/3GZklOO
(Contenuto editoriale a cura della Cámara de Comercio Venezolano-Italiana)
I prezzi all'ingrosso in Germania sono aumentati più che mai dall'inizio delle statistiche. Questo significa che i consumatori dovranno presto pagare ancora di più per molti prodotti. I prezzi nel settore all'ingrosso tedesco sono aumentati ad un ritmo record in novembre a causa del costo delle materie prime e dei prodotti intermedi. Secondo l'Ufficio Federale di Statistica, i prezzi di vendita all'ingrosso sono stati più alti del 16,6% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso.
Allo stesso tempo, l'Ufficio Federale di Statistica ha riportato un aumento del 37% dei prezzi del grano per ottobre. Le patate sono aumentate del 44% a causa del basso raccolto, la colza addirittura del 62%. L'andamento dei prezzi per il raccolto è anche legato al fatto che ora esso è maggiormente utilizzato per la produzione di energia.
La ragione dell'inflazione che sfugge di mano è la forte domanda di beni e servizi e le strozzature nelle catene di approvvigionamento legate alla rinascita dell'economia. Infatti, grazie alla rapida ripresa dell'economia globale dallo shock pandemico, le più grandi economie del mondo, gli Stati Uniti e la Cina in particolare, sono in forte crescita quest'anno. Questo sta causando una congestione di prodotti a livello globale che porta all'aumento dei prezzi. Inoltre, le catene di approvvigionamento continuano ad essere interrotte in alcune zone come la Cina, dove le autorità hanno recentemente chiuso intere fabbriche o porti proprio a causa del virus da Covid-19. Gli esperti economici del governo tedesco si aspettano un tasso medio di inflazione del 3,1% per l'anno che finisce. Si prevede che scenderà al 2,6% nel 2022. I banchieri centrali potrebbero anche considerare di rivedere la loro dichiarazione per non chiamare più l'inflazione più alta "transitoria" e per chiarire le loro prospettive di aumento dei tassi l'anno prossimo. Le loro nuove proiezioni mostreranno probabilmente che la maggior parte di loro si aspetta un aumento di più di un quarto di punto percentuale l'anno prossimo.
Fonti: https://bit.ly/3qjyPT6; https://bit.ly/3Jb2ExS
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
Undici organizzazioni che rappresentano i centri finanziari dell'UE e le federazioni di otto paesi membri dell'UE hanno firmato in data 09/11/2021 un memorandum d'intesa: Berlin Finance Initiative, Febelfin, FinanceEstonia, FinanceMalta, Finanzplatz Hamburg, Frankfurt Main Finance, Italian Banking, Insurance and Finance Federation (FeBAF), Luxembourg for Finance, Paris Europlace, Stichting Capital Amsterdam e Stuttgart Financial.
La tavola rotonda promuoverà la creazione di un mercato finanziario comune dell'UE e rafforzerà la cooperazione e lo scambio di servizi finanziari tra gli Stati membri dell'UE. I firmatari hanno concordato di perseguire congiuntamente i seguenti obiettivi:
Durante la sua riunione inaugurale del 09 novembre 2021 a Lussemburgo, la tavola rotonda UE ha incontrato i rappresentanti sia della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) che del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) per discutere su come rafforzare la competitività del mercato finanziario UE nella ripresa post-pandemia. I membri hanno, in questa occasione, eletto Nicolas Mackel come primo relatore della Tavola rotonda.
La tavola rotonda dell'UE funge da capitolo regionale della World Alliance of International Financial Centers ("WAIFC"). Altri centri finanziari dell'UE potranno aderire alla tavola rotonda dell'UE firmando il MOU, previa approvazione della maggioranza assoluta dei membri esistenti della tavola rotonda dell'UE.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Lussemburghese)