Martedì 29 Luglio 2025
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La delegazione dell'Unione Europea presso la Repubblica Moldova ha ricordato che lunedì ricorrono otto anni dall'entrata in vigore dell'accordo di associazione Moldova-UE.
"Durante questo periodo, l'UE ha contribuito alla modernizzazione e alla democratizzazione della Moldova ed è diventata il più importante partner commerciale del Paese. Oltre alla cooperazione in settori quali il commercio, la sicurezza e la cultura, il documento comprendeva anche l'accordo per un'area di libero scambio globale e approfondita, che ha ridotto le barriere commerciali tra l'UE e la Moldova, contribuendo così alla crescita economica del Paese", ha dichiarato la delegazione.
L'accordo di associazione è stato firmato il 27 giugno 2014 al vertice dell'UE a Bruxelles. È stato ratificato dal Parlamento moldavo il 2 luglio 2014 ed è diventato parzialmente applicabile il 1° settembre 2014. Il documento è entrato pienamente in vigore il 1° luglio 2016, dopo la ratifica dell'accordo da parte dei parlamenti di tutti gli Stati membri dell'UE.
Il fatturato commerciale dell'UE con la Moldova è aumentato da 3,3 miliardi di euro nel 2016 a circa 7,2 miliardi di euro nel 2023. L'UE rappresenta ora poco più del 65% del volume degli scambi commerciali della Moldova.
In seguito allo scoppio dell'aggressione russa in Ucraina nel 2022, il Consiglio dell'UE ha deciso di eliminare le quote e le tariffe su sette categorie di esportazioni agricole moldave, tra cui pomodori, mele, prugne e uva (le esportazioni sono raddoppiate). Nel luglio 2023, l'UE ha esteso le importazioni in franchigia doganale fino al 24 luglio 2024 e nel maggio 2024 le ha estese fino al 24 luglio 2025.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Moldova)
L'espansione delle aziende italiane in mercati emergenti come il Sudafrica presenta numerose opportunità, ma anche sfide significative, soprattutto quando si tratta di reclutamento e gestione del personale. In particolare, le difficoltà legate alla carenza di personale qualificato e alle restrizioni sui visti possono impattare notevolmente la capacità delle aziende di operare efficacemente e di crescere in questo contesto.
Il Sudafrica è un’economia in via di sviluppo che necessita di lavoratori qualificati in diversi settori. Tuttavia, le carenze del sistema educativo pubblico locale rendono difficile per le aziende trovare personale adeguatamente formato, e ciò nonostante il potenziale di talenti locali che, se adeguatamente sfruttato, rappresenterebbe un canale vantaggioso per il reclutamento. Disporre di personale locale qualificato comporterebbe costi significativamente più bassi per le aziende e garantirebbe una disponibilità immediata di lavoratori.
Un sondaggio* condotto nel 2021 dalla Camera di Commercio Europea in Sudafrica (che ha per Vicepresidente proprio il nostro Segretario Generale, Pamina Bohrer) ha confermato quanto appena descritto, rivelando che il 78,6% delle aziende intervistate ha dichiarato di preferire, ove possibile, l'assunzione di personale locale.
(*sondaggio disponibile su richiesta)
Detto ciò, vale la pena ricordare che per soddisfare la domanda complessiva di personale qualificato, il Sudafrica mette a disposizione una serie di visti per competenze specifiche, permettendo a stranieri con qualifiche particolari di lavorare legalmente nel Paese. Questa lista di competenze specifiche, fondamentale per attrarre talenti dall'estero, è stata aggiornata l'ultima volta nell’ottobre 2023.
Department of Home Affairs - UPDATED: Critical Skills List & Checklist (dha.gov.za)
Ne consegue, dunque, che alcuni settori siano meno impattati dalle restrizioni sui visti rispetto ad altri. Ad esempio, gli ingegneri stranieri ottengono più facilmente il visto per lavorare in Sudafrica.
Come spiega Guido Angelucci, Direttore di Gast Consulting, azienda fornitrice di servizi per l’immigrazione con sede a Città del Capo, fino a quando la lista delle competenze specifiche non verrà ulteriormente aggiornata, i lavoratori stranieri appartenenti alle categorie di professioni non elencate incontreranno difficoltà nell'ottenere il visto, anche nei casi in cui vi sia una importante carenza di “skills” locali.
Angelucci sottolinea come il problema riguardi anche la lunghezza del tempo attualmente necessario per ottenere il visto. Il passaggio da un sistema decentralizzato a uno centralizzato, e il successivo ritorno a un sistema decentralizzato, ha infatti costituito uno stravolgimento che ha causato grandi ritardi nei processi burocratici.
Entrando più nel dettaglio, la modifica iniziale (centralizzazione) è stata apportata perché le domande di visto venivano elaborate dalle missioni sudafricane estere, le quali fornivano l’esito direttamente ai cittadini stranieri, senza però essere in grado di garantire l’uniformità nell’applicazione della legge sull’immigrazione.
La successiva creazione di un sistema centralizzato, che prevedeva l’elaborazione delle domande da parte del Dipartimento degli Affari Interni di Pretoria, non ha però tenuto conto dei numeri massicci, con il seguente risultato: il Dipartimento non riusciva più a gestire l’elevato numero di domande.
Angelucci afferma: “il ritorno ad un sistema decentralizzato, in aggiunta alla confusione generata dagli improvvisi cambiamenti sistemici, ha fatto sì che le varie missioni, ancora una volta, prendano decisioni con risultati diversi, con interpretazione, operazioni ed esigenze che variano da ambasciata ad ambasciata, e con una scarsa comunicazione e senza una reale formazione uniforme da parte del Centro Operativo degli Affari Interni di Pretoria”.
A ciò si aggiunge l'inefficienza dei centri che hanno il compito di facilitare la raccolta delle domande, della documentazione e dei dati. I loro sistemi interni, infatti, non sono progettati per far fronte a un massiccio afflusso di richieste.
Angelucci spiega: “il personale dei fornitori esterni di servizi ha un canale di comunicazione privilegiato con il Dipartimento degli Affari Interni di Pretoria, ma il più delle volte finisce per non adottare tempestivamente i nuovi aggiornamenti (o, comunque, per essere molto in ritardo sulle nuove direttive), andando così a scoraggiare i richiedenti e/o a rifiutarsi di collezionare le domande, cosa che per legge non andrebbe fatta”.
I cambiamenti di sistema e la burocratizzazione della procedura per l’ottenimento dei visti hanno così comportato un aumento dei tempi di elaborazione delle domande e difficoltà aggiuntive per i cittadini stranieri, con conseguenze economiche dirette. La lentezza della procedura, infatti, scoraggia gli investitori diretti che necessitano di un contesto di fiducia e sicurezza nel quale, nel caso di una rapida crescita dell’azienda, le assunzioni non ne ostacolino lo sviluppo.
Per le aziende italiane che operano o intendono espandersi in Sudafrica, è cruciale comprendere e affrontare le sfide legate al reclutamento di personale qualificato e alla gestione dei visti. L'adozione di strategie che includano partnership locali e investimenti nella formazione può aiutare a mitigare questi problemi. Inoltre, rimanere aggiornati sugli sviluppi della lista delle competenze specifiche è essenziale. Superare queste sfide non solo faciliterà l'ingresso e l'operatività delle imprese italiane in Sudafrica, ma potrà anche aprire nuove opportunità di crescita e collaborazione in un mercato in continua evoluzione.
In questo scenario, ricordiamo che Leon Amos Schreiber, autore sudafricano e politico dell'Alleanza Democratica (DA), ha assunto il ruolo di Ministro degli Affari Interni dal giugno 2024. La sua nomina rappresenta un elemento cruciale nella gestione delle politiche migratorie e delle questioni legate ai visti, settori chiave per le aziende italiane che operano o intendono operare in Sudafrica. Con la nuova struttura governativa, sarà essenziale monitorare l'evoluzione delle politiche sotto la sua guida per capire come le future regolamentazioni potrebbero influenzare il panorama imprenditoriale e le opportunità per le imprese italiane nel Paese.
(Fonti:
Who leads the key portfolios in South Africa's new cabinet? | Reuters
Work visas high on new home affairs minister’s agenda (businesslive.co.za))
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Sudafricana)
Il Brasile si distingue come potenza agricola globale, con una produzione di 677,6 miliardi di reais nel 2023 (Cepea) e esportazioni che hanno raggiunto i 166,55 miliardi di USD (ComexStat). Il settore rappresenta il 24,8% del PIL nazionale (Cepea) ed è cresciuto del 15,1% nel 2023 (Cepea), trainato principalmente dalla produzione di soia, carne bovina, mais, caffè e zucchero.
Questo scenario offre diverse opportunità per le aziende italiane del settore agribusiness, che possono fornire macchine agricole, tecnologia per l’agricoltura di precisione, sistemi di irrigazione, stoccaggio e logistica.
Uno dei punti di forza è l’offerta, da parte del governo brasiliano, di incentivi come il Piano Safra e il Moderfrota, oltre a programmi statali di supporto all’agricoltura familiare e biologica, rendendo il mercato ancora più attraente.
Nel frattempo, la produzione agricola italiana ha raggiunto i 35 miliardi di USD (Eurostat) nel 2023, con esportazioni di 64 miliardi di USD (ISTAT), e il settore ha subito una contrazione del 2% nello stesso periodo (ISTAT). Questa differenza sottolinea il potenziale del mercato brasiliano per le aziende italiane che cercano di espandere i loro affari nel settore agricolo.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Minas Gerais)
I Piani di capitale dei dipendenti (PPK) è un programma di risparmio per la pensione. Vale la pena ricordare le modifiche al PPK che sono entrate in vigore il 1 luglio 2024. Che cosa cambierà? Il 1 luglio 2024 è stato aumentato il limite di reddito, che dà diritto ai partecipanti al PPK di ridurre il pagamento di base. Questo limite è aumentato a 5 160 di zloty lordi al mese da 5 090,40 di zloty. Ciò significa che le persone che guadagnano meno di 5 160 di zloty possono risparmiare in PPK pagando meno del 2% del loro stipendio. Per beneficiare della tariffa di base ridotta è necessario presentare una dichiarazione al proprio datore di lavoro. Nella dichiarazione va indicato l'importo del pagamento che si vuole trasferire a PPK. È importante ricordare che per il dipendente la partecipazione al PPK sia volontaria, mentre per il datore di lavoro il lancio del PPK è obbligatorio.
Secondo gli economisti di ING ci sarà un rafforzamento dello zloty, mentre entro la fine delle vacanze l'euro dovrebbe scendere sotto i 4,25 zloty. Questa è un’ottima notizia per i polacchi che hanno in programma una vacanza nei Paesi con la valuta unica europea. Gli esperti sottolineano che questo è un periodo in cui la volatilità dei mercati si riduce che dovrebbe consentire agli investitori di concentrarsi sulla forza dello zloty. Ci si può aspettare un alto livello di tassi di interesse da parte della Banca Nazionale di Polonia. Rischi per l'euro e lo zloty sono le preoccupazioni geopolitiche e, più in particolare, le prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Tuttavia, dal punto di vista dei mercati, si sta realizzando il soddisfacente scenario di un governo tecnico in Francia, ma il secondo turno delle elezioni parlamentari in Francia rimane un rischio. Secondo un sondaggio pubblicato sul sito web del Panel nazionale di ricerca Ariadna da giugno a ottobre di quest'anno, l'87% dei polacchi prevede di andare in vacanza. Il 25% degli intervistati trascorrerà le vacanze in Polonia, in un alloggio in affitto, il 17% andrà all'estero, dove affitterà un alloggio, e altrettanti intendono rilassarsi nella propria casa estiva. Inoltre, il 15% degli intervistati prevede di visitare amici o parenti in Polonia e il 6% all'estero. D'altra parte, il 12% dei polacchi intende rilassarsi a casa, mentre il 7% ha in programma un viaggio con pernottamento nella natura. Il 5% vuole fare lavori domestici. Il 5% degli intervistati non farà vacanze durante questo periodo e il 12% non sa come le trascorrerà.
A partire dal 1° luglio 2024, il salario minimo e la tariffa oraria minima aumenteranno. Secondo il regolamento sul salario minimo, a partire dal 1° gennaio 2024, il salario nazionale più basso era di 4242 zloty. Dal 1° luglio il salario minimo nazionale aumenterà e sarà pari a 4.300 zloty lordi. La mancata osservanza delle norme sulle tariffe orarie comporta per il datore di lavoro un'ammenda compresa tra 1.000 e 30.000 zloty. Inoltre quest'anno la tariffa oraria minima è raddoppiata. Attualmente la tariffa oraria minima è di 27,70 zloty, mentre dal 1° luglio 2024 sarà di 28,10 zloty. Il Ministero della Famiglia, del Lavoro e delle Politiche Sociali sta lavorando all'attuazione della direttiva europea sui salari minimi adeguati nell'UE. Il progetto di legge che attua la direttiva stabilirà un valore di riferimento a cui tendere. Secondo il Ministero, il valore di riferimento dovrebbe essere pari al 60% dello stipendio. Il 13 giugno il governo ha adottato una proposta per l'importo del salario minimo, che ammonterebbe a 4626 zloty lordi nel 2025.L’anno prossimo a differenza degli anni precedenti, l'aumento della retribuzione avverrà una sola volta. Inoltre il governo ha anche annunciato proposte per una nuova tariffa oraria minima, che nell’anno prossimo ammonterà a 30,2 zloty.
Il contatore del debito della Polonia continua a indicare cifre crescenti. Alla fine di maggio 2024, la cifra era già di 1 biliardo e 449 miliardi di zloty. Il rapporto "Minacce di un debito pubblico eccessivo" dell'Istituto per la Finanza Responsabile afferma che Il Paese supererà la soglia del 60% nel 2026, che è una soglia accettabile, anche ipotizzando un consolidamento fiscale di 0,5 punti percentuali del PIL all'anno, ovvero circa 18-20 miliardi di zloty. Gli economisti che hanno redatto il rapporto, Sławomir Dudek, Ludwik Kotecki e Marta Petka-Zagajewska, sottolineano che è necessario un consolidamento maggiore di 0,5 punti percentuali se non si vuole superare questa soglia. Secondo le proiezioni del Fondo Monetario Internazionale, nel 2029 il valore del debito sarà pari a quasi il 64% del PIL. Tuttavia, la Commissione europea prevede che il rapporto debito/PIL salirà invece oltre il 77% del PIL o addirittura all'84,5% entro un decennio. Inoltre si è verificato un problema sul fronte delle entrate, ovvero un aumento molto rapido del divario del VAT. In due anni è aumentato di oltre 40 miliardi di zloty. Il rapporto sottolinea anche che i costi del servizio del debito in Polonia sono i secondi più alti dell'UE. Anche se il debito è a un livello moderato, il rischio di un aumento del costo del servizio è una minaccia. In due anni, i costi del servizio del debito nel settore delle finanze pubbliche sono aumentati di 2,5 volte. Gli autori del rapporto sottolineano l'aspetto positivo del calo attualmente visibile del premio di rischio previsto per il debito polacco.
L'agenzia S&P Global Ratings ha aumentato le sue previsioni di crescita economica per la Polonia. Prevede una crescita del PIL del 2,9% nel 2024 e del 3,3% nel 2025. L'inflazione media annua sarà del 4,7% nel 2024, del 4,2% nel 2025 e circa del 3,5% negli anni 2026-2027. S&P indica che il consumo delle famiglie sarà un fattore chiave della crescita economica in Polonia. Prevede inoltre che i tassi di interesse rimarranno al 5,75% fino alla fine del 2024, per poi essere ridotti nel 2025. L'agenzia Moody's valuta l'affidabilità creditizia della Polonia al livello "A2", mentre Fitch e S&P la valutano al livello "A-". Tutte queste valutazioni hanno prospettive stabili. La prossima revisione del rating della Polonia da parte di S&P si terrà l'8 novembre.
(Fonte: Polonia Oggi, Gazzetta Italia)
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)
Le conseguenze della Brexit continuano a farsi sentire nel settore agricolo, con particolare impatto sull'orticoltura e sulla coltivazione di patate nel Regno Unito. Secondo alcuni recenti report, i controlli alle frontiere post-Brexit stanno causando notevoli disagi alle aziende orticole sia britanniche che europee.
Un'allarmante lettera, firmata congiuntamente da associazioni di categoria di vivai e garden center, ha evidenziato problemi significativi legati ai nuovi controlli di frontiera per le piante. Questi controlli stanno provocando ritardi fino a 44 ore e costi aggiuntivi considerevoli, minacciando la sostenibilità economica delle piccole imprese del commercio orticolo. Inoltre, sono state sollevate preoccupazioni sull'adeguatezza e la coerenza delle ispezioni, con alcune segnalazioni che suggeriscono controlli non sufficientemente approfonditi per prevenire l'introduzione di parassiti e malattie nocive.
Il governo britannico, pur difendendo il nuovo sistema come necessario per salvaguardare la biosicurezza, ha riconosciuto la necessità di affrontare le inefficienze operative.
Nel frattempo anche il settore della coltivazione di patate sta affrontando sfide inedite. Si registra infatti una diminuzione delle aziende agricole di piccole e medie dimensioni dedite alla produzione di patate nel Regno Unito. Questo fenomeno è attribuito a vari fattori, tra cui la bassa redditività, la carenza di manodopera post-Brexit e le condizioni meteorologiche avverse. Un sondaggio condotto da Riverford ha rivelato che il 49% delle aziende orticole teme di dover chiudere a breve termine. A fronte di questi segnali preoccupanti, il sostegno governativo è stato percepito come insufficiente, soprattutto dopo l'abbandono di una strategia specifica per l'orticoltura. Di conseguenza, la produzione di patate è ora dominata da grandi coltivatori in diverse regioni, grazie alla loro maggiore capacità di resistere alle condizioni meteorologiche estreme.
Una boccata d’ossigeno potrebbe arrivare con un nuovo governo inglese disposto a ridiscutere gli accordi con l’Unione Europea, ma per quanto riguarda questo punto, sembra non ci sia fretta da parte dell'Unione Europea di riaprire i negoziati sulla Brexit, anche in caso di un cambio di governo nel Regno Unito. Fonti anonime della Commissione Europea hanno sottolineato che l'UE ha ora nuove priorità, come la guerra in Ucraina e l'ascesa dell’estrema destra, confermata anche dalle elezioni francesi.
(Contributo editoriale a cura della The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Nel primo trimestre del 2024, il PIL del Portogallo è cresciuto in volume dell'1,5% su base annua, un rallentamento rispetto al 2,1% del trimestre precedente. Questi i dati diffusi dall’Istituto Nazionale di Statistica (INE) il 31 maggio, secondo i quali il rallentamento è dovuto principalmente alla diminuzione del contributo della domanda interna, che è sceso da 1,9 punti percentuali (p.p.) a 1,0 p.p.
Rispetto al quarto trimestre del 2023, il PIL è aumentato dello 0,8% in volume nel primo trimestre del 2024, un leggero incremento rispetto allo 0,7% del trimestre precedente. La domanda estera ha avuto un contributo positivo significativo di 1,0 p.p., rispetto al contributo negativo di -0,2 p.p. del trimestre precedente. In contrasto, la domanda interna ha avuto un contributo negativo di -0,1 p.p., rispetto al contributo positivo di 0,9 p.p. del trimestre precedente, a causa di un'accelerazione dei consumi privati e di un calo degli investimenti.
Nel primo trimestre del 2024, per il quinto trimestre consecutivo, si è registrato un aumento su base annua delle ragioni di scambio, anche se in misura minore rispetto ai trimestri precedenti. Questo risultato è dovuto a un calo più intenso del deflatore delle importazioni rispetto a quello delle esportazioni.
Secondo i dati diffusi il 7 giugno dall’Istituto Nazionale di Statistica (INE), ad aprile 2024 le esportazioni e le importazioni di beni in Portogallo hanno registrato variazioni nominali su base annua rispettivamente del +15,5% e del +13,5% (-13,6% e -15,3%, nello stesso ordine, a marzo 2024).
Sia le esportazioni che le importazioni si sono distinte per l'aumento dei Combustibili e lubrificanti (rispettivamente +56,0% e +22,1%). Nel caso delle importazioni, questa variazione è dovuta essenzialmente all'aumento del volume (+58,9%) e dei prezzi (+8,1%) degli oli di petrolio greggio.
Gli indici del valore unitario (prezzi) hanno continuato a registrare variazioni negative, -1,8% nelle esportazioni e -3,8% nelle importazioni (-2,9% e -3,2% rispettivamente a marzo 2024; +0,3% e -5,3% ad aprile 2023).
Il deficit della bilancia commerciale ha raggiunto i 2,357 miliardi di euro ad aprile 2024, aumentando di 180 milioni di euro rispetto all'anno precedente.
Secondo la Banca del Portogallo (BdP), l'economia del paese crescerà tra il 2% e il 2,3% annuo dal 2024 al 2026, superando la media dell'area dell'euro. L'inflazione è prevista in calo al 2,5% nel 2024, al 2,1% nel 2025 e al 2% nel 2026, grazie alla diminuzione delle pressioni sui prezzi. Il mercato del lavoro continuerà a migliorare, con un aumento dell'occupazione dello 0,9% annuo fino al 2026 e un tasso di disoccupazione stabile al 6,6%.
La crescita economica sarà sostenuta dal dinamismo delle esportazioni e degli investimenti, mantenendo gli equilibri macroeconomici e un avanzo nei conti con l'estero. Un eventuale aumento del reddito disponibile reale potrebbe stimolare i consumi e favorire ulteriormente la crescita del PIL, mentre l'inflazione potrebbe risentire di eventuali aumenti dei prezzi delle materie prime e dei servizi.
Il Bollettino economico di giugno prevede un peggioramento del saldo di bilancio nei prossimi anni: dall'avanzo dell'1,2% del PIL nel 2023 si scenderà all'1% nel 2024, allo 0,8% nel 2025 e allo 0,6% nel 2026. Nonostante il calo del rapporto debito pubblico/PIL, che sarà inferiore alla media dell'area dell'euro a partire dal 2025, scenari sfavorevoli potrebbero interrompere questa traiettoria. Le nuove regole di bilancio dell'UE richiedono cautela nella gestione della spesa primaria, senza aumenti non compensati da entrate bilanciate.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per il Portogallo)
La Banca Centrale Ceca ha deciso di diminuire ulteriormente i tassi d’interesse di base. Lo ha deciso il Board nella seduta di giovedì 27 giugno.
Il Board ha approvato il calo del tasso d’interesse di base Repo di mezzo punto percentuale a 4,75%. Ad aprire le porte ad una politica monetaria meno restrittiva è l’andamento dell’inflazione, che è scesa verso l’obiettivo del due percento. “La stabilità dei prezzi è stata ristabilita” ha comunicato la Banca Centrale.
L’istituto, tuttavia, prevede all’orizzonte lievi rischi di crescita del tasso d’inflazione. Un nuovo impulso potrebbe arrivare da un aumento eccessivo delle remunerazioni nel settore statale e anche da quello privato, o dall’aumento dei prezzi dei servizi. La ČNB, quindi, prevede che nelle prossime sedute il Board potrebbe non modificare i tassi o decretare un calo inferiore a quello adottato giovedì.
L’indice di fiducia tra le imprese in Repubblica Ceca è tornato a crescere in giugno. Lo ha indicato l’Ufficio di Statistica Ceco.
L'indice di fiducia è aumentato di due punti in giugno a 97,4 punti. L’aumento più forte, di oltre quattro punti, è stato registrato nell’industria. Aumentano infatti le quote degli imprenditori che hanno una valutazione positiva della loro situazione produttiva e delle prospettive sulla produzione nei prossimi tre mesi. Una lieve crescita è stata registrata anche nei servizi e nell’edilizia, mentre il commercio ha registrato un lieve calo.
Ha avuto un lieve calo di 0,6 punti a 101 punti l’indice di fiducia tra i consumatori. E’ aumentata la quota dei consumatori che attende un peggioramento della situazione economica generale della Repubblica Ceca ed è rimasta stabile la percentuale delle famiglie, che attendono il miglioramento della propria situazione finanziaria.
(Fonte: https://csu.gov.cz/rychle-informace/konjunkturalni-pruzkumy-cerven-2024)
L’Ufficio di Statistica Ceco ha migliorato la stima di crescita del Prodotto Interno Lordo nel primo trimestre di quest’anno.
Rispetto a un anno fa il Pil è aumentato dello 0,3%, ha indicato la stima pubblicata oggi. Si tratta di un aumento di un decimo di punto percentuale rispetto alla precedente comunicazione. Rispetto alla fine del 2023, l’economia ceca è cresciuta dello 0,2%.
Nel primo trimestre le aziende non finanziarie hanno registrato un calo del tasso di profitto lordo, che è diminuito di due punti percentuale a 46,2%. Di 1,1% è diminuito anche il tasso degli investimenti di queste aziende, mentre la spesa per il personale è cresciuta del 6,6% rispetto a un anno fa, determinando un aumento del reddito da lavoro dipendente delle famiglie ceche.
(Fonte: https://csu.gov.cz/rychle-informace/ctvrtletni-sektorove-ucty-1-ctvrtleti-2024)
Lo scorso anno sono state prodotte in Repubblica Ceca circa 1,4 milioni di automobili. Lo indica l’associazione di categoria AutoSap.
La produzione è tornata lo scorso anno a livelli quasi precrisi, con un aumento di circa il 15%. La Repubblica Ceca è, quindi, il quarto maggiore produttore di automobili in Europa con un volume comparabile alla terza Francia (1,5 milioni di automobili prodotte nel 2023). I ricavi nel settore sono aumentati di circa il 18% a quasi 1500 miliardi di corone, mentre le esportazioni sono cresciute di quasi un quarto anche grazie ai risultati delle aziende della componentistica.
Le prospettive sono positive anche per quest’anno. “L’automotive ha davanti a se un altro anno da record con risultati produttivi che saranno ben maggiori rispetto allo scorso anno” ha detto il presidente dell’associazione Martin Jahn. Per continuare ad avere successo sul lungo periodo l’automotive chiede allo Stato un mercato di lavoro più flessibile, un sistema di riqualificazione dei dipendenti efficiente, sostegno alla ricerca e sviluppo e un livello ragionevole dei prezzi d’energia.
(Fonte: https://autosap.cz/aktualita/rust-poctu-vyrobenych-vozu-trzeb-i-exportu/)
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Dopo il pollame e la carne bovina, è ora il turno della carne di maiale a lanciare l'allarme sul deterioramento della sovranità alimentare della Francia. Non siamo ancora arrivati allo stesso livello, ma l'autosufficienza della carne suina sta perdendo terreno.
La causa è un calo della produzione del 10% in 3 anni, direttamente collegato alla scomparsa degli allevamenti. La Francia ha ancora 10.000 allevamenti di suini ed è ancora il 3° produttore in Europa, ma i più vecchi non trovano nuovi proprietari e potrebbe presto scendere dal podio.
Il consumo di carne suina è destinato ad aumentare nuovamente nel 2024, ma il numero di allevamenti francesi è in calo. La carne di maiale rimane la preferita dei francesi, avvantaggiando le importazioni: infatti, un prodotto di salumeria su cinque è importato.
Di conseguenza, la bilancia commerciale francese si sta deteriorando, poichè il volume delle importazioni supera quello delle esportazioni. Si spera in una ripresa grazie a un nuovo accordo con la Cina, diventata il primo mercato di sbocco davanti all'Italia.
Tuttavia, la soluzione prevista per limitare le importazioni a basso costo sarebbe quella di consolidare la produzione e non necessariamente aumentarla. In quest'ottica, Inaporc ha appena lanciato un’ "iniziativa di responsabilità sociale d'impresa". L'obiettivo di questa iniziativa, nota come "la carne di maiale di domani", è quello di ripristinare il 100% dell'offerta di carne suina francese entro il 2035. Gli obiettivi sono molteplici: sovranità alimentare, attrattività, ambiente, ecc. Per raggiungerli sono stati fissati una serie di cambiamenti, tra cui: la diagnosi di tracciabilità, la riduzione dell'uso di antibiotici e la decarbonizzazione degli edifici.
2023 non è stato un anno di successo per il settore biologico in Francia. Il calo delle vendite è stato interroto, ma la situazione rimane fragile.
Con appena 5 milioni di euro di attività in più, il fatturato del settore si è stabilizzato a 12 miliardi (contro - 4,6% nel 2022). In termini di volume, invece, nessuna ripresa in vista, con un calo del 7% degli acquisti.
La percentuale di prodotti biologici sulle nostre tavole è scesa al di sotto del 6%, rispetto al doppio degli altri Paesi europei. Nonostante ciò, ci sono alcuni aspetti positivi, come ad esempio i negozi specializzati che hanno registrato un aumento delle vendite del 2,2% nel 2023, o il ritorno dei clienti occasionali. La vendita diretta alla fattoria, invece, registra un balzo dell'8,7 %, con i francesi che si riforniscono direttamente dai produttori.
L'obiettivo principale è ridurre la dipendenza dalla grande distribuzione. Inoltre, pizzerie, catering e gelaterie sono tra i nuovi target da conquistare. Non c'è nulla di inevitabile in questo, visto che la Germania è riuscita a incrementare le vendite biologiche del 5%. Ma questa mancanza di crescita si ripercuote sulla produzione. La Francia ha perso terreno, con un calo della produzione biologica di 54.000 ettari. Ciò ha indotto il governo ad aumentare di 15 milioni di euro gli aiuti agli agricoltori biologici in difficoltà.
(Contributo editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Francia di Marsiglia)
La Banca d'Inghilterra (BoE) ha deciso di mantenere i tassi d'interesse al 5,25% per la settima volta consecutiva, in quella che ha descritto come una decisione "finemente bilanciata". Questa mossa ha deluso le speranze dei Conservatori di un impulso all’economia e alle finanze delle famiglie a sole due settimane dalle elezioni britanniche del 4 luglio.
Nonostante ciò, la BoE ha segnalato che una riduzione potrebbe essere possibile già nella prossima riunione di agosto, spingendo i trader ad aumentare le decisioni d’investimento su un taglio dei tassi in estate.
La decisione di giovedì, presa dal Comitato di Politica Monetaria (MPC) con un voto di sette a due, è in linea con le aspettative degli economisti e mantiene i tassi al livello più alto degli ultimi 16 anni. Questa decisione è arrivata nonostante i dati del giorno precedente mostrassero che l'inflazione generale è scesa all'obiettivo del 2% della BoE per la prima volta in tre anni. Tuttavia, l'inflazione dei servizi è risultata più alta del previsto, al 5,7%.
Andrew Bailey, il governatore della BoE, ha dichiarato: "È una buona notizia che l'inflazione sia tornata al nostro obiettivo del 2%. Dobbiamo essere sicuri che la stessa rimanga bassa e per questo abbiamo deciso di mantenere i tassi al 5,25% per ora."
La decisione della BoE sarà una delusione per il Primo Ministro Rishi Sunak, che si è attribuito il merito del calo dell'inflazione e ha suggerito che il suo governo ha aperto la strada a tagli dei tassi. I trader ora prevedono una probabilità superiore al 40% di un primo taglio di un quarto di punto alla riunione della BoE del 1° agosto - dopo le elezioni - in aumento rispetto di circa un terzo prima dell'annuncio di giovedì.
I verbali della riunione hanno mostrato che alcuni membri dell'MPC che hanno votato per mantenere i tassi hanno giudicato la decisione "finemente bilanciata", un segno che si stanno avvicinando a votare per un taglio.La sterlina è scesa dello 0,2% contro il dollaro a 1,2688 dopo la decisione. La decisione della BoE lascia l’Inghilterra indietro rispetto alla Banca Centrale Europea e alla Banca del Canada, che hanno già iniziato ad abbassare i tassi d'interesse. Al contrario, la Federal Reserve degli Stati Uniti ha anch'essa mantenuto i tassi fermi finora, con le sue ultime previsioni che suggeriscono che potrebbe tagliare solo una volta quest'anno.
(Contributo editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Il settore delle università occupa un posto di primo piano all’interno del sistema economico dell’Australia, generando nel 2023 un giro d’affari di oltre 37 miliardi di dollari australiani (AUD). Le università australiane godono di una reputazione in ascesa nelle classifiche mondiali; tuttavia, la forte dipendenza finanziaria delle università dagli studenti internazionali non è priva di sfide. Al contempo, si osserva una sempre maggiore propensione alla mobilita internazionale degli studenti universitari australiani.
Classifiche e prestigio
Il crescente prestigio delle università australiane è confermato dalla loro performance nei ranking mondiali. L’ultima edizione della classifica QS World University Rankings, gestita dal consulente globale per l'istruzione superiore Quacquarelli Symonds, ha visto l'Università di Melbourne (University of Melbourne, fondata nel 1853) raggiungere un nuovo massimo storico posizionandosi al 13° posto nel mondo, salendo dal 14° posto dell'anno scorso. Anche l'Università di Sydney (University of Sydney, fondata nel 1850) è salita di una posizione arrivando al 18° posto, mentre l'Università del Nuovo Galles del Sud (University of New South Wales, fondata nel 1948) è rimasta stabile al 19°.
In totale, 38 università australiane sono state classificate, tra cui nove che si sono piazzate tra le prime 100 e tre tra le prime 20.
Le più prestigiose università australiane sono tradizionalmente affiliate al Gruppo delle Otto, che include oltre alle già citate Università di Melbourne, Università di Sydney e Università del Galles del Sud anche l’Università Nazionale Australiana, l’Università del Queensland, l’Università Monash, l’Università dell’Australia Occidentale e l’Università di Adelaide.
Studenti internazionali
A livello nazionale, le università australiane si trovano a dover affrontare una sfida significativa a causa della loro crescente dipendenza dalle tasse degli studenti stranieri.
A febbraio 2024, il numero di stranieri con un visto studentesco ha superato i 700.000 rispetto ai circa 580.000 pre-pandemia. L'Università di Sydney e l'Università di Melbourne avevano la più alta percentuale di studenti internazionali, rispettivamente al 43% e al 45%. Nelle università del Nuovo Galles del Sud, il ritorno ai livelli pre-pandemici delle iscrizioni di studenti internazionali nel 2023 ha visto un aumento del 12% rispetto all'anno precedente, portando a un totale di 166.178 studenti universitari stranieri.
Le università guadagnano quasi il doppio dalle tasse degli studenti stranieri rispetto a quelle degli studenti nazionali, con una media di 41.117 dollari per studente internazionale contro i 22.996 dollari per studente nazionale. Le tasse degli studenti internazionali hanno contribuito con quasi 9 miliardi di dollari alle entrate totali delle università nel 2022, secondo gli ultimi dati, rappresentando quasi un quarto delle entrate totali (34,7 miliardi di dollari). All'Università di Sydney, le tasse degli studenti internazionali hanno rappresentato 1,4 miliardi di dollari delle entrate totali dell'istituzione nel 2022, superando ampiamente il miliardo di dollari proveniente dal governo federale.
Alcuni studi, come quello fatto da NAP, hanno inoltre dimostrato come la spesa degli studenti internazionali abbia contribuito a determinare più della meta dell’aumento di 1.5% del PIL australiano nel 2023, evidenziando la grande importanza di questo gruppo nell’economia australiana. Tuttavia, questa consistente presenza non comporta solo benefici finanziari per le università e l’economia australiana in generale, ma arricchisce anche i loro campus con una diversità di prospettive e background. Ciò favorisce la creazione di un ambiente di apprendimento globale e inclusivo oche migliora l'esperienza educativa per tutti gli studenti, preparandoli a operare in un mondo sempre più interconnesso e globale.
Sfide
L’aumento del numero di studenti internazionali ha portato con sé preoccupazioni riguardo alla disponibilità di alloggi e alla sostenibilità finanziaria delle istituzioni accademiche, in quanto le università hanno iniziato a fare sempre più affidamento sulle entrate derivanti dalle tasse degli studenti internazionali. Questo ha anche messo in evidenza la vulnerabilità del sistema universitario australiano ai cambiamenti geopolitici ed economici globali, come dimostrato durante la pandemia quando sono state introdotte forti limitazioni agli spostamenti internazionali avendo un impatto immediato sulle entrate delle università. La necessità di diversificare le fonti di entrate e ridurre la dipendenza dagli studenti internazionali diventa quindi cruciale per garantire la sostenibilità a lungo termine delle istituzioni accademiche australiane.
L'introduzione di un disegno di legge che consentirebbe al ministro dell'istruzione di stabilire un numero massimo di nuove iscrizioni di studenti internazionali potrebbe ulteriormente influenzare la situazione finanziaria delle università d’Australia. Data la forte dipendenza delle università dagli studenti internazionali, questo provvedimento potrebbe danneggiarle fortemente, come suggerito dai rappresentanti del Gruppo delle Otto a maggio 2024.
Passando al contesto più specifico del Nuovo Galles del Sud, le università dello stato ricevono ben 40% delle loro entrate dalle tasse studentesche da solo tre paesi stranieri: Cina, India e Nepal. Nel 2023, queste tre nazioni hanno contribuito con 2,5 miliardi di dollari, pari al 71,7% delle entrate totali derivanti dagli studenti internazionali. Questo livello di dipendenza rappresenta un significativo rischio di concentrazione per l'intero settore universitario del Nuovo Galles del Sud. Le variazioni nei tassi di approvazione dei visti, nelle condizioni geopolitiche o economiche, o nelle restrizioni di viaggio di questi Paesi potrebbero influenzare drasticamente le entrate e la stabilità finanziaria delle università.
Nel 2023, otto delle dieci università del Nuovo Galles del Sud hanno riportato deficit netti, con solo l'Università di Sydney e l'Università di Newcastle che sono riuscite a evitare il rosso, grazie al successo nell'attrarre studenti internazionali. Infatti, la diminuzione del numero di studenti nazionali a tempo pieno, calato del 2,6% nel 2023, aggrava ulteriormente la situazione.
Mobilità internazionale
Gli studenti australiani stanno dimostrando un crescente interesse per le esperienze di studio all'estero, come evidenziato da un recente studio. Il 76% degli studenti considera importanti queste opportunità, un aumento rispetto al 66% del 2020, principalmente per i benefici occupazionali e accademici che offrono. Le università australiane stanno collaborando con istituzioni straniere per facilitare queste esperienze. In particolare, vi sono opportunità di partnership con università italiane, che potrebbero rafforzare i legami accademici e culturali tra i due paesi, arricchendo l'esperienza educativa degli studenti australiani attraverso programmi di scambio e collaborazioni di ricerca.
L'Australia ha uno dei più grandi settori tecnologici nell'emisfero meridionale. Il contributo economico del settore al PIL è aumentato del 79% dal 2016-17, raggiungendo 167 miliardi di dollari australiani nel 2020-21. Questo equivale a circa l'8,5% del PIL. L'adozione digitale rapida durante COVID-19 ha fatto sì che il settore tecnologico dell'Australia crescesse del 26% - o di 34 miliardi di dollari - nell'anno fino a giugno 2021. Il Consiglio Tecnologico dell'Australia ha fissato un obiettivo affinché la tecnologia contribuisca con 250 miliardi di dollari all'anno al PIL dell'Australia entro il 2030. Questo sarebbe equivalente a 1,2 milioni di posti di lavoro. (dati: 800 aziende fintech, 551 startup agritech, 600 aziende edtech, 800 milioni di dollari australiani investiti annualmente).
L'Australia è inoltre, una potenza emergente nell'energia rinnovabile grazie alle vaste risorse solari e eoliche e alla ricchezza di terre rare e altri minerali, risorse attraenti per gli investitori interessati all'esportazione di energia rinnovabile. Con enormi riserve di minerali essenziali per la transizione verso un'economia a zero emissioni, l'Australia detiene grandi quantità di zinco, nichel, tantalio, litio e cobalto, oltre a abbondanti minerali delle terre rare. Inoltre, i dati mostrano che l'Australia sta registrando una crescita costante nell'energia rinnovabile, con la produzione elettrica da fonti rinnovabili che ha rappresentato il 29% del totale nel 2021. Globalmente, l'Australia si posiziona sesta nell'indice di attrattività delle energie rinnovabili, sviluppato da EY. L'indice considera fattori come imperativi energetici, stabilità delle politiche, capacità di realizzazione dei progetti e diversità delle risorse naturali. L'obiettivo dell'Australia è diventare un esportatore chiave di energia rinnovabile entro il 2030, una direzione strategica che potenzia l'attrattività degli investimenti.
L'Australia è una delle destinazioni di investimento più efficienti per la generazione di energia solare, grazie a una combinazione di geografia ideale e un ambiente legale ed economico favorevole. Secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia, l'Australia ha il terzo costo più basso per la generazione di energia solare tra i principali produttori di energia solare. Il Paese ha ottenuto risultati notevoli nell'energia solare e nei brevetti per le tecnologie rinnovabili, con obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni, è diventata una destinazione attraente per gli investimenti stranieri nel settore delle energie rinnovabili.
In termini di produzione energetica solare, l'Australia è tra i principali produttori al mondo, sia in termini assoluti che pro capite. Progetti su larga scala, come l'AREH nella regione di Pilbara, stanno generando interesse e investimenti globali, puntando alla produzione di idrogeno verde per l'esportazione.
L'Australia, negli ultimi anni è diventata una pioniera dell'idrogeno, iniziano il suo percorso con la prima spedizione mondiale di idrogeno liquefatto in Giappone. L'Agenzia Internazionale dell'Energia afferma che Europa e Australia stanno guidando la strada nei progetti di produzione di idrogeno. Ciò significa che l'Australia avrà la capacità di esportare idrogeno verso centri ad alta domanda in Asia, inclusi Giappone, Singapore, India e Corea. L’Australia con oltre cento progetti di idrogeno in cantiere resta all'avanguardia nella produzione di idrogeno.
L'industria manifatturiera contribuisce a circa il 6% del PIL australiano e sostiene 826.200 posti di lavoro. Inoltre, contribuisce in misura significativa alla ricerca, allo sviluppo e alle esportazioni australiane. Nonostante abbia avuto un ruolo fondamentale nella risposta sanitaria alla COVID-19, l'industria manifatturiera australiana ha subito un declino nello sviluppo. Molte aziende faticano ad eguagliare le economie di scala dei concorrenti globali a causa delle grandi distanze geografiche dell'Australia dai mercati globali e tra i centri urbani. Poiché il settore manifatturiero è cruciale per un'economia moderna, il governo australiano sta investendo per rivitalizzare il paese come Nazione manifatturiera e per evidenziare che l'Australia è aperta agli affari.
Il governo australiano ha intensificato il supporto per la rinascita e lo sviluppo delle capacità manifatturiere, focalizzandosi su settori ad alto valore. L'Australia è la dodicesima economia mondiale con una popolazione di soli 26 milioni di abitanti, con un valore aggiunto lordo reale (GVA) di circa €1.182 miliardi e circa €657 miliardi di investimenti esteri diretti. Di questi ultimi, circa €74,4 miliardi sono destinati al settore manifatturiero. Inoltre, in New South Wales, l'industria manifatturiera è un settore trainante dell'economia, contribuendo per €79,7 miliardi al PIL dello stato e generando esportazioni per un valore di €10,2 miliardi.
Con questa strategia, il governo mira a far riconoscere l'Australia come una Nazione manifatturiera sostenibile e di alta qualità, contribuendo a creare un'economia forte, moderna e resiliente per tutti gli australiani. Una parte cruciale della strategia è creare condizioni economiche favorevoli e semplificare il sistema commerciale, garantendo un sistema competitivo a livello internazionale che favorisca l'espansione del mercato.
Le priorità manifatturiere nazionali rappresentano settori chiave con vantaggi competitivi e di rilevanza strategica per la produzione del Paese:
L'Australia vanta alcuni punti di forza che supportano lo sviluppo del settore manifatturiero e attraggono investimenti:
Nel 2022, l'investimento estero diretto nel settore manifatturiero australiano è stato di 118,4 miliardi di dollari australiani, in aumento del 2,9% rispetto al 2021. Il settore ha registrato un aumento degli introiti di 7,6 miliardi di dollari australiani (17,8%) nel 2021-2.
Il supporto governativo per l'innovazione e la commercializzazione industriale è robusto e include il nuovo Fondo Nazionale di Ricostruzione da A$15 miliardi. Questo fondo guiderà gli investimenti nelle aree prioritarie dell'economia australiana focalizzate sull'aggiunta di valore e lo sviluppo delle capacità, sfruttando i punti di forza naturali e competitivi dell'Australia. Sette aree prioritarie riceveranno attenzione particolare:
Questo programma fornirà diverse opzioni di finanziamento, come prestiti, investimenti in equity e garanzie.
L’industria aerospaziale è infine una delle più diversificate, dinamiche e in espansione: si stima una crescita del suo fatturato fino a 8 miliardi di euro entro il 2030. L’Agenzia Spaziale Australiana è stata istituita solo due anni fa con l’obiettivo di renderla competitiva a livello internazionale in tempi celeri. Anche grazie al Memorandum di intesa di cooperazione firmato tra l’Agenzia Spaziale Italiana e quella australiana, si tratta di un settore che offre ottime opportunità alle aziende italiane.
Il progressivo cambiamento delle preferenze dei consumatori australiani e stranieri verso prodotti biologici ha sostenuto l’espansione del settore e della filiera del biologico in Australia negli ultimi anni. Con le aspettative di un’ulteriore e forte crescita nel breve futuro, l’industria offre importanti opportunità anche alle aziende italiane che vi operano.
Quadro generale e outlook
Il settore biologico in Australia è in forte espansione, sostenuto da una crescente domanda globale di prodotti biologici dovuta a crescenti preoccupazioni per la salute alimentare. Negli ultimi cinque anni, i ricavi del settore sono aumentati a un tasso medio annuo dell'8,4%, raggiungendo i 2,8 miliardi di dollari nel 2023-24. Si prevede una crescita del 9,0% nell'anno in corso, grazie a un aumento della domanda da parte della produzione di alimenti e a una crescente consapevolezza della salute che alimenta la domanda interna di cibo biologico. Al 2023, i prodotti biologici grezzi contribuiscono per il 57% del valore totale del settore, mentre i prodotti trasformati rappresentano il 43%.
Il settore è destinato a continuare a crescere in modo sostenuto. La crescente domanda dei mercati australiani ed esteri è pronta a spingere ulteriormente la crescita dei ricavi del settore. Da una parte, l'aumento continuo dei redditi disponibili dovrebbe rafforzare la domanda dei consumatori; dall’altra, le catene di supermercati stanno aumentando la disponibilità di prodotti biologici. Si prevede che i ricavi del settore aumenteranno a un tasso annuo del 10,4% nei prossimi cinque anni, raggiungendo i 4,7 miliardi di dollari entro il 2028-29. Sebbene alcune problematiche di approvvigionamento possano limitare l'espansione del settore, l'aumento dell'uso della tecnologia da parte degli agricoltori e l'innovazione nei prodotti e nei processi sono destinati a migliorare i processi di produzione biologica.
Customer Insights
La crescita del settore biologico in Australia è guidata da considerazioni dei consumatori riguardanti la salute e l'ambiente, una tendenza che si è rafforzata durante la pandemia di COVID-19 ma che era già in atto nel decennio precedente. Secondo l'Australian Organic Market Report 2021, gli Australiani stanno acquistando più prodotti biologici che mai: l'80% dei compratori ha acquistato un prodotto biologico nei precedenti 12 mesi, corrispondente a circa 9 milioni di nuclei familiari. La penetrazione dei prodotti biologici nelle famiglie è cresciuta del 3,6%, raggiungendo il 92%, ovvero oltre 565.000 nuove famiglie. Il 37% dei consumatori di prodotti biologici ha aumentato la propria spesa alimentare destinata a questi prodotti. Più della metà dei consumatori controlla i marchi di certificazione sui propri acquisti biologici, e il 39% dichiara che eviterebbe di acquistare un prodotto biologico se non presentasse un marchio di certificazione. Inoltre, il 62% dei consumatori riconosce il logo del marchio Australian Certified Organic Bud. Questi dati evidenziano una crescente domanda di prodotti sostenibili che migliorano la salute e il benessere, rispettando gli animali e l'ambiente, sottolineando il potenziale di forte crescita dell'industria biologica in Australia.
Filiera del biologico
L'Australia è leader mondiale in ettari di terreni agricoli biologici, con oltre 53 milioni di ettari di terreni certificati, la maggior parte dei quali destinati al bestiame, che rappresentano complessivamente circa il 70% del totale globale. Questo conferisce all'Australia un vantaggio distintivo nella filiera del mercato globale dei prodotti biologici, poiché i consumatori di tutto il mondo cercano fonti alimentari alternative per motivi di salute. Le verdure e la frutta biologiche sono tra i prodotti più consolidati del settore, spesso servendo come punto di ingresso per i produttori biologici a causa dei loro costi iniziali più bassi e della minore necessità di terra. Anche le vendite di carne bovina biologica sono aumentate notevolmente, spinte dalla forte domanda sia sul mercato interno che su quello di esportazione.
La filiera dell’industria biologica australiana è costituita alla base principalmente da piccoli operatori, con un totale di 3.035 imprese certificate biologiche in attività: il 53% coinvolto nella produzione, il 45% nella trasformazione e il 2% in entrambe le attività. Le principali catene di supermercati sono pronte a offrire una selezione maggiore di alimenti biologici, inclusi prodotti a marchio privato che mirano a consumatori disposti a pagare un prezzo premium inferiore. Tuttavia, queste catene richiedono quantità e qualità del prodotto coerenti, spingendo molti agricoltori a migliorare la coerenza della loro produzione di pari passo con l’espansione delle loro operazioni.
Sebbene i margini di profitto per gli agricoltori biologici siano generalmente più alti rispetto a quelli convenzionali, grazie al prezzo premium pagato dai consumatori, l'industria rimane altamente frammentata e le tecniche di coltivazione biologica non sono ancora efficienti come quelle convenzionali. Inoltre, il potere d'acquisto significativo dei supermercati potrebbe esercitare pressioni al ribasso sui prezzi, a meno che gli agricoltori non si uniscano per formare cooperative e migliorare il loro potere negoziale.
Certificazioni
I prodotti biologici destinati al mercato australiano non devono rispettare mandatoriamente uno standard particolare o essere certificati per essere etichettati come "biologici"; al momento non esiste infatti una definizione legale unica per l'uso del termine "biologico". Tuttavia, le aziende che fanno dichiarano che un loro prodotto è biologico, come attraverso una certificazione, devono essere in grado di provare tale dichiarazione.
Gli standard più diffusi includono:
Importazione dall’Italia
Non essendovi l’obbligo legale di ottenere una specifica certificazione per potersi dichiarare biologici, anche i prodotti importati non sono sottoposti a obblighi specifici di certificazione al di fuori di dover essere in grado di provare la loro dichiarazione. Rimangono tuttavia valide le varie e severe normative australiane per l’importazione di prodotti alimentari, che includono requisiti in materia di biosicurezza, sicurezza alimentare ed etichettatura.
Per maggiori informazioni, consultare i seguenti collegamenti utili:
(Contributo editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce and Industry in Australia inc.)